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14 settembre 2009 1 14 /09 /settembre /2009 17:41






  Anarchismo e surrealismo

di Aurélien Dauguet


Max Ernst, L’Unico e la sua proprietà, 1925
1925. tecnica del Frottage, matita su carta. 26 x 20 cm.

 

 

Dove il surrealismo si è per la "prima volta riconosciuto... è nello specchio dell'anarchia". Con questa frase senza equivoci, André Breton riafferma nel 1952 un'evidenza che tuttavia, lo si è potuto constatare nella storia di questi due movimenti, ha avuto qualche difficoltà a farsi ammettere ed ha incontrato alcuni alleati. "La Claire Tour" è apparso nel n° 297 dell'11 gennaio 1952 del Libertaire che ospitava i surrealisti da maggio 1947. Dopo il ritorno di André Breton dagli USA egli fu salutato da André Julien nel numero del 24 aprile dello stesso anno. "Perché una fusione organica non ha potuto verificarsi in quel momento tra elementi anarchici e surrealisti?" si interroga. Questa domanda, se può essere posta oggi, richiede alcuni approfondimenti.

In effetti, si stabiliva allo stesso tempo, se non la fusione organica che Breton evocava e richiamava esplicitamente almeno una collaborazione regolare tra surrealisti ed anarchici attraverso la mediazione di testi destinati al Libertaire: i Biglietti surrealisti ed altri scritti, come la risposta di Breton all'inchiesta  su Céline, il suo discorso alla Mutualité, delle critiche di film, dei biglietti umoristici o lo studio di Péret su "La Rivoluzione e i sindacati".

Ma quel che molti autori dimenticano di precisare ricordando questo periodo, è di quale tipo di anarchici si trattava. Fare qui la storia della presa di possesso del giornale e dell'organizzazione dal gruppo di Fontenis, la deviazione marxista, la società segreta Pensée et Bataille e la caduta nell'elettoralismo ci condurrebbe troppo lontano. Basta dire che se i surrealisti furono per qualche tempo i gonzi di questa situazione, essi compresero molto presto e inoltre conservarono il contatto con quelli che ricostruirono la F. A. e lanciarono, con il successo che conosciamo, Le Monde Libertaire.

Ma, come fu pensato, sentito, vissuto, sognato l'anarchismo in seno al surrealismo dal suo emergere nel mondo dello spirito? Il primo Manifesto del surrealismo è apparso nel 1924. Breton vi faceva poggiare le fondamenta di questa grande avventura. Fondamenta ma non limiti, redatti in una lingua ad un tempo sia forte che chiara, senza pedanteria: evocazione della vita quotidiana, riferimenti agli autori che lo hanno alimentato, saluto ai suoi amici che hanno reso atto di surrealismo assoluto, omaggi poetici. Allo stesso tempo, egli erige una specie di Panteon del surrealista. Baudelaire è surrealista in morale, Rimbaud è surrealista nella pratica della vita, Vaché è surrealista in me.

Stabilisce le basi referenziali degli apporti scientifici: riconoscimento a Freud delle sue scoperte, l'immaginazione è forse sul punto di riprendersi i suoi diritti. Se le profondità del nostro spirito custodiscono strane forze capaci di aumentare quelle della superficie o di lottare vittoriosamente contro di essa, c'è ogni interesse a captarle innanzitutto, per sottometterle in seguito, se possibile, al controllo della nostra ragione.

Riprende, da Reverdy, la definizione dell'immagine: L'immagine è una creazione pura dello spirito. Non può nascere da una comparazione ma dall'avvicinamento di sue realtà più o meno lontane [...]. Più i rapporti di due realtà vicine saranno lontani e giusti, più l'immagine sarà forte, più avrà potenza emotiva e realtà poetica, e fornisce una definizione del surrealismo: Automatismo psichico attraverso cui ci si propone di esprime sia verbalmente sia per iscritto sia in qualsiasi altro modo il funzionamento reale del pensiero. Ma non si è dimenticato di precisare che la sola parola libertà è quella che ancora mi esalta. La credo adatta ad interessare, indefinitamente, il vecchio fantasma umano. Risponde indubbiamente alla mia sola legittima aspirazione.

È dopo l'incontro con Jacques Vaché, personaggio unico, poeta dell'istante e della vertigine che segnò fortemente il giovane Breton, e prima del Manifesto del 1924, nel 1919 che possiamo datare gli inizi del surrealismo. È in effetti a questa data che compaiono Les Champs magnétiques di Breton e Philippe Soupault, raccolta di testi automatici per i quali i due autori si sono associati senza che si possa a priori discernere la parte di ognuno di essi. Era parlando propriamente aprire il campo a tutti i magnetismi del pensiero, dell'inconscio e della poesia. Questi giovani e con essi Louis Aragon e qualcun altro, erano stati molto sensibili all'espressione plastica dei loro fratelli di pochi anni più grandi: Giorgio de Chirico, Francis Picabia, Marcel Duchamp e Max Ernst.


Questa espressione era ai loro occhi come una concretizzazione dello spirito di Rimbaud e di Lautréamont  nella personalità e nasceva allora nell'interpretazione volontariamente denigrativa di Dada. Dada appariva nel 1916 a Zurigo. È la reazione selvaggia alla guerra orribile ed imbecille, da parte di un non-conformismo assoluto e distruttore. Vi furono, certo, altri precursori, Sade, Jarry, perché il surrealismo è stato una ricostruzione totale del mondo del pensiero e della sensibilità. Con tutti i surrealisti, Breton non ha smesso, per tutta la sua vita di sollecitare attraverso la storia della filosofia, dell'antropologia, dell'arte, della scienza e in molti altri campi, tutti gli autori, tutti i lavori, tutte le procedure che il pensiero ufficiale piegato dalla religione e dalla autorità, avevano occultati. Ma, prima di tutto il surrealismo è nato da una presa di coscienza acuta della irrisorietà della condizione umana e, allo stesso tempo, della perdita degli immensi poteri che sono stati strappati all'uomo attraverso la morale, la religione e le oppressioni sociali.

 

Ma se i surrealisti non sono arrivati che nel 1947 a raggiungere gli anarchici, quale fu il loro cammino politico dall'anticonformismo totale di Dada? Vedremo che se questi percorsi li hanno portati a fiancheggiare i comunisti per pochi anni, e ciò con alterne fortune, questo non ha mai fatto loro smarrire la linea di demarcazione della rivolta e dell'anarchismo.


Una grande sensibilità è sempre presente in Breton e questa sensibilità si esprime con una grande intensità quando evoca l'anarchismo. In  Arcane 17, scritto nel 1944, ricorda: La bandiera rossa, del tutto pura, priva di marchi o insegne, ritroverò sempre per essa l'esaltazione popolare all'avvicinarsi dell'altra guerra, l'ho vista dispiegarsi a migliaia nel cielo basso di Pré-Saint-Gervais. Tuttavia, sento che a ragione non posso farci nulla continuerei a fremere ancor più all'evocazione del momento in cui questo mare fiammeggiante, in posti poco numerosi e ben circoscritti, è stato bucato dallo stormire di bandiere nere [...]. Nelle più profonde gallerie del mio cappello nero, certo, le devastazioni fisiche erano più sensibili, ma la passione aveva veramente forato certi occhi, vi aveva lasciato dei punti di incandescenza indimenticabili. Era come se la fiamma fosse passata su  tutti loro bruciandoli soltanto più o meno, non lasciando sugli uni che la rivendicazione e la speranza più ragionevoli, le meglio fondate, mentre portava agli altri, più rari a consumarsi sul posto in un atteggiamento inesorabile di sedizione e di sfida [...]. E ancora: Non dimenticherò mai la distensione, l'esaltazione e la fierezza che mi procurò, una delle primissime volte che bambino mi si portò in un cimitero tra tanti monumenti funerari deprimenti o ridicoli, la scoperta di una semplice lastra di granito incisa in lettere capitali rosse con la superba sentenza Né dio né padroni".

 

Questa emozione giovanile doveva segnare la formazione intellettuale di Breton e dei suoi amici tanto quanto l'attualità politica dell'caso Dreyfus, i grandi movimenti sociali e la ribollente vita intellettuale dell'epoca, i poeti simbolisti come Laurent Tailhade o il Remy de Gourmont di allora o ancora Georges Darien (Breton scriverà la prefazione nel 1955 della riedizione di Voleur [Il ladro] evocando Stirner e L'Unico che aspira ad essere Uomo libero sulla terra libera). Ma è soprattutto la rivolta individuale che questi ambienti intellettuali celebreranno, piuttosto che la lotta sociale. I surrealisti non esiteranno, nel 1923, a prendere la difesa di Germaine Berton, una giovane anarchica che uccise, nei locali dell'Action française, il "camelot del re" Maurice Plateau. Il caso si complicò per via del suicidio del figlio di Léon Daudet. Philippe, acquisito alle idee libertarie ed amante di Germaine Berton.

 

Ma se, presso i surrealisti si prova attrazione verso l'anarchia, non si cerca ancora ad agire direttamente in un'organizzazione o un gruppo. Robert Desnos, tuttavia, ha frequentato un tempo il gruppo in cui stavano formandosi Rirette Maîtrejeane Victor Serge. E, secondo un rapporto datato 30 dicembre 1940 della direzione delle Informazioni generali, Benjamin Péret avrebbe militato in un gruppo anarchico della regione parigina nel 1924 e collaborato alla stessa epoca al Libertaire che è citato in La Révolution surréaliste. I surrealisti leggevano dunque Le Libertaire a quest'epoca così come L'Anarchie  e L'Action d'Art.

 


 

Ritratti provocatori e surreali di surrealisti. La scritta recita: "Non vedo la (donna) nascosta nella foresta". Da: La Révolution surréaliste, n°12 del 15 dicembre 1929.


Aragon che fece carriera con lo stalinismo scriveva nel 1924 questa frase, nell'opuscolo Un cadavre, diretto contro Anatole France: Mi fa piacere che il letterato che saluta allo stesso tempo il tapiro Maurras e Mosca la rimbecillita. A Jean Bernier che glielo rimproverava, rispose: La rivoluzione russa, non mi impedirete di alzare le spalle, sulla scala delle idee, è tutt'al più una lieve crisi ministeriale. È molto paradossalmente in quest'atmosfera che i surrealisti si porranno il problema dell'azione rivoluzionaria. Si può capire oggi l'attrazione che ha potuto esercitare su di loro, in poco tempo, la rivoluzione russa che sembrava allora essere ancora promettente.


D'altronde, il movimento anarchico era poco coerente. Stava sbiadendosi appena il ricordo del Manifesto dei sedici che si schierava a favore della guerra e gli anarchici erano divisi in piattaformisti e sintetisti. Nel luglio del 1925, Breton assume la direzione di La Révolution surréaliste succedendo così ad Antonin Artaud che esprimeva un individualismo anarchizzante ed aveva redatto la maggior parte dei testi collettivi della rivista come "Vuotate le prigioni, sciogliete l'esercito" e scopre il libro di Trotsky su Lenin che lo colpisce. Il movimento accelera: Eluard, André Mason e Joe Bousquet seguono. Aragon, un po' reticente, si getta nella corrente con grande stupore di Victor Castre "stupito di vedere in quindici giorni lo spirito più libertario del gruppo passare da un individualismo assoluto ad un impegno totale".

 

C'era certamente in Breton, che aveva portato a questo processo, un desiderio urgente di concretizzare alcuni dati del surrealismo ed il timore di vedere il surrealismo impantanarsi in una specie di bohème negativista. Il suo rifiuto di status di artista ha anch'esso il suo peso così  come il desiderio sincero di vedere il mondo cambiare. Nei fatti, soltanto cinque membri del gruppo surrealista si iscriveranno al P. C.: Aragon, Breton, Eluard, Unik e Péret, nel gennaio del 1927.


"È sicuro che l'idea dell'efficacia, che sarà lo specchio delle allodole di tutta quest'epoca, è stato altrettanto decisivo. Il che possiamo attribuire al trionfo della rivoluzione russa e all'avvento di uno Stato operaio che comportava un grande cambiamento chiarificatore. La sola ombra sul quadro che doveva precisarsi come una macchia indelebile risiedeva nello schiacciamento dell'insurrezione di Kronstadt il 18 marzo 1921. Mai i surrealisti riuscirono del tutto a passarci sopra..." spiega Breton stesso in La Claire Tour.


Ma l'adesione alla rivoluzione sovietica non fu accettata da tutti i surrealisti. Così Robert Desnos rifiuta di accettare delle parole d'ordine ed una disciplina troppo arbitraria. Stesso genere di rifiuto in Miro e Georges Ribemont-Dessaignes. Inoltre, bisogna precisare che l'impegno di Breton stesso non si senza riserve: egli valuta che il programma comunista non è, che un programma minimo e rimprovera a L'Humanité di essere puerile, declamatorio, cretinizzante, illeggibile; del tutto indegno del ruolo di educazione proletaria che dovrebbe assumere.

  

 L'anarchica Germaine Berton circondata dai surrealisti. Omaggio del movimento d'avanguardia al suo gesto omicida riparatore.


Breton si vede collocato alla cellula del gas. Questi poeti spronando il sogno e l'inconscio sembrano tanto più sospetti quando ci si ricorda della loro presa di posizione nei casi Germaine Berton e Philippe Daudet. Da parte loro, i surrealisti cominciarono a provare una certa inquietudine durante i primi processi, soprattutto quello del partito industriale nel novembre e dicembre del 1930. Aragon e Sadoul ottennero dai loro amici la condanna pubblica dei pretesi sabotatori che essi fecero a fior di labbra con, precisa André Breton, più o meno con  una certa riserva mentale.

 

In "Legittima Difesa", testo importante che occorrerebbe citare per intero, Breton aveva precisato che "le esperienze della vita interiore si proseguono e ciò ben inteso, senza controllo esterno, anche marxista". Questo periodo "comunista" sarà, lo si sarà capito, tempestoso ed il barometro oscillerà tra la volontà dei surrealisti di partecipare efficacemente, a modo loro, alal rivoluzione proletaria, la loro volontà di conservare la loro specificità ed i tentativi dei dirigenti del P. C. di sottovalutarli. Breton, restando in piedi nella tempesta e desiderando influenzare la politica del P. C., decide di far parte-siamo nell'autunno del 1932- con Char, Eluard e Crevel, dell'ufficio dell'Associazione degli scrittori ed artisti rivoluzionari presieduto da P. Vaillant-Couturier.

 

Equivaleva a salire più in alto per precipitare più in basso. Nel 1933, Breton veniva escluso. Il pretesto, un testo di Ferdinand Alquié che criticava il film sovietico "Les Chemins de la Vie" nella rivista Le surrealisme au service de la Révolution. Poi fu la volta, (però nel frattempo, nel 1935, Breton aveva schiaffeggiato  Ilya Ehrenburg che aveva qualificato come da pederasti le attività dei surrealisti nel suo libro Visto da uno scrittore dell'URSS), del "Congresso internazionale per la difesa della cultura", nel corso del quale i surrealisti furono per così dire imbavagliati: non si accordò loro la parola che l'ultimo giorno del congresso alle due del mattino. Crevel, che aveva fatto molto per preservare i fragili legami tra i suoi amici e il P. C., si suicidò la mattina stessa. Se quest'avvenimento non fu l'unica causa del suo suicidio, si può ipotizzare senza timore che non ne fu estraneo.

 Senza segnare nessun regresso nella sua evoluzione politica, il surrealismo ritroverà sulla sua strada la rivolta individuale e la nemica di sempre, la sacrasanta famiglia borghese con il violento caso di Violette Nozière: una ragazza avvelena suo padre. È evidentemente un crimine scandaloso ma lo scandalo è ancora più grande quando Violette accusa suo padre di averla violentata sin dall'età di dodici anni. I surrealisti, che si erano già sollevati contro l'ipocrisia borghese nel manifesto "Hands Off Love", durante il processo per il divorzio di Charlie Chaplin nel 1927, reiterano dando, in omaggio a Violette Nozière, una raccolta di poesia arricchita con delle illustrazioni.

 

Breton aveva ammirato Trotski attraverso il suo libro su Lenin. Péret da parte sua aveva avvicinato, sia in Francia sia in Brasile, da cui fu oltretutto espulso, i gruppi di opposizione marxista come L'Unione comunista, o il Partito operaio internazionalista. I surrealisti avevano preso le difese di  Trotski sin dalla sua espulsione dalla Francia nel 1934. Nel 1938, Breton si trova incaricato di una serie di conferenze a proposito della "Poesia e della pittura in Europa" all'Università di Città del Messico. Sarà per lui il momento di incontrare il momento atteso per incontrare Trotski allora residente vicino a Città del Messico. Passa alcuni giorni in compagnia del rivoluzionario e del pittore Diego Rivera.

 

Redige "Per un'arte rivoluzionaria indipendente", appello all'indipendenza dell'arte in cui si afferma: "la volontà deliberata di attenerci alla formula licenza in arte" e più precisamente che "la rivoluzione è tenuta ad edificare un regime socialista di piano centralizzato; per la creazione intellettuale deve, sin dall'inizio stesso, fondare un regime anarchico di libertà intellettuale. Nessuna costrizione, non la minima traccia di comando". Questo manifesto fu firmato con i nomi di Breton e Rivera ma redatto di fatto da Breton e Trotsky, quest'ultimo avendo insistito che la sua firma fosse sostituita alla sua. Si sente in questo testo l'influenza della rivoluzione spagnola. Fu suscitata da Trotsky dalla personalità di Breton?


La rivoluzione spagnola porterà ai surrealisti quanto essi si aspettavano dall'anarchismo: un'organizzazione ed una determinazione, nei fatti, a cambiare il mondo. Benjamin Péret si recherà in Spagna in quanto delegato del P.O.I. Dopo aver lavorato alal radio del P.O.U.M., lascia questo posto rimproverando a questa organizzazione la sua partecipazione al governo della Generalità della Catalogna. Si arruola nella colonna Durruti sul fronte aragonese. "Ogni collaborazione con il P.O.U.M. era impossibile, volevano accettare della gente alla loro destra, ma non alla loro sinistra. Ho deciso di entrare in una milizia anarchica ed eccomi al fronte, a Pino de Ebro", scriveva a Breton.


Due anni più tardi, rende omaggio a Durruti: "Ho sempre visto in Durruti il dirigente anarchico più rivoluzionario, quello il cui atteggiamento si opponeva più violentemente alle capitolazioni degli anarchici entrati nel governo ed il suo assassinio mi aveva molto commosso. Pensavo che l'insegnamento costituito dalla vita di Durruti non andrebbe perduto". Péret, che fu il più politicizzato dei surrealisti se non si è mai dichiarato anarchico, ne è stato sempre vicino. Fu in ogni caso un militante rivoluzionario conseguente e intransigente ed un grande poeta. Rientrato in Francia, partecipa con i suoi amici surrealisti alla F.I.A.R.I.


All'inizio della guerra, mobilitato, è implicato in un affare di volantini pacifisti "a carattere anarchico", se si deve credere alle informazioni generali, arrestato e imprigionato alla Santé poi a Rennes. Liberato, riuscirà a raggiungere il Messico dove si impegnerà in una profonda ridiscussione delle teorie e metodi rivoluzionari del trotskismo e prende le distanze con le sue organizzazioni. Durante la sua partecipazione al Libertaire, ritrova i principi di base dell'anarchismo. "Se la sparizione dello Stato non può essere presa in considerazione nell'immediato, non è meno certo che il trionfo dell'insurrezione proletaria deve segnare il primo giorno dell'agonia dello Stato", afferma in una lettere a Georges Fontenis ed il suo studio "I sindacati contro la rivoluzione" lo pone in un'ottica consiliarista.


Poco tempo dopo il ritorno di Breton dagli USA, il surrealismo riprende le sue attività e l'avvenimento più di spicco con l'apparizione della rivista Néon sarà la dichiarazione collettiva "Rottura inaugurale" che, se segna la persistenza nell'attaccamento alla personalità di Trotski, più che al suo pensiero, segna le distanze prese con le formazioni politiche: "Ma le esigenze morali che sono le nostre, pur relativamente rispettate dai movimenti proletari di opposizione allo stalinismo, non sono, da questo lato non più, al riparo da ogni delusione. Il surrealismo ed i suoi differenti movimenti che si estendono sino all'anarchia, è probabile che dal lato dell'anarchia gli scrupoli morali del surrealismo troverebbero più soddisfazione che inoltre si incontrano anche su un piano ad un tempo di protesta rispetto al presente e di rivendicazione intransigente e lucida in quanto all'avvenire".


Questo testo faceva seguito a "Liberté est un mot vietnamien" [Libertà è una parola vietnamita], contro la guerra in Indocina: "È falso che si possa difendere la libertà qui imponendo la servitù altrove" e precedeva "À la niche les glapisseurs de Dieu"  [A cuccia gli strilloni di Dio] che denunciava l'epidemia dei tentativi di recupero del surrealismo da parte dei cristiani che imperversavano allora. È alla stessa epoca che inizia la collaborazione al Libertaire. Les Billets surréalistes propriamente detti appaiono il 12 ottobre 1951. Parallelamente, Breton e qualcun altro dei suoi amici sostengono le campagne di Gary Davis, Il Mouvement Front Humain [Movimento Fronte Umano] e quello dei Citoyens du Monde [Cittadini del Mondo] e si trovano all'origine del Manifestes des 121. Il malinteso che mise fine alla partecipazione al Libertaire fu lungi dal rimettere in causa i rapporti tra anarchici e surrealisti anche se, in seguito, essi non collaborarono regolarmente a Le Monde Libertaire, i legami non saranno mai rotti del tutto tra i due movimenti.

 Ne sono testimoni le differenti manifestazioni di reciproco interesse tanto nelle riviste surrealiste (Médium, Le Surréalisme, La Brèche, L'Archibras) quanto nella stampa libertaria. Conosciamo la partecipazione di Breton alle campagne Lecoin e ai Comitati antifascisti a fianco della F. A. L'elenco sarebbe lungo, uno studio approfondito di questo periodo recente, con i suoi aspetti internazionali, sarebbe necessario. Ricordiamo quest'avvenimento simbolico per molto militanti anarchici: la presenza delle firme di Maurice Joyeux e di Maurice Laisant in fondo ad un testo di protesta dei surrealisti riprodotto in Le Libertaire n° 107 di giugno 1990.


"Perché una fusione organica non ha potuto svolgersi in questo momento tra elementi anarchici e surrealisti?" Questo interrogativo di Breton in "La Claire tour" può essere posta oggi, credo personalmente che se questa fusione dei luoghi comuni di pensiero avrebbe potuto essere possibile ai tempi di Dada, la diversità delle opzioni dell'anarchismo, somma del tutto complessa e variegata e la specificità del funzionamento collettivo del surrealismo, per lo meno sino ad un passato recente mi hanno sempre incitato ad una grande prudenza. Per contro questa fusione può operarsi a livello individuale: ho evocato più in alto Benjamin Péret, il suo grande amico, il poeta Jehan Mayoux potrebbero personificare questa "fusione organica individuale". Figli di insegnanti pacifisti e libertari, aveva raggiunto i surrealisti verso la fine degli anni 20. Insegnante lui stesso e sindacalista, si rifiuterà di rispondere alla chiamata alle armi.


Incarcerato, riuscì ad evadere ma fu preso dai Tedeschi che lo inviarono in un campo in Ucraina. Liberato nel 1945, è riabilitato e ritrova il suo posto di ispettore primario. Firmatario del Manifeste des 121, è sospeso dalle sue funzioni. Muore nel 1975. Marie-Dominique Massoni ha saputo, anche lei, conciliare la pratica surrealista e le attività politiche. Attualmente membro del Gruppo surrealista di Parigi, ha militato dopo il 1968 per lunghi anni nei movimenti di estrema sinistra, anarchici e femministi. Jean-Claude Tertrais partecipava alle attività surrealsite alla metà degli anni 50, vivente Breton. Insubordinato alla guerra di Algeria, fu inviato nei battaglioni disciplinari.


Di ritorno in Francia, raggiunse la F.A. e consegnò a Le Monde Libertaire degli articoli in favore del surrealismo. André Bernard, obiettore di coscienza, che fece alcuni scioperi della fame, imprigionato per delle azioni antimilitariste dovette esiliarsi in Svizzera ed in Belgio, fu uno dei membri fondatori della rivista Anarchisme et Non-Violence. Di ritorno in Francia, partecipò alle lotte del Parisien libéré  e raggiunse i surrealisti alla fine degli anni 70. Oggi, svolge un ruolo importante nei lavori editoriali del movimento surrealista e dell'Atelier de création libertaire [Laboratorio di creazione libertaria]. E l'autore di queste righe militava nel gruppo Louise Michel all'epoca della ricostruzione della F.A., poi in Normandia. Animatore a Rouen del Cine Club L'Age d'Or, ciné club surrealista ma animato da militanti anarchici, partecipa alle attività surrealiste sino al 1968.


Oggi, possiamo parlare di svolta, di rinnovamento del surrealismo? Una corrente nuova, ad ogni modo, sembra infondere come una rigenerazione dello spirito surrealista. Al fianco di artisti e di scrittori come Camacho, Jean Benoit, Mimi Parent, Annie Lebrun, surrealisti Breton vivente che, pur scegliendo  procedure del tutto peculiari, parlano sempre oggi il surrealismo più puro, si attivano in piccoli gruppi che, senza rivendicarlo, partecipano per la maggior parte dello spirito surrealista: le imprese di Jimmy Gladiator e dei suoi amici che sono a capo della creazione di libelli virulenti generatori di umori e umorismi e di rabbia da più di venti anni, un gruppo formato recentemente da giovani provenienti dal Groupe de Paris [Gruppo di Parigi], che sono all'origine della riattivazione di questo gruppo e che hanno optato per un funzionamento diverso senza nulla rinnegare dell'essenza del surrealismo; l'associazione Hourglass che edita dei libretti ed organizza regolarmente delle esposizioni di surrealsiti stranieri e accoglie l'Exposition Terre interieure [Esposizione Terra interiore] del Groupe de Paris, nel 1993. Congiuntamente a case editrici di provincia, la poesia surrealista di oggi è diffusa dalle Editions surrealistes e la del tutto recente collezione La Maison de Verre [La Casa di Vetro].


Con la perfetta coscienza che questo studio a potuto lasciare molte zone in ombra, mi sono sforzato di ricordare la problematica dei rapporti del surrealismo e della politica e soprattutto l'anarchismo in una panoramica che darebbe una visione globale ma lascerebbe tralucere le luci vive più caratteristiche. Ho dovuto far ricorso alla mia memoria, ho consultato una documentazione personale ed ho utilizzato in gran parte i lavori che Carole Reynaud-Paligot ha avuto la gentilezza di comunicarmi. La ringrazio sentitamente augurandole di poter condurre nel miglior modo la sua impresa che darà su questo soggetto una luce più vivida.


 

 

 

 

 

[Traduzione, ricerca iconografica e linkografica di Ario Libert]

 


 


LINK ai post originali:

Anarchisme et surréalisme, 1a parte

Anarchisme et surréalisme, 2a parte



Primo manifesto del surrealismo, (in francese).


LINK interni:

Maurice Joyeux, Le più belle paglie hanno la tinta spenta sotto chiave



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