Théo Van Rysselberghe
Pittore e anarchico
di Philippe de Miramas
Esplorazione dell'impegno anarchico sconosciuto di questo pittore neo-impressionsita.
Il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles ha reso nel 2006 un omaggio ad un pittore che fu il rappresentante del neo-impressionismo e dell'anarchismo in Belgio [1].
Théodore (detto Théo) Van Rysselberghe (1862-1926) è nato a Gand in una famiglia agiata che comprendeva degli architetti, un ingegnere, un fisico. Studiò pittura alle Académies des Beaux-Arts di Gand e di Bruxelles. Nel 1884, un viaggio in Spagna ed in Marocco gli fece scoprire la pittura chiara e le tonalità vive allorché le sue prime opere erano piuttosto oscure ed accademiche.
Al suo ritorno in Belgio, partecipa alla fondazione poi alle attività del Gruppo dei Venti, il cui segratario è Octave Maus. Questo gruppo aveva come obiettivi di favorire i legami tra gli artisti francesi e belgi, di lottare per "La difesa di un'arte intrasigente" e di essere il rappresentante dell'"insurrezione cosciente ed organizzata contro l'accademismo".
Octave Maus in un dipinto di Van Rysselberghe del 1885.
A partire del 1881, Octave Maus pubblica la rivista l’Art moderne.
A Parigi, Théo Van Rysselberghe si lega in amicizia con Georges Seurat. All'inizio non è convinto dalle sue teoria sul divisionismo (puntinismo) ma la scoperta del quadro-manifesto Un Dimanche après-midi à l’Ile de la Grande-Jatte [Una domenica pomerigio sull'Isola della Grande-Jatte], 1884-1886, lo entusiasma.
Sino alla fine del secolo a fianco di Paul Signac, Maximilien Luce, Henri-Edmond Cross, Charles Angrand, praticherà questa tecnica. Sarà il solo ad applicarla ai ritratti (ritratti di Octave e della signora Maus, di Emile Verhaeren...).
Théo Van Rysselberghe è sempre stato uno spirito frondista ed indipendente. Trattava le opere ufficiali come "puttane dell'arte". Non è strano che egli adotti le idee anarchiche come Signac e Camille Pissarro con i quali si lega in amicizia. È anche amico del critico d'arte Félix Fénéon. Secondo quest'ultimo, l'ossessione di Van Rysselberghe sarebbe stato di vivere in roulotte, fare delle esposizioni itineranti e, una volta ottenuto il successo, dare fuoco ai suoi quadri, senza dubbio per lottare contro la speculazione.Per fortuna le sue tele sono sovravissute.
Copertina della celebre rivista anarchia dipinta da Van Rysselberghe.
Nel 1891, alla sua morte, Signac, lo incarica di sistemare i suoi problemi di successione. Nel 1892, troviamo il suo nome in una lista di donatori ad una sottoscrizione organizzata da un giornale anarchico L’Endehors a profitto dei figli di un compagno di Ravachol (anarchco attentatore) imprigionato. Dopo il breve periodo di attentati anarchici del 1894, numerosi sono gli anarchici che si rifugiano in Belgio per sfuggire alla repressione. Théo Van Rysselberghe ne accogli e alcunii. Incontra lo scrittore libertario Bernard Lazare, il geografo anarchico Elisée Reclus, Camille Pissaro che dirà di lui: "Théo è veramente cordiale con noi e fa di tutto per noi per renderci il tempo piacevole". Insieme, andranno a dipingere a Bruges e a Knokke, benché Pissaro si allontani dal divisionismo che egli classifica come "fredda esecuzione".
Quattro bagnanti.
Nel 1898, si trasferisce a Parigi e frequenta gli scrittori simbolisti. Uno dei suoi dipinti "La Lettura", mette in scena intorno a Emile Verhaeren, poeta socialista belga, il pittore Cross, gli scrittori Maurice Maeterlinck, André Gide e Francis Viélé-Griffin, le biologo Henri Ghéon, il medico Félix Le Dantec ed anche Félix Fénéon che fuma una sigaretta, in piedi contro il camino, l'aria molto distaccata. Più tardi, si stabilirà a Saint-Clair nel Var dove dipinge numerosi paesaggi.
La Lettura (1903).
Alla fine del XIX secolo, numerosi furono gli intellettuali che ebbero simpatie con l'anarchismo. Nella maggior parte dei simbolisti, non fu che una moda effimera [3]. Per contro l'impegno dei pittori neo-impressionisti fu molto più sincero e duraturo.
Philippe de Miramas
[Traduzione di Ario Libert]
NOTE
[1] Esposizione tenutasi sino al 21 maggio 2006 al Palais des Beaux-Arts, Bruxelles.
[2] Carole Reynaud-Paligot, Les Temps nouveaux (1895-1914), édition Acratie, 130 p.
[3] Ravachol, un saint nous est né, [Ravachol, un santo ci è nato], presentato da Philippe Oriol, éditions L’Equipement de la pensée, 127 p.
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