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14 febbraio 2014 5 14 /02 /febbraio /2014 06:00

Oskar Panizza e la psychopathia criminalis

Grosz-funerali-Oskar-Panizza-1917.jpgGeorges Grosz - I Funerali di Oskar Panizza, 1917.


Eduardo Colombo

 

"Liberiamoci da tutto ciò che è  sacro, diventiamo senza fede e senza legge, ed i nostri discorsi lo saranno anch'essi" [1]

 

Affermazione di Max Stirner che esige, per realizzarsi, una formidabile rivolta sociale. L'oppressione e l'alienazione tendono a far riflettere nell'individuo ogni volontà di liberazione- a condizione che una tale volontà esista- e lo obbligano a trovare rifugio nella sua ultima difesa: la follia. L'ironia di Oskar Panizza non deve ingannarci: "Chi può dirmi chi è pazzo e non lo è, se non un precettore?" Perché come scriveva un contemporaneo di Stirner, J. Jacobi: "Quando la follia diventa endemica, si chiama ragione".

Il 30 aprile 1895, Panizza compare davanti al tribunale reale di Monaco per aver scritto Il Concilio d'amore, opera teatrale che segnò il trionfo letterario dell'autore in tutta Europa, ma che fu rappresentata per la prima volta nel 1969!

In quell'anno di fine secolo quasi nessuno lesse l'opera. La polizia incaricata di sequestrare il testo non tovò nelle librerie di Monaco che due esemplari. Tutt'al più una ventina di esemplari erano stati venduti in una cerchia ristretta di intellettuali. Ma la stampa gridò allo scandalo, e la comunità cattolica fu offuscata da un'opera che metteva in scena Dio, senile e reumatico, la Vergine, civettuola e frivola ed un Gesù un po' idiota ed ecolalico. Non vi è che il diavolo ad essere intelligente ed umano, e lo sa: "Eppure vali meglio questo! Meglio di queste marionette celesti stravaccate nella loro beatitudine! Sei al centro del mondo, tu! È nella tua testa che giacciono i pensieri della Terra e quando sei là, solitario, con il tuo odore terrestre e che il tuo spirito si illumina, allora sgorga da questa testa dolorante, malgrado la disperazione, una scintilla- forza o veleno- che si slancia, come il fulmine, attraverso il mondo, tonante, sputando fuoco, e che fa tremare queste teste vuote, lassù tra le loro nuvole! [2].

Panizza fu condannato ad un anno di prigione, che trascorse ad Amburgo. Alla sua uscita, si rifugia a Zurigo per sfuggire a un mandato di cattura dopo il sequestro del suo libello Addio a Monaco (Zurigo, 1896) e fa richiesta della nazionalità svizzera, che non gli sarà mai accordata.

Durante il suo soggiorno a Zurigo scrive e pubblica per la propria casa editrice la satira politica Psychopathia Criminalis (1898), "dove prendeva in giro i procuratori tedeschi, arrabbiati da persecuzioni, inventando una malattia politica che si sarebbe impadronita del popolo tedesco" [3].

Dopo un breve periodo come medico generico, Panizza comincia a lavorare all'asilo per alienati mentali dell'Alta Baviera in qualità di psichiatra; partecipa a delle ricerche anatomiche sul cervello. Allo stesso tempo, scrive delle poesie e dei romanzi come il Diario di un cane e L'immacolata concezione dei papi. Dopo il 1896 abbandona la medicina per dedicarsi esclusivamente alla letteratura.

L'alienista Panizza aveva dal 1891 espresso le sue opinioni sullal malattia mentale, che erano troppo avanzate in rapporto alla clinica psichiatrica del suo tempo e che quest'ultima non poteva accettare, come ad esempio l'idea che la follia non può essere isolata dalle condizioni sociali della sua espressione. In una conferenza, affermò che "noi siamo incapaci di dare un giudizio obiettivo sugli stati mentali... La sola cosa che possiamo dire è che essi sono incompatibili con la vita sociale e culturale del nostro tempo". Dopo questa conferenza il suo titolo di "aspirante medico" gli fu ritirato.

Ciò che egli denuncia, innanzitutto come alienista e poi come scrittore nel suo Psychopathia Criminalis, gli è applicato nel processo del 1895. Durante il processo due avvocati contattati da Panizza si ricusarono, un terzo accettò, si chiamava Joseph Popp. Quest'avvocato della difesa (sic) scrisse sulla stampa: "Panizza farfuglia nel lordume, quest'opera teatrale scritta da un malato mentale è un orribile messa in guardia del destino. Il suo autore non può essere che un fauno della specie più ripugnante che, vittima di un'immaginazione mostruosa, non cerca che un'orgia".

Nell'ottobre 1898, è espulso dalla Svizzera, accusato di aver avuto rapporti sessuali con una prostituta di quindici anni, il che Panizza nega nella sua Autobiografia.

A partire da questo momento cominciano le difficoltà economiche che lo conduranno alla miseria e, obbligato a lasciare Parigi dove si era installato, si vede costretto a presentarsi davanti al tribunale reale di Monaco. Sarà imprigionato ancora una volta per quattro mesi e trasferito successivamente sei settimane all'asilo degli alienati dove era stato psichiatra vent'anni prima.

All'uscita, si esilia ancora una volta a Parigi dove cominciano i sintomi psicologici che raddoppiano nel suo spirito, la persecuzione di cui era oggetto in una interpretazione delirante. Raddoppiamento di cui Panizza è sicuramente cosciente. Dopo un soggiorno a Losanna, torna a Monaco e decide di farsi ospedalizzare per provare la realtà della persecuzione da lui provata. In seguito ad alcune vicissitudini, fa in modo di essere arrestato di nuovo il 19 ottobre 1904; qui comincia la sua seconda ospedalizzazione che durerà sino alla sua morte nel 1921.

Il tribunale che decide della sua alienazione lo priverà di tutti i suoi diritti e lo porrà sotto tutela. L'argomento del tribunale, così come degli esperti psichiatri, è riassunto nella frase di uno di loro, S. Ungemach: "Colui che insulta l'imperatore e la patria a dispetto di una buona educazione non può che essere pazzo".

I suoi due principali tutori, durante questi quindici anni, furono il già menzionato Joseph Popp ed il pastore Lipert; quest'ultimo era stato scelto proprio dalla madre di Panizza, eterna persecutrice, perché pensava che un ecclesiasitico sarebbe in grado di liberare Oskar dal suo demone, dai suoi pensieri anarchici "e di ricondurlo alla religione".

Trascriviamo, qui di seguito, alcune pagine della Psychopathia Criminalis che trattano una delle forme della follia: la paranoia.

 

Panizza prende come punto di partenza la seguente definizione:

"Il nucleo centrale di questo vasto gruppo di malattie (paranoia) è un trauma primario della vita rappresentativa che assume la forma di un'inibizione o di un'incitazione del gruppo dell'io con appercezione allegorizzante", scrive Schüle (Klinische Psychiatrie, 3a edizione, Lipsia, 1886, p. 131). Notevole analisi! Cosa vogliono allora le persone con i loro io? Vedete come si incita in questi mesi, nelle diete e assemblee popolari, nei concorsi di tiro e le conversazioni intorno a bicchieri di birra, come li si spinge e dilata sempre all'infinito, arrivando sin a reclamare per essi delle indennità - e, per finire, queste persone non sono più capaci di percepire correttamente, per non dir nulla della loro facoltà di appercezione.

"Essi costruiscono delle allegorie totalmente false - l'"io sovrano", il popolo sovrano", "nostra madre la Germania", "la Germania al di sopra di tutto", ecc. - mentre dei gruppo di idee superiori come "Dio", "principe", "diritto di grazia reale", "sovranità", "diritto divino", "nobiltà consacrata", franchigia postale della corte", ecc., che hanno bisogno per costituirsi di un'appercezione senza difetto, vanno perdendosi. Queste persone non sono naturalmente più capaci di orientarsi nel mondo esterno monarchico, e resta altra cosa da fare se non consegnare il più presto possibile al manicomio degli individui così pesantemente deviati?"(pp. 68-69).

[...]

"Ora  è importante che il giovane medico, il giurista, il funzionario di polizia si familiarizzino con l'habitus così come all'insieme della struttura psicologica di questi individualisti, di questi "io allargati", "uomini dell'anima" estremamente pericolosi per lo Stato monarchico. Abbiamo ancora in memoria le descrizioni dei "democratici arabbiarti" del 1848 con le loro energiche barbe, i loro cappelli da venditori ambulanti, i loro insolenti giubbetti... [a queste gente, si sono annesse successivamente] delle persone di due diverse origini, ognuna avente la sua peculiare fisionomia particolare: da una parte dei compagni proletari, fabbri dallo sguardo arrogante, falegnami dall'aspetto astuti, sarti dagli occhi brillanti d'intelligenza, ecc. - dei valorosi aventi, fatta ogni debita proporzione, enormemente letto e assimilato tutto il materialismo degli anni sessanta e, dall'altra, quei dottori, professori, giornalisti, redattori e ricercatori indipendenti che sono altrettanti disperati che credono di aver un nuovo sistema filosofico completo o un ordine economico mondiale in fondo al loro calamaio. Davanti al giudice, è sempre la stessa storia" (pp. 70-71).

[...]

"Ora, vogliamo provare - ponendoci con ciò stesso al più alto livello d'umanità - che queste persone non sono dei criminali, ma dei malati (parliamo naturalmente degli accusati!). Chiunque, partendo da un'idea qualsiasi - da Platone a Smith, da List o da Lassalle, da Campanella o da Marx - e richiamandosi ad essa, ne conclude al limite, la riduzione, l'abbassamento, persino all'inutilità delle monarchie tedesche (compreso il Liechtenstein) volute per tutta l'eternità da Dio e dunque da lui soltanto stabilite, è a priori malato. Il dolus criminis læsae majestatis è in lui senza che egli lo noti come un pungolo nella carne e basta questa semplice conclusione per fare di lui un criminale, senza nemmeno che il signor Presidente abbia bisogno di dire una parola. Ma, in questa fine di secolo e in considerazione dell'idea - di cui non si sa ancor bene se sia di origine divina come il diritto dei sovrano -, lo Stato moderno consente di collocare queste persone nei menicomi, ospedali, stabilimenti per idee. È quindi compito del tutto naturale del giovane medico e del funzionario di polizia identificare  il più presto possibile  i primi sintomi di questi stati mentali invisibili, deleteri e criminali, che sii insinuano e si propagano molto spesso attraverso il canale dei libri. Così essi non avranno da operare a lungo per mezzo di dispense di servizio, di destituzioni o di trattamenti idroterapici ma saranno in grado di fare beneficiare il più rapidamente possibile il malato della calma che regna dietro le mura dei manicomi provinciali.

"Non è sempre facile confondere queste persone sul campo nel foro. La testa farcita di una massa di conoscenze nocive, essi sommergono spesso il presidente con citazioni tratte dal "Simposio" di Platone o dalle "Upanishad", il che può avere come risultato di trascinarlo in terribili catalessi. Credono davvero, con il pretesto che un Muzio Scevola o un Guglielmo Tell sono esistiti o che uno Schiller ha scritto "I Masnadieri", che sia permesso loro delle opinioni su tutto *.


"Posto di fronte a un caso simile, il presidente dovrà semplicemente rifiutare di ascoltare  ogni chiacchiera universitaria inutile, non lasciandosi sussumere sotto un paragrafo del codice penale, e procedere alla verifica delle opinioni monarchiche dell'accusato. Se per esempio noto che quest'ultimo non appartiene né a un'associazione di combattenti né a un club di ufficiali di riserva o che manca di entusiasmo nell'emettere degli Hurrà, fatto facilmente verificabile con l'aiuto delle autorità di polizia locale per i precedenti dell'accusato, si potrà vedere subito come stanno le cose e il fondo della sua anima. E quando si sarà stabilito chiaramente presso il comparente un'insufficienza di struttura monarchica dei gangli cerebrali - e cioè del suo sostrato intellettuale -, si andrà dritto allo scopo. C'è sempre qualcosa che va di traverso in queste persone - anche se si comportano valorosamente su tutti gli altri punti durante il confronto. Sono mal pettinati oppure la loro riga non è dritta, i loro indumenti sono sfrangiati o hanno dei bottoni allentati, addirittura mancanti (cosa usuale presso i professori tedeschi), i loro occhiali sono tagliati in modi ineguale e lo sguardo ha quella convergenza infame che agisce come dell'acque regale su alcuni machiavelismi; il lobo di un orecchio è aderente o il naso schilleriano, come quello del suo originario proprietario, non è in asse con il viso - Lombroso indica una serie di sintomi di quest'ordine per questi casi e si troverà sempre un segno di degenerazione antimonarchica qualunque tra le numerosissime possibilità. E se ciò non riuscirà in re ipsa, riuscirà ex adjuvantibus. L'anima tedesca immortale essendo  ad ogni modo originariamente predisposta alla follia, così come l'abbiamo disposto in dettaglio in precedenza, sarebbe strano che non se ne trovasse presso un professore, presso un universitario, un proletario pensante, un democratico tanto arrabbiato quanto ostinato, un giornalista scrittore che si rode le unghie o un teologo liberale, la dose necessaria per poter considerare come giuridicamente date le condizioni della comparsa della psychopathia criminalis e permettere il transfert nell'instaurazione dello Stato salvatore" (pp. 72-73-74-75).

[...]

"Il numero dei pensatori malati, negli anni trenta e quaranta di questo secolo - ne abbiamo appena evocati alcuni - di cui lo Stato dovette, in mancanza di manicomi adatti, sbarazzarsi in fortezze e con il patibolo, è straordinariamente elevato. Troviamo tra di loro i nomi più "brillanti", il che significa che questi nomi e quelli che li portavano"brillarono" agli occhi del pubblico e apparvero come delle fiaccole del pensiero soltanto perché lo Stato non interruppe in tempo il corso dei loro pensieri criminali. Infatti, un'attività intellettuale, un'idea diventata manifesta non può più, una volta che essa è penetrata per contagio nel popolo e vi è stata ripensata, esserne estirpata - se non facendo cadere in massa le teste; essa vi dimora in quanto tale, con tutto il diritto all'evidenza dell'idea, quest'attività autoctonoma dello spirito. È per questo che è necessario che coloro che sono i primi a entrare in contatto con i delinquenti del pensiero - i medici, i giuristi, gli psichiatri, i tutori, i funzionari dell'amministrazione, i ministri - abbandonino tanto per cominciare l'idea che il pensiero sarebbe qualcosa di privato che converrebbe rispettare e non toccare, oppure anche qualcosa di cui si dovrebbe per così dire verificare il disinteressamento o il carattere ideale. Nulla di ciò! Le idee sono come i caschi a cingolo o le parti di un'uniforme: le si sopprime, le si proibisce o le si colora. Le si divide in idee per i sudditi e idee per i padroni e si dà a ognuna di esse quelle che corrispondono al suo rango. Se succede che un individuo isolato, che fa sopratutto professione di occuparsi di pensare, nutra delle idee da padroni (mentre non è un suddito) e pretende divulgarle tra il popolo tra i suoi simili, è evidente che egli soffre di un "allargamento dell'io" (Schüle). Si deve allora, in tutti i casi, cominciare a osservarlo. Se accade che la sua malattia, abbia già raggiunto lo stadio del "salto nell'oggettivo", della "oggettivizzazione della sua interiorità nel mondo esterno" (Schüle), riveste un carattere antimonarchico tendente al rovesciamento del dogma stabilito del "carattere del diritto divino dei principi tedeschi (compresi quello del Liechtenstein)", si ha evidentemente a che fare con la psychopathia criminalis. Non si deve allora permettere senza alcun pretesto all'individuo in questione - se si vuole evitare che il popolo subisca un profondo danno morale - di continuare a scrivere e pubblicare tranquillamente i suoi libri. Egli dovrà - che si chiami Kant, Lassalle o Bruno Bauer - essere trasferito nelle vasche a temperatura regolabile di un istituto di alienati di Stato, la cui amministrazione piena di sollecitudine lo tratterrà per tutta la durata del regime esistente" (pp. 78-79-80).

 

 

Data la virulenza ben nota delle affezioni cerebrali politiche, non arrestiamoci qui e proseguiamo con la lettura dei paragrafi seguenti:

"Da quanto precede, si capisce come i fattori più attivi di questa idea anarchica (tranne alcune eccezioni come Ibsen, Reclus, Merlino, Malatesta e Kropotkine) per la maggior parte criminali o pazzi, alcune volte l'una e l'altra. Se ne ha una prova molto netta nel quadro di fisionomie tratte dal mio Crimine politique, dove si vedono dei regicidi come Fieschi, Kammerer, Reinsdorf, Hoedel, Stellmacher, e dei Feniani [4] come Brady e Fitzharris con il tipo di criminale completo; è anche il tipo di feroci pazzi criminali del 89 in Francia come Marat [...] mentre veri rivoluzionari come Charlotte Corday, Mirabeau, Cavour, e la maggior parte dei nichilisti [...] presentano un tipo perfettamente normale, superiore anche al normale come estetica. Un giudice, il distinto avvocato Spingardi, che mi ha fornito una grande quantità di materiale per questo studio, mi diceva: "Per conto mio, non ho mai visto un anarchico che non fosse segnalato come zoppo, gobbo o dalla faccia asimmetrica".

 [...]

 

"Ad esempio, non sono un avversario assoluto della pena di morte, per lo meno quando si tratta di criminali nati, la cui esistenza è un pericolo continuo per la gente onesta [...]. Da una parte, credo che la pena capitale, o delle pene gravi, o soltanto infamanti, non convengono per i crimini e i delitti degli anarchici in generale. Innanzitutto, molti tra di loro sono degli alienati, e per costoro è il manicomio e non la morte o le le prigioni che conviene loro. Bisogna anche tener conto, presso alcuni di questi criminali, del loro grande altruismo che li rende degni di alcuni riguardi".

 

Queste due ultime citazioni non appartengono più alla letteratura ma alla "scienza", poiche non sono tratte da un testo dell'ironico Panizza, esse sono state scritte dallo scienziato Lombroso [5].

 

 

* È, sia detto di passaggio, uno scandalo che va contro l'ordine pubblico far leggere ai giovani che frequentano i licei e gli istituti d'insegnamento classico in un'epoca in cuila psiche dell'adolescente è cos ricettiva e suggestionabile delle storie come quella di Muzio Scevola e simili senz'alcun commento - senza spiegare ad esempio che ci si deve far bruiare le mani che a profitto del principe istituito da Dio per regnare sul proprio paese e non a profitto della repubblica! Come potrà non nascere una certa confusione non nascerebbe nel loro spirito quando essi diventeranno funzionari? Sarebbe davvero più vantaggioso per questi giovani leggere non importa quale di quegli eccellenti manuali di storia degni di essere proposti come esempio come l'Eroica Storia di un grande imperatore del professor Oncken.

Per quel che concerne la prosa di Schiller, tutto ciò che egli ha scritto prima della sua conversione ai valori morali eterni - sino al 1790 circa - dovrebbe essere sistematicamente proibito nelle scuole. Una nazione in cui la prima innocente anima di bambino venuta può procurarsi I Masnadieri per venti pfennigs non può che andare dritta alla sua perdizione. 

 

Eduardo Colombo

 

[Traduzione di Ario Libert] 


 

LINK al post originale:

Oskar Panizza et la psychopathia criminalis

 

NOTE

[1] Stirner, Max: L'Unico e la sua proprietà.

[2] Panizza, Oskar: Il Concilio d'amore, éd. Jean-Jacques Pauvert, Paris, 1969, pp. 57-98.

[3] Panizza, Oskar: Autobiografia, in Le Concile d'amour, op. cit.,p. 177.

[4] Feniani o Fratelli repubblicani irlandesi: membri della soceità nazionalista e insurrezionale creata simultaneamente a New York e a Dublino nel 1858.

[5] Lombroso, Cesare: Les Anarchistes, Flammarion, Paris, 1897 (tradotto dalla seconda edizione italiana dai dottori M. Hamel e A. Marie, medici dei Manicomi pubblici della regione di Parigi), p. 41 e p. 181 e 182.

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