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9 dicembre 2012 7 09 /12 /dicembre /2012 06:00

La corrente calda della Scuola di Francoforte

Francoforte, Istituto di ricerca socialeFrancoforte. Istituto di Ricerca Sociale

 

di Alexander Neumann

 

bloch-Ernst.jpgLa crisi mondiale del capitalismo fa andare a pezzi gli schemi di pensieri rigidi e ben consolidati, provocando una ricerca di senso intensa, senza che un certo marxismo raffreddato possa apportare delle risposte. Parlo della "corrente calda" della Scuola detta di Francoforte, questo Wärmestrom, termine che è stato inizialmente utilizzato da Ernst Bloch per distinguere la polarizzazione storica del marxismo europeo, tra una corrente fredda, dottrinaria, economicista e calcolatrice, ed una corrente calda, interessata alla soggettività politica ed all'imprevisto. Parlo di una corrente calda della Teoria critica perché si oppone all'accademismo ed alla rinuncia filosofica che distingue le figure mediatizzate della Teoria critica, ad esempio come Jürgen Habermas. Quest'ultimo elimina la parte sovversiva dell'eredità (appoggiandosi su alcuni argomenti conservatori in Adorno Horkheimer).

habermasstudentiFrancoforte68.jpgInvito il lettore a consultare il programma fondatore dell'Istituto di Francoforte. Nel suo manifesto del 1922 per la fondazione di un "istituto di ricerche in scienze sociali", Joachim Gerlach, morto prima dell'inaugurazione ufficiale dell'Istituto di Francoforte di cui era il primo direttore, aveva fissato i seguenti temi: "Sciopero di massa, sabotaggio, vita internazionale del sindacalismo, analisi sociologica dell'antisemitismo, bolscevismo e marxismo, partito e massa, modi di vita dei diversi strati della società" [1].

OskarNegt.jpgL'orientamento dei "francofortesi" si è evoluto in seguito, soprattutto durante l'esilio americano, ma l'impulso fondatore comporta innegabilmente la doppia volontà di analizzare il marxismo in modo critico e di formalizzare una visione teorica radicale. Oggi questa corrente calda mantiene una discussione intorno ad autori riconosciuti mondialmente, come Oskar Negt, Alexander Kluge, Nancy Fraser, Alex Demiroviç, John Holloway e molti altri che sono stati introdotti nello spazio francofono attraverso "Variations", malgrado delle inerzie dell'ambiente [2].

spartachisti2.jpegSi tratta qui di mostrare che la Scuola di Francoforte non è un accademismo, ma una critica in atto della società, che trae la sua forza dalla rivoluzione dei Consigli del 1918, dalla decostruzione del fascismo di massa europeo, dall'esplosione libertaria del 68 e dal movimento contemporaneo che pensa che un altro mondo sia possibile.

68, 13mai1968La corrente calda promette di traboccare le classificazioni storiche ben ordinate che riducono le ramificazioni complesse e sovversive della critica a delle Scuole e degli Ismi. Ricordiamoci che l'appellativo di Scuola di Francoforte è stato imposto all'inizio dai detrattori conservatori della Teoria critica. Ricordiamo anche che la sigla del marchio di trotskysmo è un'invenzione infamante di Stalin, mentre l'anarchismo porta ancora le stigmati semantiche della sua nascita e che Karl Marx rifiutava di dirsi marxista mentre era in vita. Ragione per la quale non è facile definire il marxismo come una teoria critica [3]. Allo stesso modo non siamo obbligati di seguire Perry Anderson, che colloca Theodore Wiesengrund Adorno tra i fondatori della terza generazione di intellettuali marxisti d'Europa, nel suo celebre libro Il marxismo occidentale [4], allorché l'interessato si è opposto contro una simile reificazione ideologica per tutta la vita. La storia della Scuola detta di Francoforte resta tanto più opaca in quanto si ferma nel 1950, almeno per il lettore che consulta l'opera di riferimento di Martin Jay [5]. L'impressionante lavoro di Alex Demiroviç, che ne costituisce il seguito, sino ad una data molto recente non è stato ancora tradotto in francese e in italiano [6].

adorno5Il caso di Adorno chiarisce singolarmente il rischio di museizzazione che colpisce delle stature intellettuali eterodosse e trasgressive, dopo la loro morte. Il centenario di Adorno e le sue celebrazioni ufficiali, nel 2003, ha illustrato una procedura che mira a sistemare l'inclassificabile ed a definire accademicamente il suo pensiero del non-identico. Teorico rivoluzionario, genio del ventesimo secolo? Senza dubbio. Stranamente, questa idealizzazione del grande pensatore diserta la sua intenzione e partecipa alla neutralizzazione del suo potenziale critico. Ricondurre Adorno ad una statura umana è un modo di lottare contro la sua morte intellettuale.

Marcuse-tra-gli-studenti.-Berlino-1968-jpgÈ forse proibito interrogarsi sulle sue motivazioni pessimiste nel corso degli ultimi anni della sua vita, che generarono delle utopie negative a proposito della riuscita totale del capitalismo, proprio avanti l'esplosione del 1968? Sì, il grande teorico ha creduto di individuare un capitalismo che costruisce la sua propria forma sociale, senza errori [7]. A cosa serve tacere la depressione che lo attanagliava durante l'esilio americano? [8]. Perché negare il suo astio passeggero contro Herbert Marcuse, o il modo disinvolto con cui trattava il suo amico Walter Benjamin? Sì, Adorno era un uomo mortale, dunque imperfetto, ha insultato il suo concorrente Marcuse di essere un "fascista impacciato" [9] e suggerito a Benjamin di porsi al riparo, aderendo alla lega degli scrittori nazisti, ma tutto ciò non toglie nulla alla pertinenza esplosiva dei suoi concetti ed argomenti [10].

habermas-cartoonSì, Adorno ha fatto intervenire la polizia per espellere i guastafeste che occupavano l'Istituto di Francoforte nel '68. Le sue reazioni di fronte al movimento studentesco contestatario - a volte disorientato a volte impegnato [11] - non fanno parte di un carattere completo e contrastato? Gli eredi legali e simbolici di Adorno occultano questi elementi, benché quest'ultimi giungano a modo loro a rafforzare l'idea del non-identico, secondo la quale l'unità della teoria e della pratica è un compito sovrumano. Gli eredi partecipano così alla costruzione di un mito, invece di rendere il suo pensiero vivo. Mentre potrebbero ammettere gli aspetti aleatori della sua vita e lasciare libero corso alla ricezione delle sue idee, essi fanno il contrario: nascondere le ombre e controllare la circolazione dei concetti [12]. La tradizione strettamente accademica della Scuola di Francoforte, che merita il suo nome, si afferma oggi contro la critica radicale che ha costituito la sua eredità. Nel suo Agire comunicativo, Habermas accusa Adorno di minacciare le fondamenta delle scienze sociali, attraverso la sua critica del positivismo e della modernità! [13].

Axel_Honneth.jpgIl suo successore, l'attuale direttore dell'Istituto francofortese, Axel Honneth, si permette anche di cancellare i frequenti riferimenti di Adorno ai concetti marxiani, in occasione del suo centesimo anniversario, in un lungo omaggio che eppure è dedicato alla critica adorniana del capitalismo [14]. In questo senso, Honneth nega anche la critica del lavoro che Adorno formula esplicitamente [15], a motivo che la teoria marxiana sarebbe tanto desueta quanto la tradizione ideologica del marxismo, senza nemmeno darsi la pena di entrare nel dettaglio della sua critica dell'economia politica. Le attualizzazioni molto elaborate di altri autori della Teoria critica, come Gerhard Brandt, Oskar Negt e Rainer Zoll [16] riguardanti la critica del lavoro e i rapporti complessi dei salariati nel settore pubblico, non sono mai menzionati da Honneth.

Nancy FraserNella sua polemica con Nancy Fraser, che gli rimprovera di respingere "ogni critica dell'economia politica", Axel Honneth si vede obbligato a tacere gli autori che abbiamo appena citato, in un silenzio assordante [17]. Mentre il direttore dell'Istituto francofortese sottolinea la legittimità della rivolta dei quartieri popolari del novembre 2005 e il sollevamento contro il CPE* del 2006, che egli qualifica come "lotta di riconoscimento" [18], non riconosce l'apporto dei suoi pari [19]. Mi sembra difficilmente concepibile dissociare un movimento contro un contratto di lavoro, il CPE, dalla critica del lavoro e del salariato. Si tratta, forse, di liberare l'Istituto di Francoforte dalla Teoria critica" [20]. In Francia, Honneth si presenta oggi come un "habermassiano di sinistra", mentre Habermas afferma il suo proprio postulato "conservatore" sulla stampa tedesca. Un conservatore di sinistra? Le notevoli esposizioni filosofiche di Honneth sul riconoscimento e la reificazione [21] guadagnerebbero senz'altro in forza se si lasciasse portare da una vasta corrente critica, invece di chiudersi in un'impossibile esclusività [22]. Chi può preferire il canale al fiume?

Hollywood.jpgAdorno ha insistito sul legame teorico tra la critica dell'economia politica, di ispirazione marxiana, e la comprensione dell'insieme delle reificazioni del mondo moderno, soprattutto l'industria culturale [23] o dello spettacolo. Infatti, la critica dell'industria hollywoodiana e dei mass media si ispira direttamente al concetto di "feticismo della merce" che si trova esposta nel Capitale [24]. La corrente calda della Teoria critica ha prolungato questo slancio verso una messa in discussione dei limiti sociali della comunicazione, dello spazio pubblico e delle rappresentazioni culturali, mentre Habermas si sforza di tagliare il ponte con questa parte dell'eredità adorniana, nel suo Agire comunicativo. Honneth riprende questa posizione, quando prende cura di limitare il campo di ricerca all'aspetto morale dei conflitti sociali, opponendo il riconoscimento morale alla ridistribuzione delle ricchezze. Nella sua polemica politico-filosofica con Nancy Fraser, Honneth protesta precisamente contro il collegamento che la femminista new-yorkese propone, tra la critica della struttura sociale del capitalismo contemporaneo, e la comprensione delle motivazioni culturali o etiche dei movimenti socuali che cercano di farsi asoltare all'interno di questa società [25].

castoriadis.jpegInfatti, i giovani in rivolta contro la "cattiva vita", nei quartieri popolari e le università francesi, nel 2006, mostrano molteplici complementarietà e sovrapposizioni [26]. La corrispondenza, tra la questione della giustizia sociale e le motivazioni di ordine etico, è anche una delle tesi di Oskar Negt in Travail et dignité humaine [Lavoro e dignità umana], pubblicato nel 2001 [27]. Allo scopo di mantenere la posizione habermassiana, Honneth si sente obbligato ad aggirare la corrente calda della Teoria critica, e di attaccare al suo posto alcuni autori defunti del marxismo francese, il che egli fa smontando gli argomenti di Althusser e di Castoriadis [28].

02 Revolution-spartakiste-le-5-janvier-1919Se, l'indomani della rivoluzione tedesca dei consigli del 1918, la Teoria critica e il marxismo rivoluzionario mostrano una certa penetrabilità, la comprensione del fascismo e l'esperienza dell'esilio dissociano definitivamente i due percorsi. Già Benjamin, eppure vicino ad alcuni dissidenti comunisti, formula delle critiche inammissibili per il marxismo [29]. Quest'ultimo si vede in seguito affogato, o per lo meno polarizzato intellettualmente, dall'esistenza dello stalinismo e dell'Unione sovietica, mentre la Teoria critica afferra i tormenti di questo mondo amministrato. La comprensione del nazismo e di Auschwitz supera di molto le spiegazioni marxiste della condizione di classe [30]. Mi sembra problematico identificare il marxismo occidentale con una teoria critica, o inversamente la Teoria critica con una specie di marxismo illuminato.

benjamin_levine.pngL'avvertimento di Walter Benjamin del 1940 mostra a qual punto il marxismo tradizionale è incapace di svolgere il ruolo di una Teoria critica: "Nel momento in cui i professionisti della politica, in cui gli avversari del fascismo avevano riposto le loro speranze, sono a terra, attribuendo la loro sconfitta al tradimento della loro causa, si tratta di far uscire la giovane generazione politica dai lacci nei quali i primi l'avevano legata. La nostra considerazione parte dall'idea che la credenza psicorigida di questi politici nel progresso, la loro fede in un "assise di massa", così come la loro subordinazione servile e un apparato di partito incontrollabile, costitiscono tre aspetti di una sola e stessa cosa. Questo accostamento mira a rendere comprensibile a qual punto ci costa abbandonare il nostro pensiero abituale, al servizio di un concetto di storia che evita ogni complicità con quello che questi politici continuano a difendere" [31].

nazismo.jpgIn modo manifesto, il marxismo dottrinario resta oggi impantanato nella ripetizione, senza parlare di quei vecchi marxisti o nuovi filosofi che hanno fatto causa comune con la barbarie stalinista verso la metà del XX secolo. Vedo come prova il fatto che le organizzazioni votate a portare i temi dottrinari del marxismo si nascondono oramai pubblicamente. I comunisti non fanno più campagne in quanto comunisti, i trotskisti non si dicono più trotskisti e i socialisti si vergognano del socialismo. Si deve constatare per forza che l'integralità delle organizzazioni di colorazione marxista fanno i duri d'orecche. Ripetono le traversie dei partiti di massa, attraverso una "azione sottomessa e comandata" [32]. In altri termini, il marxismo tradizionale si inscrive in quell'agire strumentale che la Teoria critica ha radicalmente posto in questione. Secondo Benjamin, la fiducia cieca nel partito è una delle principali cause del disastro, della vittoria del nazismo [33]. Marx, che non era marxista, aveva previsto la catastrofe, ricordando che la storia poteva saldarsi con il naufragio di tutte le classi coinvolte nella lotta. Il Manifesto comunista ne parla esplicitamente: "Der gemeinsame Untergang der kämpfenden Klassen" [34]. Durante il nazismo, sia il proletariato sia la borghesia crollano pubblicamente, politicamente, culturalmente, cancellandosi di fronte a un collettivismo barbaro. Benjamin aveva colto questa minaccia sin dal 1923: "La storia ignora il cattivo infinito che si trova nell'immagine di due guerrieri in lotta perpetua". Aveva annunciato che in assenza di un'uscita dall'alto, tutto era perduto. La vittoria del nazismo, la guerra mondiale, Auschwitz, gli hanno tragicamente dato ragione.

ungheria1956.jpgDopo la Liberazione, marxisti di partito e conservatori si sono trovati d'accordo per occultare la critica trasgressiva dei francofortesi. Eppure, Adorno e Horkheimer discutono nel 1956 i contorni precisi di una versione contemporanea del Manifesto comunista [35]. Si tratta di un testo attraverso il quale i due autori cercano allora "di farsi carico delle condizioni attuali", e cioè l'esperienza del fascismo, dello stalinismo e gli effetti apolitici della sociatà di massa, di cui hanno fatto conoscenza durante il loro soggiorno negli Stati Uniti. Conviene precisare che le discussioni preparatorie alla redazione di questo Manifesto intervengono dopo la denuncia pubblica dei crimini di Stalin da parte del nuovo capo del cremlino, in piena guerra fredda, mentre il terrore maoista imperversa ancora in Cina. In Europa, il 1956 segna lo schiacciamento della rivoluzione dei consigli ungherese, da parte dei carri armati sovietici. Adorno e Horkheimer decidono infine di affrontare gli aspetti teorici di questi enormi problemi, temendo di essere coinvolti in una bufera ideologica, distruttrice e sterile. Le loro critiche, portate dalla corrente calda della Teoria critica, emergono dieci anni più tardi pubblicamente, attraverso il movimento di protesta degli studenti tedeschi, che prende avvio alla fine degli anni sessanta.

68retour_moutons.gifL'avvento del 68 permette una prima riappropriazione della Teoria critica, quando gli studenti e i salariati insorti (parigini, berlinesi o praghesi) aprono i libri dei "francofortesi", sino ad allora rimasti confidenziali. La critica del mondo amministrato conduce a una messa in questione delle forme burocratiche dello Stato sociale e del carattere apolitico delle organizzazioni di massa. L'analisi del feticismo della merce, dell'industria dello spettacolo e dei mass media scuote le rappresentazioni reificate. L'analisi della personalità autoritaria attualizza le intuizioni sociologiche di Freud; giunge a scuotere le forme di comando e di disciplina, dall'impresa alla scuola, passando attraverso il partito. Le prime analisi del fascismo (Wilhelm Reich, Franz Neumann, Erich Fromm) che mostrano il potenziale regressivo di alcuni movimenti di massa, circolano di nuovo.

muro-berlino.jpgPoi, grazie all'implosione dello stalinismo seguita alla caduta del muro di Berlino nel 1898, degli autori viventi della teoria critica sono discussi di nuovo. L'opera di Negt e Kluge che comprende quasi mille pagine, Histoire et subjectivité rebelle [Storia e soggettività ribelle], è ristampata in edizione economica nel 1992, poi rilanciata nel 2001. Il libro predice il crollo del socialismo burocratico e crede che un altro mondo sia possibile: "La delusione di fronte al principio della realtà non comporta per forza l'adattamento dei comportamenti. È probabile che gli esseri umani non giungerano a sparire seguendo questo principio, incapaci di riconoscervi una speranza utopica che ha potuto esistere all'inizio del XIX secolo, o nei romanzi di Jules Verne. Così, esiste una società capitalista o anche la società della RFT, senza che i principi capitalisti o "socialisti" giungano ad impadronirsi degli spiriti" [36].

papa_pinochet.jpgLa situazione attuale, rende credibili i discorsi dei positivisti e conservatori, secondo i quali l'emancipazione non sarebbe considerabile, o accredita la critica dell'azione strumentale, con le parole dell'emancipazione? La caduta del muro sarebbe la prova che il realismo mercificatorio e burocratico avrebbe trionfato? Si ignora allora i criteri d'azione dei capi della RDT, decima potenza del mercato mondiale. La dittatura cinese, condizione della dinamica capitalista attuale, testimonierebbe della morte della critica democratica e libertaria formulata da Marx e i suoi successori francofortesi? Lo schiacciamento militare della democrazia sociale cilena da parte del Generale Pinochet, organizzatore di un capitalismo senza ostacoli, sarebbe un modello di modernizzazione?

Manager e Direttori di risorse umane globalizzate, che profittano dell'implosione del socialismo sovietico per valorizzare il loro proprio modo di agire, ignorano davvero che l'industrializzazione forzata, il controllo del lavoro, l'accumulazione economica, il culto dell'emulazione e l'introduzione del concetto di "capitale umano" datino dall'era di Stalin? Ovunque, le retrograde accuse portate contro l'idea di emancipazione, in nome del severo bilancio eretto contro il marxismo dottrinario, tacciono gli argomenti della Teoria critica. Ecco alcune piste che indicano che la Teoria critica è attuale e viva...

 

[Segue]


 

Alexander Neumann

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

* Il CPE (in francese Contrat Première Embauche, contratto di primo impiego) era un tipo di contratto proposto per legge in Francia per entrare in vigore nell'aprile 2006 e che come punto saliente offre la possibilità ai datori di lavoro di licenziare senza giustificazione i lavoratori con meno di 26 anni nei primi due anni di impiego. Il governo, che ha proposto tale legge nella persona del primo ministro Dominique de Villepin, ritiene che in tal modo si potrà sconfiggere la cronica disoccupazione giovanile. La legge ha incontrato le resistenze degli studenti, dei sindacati, degli attivisti di sinistra e di molta parte dell'opinione pubblica, che non vedono con favore la maggiore precarietà lavorativa che si verrebbe a produrre ed evidenziano la possibilità dell'instaurarsi di una minore tutela dei lavoratori e delle fasce più giovani della popolazione. Contro il CPE si sono svolte nei primi mesi del 2006 numerose proteste di piazza in più di 150 città francesi. A partire dal mese di marzo le proteste sono diventate sempre più forti ed eclatanti, contemplando l'occupazione di più della metà delle Università francesi fra cui la Sorbona e proteste degenerate in guerriglia urbana. Il 28 marzo 3 milioni di persone sono scese in piazza per lo sciopero generale organizzato dai sindacati, paralizzando così l'intero paese. Altre proteste e altri scioperi hanno continuato a bloccare il paese nei giorni successivi. Il 10 aprile il presidente Jacques Chirac ha deciso di ritirare il CPE a causa delle forti pressioni interne al suo stesso partito, preoccupato per le dimostrazioni di piazza sfociate in guerriglia urbana e di rimpiazzarlo con un dispositivo per favorire l'ingresso dei giovani in difficoltà nel mondo del lavoro.

 

NOTE

 

variations--logo.jpeg

[1] Citato da Detlef Sigfried, Das radikale Milieu, Deutscher Universitäts-Verlag, Wiesbaden, 2004.

[2] Oskar Negt, L’espace public oppositionnel, Testi scelti, introdotti e tradotti da A. Neumann, Payot et Rivages, coll. Critique de la Politique, 2007; Nancy Fraser, "Théorie de la société et théorie de la justice" (colloquio con Estelle Ferrarese) in: A. Neumann / J. M. Vincent (Dir.), Sciences sociales et engagement, Syllepse, 2003; John Holloway, "Un mouvement contre et au-délà", in: Mouvement social et politiques de la transgression (Dir. A. Neumann), éd. Parangon, 2006; Alex Demiroviç, "Liberté et humanité" (trad. A. Neumann), Variations N. 6, printemps 2005; John Holloway, "Adorno au milieu de la fôret lacandon" (colloquio con A. Neumann), Variations N. 8, autunno 2005; Oskar Negt e Alexander Kluge, "Ce que le mot prolétariat signifie aujourd’hui", Variations N. 9-10, primavera-estate 2007. 

[3] Vedere Antoine Artous, Le marxisme comme théorie critique, Syllepse, 2006.

[4] Perry Anderson, Il dibattito nel marxismo occidentale, Laterza, Bari, 1976; tr. it. di Considerations on Western Marxism, New Left Book, Londra, 1972.

[5] Martin Jay, L'immaginazione dialettica, Einaudi, Torino, 1979; tr. it. di The Dialectical Imagination. A History of the Frankfurt School and the Institute of Social Research, 1923-1950, Boston-Toronto, 1973.

[6] Alex Demiroviç,  Der non-konformistische Intellektuelle. Die Entwicklung der Kritischen Theorie zur Frankfurther Schule, Suhrkamp, Francfort am Main, 1999. [Il lettore italiano può avvalersi dell'altrettanto ponderoso studio di Rolf Wiggershaus, La Scuola di Francoforte. Storia. Sviluppo teorico. Significato politico, tr. it. di Die Frankfurter Schule, München, 1986; Boringhieri, Torino, 1992 (n. d. T.)].

[7] Vedere Negt/Kluge, Geschichte und Eigensinn, 2001.

[8] Vedere Alex Demiroviç, op.cit.

[9] Lettera a Horkheimer datata 13/5/1935. Detlev Claussen, Adorno. Ein letztes Genie, Fischer, 2004, p.220.

[10] Lettera di Adorno a Benjamin datata 5 aprile 1934, in: Correspondance Adorno-Benjamin, éd. La Fabrique, 2003, p.82; vedere anche la ricca prefazione iniziale di Enzo Traverso "Adorno et Benjamin: Une correspondance à minuit dans le siècle", pp. 7-41.

[11] Adorno accetta il dibattito pubblico con il movimento attraverso l'SDS (gioventù socialiste), recandosi alla sua occupazione di Francoforte nel 1967. In seguito, partecipa alla convergenza del principale sindacato (IGM), dell'SDS e dei professori di sinistra, durante la campagna del 1968 contro delle leggi eccezionali. Vedere Detlev Claussen, Adorno. Ein letztes Genie, Fischer, 2003; Alex Demiroviç, op.cit.; Oskar Negt, 68-Politische Intellektuelle und die Macht, Steidl, 1998.

[12] L’accesso dei biografi e ricercatori nel fondo degli archivi Adorno è strettamente controllata, i diritti d'autore riguardanti le traduzioni verso lingue straniere sottoposte a criteri evidentemente ideologici. Così, la prefazione di Traverso alla Correspondance Adorno-Benjamin (op.cit.) ha dovuto essere ritirata, quando invece i diritti d'autore a proposito di Écrits sur le nazisme di Adorno sono stati rifiutati a un'altra casa editrice parigina.

[13] Jürgen Habermas, Theorie des kommunikativen Handelns, Vol. 1, Suhrkamp, 1981, p. 517: La critica adorniana approderebbe "a una valorizzazione completa delle scienze sociali".

[14] Axel Honneth, "Skizze der Gesellschaftstheorie Adornos" in: Dialektik der Freiheit (collettivo), Suhrkamp, 2006.

[15] Vedere ad esempio Adorno, "Freizeit" in: Kulturkritik und Gesellschaft II, Suhrkamp, 1997, p. 647.

[16] Si tratta eppure di ricercatori di primo piano, formatisi alla scuola di Francoforte. Vedere Gerhard Brand, Arbeit, Technik und gesellschaftliche Entwicklung, Suhrkamp, 1992; Joachim Backhaus, Dialektik der Wertform, éditions ça ira, 1995; Oskar Negt, Arbeit und menschliche Würde, Steidl, 2001; Rainer Zoll, Was ist Solidarität heute?, Suhrkamp, 2001. La lista non è esaustiva.

[17] Axel Honneth/ Nancy Fraser; Umverteilung oder Anerkennung. Eine politisch-philosophische Kontroverse, Suhrkamp, 2003, pp. 274-280.

[18] Vedere Axel Honneth "Le CPE bat en brèche les attentes de reconnaissance du travailleur", Le Monde, 2 avril 2006; Honneth, Kampf um Anerkennung, Suhrkamp, 1998.

[19] Nella sua polemica "politico-filosofica" con Mancy Fraser, Honneth espone estesamente, perché la Teoria critica non avrebbe trovato alternative alla tesi di Habermas, che riduce l'esperienza dei salariati a un fenomeno apolitico. Nancy Fraser, Umverteilung oder Anerkennung. Eine politisch-philosophische Kontroverseaser/Honneth, Surhrkamp, 2003, pp. 276-282.

[20] Detlev Claussen constata che  l'impresa di "storicizzazione della vecchia Teoria critica nega l'unità del secolo breve, il ventesimo, che corrisponde ad un'esperienza comune dell'insieme delle teorie critiche", in: Utopie und Arbeit (Dir. Freytag/Hawel), éd. Humanities, Francfort, 2004.

[21] Vedere Honneth, La réification, testi raccolti e tradotti da Stéphane Haber, Gallimard, 2007.

[22] Il tentativo di Honneth di presentarsi come l'erede legittimo della Scuola di Francoforte appare anche, nel 2004, nel lancio della sua rivista WestEnd (luogo geografico ell'Istituto fondatore a Francoforte), il cui sottotitolo riprende il nome che la rivista dell'Istituto portava prima della guerra (Zeitschrift für Sozialforschung).

[23] La prima versione di Dialettica dell'Illuminismo di Adorno e di Horkheimer, redatta negli Stati Uniti, comporta dei riferimenti espliciti al Il Capitale di Marx, che spariscono nella versione edita nel 1944.

[24] Vedere Jean-Marie Vincent, Critique du travail, PUF, 1987.

[25] Fraser si duole della dicotomia teorica che "identifica la politica a favore della ridistribuzione ad un orientamento di "classe", mentre la politica a favore del riconoscimento si trova legata a un orientamento della "identità". Quest'ultima è a sua volta rapportata ai conflitti legati alla sessualità, al genere, se non alla "razza". Questo tipo di connessione teorica porta anche ad un vicolo cieco", Fraser/Honneth, op. cit. p.21. Vedere anche Nancy Fraser, Qu’est-ce que la justice sociale? Reconnaissance et redistribution (testi raccolti, tradotti e prefatti da Estelle Ferrarese), La Découverte, 2005.

[26] Le rivolte del 2005 e il movimento contro il CPE testimoniano entrambi di un rifiuto della precarietà sociale e di un senso d'ingiustizia, che intreccia delle motivazioni sociali e morali. Numerosi studenti delle scuole medie e liceali delle scuole della periferia si sono inoltre uniti alle manifestazioni contro il CPE. Vedere ad esempio Alain Bertho, "Grondements de bataille", in: Varitions - Revue internationale de théorie critique, Lione, autunno 2006; Jock Young, "To these wet and windy shorts", in: The Vertigo of late modernity, Sage, NYC, 2007.

[27] Negt, op.cit.

[28] Vedere la sua critica ad Althusser; Honneth, "Anerkennung als Ideologie?" in: Westend; Neue Zeitschrift für Sozialforschung. N.1, Francfort, 2004, p. 51, così come la sua critica ontologica di Castoriadis in Honneth/Fraser, op.cit., p.277.

[29] Vedere Michael Löwy, Avertissement d’incendie. Une lecture des thèses sur le concept d’histoire, PUF, 2001, p. 82: "La rimessa in causa, da parte delle tesi, dell'ideologia del progresso, è molto più profonda e va molto più lontano delle idee critiche (delle) correnti marxiste dissidenti".

[30] Vedere il primo capitolo della presente opera.

[31] Traduciamo, allo scopo di rendere esplicitamente i termini "massa" e "concetto di storia" utilizzati da Benjamin, benché la traduzione francese già esistente ci sembri corretta (Walter Benjamin, sul concetto di storia, in: Œuvres III, Gallimard, Paris, 2000, p. 435). Benjamin, "Über den Begriff der Geschichte" in: "Sprache und Geschichte, Reclam, Stuttgart, 2000, p.147.

[32] Jean-Marie Vincent, "Face au parti ouvrier", in: Max Weber ou la démocratie inachevée, Le Félin, 1998.

[33] Vedere Walter Benjamin, Sul concetto di storia (Tesi X) in: Œuvres, Seuil, 2001.

[34] Karl Marx, "Manifest der kommunistischen Partei" in: Frühschriften, Kröner, 2005.

[35] Vedere Detlev Claussen, Theodor W. Adorno, ein letztes Genie, Fischer, 2003, pp.267-69.

[36] Negt/Kluge, Geschichte und Eigensinn, Suhrkamp, 1993, p. 895.


 

LINK al post originale:

Le courant chaud de l'École de Francfort 

 

LINK pertinenti:

Jan Spurk, Sul futuro delle teorie critiche. Proposte eretiche per farla finita con la doxa

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