La Grecia ci mostra come protestare
contro un sistema fallimentare
di John Holloway
A marzo 2012, comparirà la traduzione dell'opera "Crack Capitalism" (tradotto come "Brèche dans le capital" [Incrinatura nel capitale], di John Holloway, un auteur confuso sulla comprensione della natura del "lavoro astratto" (cfr. Postone) ma non per questo non interessante. L'ultimo numero della rivista "Variations", comprendeva anche il testo La rage contre le règne de l'argent [La rabbia contro il regno del denaro].
Qui sotto un suo recente testo concernente la Grecia.
Non amo la violenza. Non penso che si guadagni di più a bruciare delle banche e frantumare delle vetrine. Eppure, provo un piacere crescente quando vedo, ad Atene e in altre città greche, le reazioni alla ratificazione da parte del Parlamento greco di misure imposte dall'Unione europea. Dirò di più: se non vi fosse stata esplosione di collera, mi sarei sentito perso alla deriva in un oceano di depressione.
Questa gioia è quella di vedere il verme, molto spesso calpestato, rivoltarsi e ruggire. La gioia di vedere quelli e quelle le cui guance sono state colpite mille volte, restituire lo schiaffo. Come si può chiedere a delle persone di accettare docilmente i tagli drastici, che le misure di austerità implicano, nei loro livelli di vita? Dobbiamo augurarci che si accetti semplicemente che l'enorme potenziale creativo di tanti giovani sia soffocato, i loro talenti intrappolati in una vita di disoccupazione di massa e di lunga durata? Tutto questo affinché le banche siano rimborsate, e che i ricchi possano arricchirsi? Tutto ciò, soltanto per mantenere in vita un sistema capitalista che ha da tanto tempo superato la sua data di scadenza, e che non offre oggi al mondo nient'altro che la distruzione? Che i Greci accettino queste misure non sarebbe che l'aumento esponenziale della depressione, quella del fallimento di un sistema aggravato dalla depressione della dignità perduta.
La violenza delle reazioni in Grecia è un grido che attraversa il pianeta. Quanto tempo ancora resteremo seduti, a guardare il mondo essere smembrato da questi barbari, i ricchi, le banche? Quanto tempo ancora sopporteremo di vedere le ingiustizie aumentare, i servizi della sanità smantellati, l'educazione ridotta al non senso acritico, le risorse idriche essere privatizzate, le solidarietà annientate, e la terra sventrata per il solo profitto delle industrie minerarie?
Questa offensiva, che è così manifesta in Grecia, ha luogo ovunque sulla Terra. Dappertutto, il denaro sottomette le vite umane e non umane alla sua logica, quella del profitto. Non è una novità, è l'ampiezza e l'intensità di quest'offensiva che lo è. Ciò che è anche nuovo, è la coscienza generale che questa dinamica è una dinamica di morte, che andiamo dritti verso l'annichilimento della vita umana sulla Terra. Quando i commentatori avvertiti riferiscono degli ultimi negoziati tra i governi sul futuro della zona-Euro, essi dimenticano di menzionare che ciò che vi si negozia allegramente è il futuro dell'umanità.
Siamo tutti Greci. Siamo tutti degli attori la cui soggettività è completamente schiacciata dal rullo compressore di una storia scritta dai mercati finanziari. È in ogni caso a questo che somiglia, e ciò che i mercati dovrebbero raccogliere. Milioni di Italiani hanno protestato e manifestato, ancora e ancora, contro Silvio Berlusconi; ma sono i mercati finanziari che l'hanno destituito. La stessa cosa accade in Grecia: manifestazioni su manifestazioni contro George Papandreou, sono allo stesso modo i mercati finanziari che l'hanno congedato. In entrambi i casi, dei servitori riconosciuti e ben noti del denaro hanno preso il posto di questi politici decaduti, senza nemmeno la scusa di una consultazione popolare. Non è nemmeno la storia scritta dai ricchi e dai potenti, benché alcuni tra di loro ne traggano profitto: è la storia determinata da una dinamica che nessuno controlla, una dinamica che distrugge questo mondo... se la lasciamo fare.
Le fiamme di Atene sono delle fiamme di rabbia, e noi vi riscaldiamo la nostra gioia. Eppure la rabbia è pericolosa. Se è personificata o si rivolge contro dei gruppi in particolare- in questo caso, contro i Tedeschi- può molto facilmente diventare puramente distruttrice a sua volta. Non è un caso se il primo membro del governo Greco ad essere stato dimissionato in segno di protesta contro le misure di austerità è il leader di un partito di estrema destra, Laos. La rabbia può così facilmente diventare una rabbia nazionalista, o anche fascista; una rabbia che in nessun caso può rendere questo mondo migliore. È allora essenziale essere chiari: la nostra rabbia non è una rabbia contro i Tedeschi, e nemmeno una rabbia contro Angela Merkel, David Cameron o Nicolas Sarkozy. Questi politici non sono che i pietosi ed arroganti simboli dell'oggetto reale della nostra rabbia- la legge del denaro, la sottomissione di ogni forma di vita alla logica del profitto.
L’amore e la rabbia, la rabbia e l’amore. L’amore è una tematica importante nelle lotte che hanno ridefinito il senso della politica questi ultimi anni, una tematica onnipresente nei movimenti "Occupy", un sentimento profondo presente anche negli scontri violenti ai quattro angoli del globo. L'amore cammina mano nella mano con la rabbia, la rabbia del "come osano separarci dalle nostre proprie vite, come osano trattarci come oggetti?". La rabbia di un altro mondo che si scava un cammino attraverso l'oscenità del mondo che ci circonda. Forse.
Questa irruzione di un mondo diverso non è una questione di rabbia, benché la rabbia ne faccia parte. Essa implica necessariamente la costruzione paziente di altri modi di agire, la creazione di differenti forme di coesione sociale e di mutui sostegni. Dietro lo spettacolo delle banche greche a fuoco poggia un profondo processo, il movimento silenzioso di quelli e quelle che rifiutano di pagare i trasporti comunali, le bollette della luce, i pedaggi, i crediti... un movimento emergente dalla necessità e dalla convinzione, fatto di persone che organizzano la loro vita differentemente, creando solidarietà e reti di alimentazione, occupando delle terre e degli edifici vuoti, coltivando dei giardini in comune, ritornando alla campagna, volgendo la schiena ai politici- che hanno oramai paura di mostrarsi in pubblico- e inaugurando direttamente delle forme di discussione e di assunzione delle decisioni sociali. Questo è forse ancora insufficiente, ancora sperimentale, ma è cruciale. Dietro le fiamme spettacolari, si svolgono la ricerca e la creazione di un modo di vita diverso che determinerà il futuro della Grecia, e del mondo.
Il movimento sociale greco richiede il sostegno dell'intera Terra. Siamo tutti Greci.
John Holloway
John Holloway è l'autore di Changer le monde sans prendre le pouvoir [Cambiare il mondo senza prendere il potere], (Lux/Syllepse) et de Crack Capitalism [Crack capitalismo]. Collabora regolarmente alla rivista internazionale di teoria critica Variations.
Tradotto dall'inglese da Julien Bordier
[Traduzione dal francese di Ario Libert]
La Grèce nous montre comment protester contre un système en échec