Al collegamento sottostante il lettore potrà leggere L'autodifesa che Rosa Luxemburg pronunciò nel febbraio del 1914, sei mesi prima dello scoppio della prima guerra mondiale, durante il processo intentatole per incitamento alla diserzione. Preziosa testimonianza di quanto centrale fosse, nel pensiero e nell'azione politica autenticamente marxista e libertaria della sinistra socialdemocratica, l'antimilitarismo, così come la denuncia del colonialismo e dell'imperialismo, al contrario del puro e semplice collaborazionismo dell'apparato partitico socialdemocratico tedesco.
Qui sotto al collegamento allo scritto di Rosa Luxemburg abbiamo fatto seguire la nota introduttiva ad esso tratta dalla grande antologia dei suoi scritti, editi con il titolo di Scritti politici, nel 1967 dalla casa editrice dell'allora partito comunista italiano Editori Riuniti, e curati da Lelio Basso, il massimo conoscitore della grande studiosa e attivista politica tedesca.
Autodifesa di Rosa Luxemburg pronunciata al Tribunale di Francoforte nel febbraio del 1914 contro l'accusa di incitamento alla diserzione
Difesa della compagna Rosa Luxemburg davanti al Tribunale speciale di Francoforte
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Militarismo, guerra e classe operaia
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Militarismo, guerra e classe operaia
LINK pertinenti:
Lelio Basso, Introduzione a: "Rosa Luxemburg, una vita per il socialismo", 1973
Yves- (C.L.E.A), La guerra dei socialismi
Philippe Boubet, La rivoluzione di novembre
Roland Lewin, La rivoluzione spartachista: novembre 1918, 1958
[1] Int. Soz.-Kongr., cit., p. 83.
[2] Cfr. E. SCHORSKE, op. cit., pp. 284 sgg.
[3] La ricca documentazione e l’ampia memorialistica che oggi possediamo su quel periodo della storia tedesca hanno permesso di stabilire come la classe dirigente, nelle sue decisioni sulla pace e sulla guerra, considerasse la presenza di una classe operaia combattiva e decisa a opporsi alla guerra come un elemento importante che frenava le sue mire aggressive. Lo stesso Scheidemann nelle sue Memoiren eines Sozialdemokraten, I, Dresda, 1928, p. 235, dice che “l’immensa maggioranza del popolo era senza alcun dubbio incondizionatamente contro la guerra”. Tuttavia i dirigenti socialdemocratici preferirono non utilizzare la loro forza reale contro la guerra e mettersi d’accordo con il potere. SCHORSKE, op. cit., attribuisce questa decisione a una serie di fattori: paura dei rigori della legge (scioglimento delle organizzazioni, provvedimenti antisocialisti, ecc.), timore di una vittoria russa e timore di perdere l’appoggio delle masse, timore anche che la guerra e la rivitalizzazione del movimento russo consentissero all’interno del partito una ripresa del “gruppo di Rosa” (lettera di Ebert in Schrifte, I, Dresda, 1926, p. 309), tutti fattori che in realtà si possono esprimere nell’unico motivo del desiderio di identificarsi con la società tedesca in generale, di integrarsi nel sistema. Sempre secondo Schorske, il bisogno di sfuggire alla condizione di paria in cui erano stati tenuti dalla pressione della classe dirigente e dalla loro stessa intransigenza era entrato in conflitto decisivo con il vecchio ethos dell’opposizione perenne allo Stato borghese: il desiderio di uno status e di un riconoscimento in seno all’ordine esistente erano ormai troppo forti. Era questo del resto il punto d’approdo naturale della politica condotta nei decenni precedenti.
II 29 luglio 1914 il deputato socialdemocratico Albert Südekum, membro della commissione del Reichstag per gli armamenti e già da tempo in contatto con il cancelliere Bethmann Hollweg, scriveva a quest’ultimo una lettera in cui a nome di Ebert, Braun, Hermann Müller, Bartel e R. Fischer, assicurava che non erano programmate azioni di lotta. (La lettera è stata riprodotta, insieme con la risposta del cancelliere, da D. FRICKE e H. RADANDT, Neue Dokumente über die Rolle Albert Südekums in Zeitschrift für Geschichtswissenschaft 1956, n. 4, p. 757. Sulla figura di Südekum v. L. VALIANI, Il PSI nel periodo della neutralità in Annali Feltrinelli, 1962, p. 283, nota 77). Nella seduta del ministero prussiano del 30 luglio Bethmann Hollweg poté assicurare che non vi sarebbero stati scioperi né generali né parziali. (Cfr. W. BARTEL, op. cit., p. 125). Il giorno successivo il ministero della guerra comunicò al comando supremo che “secondo un’informazione sicura il partito socialdemocratico è fermamente deciso a comportarsi come si addice ad ogni tedesco in queste circostanze. Considero mio dovere far conoscere questa notizia affinché le autorità militari ne tengano conto nelle loro misure” (ibid., p. 168). I dirigenti del sindacato per parte loro si misero in contatto con il ministero degli interni ed ebbero la risposta che non sarebbero stati disturbati se non avessero disturbato, a seguito di che decisero di sospendere qualunque agitazione o sciopero già in corso e raggiunsero in questo senso un accordo con i datori di lavoro. Questa decisione non poté non avere i suoi effetti sui deputati socialdemocratici, di cui un quarto circa erano funzionari sindacali.
Si vedano anche i resoconti dei colloqui del deputato socialdemocratico Cohen con il sottosegretario Wahnschaffe in KUCZYNSKY, Der Ausbruch des ersten Weltkrieges und die deutsche Sozialdemokratie, Berlino, 1957, pp. 207 sgg.
[4] N. 277 del 27 settembre 1913. Il testo del giornale è ora riprodotto nel volume Rosa Luxemburg in Kampf gegen den deutschen Militarismus, Berlino, 1960, pp. 25-26.
[5] Nel volume citato alla nota precedente è riprodotta una comunicazione segreta del ministro prussiano degli interni al Regierungspräsident di Wiesbaden, in data 4 marzo 1914, in cui si criticano le autorità di polizia di Francoforte per non aver esercitato una diretta sorveglianza di polizia sul comizio di Rosa Luxemburg in Bockenheim. “Io sono piuttosto dell’opinione che le autorità di polizia di Francoforte abbiano sottovalutato l’effetto che la Luxemburg è solita ottenere con i suoi discorsi sui partecipanti alle riunioni. I suoi discorsi appassionati fanno di regola una forte impressione sull’uditorio, e questa circostanza, unita alla considerazione che l’oratrice è nota come rappresentante delle concezioni più radicali della socialdemocrazia” avrebbero richiesto un controllo diretto della polizia sulle espressioni dell’oratrice (op. cit., pp. 60-61).
[6] Nella biografia della Luxemburg Paul Frölich (Rosa Luxemburg - Gedanke und Tat, cit., p. 100) riferisce che essa era stata processata per un articolo in cui incitava i polacchi delle zone sotto occupazione tedesca a resistere all’opera di snazionalizzazione e germanizzazione promossa dal governo tedesco, ma aggiunge di non aver potuto trovare a quale pena fosse stata condannata. Nel luglio 1904 fu condannata a 3 mesi di carcere per offese all’imperatore, ma fu liberata per amnistia poco prima di aver terminato di scontare la pena. Dal 4 marzo al 28 luglio 1906 fu imprigionata dalle autorità zariste a Varsavia. Il 12 dicembre 1906 fu nuovamente condannata dal tribunale di Weimar a due mesi di carcere per eccitamento alla violenza per il discorso pronunciato al congresso di lena sullo sciopero di massa: scontò la pena dal 12 giugno al 12 agosto 1907. La condanna a un anno inflittale dal tribunale di Francoforte fu scontata dal 18 febbraio 1915 al 18 febbraio 1916. Un successivo processo iniziato contro di lei a Berlino non giunse a conclusione (v. nota 3). Il 10 luglio 1916 fu, nuovamente arrestata per misura di sicurezza a causa dello stato di guerra e trattenuta in carcere per tutta la durata della guerra: fu liberata dagli operai l’8 novembre 1918 alla vigilia della caduta del Kaiser.
[7] Cfr. Rosa Luxemburg im Kampf gegen den deutschen Militarismus, cit., pp. 81-84.
[8] Ibid., pp. 91-107.
[9] Del processo si tennero le prime tre udienze avanti il Tribunale di Berlino il 29 e 30 giugno e il 3 luglio: centinaia di soldati si offersero per testimoniare la verità delle accuse di maltrattamenti ai soldati mosse dalla Luxemburg contro il regime militare e il processo minacciò così di diventare un terribile atto d’accusa contro il militarismo tedesco, tanto che si preferì sospenderlo dopo la terza udienza e rinviarlo a nuovo ruolo, senza però riprenderlo in seguito. Una caricatura del Wahre Jaktob del 25 luglio 1914, alla vigilia della guerra, intitolata appunto “Il militarismo sul banco degli accusati” mostra un tribunale presieduto da Rosa Luxemburg in atto di giudicare il militarismo tedesco mentre ai due lati stanno file interminabili di soldati in vesti di testimoni: nelle prime file sono i cadaveri dei soldati uccisi dai maltrattamenti. Il resoconto del processo, quale fu dato dai giornali del tempo, si trova ora nel volume citato alle note precedenti, pp. 142-157, 162-173, 183-194.