DELLA CREAZIONE DELL'ORDINE NELL'UMANITÀ
O
PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE POLITICA
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DEFINIZIONI
1. Chiamo ORDINE ogni disposizione seriale o simmetrica.
L'ordine suppone necessariamente divisione, distinzione, differenza. Ogni cosa indivisa, indistinta, non differenziata, non può essere concepita come ordinata: queste nozioni si escludono reciprocamente [1].
2. Le idee di intelligenza e di causa finale sono estranee alla concezione dell'ordine. Infatti, l'ordine può apparirci come risultato non previsto di proprietà inerenti alle diverse parti di un tutto: l'intelligenza non può, in questo caso, essere assegnata come principio d'ordine. -D’altronde, può esistere nel disordine una tendenza o fine segreto: la finalità non potrebbe tuttavia essere presa come carattere essenziale dell'ordine.
Dopo di che, la considerazione dell'universo, dal punto di vista in cui l'hanno afferrato Bossuet, Fénelon, Cicerone, non è affatto un argomento dell'esistenza di Dio; non più del disordine sociale, così come esso ci è presentato dalla storia, non prova la Provvidenza.
3. L'ordine è la condizione suprema di ogni persistenza, di ogni sviluppo, di ogni perfezione.
4. L'ordine, nelle sue diverse manifestazioni, essendo serie, simmetria, rapporto, è sottoposto a delle condizioni alle quali può essere scomposto, e che ne sono come il principio immediato, la forma, la ragione, il metro. Queste condizioni sono quelle che chiamiamo leggi.- Così, assumendo il cerchio come un tutto ordinato, l'eguaglianza fissa del raggio generatore sarà la legge. Nella serie aritmetica 3, 5, 7, 9, 11 ……., la legge o ragione è 2.
5. L’espressione di una legge, o la sua descrizione, è una formula.
6. Ogni legge vera è assoluta non eccettua nulla: l'ignoranza o l'inezia dei grammatici, moralisti, giureconsulti ed altri filosofi, ha immaginato soltanto il proverbio Nessuna regola è senza eccezione. La mania di imporre delle regole alla natura, invece di studiare le proprie, ha confermato più tardi quest'aforisma dell'ignoranza. -Nelle scienze matematiche e naturali, è ammesso che ogni legge che non comprenda l'universalità dei fatti è una legge falsa, una legge nulla: la stessa cosa vale per tutte le altre scienze.
7. L'ordine non è affatto qualcosa di reale, ma soltanto di formale; è l'idea inscritta nella sostanza, il pensiero espresso in ogni collezione, serie, organismo, genere e specie, come la parola nella scrittura.
8. L'ordine è tutto ciò che l'uomo può sapere dell'universo.
Considerando la creazione secondo le tre categorie di sostanza, causa, relazione, troviamo che gli esseri, percettibili soltanto per noi attraverso i rapporti che sosteniamo con essi, ci restano impenetrabili nella loro sostanza; che le cause, inafferrabili nel loro principio e la loro origine, non ci lasciano intravedere che la successione dei loro effetti. I rapporti delle cose, l'ordine ed il disordine, il bello ed il brutto, il bene ed il male, ecco tutto ciò che cade sotto l'osservazione dell'uomo, tutto ciò che è oggetto della sua scienza.
Delle tre facce dell'universo, una soltanto ci è dunque intelligibile: le altre due sono, da parte nostra, oggetto di una fede circa, fatale. L'ontologia, in quanto scienza delle sostanze e delle cause è impossibile [2].
9. Non conosciamo degli esseri che i loro rapporti: tuttavia, poiché è necessario, per i bisogni della scienza, di distinguere sotto ognune delle sue facce questo grande tutto che chiamiamo UNIVERSO, si sono dati dei nomi speciali alle cose note ed alle ignote, alle visibili ed alle invisibili, a quelle che si conoscono ed a quelle che si credono.
Così chiamiamo sostanza la materia, qualunque essa sia, di ogni serie, di ogni organizzazione; il principio di ogni inerzia o resistenza. In un orologio, ad esempio, la sostanza è il ferro, il rame, in una parola i diversi materiali con cui quest'orologio è costituito [3].
10. Intendiamo con causa la forza primitiva che determina un cambiamento di stato, una produzione d'ordine o di disordine, in una parola un movimento- I filosofi, per abuso di linguaggio, considerando i diversi termini di una sequenza mobile come causa gli uni nei confronti degli altri, hanno creduto di potere, con l'aiuto di queste pretese cause seconde, elevarsi sino alla conoscenza delle prime. Ma è facile vedere come, scambiando dei rapporti per delle cause, essi si facciano delle illusioni. La causa che fa muovere l'ago di un orologio, secondo il loro modo di vedere, è una ruota che gira; la causa che fa girare la ruota è una catena arrotolata su di un perno; la causa che fa girare la catena è un peso che la tira; la causa che fa cadere il peso è la forza di gravità; la causa della gravità... è sconosciuta. Ora, tutte queste cause sono i termini di una sequenza meccanica prodotta nel campo della forza, come un poliedro di cera o d'avorio è un ordine geometrico prodotto nel campo della sostanza. Così come la materia non cambia con le forme che gli si dà e gli usi ai quali li si destina; allo stesso modo la forza non varia, e cioè non si classifica, secondo le serie di cui può essere il substratum, il soggetto. L'errore non è dunque affatto nel nominare la sostanza e la causa [4]; ma soltanto nell'aspirare a conoscerle e pretendere di spiegarle.
11. Proprietà, qualità, modo e fenomeno sono altrettante espressioni correlative di sostanza e di causa, e servono a designare in cosa l'una e l'altra siano percettibili, e cioè l'ordine ed il disordine che esse pretendono.
12. Secondo queste nozioni, l'ordine, o ciò che vi è di puramente formale nella natura, essendo la sola cosa accessibile alla ragione, l'unico oggetto della scienza, diventa con ciò stesso la sola REALTÀ per la ragione. C'è un ordine, o sistema naturale dei corpi celesti, dimostrato da Newton;
Un sistema delle piante, riconosciuto da Jussieu;
Un sistema di zoologia, di cui Cuvier è il principale inventore;
Un sistema di chimica, che Lavoisier ha più o meno completamente formulato;
Un sistema di numerazione, ammesso sin dalla più remota antichità;
Dei sistemi di composizione molecolare, di riproduzione organica, di cosmogonia, di grammatica, di arte e di letteratura, ancora poco conosciuti, ma che tendono ad emergere dai veli che li ricoprono ed a costituirsi in modo assoluto.
Allo stesso modo esiste un sistema naturale di economia sociale, intravisto o presentito dai legislatori, che si sono sforzati di conformarvi le loro leggi: sistema che ogni giorno l'umanità realizza e che mi propongo di riconoscere.
13. L'ordine si produce, negli esseri inorganici o privi di ragione, in virtù di forze inconsce, cieche, infallibili, e secondo delle leggi sconosciute ad essi; -negli esseri dotati di ragione, in virtù di forze che si sentono, attraverso questa ragione che esse sono soggette a deviare, e secondo delle leggi che questi esseri sono chiamati a conoscere.
In altri termini, gli esseri rozzi obbediscono alle loro leggi senza averne l'intelligenza: l'Umanità non si organizza che attraverso la conoscenza riflessa, e, se posso dirlo in tal modo, attraverso l'elaborazione che essa fa da se delle proprie leggi.
Ora, questa intelligenza delle nostre leggi, non l'otteniamo in modo istantaneo e attraverso una percezione macchinale, ma attraverso un lungo sforzo di contemplazione, di ricerca e di metodo. Da qui tre grandi epoche nella formazione della conoscenza umana, la Religione, la Filosofia, la Scienza.
14. Chiamo RELIGIONE l'espressione istintiva, simbolica e sommaria attraverso la quale una società nascente manifesta la sua opinione sull'ordine universale.
In altri termini, la Religione è l'insieme dei rapporti che l'uomo, nella culla della civiltà, immagina esistere tra lui, l'Universo e DIO, l'Ordinatore supremo.
Da un punto di vista meno generale, la Religione è in ogni cosa il presentimento di una verità.
Il principio di ogni religione è il sentimento; il suo carattere essenziale, la spontaneità; le sue prove, delle apparizioni e dei prodigi; il suo metodo, la fede. La dimostrazione analitica e la certezza razionale sono l'opposto dello spirito religioso.
Da ciò consegue che la Religione è di natura immobile, sognatrice, intollerante, refrattaria alla ricerca e allo studio, che ha orrore della scienza così come delle novità e del progresso. Perché dubitare o filosofare agli occhi della religione, è porsi volontariamente nella disposizione vicina a non credere più; ragionare, è pretendere di scoprire i segreti di Dio; speculare, è abolire in sé i sentimenti di ammirazione e di amore, di candore e di obbedienza che sono peculiari del credente; è gravare come insufficiente la rivelazione primitiva, indebolire le aspirazioni dell'anima verso l'infinito, sciogliersi dalla Provvidenza e sostituire all'umile preghiera di Filemone la rivolta di Prometeo.
15. Intendo con FILOSOFIA questa aspirazione a conoscere, questo movimento dello spirito verso la scienza che succede alla spontaneità religiosa e si pone come antitesi della fede: aspirazione e movimento che non sono ancora né scienza né metodo, ma indagine dell'una e dell'altro. Da qui il nome di filosofia, amore o desiderio della scienza: da qui anche la sinonimia primitiva delle parole filosofo e scettico, cioè ricercatore.
Il principio della Filosofia è l'idea di causalità; il suo carattere speciale, la superstizione; il suo procedimento, la sofistica: ne spiegherò il meccanismo e il mistero [5].
16. La religione e la filosofia hanno in comune il fatto che abbracciano l'universo nelle loro contemplazioni e nelle loro ricerche, il che toglie loro ogni specialità e con ciò stesso ogni realtà scientifica; che nelle loro elucubrazioni o fantasie esse procedono a priori, senza posa discendendo, con un certo artificio retorico, dall ecause agli effetti, o risalendo dagli effetti alle cause, e fondandosi costantemente, l'una sull'idea ipotetica e indeterminata di Dio, dei suoi attributi, dei suoi disegni; l'altra su delle generalità ontologiche, sprovviste di consistenza e di fecondità.
Ma la religione e la filosofia differiscono, nel fatto che la prima, produce spontaneamente, opere a volte di un momento, è per sua natura immutabile e non riceve modificazione che per l'influenza di cause estranee: mentre l'altra, produce curiosità e riflessione, varia a secondo degli oggetti, cambia secondo l'esperienza, e d estende sempre il cerchio delle sue idee, rettificando i suoi procedimenti ed i suoi metodi, finisce con il dissolversi nella scienza.
17. Chiamo SCIENZA la comprensione, chiara, completa, certa e ragionata dell'ordine.
Il carattere proprio della Scienza è, al contrario della religione e della filosofia, di essere speciale, e, secondo questa specialità, di aver un metodo d'invenzione e di dimostrazione che esclude il dubbio e non lascia nulla all'ipotesi.
Relativamente alla religione e alla filosofia, la Scienza è l'interpretazione dei simboli della prima, la soluzione dei problemi posti dalla seconda.
Su alcune parti del suo vasto campo, la Scienza non fa ancora altro che spuntare; su altri, si sta elaborando; su quasi tutti, non ci è dato di compierla. Ma, così come possiamo acquisirla, la Scienza basta all'esercizio della nostra ragione, al compimento della nostra missione terrestre, agli immortali speranze delle nostre anime.
Ovunque la Scienza non ha piantato le sue prime pietre miliari, vi è religione o filosofia, e cioè ignoranza o deluzione [6].
18. Chiamerò METAFISICA la teoria universale e suprema dell'ordine, teoria i cui metodi peculiari delle diverse scienze sono altrettante applicazioni speciali. Così la geometria e l'aritmetica sono due dipendenze della metafisica, che dà ad ognuna di esse la certezza e le abbraccia nella sua generalità.
L'oggetto della metafisica è: 1° di fornire dei metodi ai rami di studi che ne sono mancanti, e di conseguenza di creare la scienza là dove la religione e la filosofia la chiamano;
2° Di dimostrare il criterio assoluto della verità;
3° Di fornire delle conclusioni sullo scopo comune delle scienze, e cioè sull'enigma di questo mondo, e l'ulteriore destino del genere umano [7].
19. Intendo con PROGRESSO la marcia ascensionale dello spirito verso la Scienza, attraverso le tre epoche consecutive di Religione, Filosofia, e Metafisica o metodo.
Di conseguenza, il Progresso non si occupa dell'accumulazione delle scoperte che il tempo porta in ogni specialità, ma della costituzione e della determinazione stessa delle scienze.
L'osservazione del Progresso, in molti casi, è indispensabile alla scoperta dell'Ordine: ecco perché faremo procedere i nostri elementi di metafisica con una rivista sommaria della religione e della filosofia [8].
COROLLARI ALLE DEFINIZIONI
20. Non possiamo né penetrare le sostanze né afferrare le cause: ciò che percepiamo della natura è sempre, in fondo, legge o rapporto, nulla più. Tutte le nostre conoscenze sono in definitiva delle percezioni dell'ordine o del disordine, del bene o del male; tutte le nostre idee delle rappresentazioni di cose intelligibili, partendo, dagli elementi di calcolo e di metodo. Le nostre stesse sensazioni non sono che una veduta più o meno chiara di rapporti sia esterni, sia interni, sia simpatici. Vedere e udire sono una sola e stessa cosa: ne abbiamo una prova impressionante nei sogni. Di modo che, l'io non possedendo realmente, in qualche modo che si avvicini agli oggetti attraverso i sensi, non penetrando e non assimilando nulla, la gioia per noi, il godimento, la più alta felicità si riducono a una visione. L'uomo ha un bel darsi da fare: la sua vita è tutta intellettuale; l'organismo e ciò che vi accade non sono che i mezzi che rendono questa visione possibile.
Nella nostra condizione attuale, la troppo debole energia delle nostre facoltà non ci permette che in parte di supplire attraverso la comprensione alle sensazioni; ma chi sa se, in un altro sistema di esistenza, il piacere e il dolore non sarebbero per noi delle cose puramente intelligibili, e di cui la percezione, non avendo bisogno di nessuna eccitazione organica, non dipenderebbe più che da un atto della volontà?
Ma scartiamo la psicologia.
21. Concepiamo un momento in cui l'Universo non sia che un tutto omogeneo, identico, indifferenziato, un caos in breve: la Creazione ci apparirà sotto l'idea di separazione, distinzione, circospezione, differenza; l'Ordine sarà la serie, e cioè la forma, le leggi e i rapporti, secondo i quali ogni essere creato si separerà dal tutto indiviso. Qualunque cosa siano dunque e la Natura dividente e la Natura divisa, la causa efficiente e la materia, l'agente e il paziente, non possiamo nulla negare, nulla affermare né dell'uno né dell'altro. Lo spirito involontariamente li suppone e si slancia sino ad essi: questo slancio dell'intelligenza ci rivela una realtà sostanziale e una realtà causatrice, e vedremo più tardi come, senza conoscerli mai, possiamo acquisire la certezza di queste due realtà. Ma la nostra scienza non rimane non di meno limitata all'osservazione dell'ordine, dei rapporti e delle leggi: di conseguenza ogni disputa sull'eternità della materia o della sua estrazione dal nulla; sull'efficacia della causa prima per produrre questa estrazione e il modo dell'atto creatore; sull'identità o la non-identità della forza produttrice e della cosa prodotta, della causa e del fenomeno, dell'io e del non-io, deve essere bandita dalla scienza e abbandonata alla religione e alla filosofia.
Per la nostra intelligenza, in una parola, creare è produrre dell'ordine: in questo senso, possiamo dire che la creazione non si è limitata ai sei giorni di Mosè e che l'opera del settimo giorno, il più grande dei lavori dell'eterno Poeta, l'ordine nella società, è in corso di compiersi.
La produzione dell'ordine, questo è l'oggetto della metafisica.
22. Posto di fronte alle cose e messo in rapporto con l'Ordine universale o il Mondo, dapprima l'Uomo si meraviglia e adora; a poco a poco la sua curiosità si sveglia, e si mette a dettagliare il grande tutto di cui l'aspetto in un primo momento lo soggioga, gli toglie la riflessione e il pensiero.
Ben presto l'opinione della sua attività personale facendogli distinguere la forza dalla sostanza e il fenomeno dalla causa, dopo aver adorato la Natura, l'Uomo si dice che il mondo che ammira non è che un effetto; che non è affatto quella causa intelligente che cercano il suo cuore e il suo pensiero; ed è allora che la sua anima si slancia oltre il visibile e affonda nella profondità dell'infinito.
L'idea di Dio nell'uomo è l'oggetto di un'infaticabile lavoro, incessantemente rettificato, incessantemente ripreso. Quest'Essere supremo, l'uomo lo tratta come tutti gli altri esseri sottoposti al suo studio: vuole penetrarlo e nella sua sostanza e nella sua azione, e cioè in ciò che le creature stesse hanno di più impenetrabile. Da qui quella moltitudine di mostri e di idoli che lo spirito umano ha decorato con il nome di divinità e che la fiamma della scienza deve far svanire per sempre.
Determinare attraverso il metodo universale, sui dati di tutte le scienze e dopo le riforme successive che avrà subito l'idea di Dio passando attraverso la religione e la filosofia, ciò che la ragione può affermare dell'Essere sovrano che la coscienza crede e distingue dal mondo, ma che nulla gli fa percepire, ecco ciò che deve, cio che può essere una teodicea.
23. Religione, Filosofia, Scienza; la fede, il sofisma e il metodo: questi sono i tre momenti della conoscenza, le tre epoche dell'educazione del genere umano.
Consultate la storia: ogni società inizia con un periodo religioso; interrogate i filosofi, gli scienziati, coloro che pensano e che ragionano: tutti vi diranno che sono stati, durante una certa epoca, e più o meno per un certo periodo, religiosi. Si sono viste delle nazioni immobilizzarsi nelle loro credenze primitive; per quest'ultime nessun progresso. -Si incontrano tutti i giorni degli uomini ostinati nella loro fede, benché molto illuminati tuttavia: per essi nessuna scienza politica, niente idee morali, nessuna intelligenza dell'uomo. Delle opinioni, delle contemplazioni, dei terrori e dei sogni, ecco la loro condivisione.
Altri, dopo aver fatto alcuni passi, si fermano ai primi lucori filosofici; oppure, spaventati dall'immensità del compito, disperano di avanzare e si riposano nel dubbio: è la categoria degli illuminati, dei mistici, dei sofisti, dei mentitori e dei vili.
NOTE
[1] Secondo gli eclettici, l'ordine è l'unità nella molteplicità. Questa definizione è giusta: tuttavia mi sembra che si potrebbe criticarla per il fatto traduce la cosa ma non la definisce. Cos'è che produce l'unità nella molteplicità? La serie, la simmetria.
[2] Gli animali sono al di sotto della condizione dell'uomo; essi non percepiscono i rapporti delle cose, non sanno nulla. ciò che accade in loro, e che scambiamo per intelligenza, non è che un istinto perfezionato dall'abitudine, una specie di sogno provocato dall'ambiente circostante, e che non suppone né mediazione né scienza. Come per il sonnambulo, il pensiero degli animali non è conosciuto; è organico e spontaneo, ma non cosciente o riflesso.
[3] Essenza ha piuttosto rapporto con la disposizione e lo scopo che ha la materia, e si intende dell'insieme delle parti, non degli elementi costituenti della cosa. La sostanza di un orologio può essere la stessa di quello di un girarrosto: ma l'essenza della primo consiste in una combinazione il cui scopo è di segnare le divisioni del tempo; l'essenza del secondo è semplicemente di produrre un movimento di rotazione continuo, senza periodicità.
[4] Vedere oltre, capitolo III, § 7.
[5] La filosofia, così intesa, è quella che il signor Auguste Comte chima metafisica. (Nota dell’editore: Le note dell'editore che si troveranno nel corso dell'opera erano state aggiunte da Proudhon stesso in una nuova edizione pubblicata nel 1849).
[6] La statuaria, presso gli antichi, scriveva sulle sue opere la parola faciebat, lavorava, per indicare che essi non le consideravano mai come compiute: così l'amico della verità, sempre in guardia contro il sofisma e l'illusione, può dirsi filosofo; sapiente, mai. Ma la vanità moderna ha reso la denominazione di filosofia ambiziosa e quella di sapiente modesta: i sapienti di oggi non si stimano se non si credono filosofi; la parte più pura della scienza, essi la chiamano filosofia.
[7] La metafisica è ciò che il signor Auguste Comte chiama filosofia positiva (Nota dell’editore).
[8] Quando nel corso di quest'opera mi servo delle parole sacerdoti, filosofi, uomini di potere, ecc., non designo affatto con questi nomi delle classi di cittadini e non creo nessuna categorie di persone. Estendo oltre ai personaggi astratti, che considero unicamente dal punto di vista del loro stato, dei pregiudizi che sono loro peculiari, del carattere e delle abitudini che danno all'uomo: non descrivo delle realtà, né faccio il processo a degli individui.
Così, benché lo spirito religioso sia contrario alla scienza, alla carità e al progresso, so che vi sono dei sacerdoti molto occupati nelle scienza, molto tolleranti, e singolarmente progressisti: oso anche dire che il clero, non fosse che per la difesa delle sue dottrine, è tra tutte le corporazioni la più curiosa in fatto di scienze, e che la maggior parte dei nostri sacerdoti cominciano a non essere più sacerdoti.
Allo stesso modo, nonostante l'ontologia e la sofistica, che essi sono incaricati ad insegnare, non mancano filosofia che se la ridono della filosofia, e scienziati soltanto a parole: affermo anche che oggi ogni filosofo onesto non è del tutto filosofo.
Ho bisogno di dire che gli agenti del potere, malgrado il loro carattere ufficiale di conservatori e di borghesi sono, per spirito e la tendenza delle loro funzioni, molto vicini alla democrazia e l'eguaglianza? Confesso, in quanto a me, che sono del numero di coloro che, a torto o a ragione, non hanno potuto sbarazzarsi, nei confronti della borghesia, di alcune prevenzioni o diffidenze: riconosco volentieri tuttavia che molte cose avvengono in un senso tutt'altro che riformista, e che in molti casi la borghesia può dirsi più progressista del socialismo.
Infine, per completare quest'apologia, bisognerà convenire che ci sono dei ricercatori dalle abitudini detestabili e di un carattere odioso? Ma a cosa serve ricordare il male, quando vi sono molte cose buone da dire? No, non ho nulla da scusarmi presso gli uomini, poiché non faccio la guerra che ai pregiudizi. Gli uomini sono buoni, benevoli, eccellenti; non mi vorranno mai male: non temo che i loro pregiudizi e i loro costumi.
In questo periodo di poteri mal definiti, di istituzioni manchevoli, di leggi equivoche e di scienze false, avevo bisogno di fare questa dichiarazione.
[Traduzione di Ario Libert]
LINK all'opera presente in Wikisource Francese:
De la Création de l'Ordre dans l'Humanité
LINK all'opera del 1873 contenuta nel III volume delle Opere Complete di Proudhon:
De la Création de l’Ordre dans l’Humanité
LINK di approfondimento alla figura e all'opera di Proudhon:
Irène Pereira, Proudhon pragmatico, 01 di 02
Irène Pereira, Proudhon pragmatico, 02 di 02
Fawzia Tobgui, Articolazione tra diritto e Stato nel sistema politico di Proudhon
Hervé Trinquier, Pierre-Joseph Proudhon, padre dell'anarchismo?