Le collettivizzazioni in Spagna
L'Opera costruttiva della guerra di Spagna
di Augustin Souchy
La ribellione militare del 19 luglio 1936 ha avuto delle conseguenze profonde per la vita economica della Spagna. La lotta contro il clan clerico-economico non è stata possibile che con l'aiuto della classe operaia.
Lasciata alle sue sole forze, la borghesia repubblicana sarebbe stata schiacciata. Così ha dovuto porsi a fianco del proletariato. Infatti, nel 1934, quando la sinistra catalana volle condurre la lotta contro Madrid senza gli operai ed anche contro gli anarchici ed i sindacalisti, fu Madrid che vinse la partita. I difensori dell'autonomia catalana furono schiacciati.
Dopo la loro sconfitta, Madrid prese la sua rivincita. I capi catalani, Companys in testa, furono condannati a molti anni di carcere. Per evitare lo stesso pericolo, questa volta, la piccola borghesia dovette allearsi ai sindacalisti ed agli anarchici. Questa alleanza non poteva limitarsi al terreno politico. I sindacalisti e gli anarchici avevano fatto cattive esperienze con la repubblica borghese.
Non si doveva dunque pensare che si accontentassero di stroncare la ribellione clerico-militarista. Bisognava impegnarsi a creare un cambiamento del sistema economico. Non potevano, infatti, continuare a tollerare lo sfruttamento economico, base, ai loro occhi, dell'oppressione politica.
Lo sciopero generale, scatenato dalla classe operaia, misura di difesa contro la ribellione, paralizzò per otto giorni tutta la vita economica. Non appena la ribellione fu spezzata, le organizzazioni operaie decisero di porre fine allo sciopero. Gli aderenti alla CNT, a Barcellona, erano convinti che la ripresa del lavoro non poteva effettuarsi alle stesse condizioni precedenti. Lo sciopero generale non fu uno sciopero che aveva come scopo la difesa o il miglioramento dei salari.
Non si trattava, infatti, di ottenere salari più elevati o migliori condizioni di lavoro. Degli impreditori, nessuno era lì, in quel momento. I lavoratori non dovevano soltanto riprendere il loro posto nello stabilimento, sulla locomotiva o sul tram o negli uffici. Essi dovevano incaricarsi anche della direzione generale delle fabbriche, delle officine, delle imprese, ecc. In altri termini, la direzione dell'industria e di tutta la vita economica incombeva oramai sugli operai e gli impiegati occupati in tutti i settori dell'economia del paese.
Non si poteva tuttavia parlare di una socializzazione o di una collettivizzazione applicata secondo un piano ben tracciato. Infatti, non vi fu nulla di praticamente preparato in anticipo, tutto dovette essere improvvisato. Come in tutte le rivoluzioni, la pratica superò la teoria.
Le teorie furono, infatti, superate e modificate conformemente alle esigenze presenti della realtà. I sostenitori dell'idea che non si può stabilire una nuova organizzazione sociale che per la via di un'evoluzione pacifica, ebbero anch'essi torto quanto quelli che credevano che non è che attraverso un atto di violenza che un nuovo sistema sociale o economico poteva essere creato, se soltanto il potere politico fosse caduto nelle mani della classe operaia.
Queste due opinioni si rivelarono erronee. E la sola opinione fondata fu questa: il potere militare, poliziesco e pubblico dello Stato capitalista doveva essere spezzato per lasciare la via libera allo creazione di nuove forme sociali. Se osserviamo la sequenza degli avvenimenti a Barcellona ed in molte altre località della Catalogna e della Spagna, constatiamo che la realtà si avvicina molto a queste teorie. I poteri pubblici passarono nelle mani degli anarcosindacalisti e dei partiti politici della classe operaia e della piccola borghesia. Questi furono i cambiamenti sul terreno politico. Sul terreno economico, i sindacati agirono da soli.
Dopo il 19 luglio 1936, i sindacati della C.N.T. si incaricarono della produzione e degli approvvigionamenti. I sindacati della C.N.T. si sforzarono innanzitutto di risolvere la questione più urgente: quella di assicurare l'approvvigionamento della popolazione. In ogni quartiere, furono installate delle cucine nei locali dei sindacati.
Dei comitati di approvvigionamento (comitati di Abastos) si occuparono di cercare i viveri ai depositi centrali della città o della campagna. Questi viveri furono pagati con dei buoni il cui valore era garantito dai sindacati. Ogni membro dei sindacati, le donne ed i bambini dei miliziani ed anche la popolazione in generale, tutti furono nutriti gratuitamente. Durante i giorni di sciopero, gli operai non ricevettero nessun salario.
Il Comitato delle milizie antifasciste decise di versare agli operai ed impiegati la somma corrispondente a quanto avrebbero percepito se avessero lavorato durante quei giorni. Questa vita economica senza circolazione monetaria durò due settimane. Quando il lavoro ricominciò e la vita economica riprese il suo corso, la circolazione monetaria ricominciò. La prima fase della collettivizzazione iniziò quando i lavoratori assunsero a loro carico lo sfruttamento delle imprese. In ogni officina, fabbrica, ufficio, magazzino di vendita, furono nominati dei delegati sindacali che si occuparono della direzione.
Spesso, questi nuovi dirigenti non avevano alcuna preparazione teorica e poche conoscenze in economia nazionale. Tuttavia, avevano una conoscenza profonda dei loro bisogni personali e delle necessità del momento. La questione dei salari, dei prezzi, della produzione, della relazione di questi fattori tra di loro, non fu mai studiata da essi in modo scientifico. Essi non erano né marxisti né proudhoniani. Ma conoscevano il loro mestiere, il processo di produzione della loro industria, sapevano consigliare. Il loro spirito di iniziativa e di invenzione suppliva alla mancanza di preparazione. In alcune fabbriche dell'industria tessile, si confezionarono dei foulard in seta, rossi e neri, con l'impressione di un testo antifascista. Essi furono posti in vendita. Come avete calcolato il prezzo? Come avete stabilito il margine del profitto? Chiese un giornalsita straniero e marxista. "Non conosco nulla del margine di profitto, rispose l'operaio a cui furono poste queste domande. Abbiamo cercato nei libri il prezzo della materia prima, calcolato le spese correnti, aggiunto un supplemento in vista dei fondi di riserva, aggiunto l'ammontare dei salari, aggiunto un supplemento del 10% per il Comitato delle milizie antifasciste ed il prezzo fu stabilito".
In questo modo si effettuò nella maggior parte delle imprese la direzione della produzione attraverso gli operai. Le maestranze furono gettati sul lastrico se si opponevano alla nuova gestione economica. Essi furono ammessi come lavoratori se accettavano il nuovo stato di cose. Furono, in questo caso, assunti come tecnici, direttori commerciali o anche come semplici operai. Percepivano un salario corrispondente a quello di un operaio o di un tecnico secondo la loro professione. L'inizio e questi cambiamenti furono relativamente abbastanza semplici. Le difficoltà apparvero più tardi.
In poco tempo, non ci furono più materie prime a volontà. I primi giorni dopo la rivoluzione, le materie prime furono requisite. In seguito si dovette pagarle, cioè farle entrare nella lista delle spese. Dall'estero non giungevano che molto poche materie prime, ne conseguì un aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti. I salari furono aumentati, ma questo aumento non fu generale.
La collettivizzazione si limitò all'abolizione dei privilegi di certe maestranze o consistette nel beneficio di impresa di una società anonima; così gli operai di queste imprese o società erano diventati i beneficiari al posto dei proprietari precedenti.
Questo cambiamento costituì un legittimo miglioramento della situazione anteriore, perché questa volta gli operai raccoglievano realmente i frutti del loro lavoro. Ma questo miglioramento, questo statuto economico non era né socialista né comunista. Un capitalista era sostituito da una specie di capitalismo collettivo. Là dove c'era un solo proprietario di fabbrica o di un caffè, vi fu in seguito un proprietario collettivo costituito dagli operai della fabbrica o il personale del caffè. Il personale di un caffè ben frequentato ha un reddito più grande di quello di uno stabilimento meno conosciuto.
La collettivizzazione non poteva fermarsi a questa fase. Ciò fu constatato dappertutto. I sindacati decisero di occuparsi essi stessi del controllo delle imprese. I Sindacati d'impresa si trasformarono in imprese industriali. Il Sindacato delle costruzioni di Barcellona si incaricò dell'esecuzione dei lavori delle differenti imprese di costruzione della città. I negozi di barbieri e parrucchiere furono collettivizzati. In ognuno di essi vi fu un delegato sindacale. Ogni settimana, portava il prodotto di tutte le ricette al Comitato Economico del sindacato. Le spese dei negozi furono pagati dal sindacato e lo stesso i salari. Il processo di collettivizzazione non poteva nemmeno fermarsi a questa fase.
Alla Federazione locale dei sindacati di Barcellona (C.N.T.) si discusse la creazione di un comitato di coordinamento. Quest'ultimo doveva estendersi a tutti i comitati economici dei diversi sindacati, il denaro doveva essere concentrato in un solo posto, una cassa di perequazione doveva vigilare ad una ripartizione legittima dei fondi. In alcune industrie esistevano dall'inizio questo comitato di coordinamento e questa cassa di perequazione.
La Compagnia degli autobus di Barcellona, impresa redditizia amministrata dagli operai, ha eccedenze di entrate. Una parte di queste eccedenze è versata ad un fondo di riserva per l'acquisto di materiale dall'estero. Un'altra parte è destinata a sostenere la compagnia dei tramway il cui rendimento finanziario è inferiore a quello della Compagnia degli autobus.
Quando la benzina divenne rara, 4000 tassisti rimasero disoccupati. Il loro salario dovette essere pagato dal sindacato. Fu un pesante carico per il sindacato dei trasporti. Dovette richiedere aiuto agli altri due sindacati ed al comune di Barcellona. Nell'industria del tessile a causa della penuria delle materie prime, si dovettero diminuire le ore di lavoro. In alcune fabbriche, non si lavorò che tre giorni alla settimana. Tuttavia, gli operai dovettero essere pagati. Poiché il sindacato del tessile non aveva mezzi a sua disposizione, la Generalità dovette pagare gli operai al suo posto. Il processo di collettivizzazione non poteva arrestarsi a questo livello. I sindacalisti reclamarono la socializzazione.
Ma socializzazione non significa per essi nazionalizzazione, ossia direzione dell'economia da parte dello Stato. La socializzazione deve essere una generalizzazione della collettivizzazione. Si tratta di una concentrazione dei capitali dei diversi sindacati in una cassa centrale; la concentrazione nel quadro dellal Federazione locale si trasformo in una specie di impresa economica comunale. Si tratta di una socializzazione dal basso o delle attività operaie nel quadro del comune. Senza organizzazione dei lavoratori, non c'è socializzazione. Non soltanto in Catalogna, ma anche in tutte le parti della Spagna, le tradizioni del collettivismo avevano delle radici.
Quando il potere dei generali fu abbattuto, si constatò nel paese, quest'aspirazione generale in favore della collettivizzazione delle grandi proprietà esistenti. Le organizzazioni sindacali ed i gruppi anarchici si posero alla testa di questo movimento per la collettivizzazione. Rimansero fedeli alla loro tradizione.
Al congresso di Madrid della C.N.T., nel giugno 1931, la collettivizzazione del suolo fu dichiarata come uno dei più importanti scopi dei lavoratori della campagna. Le decisioni prese da questo congresso indicano chiaramente la via che nel luglio ed agosto 1936 i lavoratori della campagnadovevano seguire. Nella risoluzione votata nel giugno 1931, si reclamava:
* Tutti i pascoli, grandi proprietà, terreni da caccia ed altre proprietà fondiarie dovevano essere espropriate senza indennizzo e dichiarate proprietà pubbliche (sociali). Tutti i contratti concernenti le decime da versare ai proprietari saranno annullate e sostituite da altri contratti stabiliti dai sindacati secondo i bisogni di ogni distretto.
* Il bestiame da macello, le granaglie, gli strumenti di coltura e le macchine che si trovano in possesso dei privati saranno espropriati.
* Ripartizione proporzionata ai bisogni e gratuita dei campi da semina e degli strumenti di coltivazione tra i sindacati dei lavoratori agricoli per la valorizzazione dell eterre e loro sfruttamento.
* Soppressione delle imposte, debiti ed ipoteche che pesano sulle proprietà agricole sfruttate dal loro proprietario senza l'aiuto costante o il servizio salariato di altri lavoratori.
* Soppressione delle imposte agricole e prelevamenti di altra natura che i piccoli agricoltori sono obbligati di versare ai grandi proprietari o agli intermediari".
"Il congresso dichiara che la socializzazione del suolo e di tutti i mezzi e strumenti concernenti la produzione agricola e la valorizzazione delle terre, la loro utilizzazione ed il loro sfruttamento attraverso i sindacati agricoli unendo i produttori è una condizione primaria per l'organizzazione di un'economia che assicurerà alla collettività operaia il prodotto ontegrale ed il beneficio del suo lavoro".
La collettivizzazione del suolo assunse in Spagna altre forme che in Russia.
La proprietà agricola, nel quadro di un comune, fu collettivizzata se apparteneva ad un grande proprietario fondiario. Quest'ultimo essendosi collocato a fianco del clan clerico-militarista e contro il popolo. I proprietari, che avevano accettato il cambiamento economico poterono continuare a lavorare nel quadro del sindacato, che si pose alla testa della collettivizzazione. Gli esportatori si allinearono così al sindacato ed in molti luoghi anche i piccoli proprietari. Il suolo e la proprietà furono lavorate in comune dai lavoratori della campagna, tutti i prodotti furono consegnati al sindacato che versò i salari e vendette la produzione.
Castiglia libertaria, un film sulla rivoluzione nelle campagne
In un ramo, non vi fu collettivizzazione: nelle banche.
Gli impiegati di banca erano debolmente organizzati. Erano affiliati non ai sindacati della C.N.T., ma ai sindacati della U.G.T. che era contraria alla collettivizzazione; l'U.G.T, socialista, ha, infatti, altre tradizioni. La sua ideologia è socialdemocratica, vuole la statizzazione. La socializzazione deve, secondo questa dottrina, essere applicata dallo stato per mezzo di decreti. Il governo non decretò la collettivizzazione delle banche. Gli impiegati di banca non seppero cosa dovevano fare: così le banche non furono collettivizzate. La collettivizzazione o la socializzazione dell ebanche avrebbe avuto senz'altro un altro sviluppo.
I beni delle banche non sono costituiti da macchine e utensili, ma dai mezzi di circolazione, da valori nominali, da denaro. La requisizione dei beni dell ebanche avrebbe permesso una ripartizione centrale, unica dei mezzi finanziari e lo stabilimento di un piano finanziario. Ma ciò che si perse da una parte, lo si guadagnò dall'altro. L'iniziativa di qualcuno non creò alcun ostacolo. Dopo sette mesi di collettivizzazione, i sindacati, alla luce delle loro esperienze, constatarono che era necessario coordinare tutte le imprese collettivizzate delle diverse industrie. Essi si basarono dunque sulle esperienze compiute.
La direzione centrale, che è creata oggi, non ha bisogno di preoccuparsi della creazione di organi subordinati che esistono già. Il vertice della collettivizzazione poggia su un fondamento solido, che ha per base il sindacato d'industria, le sue sezioni di mestiere nelle imprese ed i laboratori stessi.
Ecco cosa ha fatto la forza della collettivizzazione in Spagna.
Nello sviluppo della collettivizzazione, constatiamo la stessa evoluzione della politica: in particolare il rigetto di ogni movimento totalitario. I sindacati espressero anche la pretesa di regolare l'approvigionamento, senza voler tuttavia farne un monopolio. Il sindacato dell'alimentazione prese a proprio carico il funzionamento delle panetterie. (Non ci sono a Barcellona grani panetterie, fabbriche di pane). Accanto a queste esistono anche delle piccole botteghe di panettieri, che lavorano come prima. Il trasporto del latte dalle campagne alle città è assicurato dai sindacati, che si occupano, inoltre, del funzionamento della maggioranza delle latterie. Il sindacato dell'alimentazione controlla le imprese agricole e lavora in collaborazione con le fattorie collettivizzate. La diminuzione dell'entrara in Spagna del latte condensato ebbe come conseguenza una penuria di latte. Il sindacato dell'alimentazione acquistò del latte condensato all'estero e non vi fu più così penuria di latte a Barcellona.
In Russia, durante i primi tempi della rivoluzione, i magazzini erano fermi. Non fu più così, il grande commercio passò nelle mani dei sindacati. Il piccolo commercio ricevette le sue merci dal sindacato. Per il piccolo commercio l'approvvigionamento fu assicurato dal "Consejeria de abastos", il Consiglio dell'approvvigionamento. Lo scopo fu di organizzare e di unificare l'insieme dell'approvvigionamento in Catalogna di modo che ad ogni località sia servita secondo i suoi bisogni. Un prezzo unico fu stabilito dalle comuni collettivizzate, i sindacati di pescatori e di altri rami dell'alimentazione, in accordo con l'offerta dell'approvvigionamento. Evitare l'aumento dei prezzi delle derrate alimentari, questo era lo scopo di questa politica economica. Speculatori ed accaparratori dovevano essere così eliminati.
Alla metà di dicembre, questa politica fu sospesa. Il 16 dicembre fu formato un nuovo governo catalano. I comunisti ottennero l'esclusione del POUM, (Partito Operaio di Unificazione Marxista) dal governo. Nella formazione di quest'ultimo, il ministro dell'approvvigionamento fu accordato a Comorera, membro del partito socialista unificato (affiliato alla terza internazionale). Un altro ministero fu dato a Domenech, il rappresentante dei sindacalisti della C.N.T. Comorera aboliì il monopolio dell'approvvigionamento. La libertà di commercio fu di nuovo introdotta. Si lasciò via libera all'aumento dei prezzi. In questo campo, la collettivizzazione fu sospesa.
Nel campo dei trasporti, la felice influenza della collettivizzazione salta agli occhi. A dispetto di un aumento generale dei prezzi, le tariffe delle compagnie di trasporti di Barcellona non sono aumentate. Si vedono nelle vie di Barcellona nuovi tram dalla vernice fresca così come nuovi autobus. Numerose vetture taxi sono state rimesse a nuovo. La collettivizzazione delaal campagna e dell'industria apre nuove vie di sviluppo ai cambiamenti strutturali della società. Ma sarebbe prematuro emettere un giudizio definitivo su questo sviluppo che è uno degli avvenimenti sociali più interessanti della nostra epoca. La collettivizzazione apre nuove prospettive, conduce a nuove vie.
In Russia, la rivoluzione ha preso la strada della statizzazione. In Italia ed in Germania, il fascismo ha posto le sue speranze nel sistema corporativo. Negli stati democratici anche si pensa a trovare una soluzione alla crisi economica attuale in nuove forme di fondamenti economici e politici della società. In America, Roosevelt si è lanciato in una via nuova; in Belgio, de Man ha proposto un socialismo parziale. In Francia, dei teorici democratici prendono in prestito alcune delle loro idee al sistema corporativo.
Attraverso queste novità, si intravede un'uscita alla crisi politica, economica e spirituale, una sanamento delal vita economica.
In Spagna, abbiamo messo in piedi nuove teorie, il popolo stesso, i contadini della campagna, gli operai della città si sono fatti carico dello sfruttamento del suolo e dei mezzi di produzione. In mezzo a grandi difficoltà, a tastoni ed attraverso gli errori, vanno sempre avanti, sforzandosi di edificare un sistema economico equo in cui i lavoratori stessi siano i beneficiari dei frutti del loro lavoro.
Questo è il senso della collettivizzazione in Spagna.
Augustin Souchy (Aprile 1937).
[Traduzione di Ario Libert]
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Les collectivisations en Espagne
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