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Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.

Marxismo libertario. Inedito. Maximilien Rubel, Karl Marx e il socialismo populista russo, da: "La Revue Socialiste", n° 11, 1947, 02.

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Karl Marx e il socialismo populista russo

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 Maximilien Rubel  

III. Una lettera senza conseguenze storiche

 

Ecco ora il testo definitivo della risposta che Marx diede a Vera Zasilich [23]:

 

8 Marzo 1881.

41, Maitland Park Road, London N.W.


 

Cara Cittadina,

Una malattia di nervi che mi aggredisce periodicamente negli ultimi dieci anni, mi ha impedito di rispondere prima alla vostra lettera de 16 febbraio. Mi dispiace di non potervi dare un esposto succinto e destinato alla pubblicità della questione che mi avete fatto l'onore di propormi. Da mesi ho promesso un lavoro sullo stesso tema al Comitato di San Pietroburgo. Tuttavia spero che alcune righe basteranno nel non lasciarvi alcun dubbio sul malinteso nei confronti della mia sedicente teoria.

Analizzando la genesi della produzione capitalista, sostengo: "In fondo al sistema capitalista c'è dunque la separazione radicale del produttore dai mezzi di produzione... la base di tutta questa evoluzione è l'espropriazione dei coltivatori. Non si è compiuta in modo radicale che in Inghilterra... Ma tutti gli altri paesi dell'Europa occidentale percorrono lo stesso movimento (Il Capitale, ed. francese, p. 315).

La "fatalità storica" di questo movimento è dunque espressamente ristretta ai paesi dell'Europa occidentale. Il perché di questa restrizione è indicato in questo passaggio del cap. XXXII: "La proprietà privata, fondata sul lavoro personale... sta per essere soppiantata dalla proprietà privata capitalista, fondata sullo sfruttamento del lavoro altrui, sul salariato" (op. cit., p. 340).

In questo movimento occidentale si tratta dunque della trasformazione da una forma di proprietà in un'altra forma di proprietà privata. Presso i contadini russi si dovrebbe al contrario trasformare la loro proprietà comune in proprietà privata. L'analisi fornita in Il Capitale non offre dunque ragioni né a favore né contro la vitalità della comune rurale, ma lo studio speciale che ne ho fatto, e di cui ho cercato i materiali nelle fonti originali, mi ha convinto che questa comune è il punto d'appoggio della rigenerazione sociale in Russia; ma affinché essa possa funzionare in quanto tale, bisognerebbe innanzitutto eliminare le deleterie influenze che l'assalgono da ogni parte ed in seguito assicurarle le condizioni normali di uno sviluppo spontaneo.

Ho l'onore, cara Cittadina di essere vostro devoto.


 

Karl MARX


 

Possiamo facilmente constatare che, nella redazione definitiva della sua lettera, Marx si limita a rispondere una domanda precisa, in modo non meno preciso.

La comune rurale russa è fattibile? Questo era il problema sollevato da Vera Zasulich in nome del suo gruppo. Marx rispose affermativamente, conferendo alla soluzione da egli data al problema un carattere condizionale, non teoretico. Non approvava dunque i "marxisti" russi ai quali la sua interrogatrice faceva allusione [24]. Al contrario, la sua risposta non sembra mirare che a stimolare l'energia rivoluzionaria dei narodniki di cui ammirava il coraggio e l'abnegazione [25].

Ma se la soluzione proposta da Marx non aveva alcun carattere dogmatico e somigliava piuttosto ad un giudizio implicante un postulato etico- la soluzione essendo la rivoluzione- le supposizioni erano sostenute grazie allo studio delle "fonti originali" più importanti dell'epoca [26].

Nel gennaio 1882, dunque ad un anno appena dopo aver comunicato la sua risposta al gruppo dello Tchorny Pérédiel, redigendo con Engels la prefazione della seconda edizione russa di Il Manifesto del partito comunista, nella traduzione di Vera Zasulich [27], Marx condensò, in una ventina di righe, le sue opinioni sulla comune rurale russa e le sue prospettive nel senso definito anteriormente da lui come da Engels (nella sua replica a Tkacev): "il compito di Il Manifesto, era di proclamare la sparizione inevitabile ed imminente dell'attuale proprietà borghese. Ora, in Russia accanto ad un ordine capitalista che si sviluppa con una velocità febbrile accanto alla proprietà fondiaria borghese allo stato di formazione, constatiamo che più della metà del suolo forma la proprietà comune dei contadini. Una domanda si pone dunque: La comune contadine russa- forma, è vero, molto disaggregata già di proprietà comune primitiva del suolo- può trasformarsi direttamente in una forma comunista superiore della proprietà fondiaria? Oppure dovrà subire preventivamente lo stesso processo di dissoluzione che si manifesta nell'evoluzione storica dell'Occidente?- La sola risposta che si possa attualmente dare a questa domanda è la seguente: Se la rivoluzione russa diventa il segnale di una rivoluzione operaia in Occidente di modo che le due si completano, l'attuale proprietà comune russa può diventare il punto di partenza di un'evoluzione comunista".

Posti di fronte all'alternativa di Marx, i populisti emigrati a Ginevra ne scelsero non il primo termine, il quale riposa su una valutazione ottimista della "opportunità storica" offerta alla Russia di passare, con il concorso delle conquiste tecniche e sociali della rivoluzione occidentale, da uno stadio inferiore del comunismo agrario ad una forma superiore della proprietà sociale. Optando per il secondo termine di quest'alternativa, il quale implica una visione fondamentalmente pessimistica dei destini di una Russia pronta a passare sotto le "forche caudine" del capitalismo, gli ex narodniki erano decisi di non dare alcun peso alla risposta incoraggiante che aveva loro fornito Marx.

È precisamente quest'atteggiamento nuovo, segnato dalla svolta totale delle opinioni di Vera Zasilich e dei suoi amici, che ci dà la chiave del problema psicologico sollevato, come abbiamo visto all'inizio del presente saggio, da David Riazanov. Quest'ultimo fu colpito da un'assenza di memoria così flagrante presso coloro che avevano sollecitato i lumi di Marx su una questione da cui dipendeva, per impiegare l'espressione del loro porta-parola, "il destino personale dei socialisti rivoluzionari" della Russia. Ecco l'ipotesi che si potrebbe allora formulare attorno a questo oblio: quest'ultimo era, presso gli interroganti russi di Marx, una conseguenza psicologicamente necessaria della loro adesione al "marxismo", detto altrimenti: a quella teoria storico-filosofica-passe-partout che Mikhailovski aveva creduto poter dedurre dall'opera marxiana e di cui Marx stesso diceva che gli faceva "allo stesso tempo troppo onore e troppo vergogna",

Che diventando marxisti, si dimentichino i postulati essenziali del messaggio marxiano, non può che sembrare paradossale, se si considera che la storia, abbonda di esempi in cui l'apparizione di una personalità e di un pensiero di grande levatura fa nascere questo fenomeno così potentemente denunciato e così impietosamente sezionato da Sören Kierkegaard: l'ammirazione, atteggiamento di comodo il cui antipodo è l'imitazione, esigenza etica. Quando a sua volta Kierkegaard, così come il suo contemporaneo Marx- che egli ignorava, cercando, nel timore e nel tremore, ad essere il "contemporaneo" del Cristo- sia caduto vittima del complotto del tumulto dopo esserlo stato del silenzio, è del tutto proprio di un'umanità che, a forza di ricercare le soluzioni facili, ha perso persino il senso del problematico [28].


 

[Traduzione di Ario Libert]


 

NOTE

[1] Nel 1888, in un articolo intitolato Quale eredità rinneghiamo? Lenin definiva la teoria populista con le tre caratteristiche seguenti: 1° valutazione del capitalismo in Russia come un fenomeno di decadenza, di regressione...; 2° proclamazione dell'originalità del regime economico della Russia in generale e del contadino con la sua comune, il suo artel, in particolare..., 3° incomprensione del legame degli intellettuali e delle istituzioni giuridiche e politiche con gli interessi materiali di certe classi sociali (cfr. V. I. Lenine, Pages Choisies, a cura di P. Pascal, Parigi, 1926, t.1, p. 18)

[2] Vera Zasulic, avendo sparato, nel 1878, al prefetto di pietroburgo, che aveva fatto frustare uno studente, fu assolta da una giuria impressionata dall'opinione pubblica favorevole all'accusata.

[3] Su P. lavorov, vedere Rappaport, La Philosophie de l'Histoire [La filosofia della storia], Parigi, M. Rivière. Vedere anche K. Marx, Lettres à Lavrov[Lettere a Lavrov], in "La Revue Marxiste", maggio 1929.

[4] La lettera di Vera Zasulic a Marx, le quattro bozze della risposta fatta da Marx, allo stesso modo di questa stessa risposta- lettera, bozze e risposta essendo state scritte in francese- sono state pubblicate, vedremo in quali circostanze, da David Riazanov nella rivista dell'Istituto Marx-Engels di Mosca Marx-Engels Archiv, t. I, p. 309-342, edite nel 1925 a Francoforte sul Meno- Rieditate Karl Marx, Œuvres II, Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard, Parigi, 1968, p. 1556-1573.

[5] Nel testo riprodotto da David Riazanov si può leggere, a questo punto, la parola "voi".

[6] Essa fu edita, nel 1924, nel suo testo ed in facsimile, in "Materiali per la storia del movimento rivoluzionario", t. II, Tratto dagli archivi di Piotr Axelrod.

[7] Cfr. David Riazanov, Véra Zassoulitch et Karl Marx, in: Marx-Engels—Archiv, I, p. 310.

[8] Mir ou obchtchina: termini russi designanti la comune rurale ancestrale.

[9] Contre Boris Nicolaievski che vede la spiegazione della brevità della risposta di Marx nel fatto che quest'ultimo non aveva alcuna simpatia per il gruppo della Frazione Nera, preferendo a essi i populisti (sostenitori della frazione raggruppata intorno all'organo Narodnaja Volja), David Riazanov è del parere (e non possiamo che approvarlo) che soltanto la capacità lavorativa fortemente ridotta di Karl Marx- ne constatiamo le tracce negli abbozzi delle lettere - l'ha impedito di rispondere completamente del tutto come egli avrebbe desiderato. Non è meno vero che Marx era in rapporto con i populisti Morozov e Hartmann a cui, sin dal gennaio 1881, promise di redigere uno studio sulla comune contadine, su richiesta del comitato esecutivo della Narodnaja Volja. Sulla Frazione Nera, Marx si è espresso nella sua lettera a Sorge (5/11/1880) nei seguenti termini sprezzanti: "...i russi anarchici... che pubblicano a Ginevra Frazione Nera... formano il cosiddetto partito della propaganda in opposizione con i terroristi che rischiano le loro teste (per fare della propaganda in Russia - si recano a Ginevra! quale qui pro quo!). Questi signori sono opposti ad ogni azione politico rivoluzionaria. La Russia deve, con un salto, giungere al millennio anarco-comunista e ateo! In attesa, essi preparano questo salto con un dottrinarismo noioso di cui i sedicenti principi corrono per la strada dal fu Bakunin".

[10] Marx cita dall'edizione francese di Il Capitale. Ora, è interessante constatare che questa idea restrittiva non compare nell'edizione tedesca!

[11] Per il testo integrale della replica di Marx a Mikhailovski, vedere: Nicolai-on, Histoire du Développement économique de la Russie, Paris, 1902, p. 507-509. - Publicato anche dopo in Karl Marx, Œuvres II, op. cit., p. 1552-1555.

[12] Marx ha certamente presente la riforma agraria del 1861 "che legalizzavano le relazioni territoriali dell'obschina che esistevano in Russia da secoli in virtù del diritto consuetudinario" (Cfr. Nicolas-on, Histoire du Développement économique de la Russie, Paris, 1902, p. 1).

[13] Article nel New-York Times du 25/6/1853.

[14] Cfr. Il Capitale, I, p. 376 dell'edizione tedesca.

[15] Nel suo Contributo ad unacritica, del 1859, Marx aveva già cancellato il pregiudizio frequente presso gli slavofili, ed eretto in credo messianico da Herzen, "che la forma primitiva della proprietà comune è una forma specificamente slava, anzi esclusivamente russa". Ne segnala allora l'esistenza presso i Romani, i Germani, i Celti e, soprattutto, in India.

[16] Lewis Morgan, Ancient Society, 1877.

[17] "Un uomo non può ridiventare un bambino senza ritornare all'infanzia. Ma non si rallegra dell'ingenuità del bambino, e non deve egli stesso aspirare a riprodurre, ad un livello più elevato, la sincerità del bambino? Perché l'infanzia sociale dell'umanità, sul più bello della sua dissoluzione, non eserciterebbe, come una fase mai scomparsa, un'eterna attrazione? (Karl Marx, Introduzione alla critica dell'economia politica, 1857. Questo testo importante - le frasi precedenti si riferiscono all'arte greca - fu pubblicata, postumo da Karl Kautsky nel 1903.

[18] Alcuni mesi dopo la morte di Marx, Engels scoprì nella stanza da lavoro del suo amico, due tonnellate di materiali statistici russi. Ne espresse la sua amarezza in una lettera a Sorge, persuaso che questa massa di documenti aveva impedito Marx di terminare il tomo II di Il Capitale.

[19] Vedere la lettera di Jenny Marx a Frederich Engels, gennaio 1870.

[20] Marx a Danielson, il 22/3/1873- Passaggio tradotto dalla traduzione tedesca- la maggior parte delle lettere sono scritte in inglese- da Kurt Mandelbaum, Die Briefe von Karl Marx und F. Engels an Danielson, Leipzig, 1929. Vedere anche Marx-Engels, Correspondance - t. 12, tradotto per la cura di Gilbert Badia e Jean Mortier, Editions Sociales, Paris, 1989, p. 266-267.

[21] Artel, specie di associazione cooperativistica fondata sul consenso formale o tacito di artigiani eguali. Questa istituzione specificamente russa risale da un'antichità remota.

[22] In un articolo scritto su richiesta di Marx, Friedrich Engels, rispondendo alla Lettera aperta che gli aveva spedito il populista Tkacev sulle colonne Volksstaat (Zurigo, 1874), aveva già formulato la tesi condizionale sul futuro del socialismo in Russia, così come Marx l'espose in risposta a Mikhailovski e a Vera Zasulich. Pur ammettendo che l'esistenza del mir e dell'artel testimoniano la potente volontà di associazione del popolo russo, Engels si rifiuta di credere che questa sola volontà possa bastare per far passare la Russia, con un salto, e senza conoscere la tappa borghese, nell'ordine socialista. I contadini russi potrebbero evitare questa fase intermedia, e la comune rurale russa potrebbe elevarsi ad una forma sociale superiore, "se nell'Europa occidentale, prima della decomposizione totale della proprietà comunale, una rivoluzione proletaria trionfasse, fornendo al contadino russo le condizioni di questa transizione... Se la comune russa può ancora essere salvata e se un'occasione può essergli fornita nel trasformarsi in una forma nuova, realmente fattibile, è unicamente grazie ad una rivoluzione proletaria in Europa occidentale". Circa 20 anni dopo, Engels, nelle sue lettere a Danielson sarà molto più scettico rispetto a questa prospettiva, perché, precisamente, "l'Occidente non si era mossa" (Lettera del 17 ottobre 1893).

[23] Il testo e il facsimile dell'originale sono stati pubblicati in Francia, nel 1931, nel n°2 di "La Critique Sociale", (M. Rivière, édit.).

[24] In una delle copie di prova della sua risposta, Marx annotò a questo proposito: "I Marxisti russi di cui mi parlate mi sono del tutto sconosciuti. I Russi con i quali ho dei rapporti personali hanno, per quanto ne so, delle vedute del tutto opposte".

[25] Dopo l'assassinio di Alessandro II, Marx in una lettera a sua figlia Jenny Longuet, parla degli autori dell'attentato in questi termini: "Sono degli individui fondamentalmente abili, senza pose melodrammatiche, semplici, positivi, eroici... Essi si sforzano di mostrare all'Europa che il loro modo di agire è specificatamente russo, storicamente inevitabile, una forma di terremoto di Chio". In occasione di un meeting slavo per la celebrazione dell'anniversario della Comune, Marx e Engels salutarono l'attentato contro Alessandro II come un "avvenimento che, dopo lotte lunghe e violente, condurrà finalmente alla creazione di una comune russa".

[26] Maxime Kovalevski, autore di una monumentale Storia dello sviluppo economico dell'Europa sino agli inizi del capitalismo, è uno dei migliori storici della comune rurale, ne fu il difensore alla Duma contro la riforma agraria di Stolipin - fu un discepolo diretto di Marx che lo incoraggio a dedicarsi alle ricerche nel campo della storia economica. Marx conosceva la sua opera sulla proprietà comunale rurale e ne fece degli estratti. Alcuni mesi prima della morte, Marx leggeva anche: V. Vorontsov, Le sort du capitalisme en Russie.

[27] La prima traduzione russa del Manifesto era stata fatta da Bakunin, nel 1860.

[28] Sarebbe interessante esaminare alla luce delle presenti considerazioni la posizione teorica di Lenin all'interno della socialdemocrazia russa nei confronti del problema contadino. Se Lenin pretendeva, contro i narodniki (e contro Marx!) che la comune rurale russa non era un fenomeno naturale e spontaneo, ma una creazione del medioevo (vedere il suo articolo del 1897: Per caratterizzare il romanticismo economico) e che si doveva applicare alla "Santa Russia l'analisi del capitalismo e delle sue manifestazioni date dal pensiero europeo di avanguardia" (Quale eredità rinneghiamo?) - Lenin aveva proceduto in una simile analisi nella sua opera Sullo Sviluppo del capitalismo in Russia, sin dal 1899 -, egli si opponeva, all'interno del partito, alla sottovalutazione del ruolo rivoluzionario della classe contadina russa. Tuttavia, l'esame e la discussione di questo problema esce dal quadro che ci siamo posti nel presente saggio.


 

[Traduzione di Ario Libert]

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