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5 aprile 2021 1 05 /04 /aprile /2021 13:08
 

Artiglieria della Butte Montmartre nel marzo 1871

Il 18 marzo 1871, i Parigini si ribellano contro il governo. E' l'inizio della Comune che durerà 72 giorni. Un episodio storico che ha segnato gli spiriti.

Le cause del sollevamento

Il 18 marzo 1871 iniziava la Comune di Parigi. Un avvenimento che terminerà con "La settimana di sangue" dal 21 al 28 maggio in cui circa 20.000 comunardi finiranno uccisi dai versagliesi. Un breve momento della storia che segnò e segna ancora degli spiriti sia in Francia sia all'estero.

Una parentesi durante la quale emersero tuttavia dei diritti e dei concetti innovatori: l'insegnamento laico e obbligatorio, la separazione delle chiese e dello Stato, un abbozzo dell'eguaglianza professionale donna-uomo, il divorzio per reciproco consenso, ecc.

E' innanzitutto la disastrosa guerra mal preparata contro la Prussia che ha dato fuoco alle polveri. L'Imperatore Napoleone III, accerchiato, capitola a Sedan il 2 settembre 1870.

 

Sin dal 4 settembre, a Parigi, la Repubblica è proclamata e un governo di Difesa nazionale formato, composto da repubblicani moderati come Jules Favre e Jules Ferry, persino dei conservatori come il generale Trochu. Questo governo promette di continuare la lotta malgrado l'assedio dell'esercito prussiano che Parigi subisce a partire dal 19 settembre.

Un assedio sempre più difficile, in quanto la popolazione parigina soffre enormemente la fame. E gli spiriti si riscaldano di fronte alle sconfitte militari successive per tentare di di sbloccare Parigi. Dopo un ennesimo tentativo abortito in direzione di Bourget, il 28 ottobre, per non aver inviato dei rinforzi, Parigi conosce una giornata rivoluzionaria il 31 ottobre 1870 con un primo tentativo di istituire una Comune.

Il tono sale ancora più nel gennaio 1871 quando i Parigini vengono a conoscenza del fatto che, discretamente, da alcune settimane, il governo della Difesa nazionale ha iniziato dei colloqui con Otto von Bismarck, il cancelliere tedesco, per giungere a una tregua.

E malgrado un nuovo sollevamento popolare parigino il 22 gennaio 1871 - in cui la truppa spara sulla folla nel settore di Belleville - mirante a impedire al governo di capitolare, Jules Favre firma il 28 gennaio 1871 un armistizio con Bismarck. L’accordo prevede delle elezioni e poi la convocazione di un'assemblea nazionale che dovrà decidere se accettare una pace definitiva.

Un'assemblea a maggioranza monarchica

Queste elezioni hanno luogo in fretta l'8 febbraio 1871. Essa si svolge a suffragio universale maschile. Anche se mutilata perché 500.000 soldati sono prigionieri dei Tedeschi o nell'impossibilità di votare. E nei 43 dipartimenti occupati dai Tedeschi, i Francesi non possono votare. Il risultato è che sui 638 deputati eletti, quasi 400 sono di tendenza monarchica, un po' più di 200 appartengono alle diverse famiglie di repubblicani e 30 sono bonapartisti.
Parigi si singolarizza ancora una volta eleggendo 37 repubblicani su un totale di 43 deputati. Tra gli eletti parigini, troviamo Louis Blanc, Georges Clemenceau, Victor Hugo. Il fossato si va dunque ingrandendo tra Parigi e la provincia. La Capitale ritiene di essersi ben difesa e di non aver perduto contro i Prussiani/Tedeschi. Per la città, l'armistizio è insopportabile. Al contrario, la provincia vuole a maggioranza la pace.

Le cause più profonde

Parigi è dunque in profondo divario con il resto del paese ancora molto rurale e sensibile alle opinioni dei notabili locali. Anche se vi sono degli embrioni di "Comuni" a Lione, Marsiglia e anche a Saint-Etienne, esse sono molto presto represse.
La sociologia di Parigi è molto particolare per l'epoca. La capitale è già una grandissima città di 1,8 milioni di abitanti. Il 57% di questi abitanti vivono del lavoro dell'industria e il 12% di attività commerciale. Dalla rivoluzione del 1848, la città è regolarmente il teatro di scioperi, diritto ottenuto nel 1864, e di rivolte. La classe operaia è pienamente cosciente di sé, tanto più che la sua situazione materiale è disastrosa.

La miseria operaia durante il Secondo Impero. Le condizioni di vita e il lavoro infantile nell'industria.

Inoltre, le trasformazioni urbanistiche, sopratutto quelle del Secondo Impero, hanno quasi posto fine alla diversità sociale all'interno di Parigi. Le classi popolari (operai e artigiani) sono oramai maggiormente concentrate nel nord e nell'est della capitale (circondari 10-11-12-13-18-19-20), il che facilità la loro organizzazione e incoraggia la propagazione delle idee repubblicane, socialiste o anarchiche.

In questo contesto, conviene menzionare la particolare situazione delle donne. Esse rappresentano il 33% della popolazione attiva parigina e guadagnano meno della metà degli uomini. Nelle officine esse sono spesso schernite dai loro padroni e capiofficina. E la loro condizione è anche difficile nelle loro abitazioni. Da allora, le donne operaie esprimono un'immensa volontà di espressione demopcratica. Da qui il loro impegno precoce contro i versagliesi e a favore della Comune.

Distribuzione della zuppa agli indigenti da parte dei capuccini di rue de la Santé nel 1869

Lo scatenamento

Parigi è dunque una polveriera con una popolazione politicizzata, organizzata, armata con i suoi 180.000 membri della guardia nazionale creata per far fronte al nemico prussiano. Ora, malgrado tutto, il nuovo governo alla testa del paese moltiplicherà le provocazioni.
Da Bordeaux dove ha sede, Parigi ancora in stato d'assedio, la nuova assemblea uscita dallo scrutinio dell'8 febbraio 1871 ha affidato il potere esecutivo a Adolphe Thiers - primo presidente nei fatti, se non legittimamente, della III Repubblica - noto per il suo conservatorismo e la sua feroce volontà di sottomettere Parigi la ribelle. Affronto supremo per i Parigini: i Tedeschi ottengono da Thiers il diritto di sfilare sugli Champs Élysées il 1° marzo 1871, avendo Thiers firmato un trattato preliminare di pace con il cancelliere Bismarck.

Sfilata delle truppe tedesche agli Champs Elysées il 1° marzo 1871

Poi, nuova provocazione, invece di raggiungere Parigi giudicata troppo "rossa", l'assemblea lascia Bordeaux per insediarsi a Versailles, la città reale!
Altre decisioni di Thiers avvelenano ancora la situazione: la paga dei membri della guardia nazionale viene soppressa, il che priva di reddito numerosi Parigini e le loro famiglie; la moratoria sul pagamento degli alloggi, istituita all'inizio della guerra, è anch'essa tolta; dei generali di orientamento bonapartista sono nominati in posti chiave, soprattutto alla testa della guardia nazionale.

L'affare dei cannoni

L'ultimo elemento scatenatore è "l'affare dei cannoni". Thiers decide il 16 marzo 1871 di disarmare la città allo scopo di purgarla da "tutti i rossi". 227 cannoni sono stati ritirati dalla guardia nazionale dei Champs Élysées prima della sfilata dei Prussiani e sono stati posti sulle colline di Montmartre e Belleville.
Adolphe Thiers invia 4000 soldati a cercare i cannoni nella notte tra il 17 e il 18 marzo. Mentre i soldati aspettano i cavalli per far scendere i cannoni, essi si ritrovano circondati dalla folla – tra cui molte donne guidate da Louise Michel – e le guardie nazionale.
I soldati solidarizzano allora con gli insorti parigini. E malgrado l'intervento di Clemenceau, sindaco del 18° circondario, il generale Lecomte, che aveva ordinato di sparare sulla folla, e il generale Thomas, a cui viene rimproverato di aver partecipato alla repressione di giugno 1848, vengono fucilati. Un po' ovunque in diversi quartieri, vengono erette delle barricate e molti soldati fraternizzano con i Parigini.
Thiers, per paura di essere fatto prigioniero, decide allora di abbandonare la capitale per Versailles. Circa 100.000 Parigini lo seguiranno, così come la maggioranza dei funzionari. E' il vero inizio della Comune che durerà 72 giorni.
Il Comitato centrale della guardia nazionale risiede al Municipio centrale (Hôtel de Ville) e decide di organizzare delle elezioni nella capitale. E' sostenuto da numerosi club. Le elezioni hanno luogo il 26 marzo 1871. Si contano circa 230.000 votanti sui 485.000 iscritti, ossia il 52% di astensioni, soprattutto per il fatto della partenza di numerosi Parigini.
Sin dal 28 marzo, il nuovo Consiglio vota la Comune in riferimento alla Comune insurrezionale che pose fine alla monarchia il 10 agosto 1792.
Una maggioranza e una minoranza
Sui 92 membri eletti del Consiglio municipale, circa una ventina appartenenti al "partito dei sindaci" (moderati) rifiutano di insidiarsi. Sono stati essenzialmente eletti dagli abitanti del centro e dell'ovest parigino. I 70 restanti appartengono a tendenze repubblicane e socialiste molto diverse: i rivoluzionari (soprattutto i blanquisti) e i giacobini che formeranno una "maggioranza"; e dalla parte della "minoranza", dei militanti operai di tendenza marxista o anarchica che volevano porre soprattutto l'accento sulle questioni sociali.
Troviamo anche alcuni indipendenti, come il pittore Gustave Courbet. Tra gli eletti, 33 sono degli artigiani e piccoli commercianti, 24 provengono da professioni liberali o intellettuali (giornalisti, architetti, medici, ecc.) e 6 sono operai.
Se "maggioranza" e "minoranza" vanno presto ad opposi sul modo modo di governare soprattutto, tutti saranno uniti di fronte all'offensiva versagliese, che verrà a precisarci molto presto.
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