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16 dicembre 2013 1 16 /12 /dicembre /2013 06:00

PAUL MATTICK: La Rivoluzione fu una bella avventura. Dalle strade di Berlino ai movimenti radicali americani (1918-1934).

 

 

mattick-libro02Edizione francese del libro di Paul Mattick

 

 

Il militante e teorico marxista Paul Mattick (1904-1981 [1]) non ha scritto un’autobiografia, ma quest’opera uscita da poco, a partire da un’intervista che egli aveva concessa nel 1976, colma in qualche modo questa lacuna. È una narrazione molto viva, di una grande franchezza, che Mattick fa della sua giovinezza nella Germania della guerra, poi della rivoluzione, e delle sue esperienze militanti in questo paese e poi negli Stati Uniti. La forma orale, ben restituita, ne rende la lettura molto fluida. L’opera beneficia anche di numerosi documenti fotografici legati al testo.

 

Figlio di un operaio sindacalista e socialista, Paul Mattick è sin da giovane in contatto con il movimento operaio. A proposito della sua infanzia, racconta le pene corporali alla scuola, e la loro conseguenza: “la paura ci impediva di pensare e di imparare”, frase che merita di essere meditata, e che potrebbe essere applicata alla situazione sociale attuale. Parla anche delle devastazioni dell’alcol, anche su suo padre. Trattando della prima guerra mondiale, Mattick descrive gli effetti del blocco militare subito dalla Germania: dei bambini – tra cui egli stesso- costretti a rubare il cibo per mangiare, e numerosi sono coloro che moriranno per via della degradazione delle condizioni materiali di vita: “dopo il 1917 e il 1918, vi furono grandi epidemie di tubercolosi. Nel nostro palazzo, più della metà dei bambini che vi vivevano ne sono morti”.

 

Adolescente, Paul Mattick entra come apprendista in una fabnbrica Siemens, e milita nella Gioventù socialista libera (Freie Sozialistische Jugend) a Charlottenburg, città limitrofa a Berlino (che in seguito vi è stata inglobata). A partire da novembre 1918, partecipa alla Rivoluzione tedesca, e si trova eletto in un consiglio operaio come rappresentante degli apprendisti.

 

Intraprende in seguito diversi piccoli lavori continuando a militare senza sosta, sfuggendo per poco alla morte durante il putsch di Kapp nel 1920. Attivista all’interno degli scioperi durante gli anni successive, viene incarcerato per un period. A livello organizzativo, Mattick è a partire dal 1920 militante del KAPD (Partito comunista operaio Tedesco), scissione “ultra-sinistra” del Partito comunista. Ma il racconto narra poco per ciò che concerne questa organizzazione, che in pochi anni cadrà da alcune decine di migliaia di aderenti a poche centinaia. La descrizione di questo periodo mostra anche, tra l’altro, che il riflusso rivoluzionario e la repressione possono trascinare alcuni militanti verso la criminalità.

mattick-libro.jpgEdizione tedesca del libro a carattere autobiografico di Paul Mattick

 

Nel 1926, Paul Mattick parte per gli Stati Uniti a lavorare come meccanico, poi come meccanico. Dapprima nel Michigan, vive in seguito a Chicago. Mattick milita allora con gli Industrial Workers of the World (IWW, organizzazione), pur essendo vicino al Proletarian Party. Partecipa in seguito a una scissione di questo partito, che prende il nome di United Workers Party puis Groups of Council Communists. Con il riflusso delle lotte sociali durante la seconda metà degli anni 30, questo gruppo sparirà.

 

Ma per Mattick, l’essenziale è nella lotta sociale diretta: in seguito alla crisi del 1929, “delle assemblee di disoccupati hanno iniziato a costituirsi, la maggior parte spontaneamente”. Partecipa a questi movimenti di disoccupati, che prendono in mano dei locali lasciati vuoti per via della crisi, e li utilizzano come luoghi di riunione e di solidarietà pratica. I disoccupati organizzati partecipano anche al sostegno attivo a favore dei lavoratori in sciopero, oragnizzando insieme dei picchetti di sciopero. Lottano anche contro le espulsioni dagli alloggi per affitti non pagati. Queste erano le azioni praticate da questi “consigli di disoccupati”: si capisce che Paul Mattick ne era entusiasta. Dice inoltre nel 1976, che fu “un periodo meraviglioso, un periodo a cui sogno ancora oggi”.

 

È nel 1934 che Paul Mattick lancia con i suoi compagni la rivista International Council Correspondence, che è legata con altri comunisti dei consigli nel mondo. Questa rivista è seguita a partire dal 1938 da Living Marxism, che diventa New Essays nel 1942. Difendendo un “marxismo vivente”, si tratta tra l’altro per Mattick do “opporsi alla teoria bolscevica, al capitalismo di Stato”. Queste riviste si iscrivono in una corrente marxista che è non soltanto antistalinista, ma anche antileninista, e che considera che l’URSS è stato sin dall’inizio una dittatura capitalista di Stato.

 

La narrazione di Mattick si interrompe qui, essendo la sua esistenza diventata molto meno agitata – benché sempre dedicata alla lotta contro l’oppressione capitalista [2].

 

Oltre che un semplice racconto di vita, questo libro ci mostra un movimento operaio rivoluzionario che milita per l’auto-emancipazione, e che è anche un mezzo per dei militanti di forgiarsi un’importante cultura. Paul Mattick è uno dei teorici operai autodidatti che, a partire dalla loro coscienza di classe e dalle loro esperienze nelle lotte, hanno saputo sviluppare delle analisi approfondite e lucide della società, conservando sempre la prospettiva di arrivare a una società liberata dallo sfruttamento e dall’alienazione.

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

LINK al post originale:
La Révolution fut une belle aventure 


 

NOTE 

 

[1] Abbiamo in precedenza pubblicato delle recensioni a due sue opere: Marx et Keynes (Critique Sociale n° 8, novembre 2009) e  Marxisme, dernier refuge de la bourgeoisie? (Critique Sociale n°20, marzo 2012).

 

[2] Non si era ravveduto: un giorno a Boston, già verso il tramonto della sua vita, aveva risposto a un giornalista televisivo che gli aveva domandato per strada per chi avesse votato: “We don’t vote, we blow things up!”. 

 

Paul Mattick, La Révolution fut une belle aventure. Des rues de Berlin en révolte aux mouvements radicaux américains (1918-1934), L’échappée, 2013, 191 pagine, 17 euro. Prefazione di Gary Roth, postfazione di Laure Batier e Charles Reeve.

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