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11 gennaio 2013 5 11 /01 /gennaio /2013 06:00

LENIN

Lenin Karpov

M. Nicolas Werth

"Compagni, il sollevamento kulako nei vostri cinque distretti deve essere schiacciato senza pietà. Gli interessi della rivoluzione intera lo esigono, perché ovunque la lotta finale con i kulaki è oramai scatenata. Bisogna 1°) Prendere (e dico prendere in modo che la gente lo veda) non meno di cento kulaki, riccastri, vampiri noti. 2°) Pubblicare i loro nomi. 3°) Impadronirsi di tutto il loro grano. 4°) Identificare gli ostaggi come abbiamo indicato nel nostro telegramnma ieri. Fate ciò in modo che a centinaia di verste nei dintorni, il popolo veda, tema, sappia e grida: strangolano e continueranno a strangolare i kulaki-vampiri. Telegrafate che avete ricevuto e posto in esecuzione queste istruzioni. Il vostro Lenin.

P. S. Cercate le persone più dure.

lenin-levine1.pngQuesto telegramma di Lenin, datato 11 agosto 1918, vero appello all'omicidio, fa parte di alcune migliaia di testi del fondatore dell'Unione sovietica che non sono mai stati inclusi in nessuna delle cinque edizioni canoniche delle "Opere complete" di Lenin, apparse tra il 1920 e il 1965. Dopo l'implosione dell'Unione sovietica e l'apertura dei suoi archivi, gli storici hanno avuto accesso ai testi del "Lenin censurato", del Lenin sconveniente per l'edificazione delle masse.

Diciamolo subito - la pubblicazione, tre anni fa, di un'ampia selezione di testi inediti di Lenin, non ha rivoluzionato la conoscenza che si aveva del fondatore del bolscevismo, della sua personalità come della sua azione politica - a condizione di darsi la pena di leggere la sua opera. Questi testi accentuano piuttosto alcuni tratti del personaggio, alcuni aspetti della sua visione della politica e del mondo, della sua impresa rivoluzionaria. Perché non furono pubblicati? Quali limiti varcavano?

In una nota confidenziale redatta nel dicembre del 1991, alcuni giorni prima della sparizione dello Stato fondato da Lenin, il Direttore dell'Istituto di marxismo-leninismo, dove erano piamente conservati i 30.820 testi autografi del Fondatore, spiegava perché 3.724 documenti non soltanto non erano stati pubblicati, ma non dovevano esserlo "nella presente situazione ed in futuro". Venivano avanzate tre considerazioni principali.

lenin-levine5-copia-1.pngUna parte di questi documenti mostravano a qual punto Lenin "aveva incoraggiato la sovversione rivoluzionaria e la violenza mirante a destabilizzare tutta una serie di Stati indipendenti" e "tentato di strumentalizzare delle tensioni nazionali o etniche". Un'altra parte dei documenti non pubblicati di Lenin incitavano troppo apertamente "una politica di terrore, di repressione e di epurazione su grande scala" contro gli strati più diversi della società e in momenti in cui nessuna minaccia pesava sul regime (ad esempio, all'inizio della NEP, nel 1922). Infine, un certo numero di documenti rivelavano degli "aspetti contraddittori" di Lenin - eufemismo che ci permetteremo di interpretare liberamente, insistendo, seguendo lo storico americano Richard Pipes, sulla mentalità poliziesca e cospirativa di Lenin, così come essa si svela con forza in questi testi inediti.

Intorno ad alcuni testi del "Lenin censurato", sono tre aspetti, indissociabili, del fondatore del bolscevismo che tenteremo di delineare ora: l'utopista della rivoluzione mondiale, il cantore del terrore e dell'epurazione, il poliziotto-cospiratore.

L'utopista della rivoluzione mondiale

lenin-levine3.pngUno degli inediti di Lenin più interessanti è il rendiconto stenografico del lungo discorso che egli pronunciò, a porte chiuse, il 20 settembre 1920, in occasione della IX Conferenza del Partito comunista. Lenin riconosceva senza problemi (ma chiedendo ai delegati di non prendere appunti) che l'invasione, tre mesi prima, della Polonia da parte dell'Armata rossa aveva come obiettivo non soltanto la sovietizzazione della Polonia, ma di destabilizzare tutta l'Europa, spingendo la rivoluzione "il più lontano possibile verso ovest". Per Lenin, sembrava chiaro, in quell'estate del 1920, che "la tappa difensiva della guerra contro l'imperialismo mondiale era terminata e che potevamo, dunque dovevamo, sfruttare la situazione militare per passare all'offensiva". Un telegramma inviato da Lenin a Stalin il 23 luglio 1920 chiarisce questo utopico "piano di sovietizzazione" dell'Europa in quei giorni di euforia: "La situazione nell'Internazionale comunista è splendida. Zinoviev, Bucharin ed io consideriamo che la rivoluzione in Italia deve essere attivamente e immediatamente spronata. A questo scopo, si deve soviettizzare l'Ungheria, e senz'altro la Cecoslovacchia e la Romania". Analizzata nel suo contesto, che qui non svilupperò, questo documento permette di capire le ragioni per le quali Stalin, Commissario politico dell'Armata rossa sul fronte sud, non impegnò le sue truppe in un'offensiva su Varsavia, inazione che Trotsky criticò aspramente in seguito, giungendo ad attribuire a Stalin il fallimento della presa di Varsavia e la successiva sconfitta della campagna polacca. In realtà, accecato dalle chimere della Rivoluzione mondiale, è Lenin, per il quale la Galizia era "la base strategica per partire alla conquista di tutti i paesi europei", che aveva ordinato a Stalin di tenersi pronto a marciare verso Budapest invece che su Varsavia, determinando così l'esito di questa campagna dell'estate 1920.

lenin-levine4.pngTorniamo al discorso di Lenin del 20 settembre 1920. Se riconosce un errore strategico, Lenin rifiuta di ammettere ogni errore politico "sul piano, più generale, della Storia". E improvvisa allora una grande lezione di prospettiva storica che riassumo molto rapidamente. La Grande guerra ha profondamente trasformato i rapporti di forza nel mondo. Sul lungo termine, il trattato di Versailles non è valido, e la Russia bolscevica dovrà sistematicamente operare per la sua distruzione. In questo compito, essa ha come collaboratore naturale la Germania, e più precisamente, "un blocco fatto di patrioti tedeschi estremisti e di comunisti". "Due forze contano oggi nella politica mondiale: una è la Società delle Nazioni, che ha prodotto il trattato di Versailles; l'altra, la Repubblica dei soviet, che ha già cominciato a scalzare il trattato di Versailles, più il "blocco contro-natura" dei Tedeschi". Come non pensare, leggendo queste righe, che esse portano in germe, al di là di Rapallo, il patto tedesco-sovietico del 23 agosto 1939? E che dire delle istruzioni date da Lenin, nel luglio del 1920, a Georgij Vasil'jevič Čičerin a proposito del progetto di trattato di pace con la Lituania - "Dobbiamo assicurarci innanzitutto di sovietizzare la Lituania per poi restituirla ai Lituani - se non che esse annunciano precisamente la politica che condurrà, venti anni dopo, nei confronti degli Stati baltici il "migliore dei discepoli di Lenin"?

lenin1924Come mostra questo sorprendente discorso inedito di Lenin, se l'obiettivo a lungo termine è chiaro - il rovesciamento dell'ordine mondiale - i mezzi per giungervi sono molteplici, e possono essere anche "contro-natura". La teoria non deve mai attenuare ciò che François Furet ha giustamente caratterizzato come "il senso straordinario dell'occasione, il fiuto per il potere caratteristico del genio di Lenin uomo d'azione". Senso straordinario dell'occasione - di cui Lenin ha dato prova, solo contro tutti, in aprile, poi nell'ottobre del 1917 (questi fatti sono naturalmente troppo noti per tornarvi sopra). Senso molto acuto anche del carattere eccezionale delle circostanze che lo avevano portato al potere e della fragilità dell'inversione storica che si era appena prodotta ("È il fatto di essere un paese arretrato che ci ha momentaneamente permesso di essere avanti"). Per Lenin, la Russia non è che l'oggetto di un esperimento cominciato su scala planetaria. In questo esperimento, due paesi sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale, la Russia e la Germania, "le due metà separate del socialismo", questi due paesi incarnano rispettivamente la realizzazione delle condizioni politiche e delle condizioni economiche del socialismo. Malgrado le ripetute sconfitte delle "forze rivoluzionari", Lenin rimase, sino alla fine della sua vita, convinto dell'ineluttabilità della caduta, a breve termine, del sistema capitalista. Nel 1922, nelle istruzioni che egli invia al suo ministro degli Affari esteri per "affondare la conferenza di Genova", termina con questa frase: "Da loro, tutto crolla. Fallimento bancarotta totale (India, ecc.). Tutto quel che ci resta da fare, è di spingere leggermente e come per caso quest'uomo barcollante - ma non con le nostre mani!".

lenin spazza mondoTra gli altri documenti inediti più significativi figura una direttiva confidenziale indirizzata da Lenin ai membri del politburo il 19 marzo 1922. Precisiamo che questo testo non è, propriamente parlando, un inedito. Uscita illegalmente dagli archivi del Comitato centrale, questa direttiva era stata pubblicata per la prima volta in lingua russa a Parigi, nel 1970, in Le Messager du mouvement chrétien. All'epoca, la sua autenticità era stata fortemente messa in dubbio: Lenin poteva veramente dar prova di una tale violenza e soprattutto di un tale cinismo - sfruttare la più terribile carestia che la Russia abbia mai conosciuto - sei milioni di morti - per "portare un colpo mortale" alla Chiesa ortodossa russa?

lenin e la guardia rossaRicordiamo brevemente il contesto. Nel febbraio del 1922, il governo bolscevico ha lanciato una grande campagna di confisca egli oggetti preziosi appartenenti alle chiese. La vendita di questi oggetti deve servire per venire in aiuto ai contadini affamati delle regioni del Volga. In realtà, già da molti mesi, le più alte autorità ecclesiastiche si attivano per soccorrere gli affamati, attraverso un Comitato panrusso di aiuto alle vittime della carestia, che raccoglie gli ultimi sopravvissuti di una società civile falcidiata da cinque anni di rivoluzioni e di guerre civili. Condotte manu militari, le operazioni di confisca danno luogo a numerosi incidenti. I più gravi scoppiano il 15 marzo 1922 a Chouïa, una piccola città industriale non lontana da Mosca. La truppa spara sulla folla dei fedeli che si oppone alla confisca degli oggetti religiosi. Lenin vuole vedere in questi incidenti il segno di una resistenza organizzata dalla Chiesa ortodossa, ultima istituzione indipendente dallo Stato-Partito bolscevico. Invia allora, al Politburo, una lunga direttiva di cui cito i principali estratti:

Lenin e i contadini di W. Serow"Appare perfettamente chiaro che il clero Cento Neri sta preparando un piano elaborato mirante a coinvolgerci in una battaglia decisiva (...). Penso che il nostro nemico stia per commettere un errore strategico monumentale cercando di trascinarci in una battaglia decisiva in un momento particolarmente senza speranza svantaggioso per esso. Per noi, al contrario, il momento è non soltanto eccezionalmente favorevole, ma è un momento unico in cui abbiamo novantanove possibilità su cento di colpire mortalmente il nemico alla testa con un successo totale e di garantirci delle posizioni essenziali per i decenni futuri. Con tutte queste persone affamate che si nutrono di carne umana, con le strade disseminate di centinaia, di migliaia di cadaveri, è ora e soltanto ora che possiamo (e di conseguenza dobbiamo) confiscare i beni delle chiese con un'energia indomabile, spietata, e ridurre ogni resistenza. È precisamente ora e soltanto ora che l'immensa maggioranza delle masse contadine può sostenerci o, più esattamente, può non essere in grado di sostenere il pugno di clericali Cento Neri e di piccoli borghesi reazionari (...). Così giungo alla conclusione che è il momento di schiacciare il clero Cento Neri nella maniera più decisa e più spietata, con una tale brutalità che se ne ricordi per decenni (...). Più il numero di rappresentanti del clero reazionario e della borghesia reazionaria passati per le armi sarà importante, e meglio sarà per noi. Dobbiamo dare una lezione a tutte quelle persone in modo tale che non penseranno nemmeno più a nessuna resistenza di qualunque genere per molti decenni (...)".

Lenin con contadini, 1959, di Evdokiya UsikovaIn conseguenza di questa direttiva, Lenin chiese di essere informato quotidianamente sul numero di ecclesiastici giustiziati. Nei mesi seguenti, circa 8.000 sacerdoti, monaci e monache furono passati per le armi, in modo sommario o in seguito ad un processo pubblico.

Questa campagna, che si svolge più di un anno dopo la promulgazione della NEP, la "Nuova politica economica" ritenuta chiudere la parentesi del "comunismo di guerra" e inaugurare nuovi rapporti, cordiali, tra il potere bolscevico  la società, si iscrive in realtà in una permanenza: quella della politica leninista del terrore e di epurazione del paese, del corpo sociale, da tutti i suoi "nemici", da tutti i suoi "elementi socialmente nocivi", da tutti i suoi "parassiti".

WhiteArmyPropagandaPosterOfTrotsky.jpgL'epurazione, in Lenin, va di pari passo con il terrore, un terrore che si spiega sulla durata (e non come fenomeno puntuale, dettato dalle circostanze), un terrore organizzato, che canalizza e trascende la violenza, senza la quale non c'è politica. Come scrive molto giustamente Dominique Colas, in Lenin, "la violenza è la verità della politica, il suo condensato, il rivelatore dei rapporti di forza, la prova in cui si separano rivoluzionari ed opportunisti, l'ordalia materialista". "La forza soltanto", afferma Lenin, "può risolvere i grandi problemi storici".

TrotskySlayingtheDragon1918.jpgIn tutti i suoi scritti, Lenin non ha cessato di esortare ad un'amplificazione della violenza sociale, forza motrice di una Storia interamente sottoposta alla lotta di classe. In occasione del XII anniversario dello scoppio della rivoluzione del 1905, Lenin tenne, davanti a un pubblico ridotto, una conferenza alla Casa del Popolo di Zurigo, la sua ultima città d'esilio. Si era nel gennaio del 1917, un mese prima della "rivoluzione di febbraio", un avvenimento che lo colse del tutto alla sprovvista. Nel suo discorso, Lenin si disse dispiaciuto che i contadini non avessero distrutto nel 1905 "che un quindicesimo delle proprietà, un quindicesimo soltanto di quel che avrebbero dovuto distruggere per sgombrare definitivamente la terra russa da quella putrefazione che è la grande proprietà fondiaria," prima di concludere: "Noi, i vecchi, non vivremo così a lungo per vedere le battaglie decisive della futura rivoluzione!".

trotskyannenkov.jpgUna volta giunto al potere, considerando che la guerra civile era la "continuazione, lo sviluppo e l'accentuazione naturale e, in alcune circostanze, inevitabili della guerra di classe", Lenin incoraggiò, ogni volta che l'occasione si presentava, "l'energia e il carattere di massa del terrore," non smettendo di insistere contro il "rammollimento" del popolo russo, e affermando molte volte: "Il nostro regime è incredibilmente tenero, è come kissel (una gelatina alle bacche) e non acciaio". "Trovare delle persone più dure" - il post-scriptum del primo testo di Lenin che ho citato all'inizio della mia comunicazione non è, sicuramente, casuale.

Violenza organizzata, canalizzata, il terrore deve permettere di "forzare" il corso della Storia in un paese segnato da un "debole sviluppo delle forze produttive" e del "passato fare tabula rasa". In un articolo pubblicato nel novembre del 1917 in La Vita Nuova, uno degli ultimi giornali non bolscevichi autorizzati a circolare in Russia sino all'estate del 1918, Maksim Gor'kij paragona Lenin ad un chimico che fa, in laboratorio, degli esperimenti sul corpo sociale. "La vita nella sua complessità è estranea a quest'uomo. Non conosce gli strati popolari. Non ha mai vissuto con il popolo, ma ha imparato, nei libri, come far sollevare le masse, soprattutto come eccitare furiosamente gli istinti delle folle. La classe operaia è per Lenin ciò che il minerale è per l'operaio metallurgico. È possibile, date le circostanze, fabbricare con questo minerale uno stato socialista? Tutto dà da pensare di no. Detto ciò, perché non tentare?"

Chimico o chirurgo?

solzhenitsyn-levine.pngPer Lenin, il compito essenziale sulla via del socialismo, del progresso, è l'eliminazione degli "elementi nocivi" del corpo sociale, la caccia ai "parassiti". Questo discorso igienista, che chiama permanentemente a sbarazzarsi delle "sopravvivenze della maledetta società capitalista", della "arretratezza delle campagne", dei "rifiuti dell'umanità", dei "membri irrimediabilmente marci incancreniti" si sviluppa con forza in un testo del dicembre 1917, Come organizzarre l'emulazione?, ammirevolmente commentato da Alexandre Soljenitsyn nelle prime pagine di Arcipelago Gulag.

stalin-levine3.pngLe masse organizzate e coscienti sono chiamate a "controllare, recensire, epurare la terra russa da tutti gli insetti nocivi, dalle pulci (furfanti)  dalle zecche (i ricchi)". "Qui, prosegue Lenin, si metteranno in prigione una decina di ricchi, una dozzina di furfanti, una mezza dozzina di operai che sparano alle spalle ( …). Là, si invieranno a pulire le latrine. Altrove, li si munirà, all'uscita dal carcere, di una carta gialla affinché il popolo intero possa sorvegliare queste persone nocive finché esse non si siano corrette. O ancora si fucileranno sul posto un individuo su dieci colpevoli di parassitismo ( …). Più si sperimenteranno dei mezzi di questo genere, e più rapidamente e sicuramente il socialismo vincerà, perché è nella pratica che si forgiano le armi più efficaci". Questo testo scritto in un momento in cui nessuna forza di opposizione, straniera o interna, minacciava il nuovo regime uscito dal colpo di Stato del 25 ottobre 1917, necessita di due commenti. Il primo - sull'animalizzazione del nemico, degradato a rango di parassita. Nei testi leninisti, i "kulaki", questi contadini un po' più agiati, e soprattutto più intraprendenti della media, non sono mai qualificati in altro modo se non come "vampiri", "scorpioni", "sanguisughe", "bevitori di sangue", "pulci". La stessa cosa accade con i "pope", i "borghesi" e i "ricchi". Si noterà anche, in Come organizzarre l'emulazione?, la stupefacente - ma oh quanto produttiva - distinzione tra le pulci (i furfanti) e le zecche (i ricchi). Devono essere epurati, infatti, non soltanto i rappresentanti delle classi nemiche, i "ricchi", ma anche gli "elementi nocivi, le canaglie, i furfanti, gli hooligan" infiltrati nelle fila del proletariato - in breve, i "falsi-operai", la derevenschina (i zotici, di cui Lenin ha orrore), che facciano parte della "aristocrazia operaia" o degli "elementi arretrati e politicamente privi di coscienza del proletariato". Un compito sicuramente erculeo, che giustifica una purga permanente, mai compiuta.

Vyshinsky.jpgScoprendo il bestiario leninista, come non pensare al bestiario staliniano, così come si disvela soprattutto nelle diatribe del Procuratore generale Andreï Vychinski, che qualificava i dirigenti bolscevichi della "Vecchia guardia leninista" oramai seduti nella gabbia degli accusati durante i grandi processi di Mosca del 1936-1938, come "lubriche vipere", "iene puzzolenti", "incroci mostruosi di porco e volpe?".

In Lenin, l'imperativo d'epurazione non si limita al corpo sociale. Si applica anche al Partito, allo Stato, alla burocrazia. Ma, a differenza del corpo sociale, al quale deve essere applicato un trattamento chirurgico, che può andare dalla eliminazione fisica all'internamento in un campo di concentramento o in una colonia di lavoro (è dall'estate del 1918 che datano i primi appelli di Lenin a "rinchiudere i kulaki, i pope, le Guardie bianche, le prostitute e altri elementi sospetti in campi di concentramento"), il trattamento applicato alla burocrazia e al Partito, è un "trattamento lento". Lento e minuzioso, perché il parassita infiltrato negli organi del Partito-Stato è, molto spesso, un mutante, un "falso comunista" (Stalin preferirà il termine di "uomo dalla doppia faccia"). "Che fare?" si interroga Lenin. "Lottare ancora e ancora contro questo sudiciume e, se riesce malgrado tutto ad infiltrarsi, pulire, spazzare, sorvegliare, pulire ancora e ancora".

stalin-levine.pngLa lingua francese non può affatto render conto della straordinaria varietà del campo semantico dell'epurazione nei testi di Lenin. Grazie al gioco, così ricco, dei prefissi ai verbi, dei suffissi e delle forme verbali nella lingua russa, questo campo porta tutte le sfumature possibili che vanno dalla "purga dolce" (si oserà dire quasi fraterna?) sino allo sradicamento totale, lo sterminio fisico.

Lasciamo, a questo stadio, lo scritto per la prassi. "Dispiegata su tutti i piani - internazionale, nazionale, economico e sociale", scrive non senza enfasi, l'autore dell'articolo "Lenin" sulla Encyclopedia Universalis, "l'attività rivoluzionaria di Lenin si vuole prassi". Per questo economista marxista, la prassi leninista trova la sua applicazione principale - e positiva - in due campi: la fondazione di un Partito unico nella Storia, la creazione di uno Stato unico nella Storia. Ma cosa ne è della pratica del terrore e dell'epurazione instancabilmente sostenute da Lenin? Senza tornare naturalmente ad una interpretazione strettamente intenzionalista di questo periodo straordinariamente complesso, di questo nuovo "Tempo dei disordini" come lo furono, per l'ex Impero zarista, gli anni dal 1917 al 1922, è inevitabile constatare che le direttive terroriste, gli appelli all'assassinio e all'epurazione lanciati da Lenin furono ampiamente applicati dalla "base", in un contesto di brutalizzazione senza precedente dei comportamenti sociali - una brutalizzazione conseguente alla Grande guerra e sicuramente anteriore alla presa del potere da parte dei bolscevichi. Ho sviluppato a lungo la questione della dinamica tra violenze sociale "dal basso" e terrore politico "dall'alto" nel mio contributo a Il Libro nero del comunismo. Mi limiterò qui a ricordare che le idee leniniste di controllo, di appello e di enfasi al lavoro (la maggior parte delle volte a compiti degradanti) dei "ricchi" furono molto ampiamente messi in pratica da comitati di quartiere in cui i plebei avidi di rivincita sociale davano la "caccia al borghese". Che il sistema degli ostaggi presi tra i byvchie ljudi ("gente del passato") si generalizzò, sin dai primi mesi del nuovo regime. Che il qualificativo di "pulci Guardie bianche" attribuito da Sergueï Kirov, il presidente del Comitato militare rivoluzionario di Astrakhan, agli operai in sciopero di questa città che protestavano contro l'arresto di militanti socialisti, "giustificò" il più grande massacro di operai commesso (nel marzo del 1919) da parte del potere bolscevico prima di quello di Kronstadt.

stalin-levine0.pngIn quanto alla chirurgia mirante a recidere le "membra irrimediabilmente marce ed incancrenite" del corpo sociale, essa fu sperimentata con la "decosacchizzazione", lanciata in seguito ad una risoluzione segreta del Comitato centrale del partito bolscevico, datata il 24 gennaio 1919: "Vista l'esperienza della guerra civile contro i Cosacchi," vi si poteva leggere, "è necessario riconoscere come sola misura politicamente corretta una lotta senza pietà, un terrore massiccio contro i ricchi Cosacchi, che dovranno essere sterminati e fisicamente liquidati sino all'ultimo". In poche settimane, migliaia di Cosacchi furono giustiziati. Il presidente del Comitato rivoluzionario del Don, incaricato dell'operazione, riconobbe che "abbiamo avuto la tendenza a condurre una politica di sterminio massiccia dei Cosacchi senza la minima distinzione sociale". È infine incongruo suggerire un legame tra la parassitofobia di Lenin e la gasificazione, nel maggio del 1921, di contadini insorti della provincia di Tambov, eseguita dal generale Tuchačevskij.

Dzerzhinsky1919Per Lenin, "ogni buon comunista è un buon cekista". Dai testi inediti di Lenin risalta con forza la mentalità poliziesca del fondatore del bolscevismo. Nessun capo della Okhrana, la polizia politica zarista, ha perseguitato con tanta perseveranza e maniacalità gli intellettuali dissidenti. Lenin chiede a Felix Dzerjinski, il capo della Ceka, di fornirgli delle "liste complete di intellettuali che aiutano la controrivoluzione". Ordina a tutti i membri del Politburo di passare "almeno due o tre ore alla settimana" a spulciare le pubblicazioni letterarie allo scopo di reperirvi ogni segno di eterodossia. Il 17 luglio 1922 (è deliberatamente che scelgo dei testi leninisti del periodo della NEP), Lenin invia a Stalin un lungo memorandum, nel quale torna a lungo sulla necessità di "ripulire la Russia una volta per tutte".

Stalin-levine2.gif"Sulla questione dell'espulsione dalla Russia di menscevichi, social-popolari, KD (costituzional-democratici) ed altri", egli scrive, "ho alcune domande, perché questa operazione, cominciata prima della mia partenza in congedo, non è ancora compiuta. Allora, ben deciso ad estirpare tutti i socialisti popolari? Pechekhonov, Miakotin, Gornfeld, Petrischev e gli altri? Penso che essi dovrebbero essere tutti espulsi. Essi sono più pericolosi dei SR perché più astuti. E anche Potressov, Izgoiev e tutta la redazione dell'Economiste (Ozerov e molti altri ancora). Ed anche i menscevichi Rozanov (un medico, astuto), Vigdortchik (Migulo, un nome del genere), Liubov Nikolaevna Radtchenko e la sua giovane figlia (a quel che mi dicono, i più perfidi nemici del bolscevismo), Rojkov (incorreggibile, da espellere) […]. La commissione Mantsev-Messing dovrà stabilire delle liste di alcune centinaia di questi signori, che dovranno tutti essere espulsi senza pietà. Ripuliremo la Russia una volta per tutte (...). Ozerov, come tutta la redazione dell'Economiste, sono dei nemici spietati. Per tutti - espulsione immediata. Tutto ciò deve  finire prima del processo dei SR. Arrestatene alcune centinaia e senza dare spiegazioni – fuori signori! Così, tutti gli autori della Casa degli Scrittori, e del Pensiero di Pietrogrado. Kharkov deve essere frugata da cima in fondo, non abbiamo alcuna idea di quel che succede, siamo in un "paese straniero". Bisogna purgare rapidamente e farla finita prima della fine del processo dei SR. Occupatevi anche degli autori e scrittori di Pietrogrado (i loro indirizzi figurano in Le Nouveau Livre russe, 1922, n°4, p. 37) e anche la lista degli editori privati (p. 29)".

levine-trotsky.pngQuesta ossessione poliziesca traspare anche nelle innumerevoli istruzioni, estremamente dettagliate, date dallo stesso Lenin, riguardanti l'infiltrazione, da agenti della polizia politica, da delegazioni straniere recantesi in URSS: a questo riguardo, la creazione di una commissione speciale incaricata di infiltrare l'American Relief Association venuta a portare un aiuto decisivo alle decine di milioni di persone colpite dalla carestia, è molto rivelatrice dello stato di spirito di Lenin, persuaso che "il nemico straniero" usava gli stessi metodi di infiltrazione e sovversione così apprezzati dai bolscevichi. Uno stato di spirito profondamente segnato da trent'anni di vita cospirativa, fatta d'intrighi feroci, di dispute bizantine e di regolamento di conti, in un clima di intolleranza e di reciproca diffidenza. Giunti al potere, i bolscevichi non hanno cambiato nulla alla konspiratsia, il "principio cospirativo", al cuore della pratica politica bolscevica. Al più alto livello dello Stato-Partito, l'informazione rimane strettamente chiusa, e il sospetto delle regole, comprese - fatto notevole - all'interno del "primo cerchio" dei dirigenti bolscevichi.

cicerin.jpgI testi censurati di Lenin rigurgitano di notule acerbe e scortesi sui suoi collaboratori più vicini: Kamenev – un "povero tipo, debole, timoroso, che ha paura di tutto". Rykov – "un rompiscatole permanente". Trotsky - "un fanatico dell'organizzazione, ma in politica, assolutamente non affidabile". Gli storici hanno abbondantemente glossato sulla "collegialità" della direzione del Partito sotto Lenin, in opposizione alla dittatura personale imposta più tardi da Stalin. I testi inediti di Lenin tuttavia dimostrano che quest'ultimo si considerava come l'unico dirigente "politicamente affidabile", il solo in grado di consegnare un brevetto agli uni o agli altri. E non soltanto un brevetto in bolscevismo, ma in sanità mentale! Nel gennaio del 1922, nel quadro della preparazione della conferenza di Genova, il Commissario del popolo agli Affari esteri, Čičerin propone a Lenin di introdurre un emendamento minore alla Costituzione dell'URSS per "soddisfare le richieste americane di istituzioni rappresentative nella Russia sovietica". In cambio, egli spiega, gli Stati Uniti sono pronti a fornire un aiuto economico, particolarmente gradito mentre imperversa la carestia. Lenin, fuori di sé, scrive in margine: "??? Follia!", ed invia immediatamente una nota al Politburo, che indica che la proposta di Čičerin dimostra "che egli è malato, e molto seriamente. Bisogna inviarlo immediatamente, e di forza, in una casa di cura". Dibattuta in numerose riprese al Politburo, "l'affare Čičerin" finì piuttosto bene per l'interessato, invitato a "riposarsi". Due mesi più tardi, tuttavia, approfittando del passaggio a Mosca di una delegazione di medici tedeschi specializzati in patologie nervose, Lenin inviò una nota al segretariato del Comitato centrale proponendo che un "certo numero di compagni" fossero esaminati dagli specbucharin.jpgialisti tedeschi, assistiti da medici russi. La lista dovrebbe imperativamente includere, prosegue Lenin, Čičerin, Ossinski, Kamenev, Trotsky, Stalin e, senza alcun dubbio, molti altri".

Come ha dimostrato Dominique Colas, "il partito leninista è un dispositivo produttore di isteria". Lenin stigmatizza come isterici coloro che non si piegano ai suoi suggerimenti, non obbediscono alle sue parole d'ordine, resistono - Martov, il grande dirigente menscevico, sin dal 1903; Maria Spiridonova, la passionaria socialrivoluzionaria, nel 1918. Ma anche i bolscevichi – eccetto Lenin, naturalmente - sono colpiti dalla malattia, anche Boukhartchik, diminutivo affettivo attribuito da Lenin a Bucharin, il "favorito del partito", criticato aspramente, nel 1920, per aver effettuato sulla questione dei sindacati "una svolta più isterica che storica". Cospiratore, poliziesco, ipnotizzatore, Lenin non è innanzitutto, come suggeriva Maksim Gor'kij, quell'immenso misantropo di cui l'amore per l'Umanità si proiettava lontano verso il futuro, attraverso le nebbie dell'odio?".

lenin-mummiaAlla domanda "Chi tra Stalin o Lenin era il più duro?", Viatcheslav Molotov, il solo dirigente bolscevico che aveva servito questi due padroni, rispose, senza esitare: "Lenin, naturalmente!", prima di aggiungere "È lui che ci formato tutti". Se l'aura di Stalin è stata sbiadita dalla destalinizzazione, l'immagine di Lenin - rivoluzionario, stratega della presa del potere da parte dei bolscevichi, fondatore dell'Unione sovietica - non è stata affatto incrinata, né nell'URSS della perestroïka (l'obiettivo iniziale di Michail Gorbačëv non era un utopico "ritorno alle norme leniniste"?), né nella Russia di oggi, né nel mondo. Nessuna Statua di Lenin è stata rimossa in Russia, la mummia di Vladimir Il'ič continua a riposare nel suo mausoleo, e i liceali francesi imparano sempre a distinguere tra il "buon Lenin" che ha salvato la Russia sovietica della "controrivoluzione bianca, appoggiata dalle forze di intervento straniere" dal "malvagio Stalin", che ha governato il suo paese "attraverso il terrore". Quando giungerà il tempo della "delenizzazione"? E della condanna unanime dell'ideologia e della pratica dell'intolleranza e della violenza?

Alexander-Kosolapov-Lenin-Coca-Cola-1993.jpg

 

M. Nicolas Werth

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

LINK al post originale:

Lénine

 

LINK pertinenti:

Marxismo libertario. Paul Mattick, La leggenda di Lenin, da: "Western socialist", 1935

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Presentazione

  • : La Tradizione Libertaria
  • : Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.
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