Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
30 novembre 2014 7 30 /11 /novembre /2014 06:00

Il nuovo PKK ha scatenato una rivoluzione sociale nel Kurdistan

A mo' di introduzione

 

Le posizioni e riferimenti politici del partito di liberazione nazionale curdo PKK, in guerra aperta con la Turchia, hanno iniziato a cambiare alla fine degli anni 90 del secolo scorso, quando il suo leader Abdullah Öcalan, imprigionato a vita, nel contesto post-sovietico del crollo del “socialismo reale” scoprì le riflessioni teoriche dell'ecologia sociale sviluppate dal militante e intellettuale anarchico-comunista statunitense Murray Bookchin.

Il PKK ha fatto sue e adottate le idee dell'influente e controverso teorico anarchico, così come quelle di altri intellettuali e movimenti (come gli zapatisti) e li ha integrati alla sua proprio proposta, il confederalismo democratico. Quest'ultimo ha cominciato a essere posto in pratica nelle strutture organizzative del movimento di liberazione curdo e nei territori nei quali vi è una presenza, fondando la Confederazione dei popoli del Kurdistan (KCK) e dando propulsione a una nuova dinamica: un movimento di trasformazione sociale di tipo assembleare e federalista, assumendo in carica la "questione nazionale" e cercando di apportarvi una risposta politica ignorando lo schema dello Stato-nazione e alle sue difficoltà.

Dinamica singolare nei confronti del contesto regionale nella misura in cui essa si oppone frontalmente a tutte le tendenze dominanti in concorrenza o in conflitto; difendendo la laicità, l'eguaglianza, la liberazione delle donne e la lotta contro il patriarcato, sperimentando un'economia (di guerra) in rottura con il capitalismo e il produttivismo, reinventando e mettendo in pratica una riappropriazione della politica attraverso la realizzazione di un embrione di autonomia politica territoriale, la creazione di un potere delle assemblee locali e comunali e il superamento delle separazioni e delle chiusure identitarie prendendo in dovuto conto l'esistenza delle minoranze e delle singolarità e la pluralità dei soggetti sociali... Vasto cantiere.

Quest'ultimi mesi, i guerriglieri - uomini e donne - del PKK turco si sono spostati dapprima in Siria poi recentemente in Iraq per combattere le forze jihaddiste dello Stato islamico a fianco dei loro compagni degli altri settori del movimento di liberazione nazionale e sociale curdo. Questi combattenti uomini e donne sono oggi i soli a tener testa agli jihaddisti, in Siria così come in Iraq, i soli che incoraggiano e aiutano concretamente le popolazioni a creare le loro proprie unità di autodifesa (soprattutto in questo momento anche i rifugiati yazidi cacciati via dalla regione di Sindjar) e riescono a far indietreggiare gli islamisti, a sbaragliarli, malgrado gli squilibri delle forze, soprattutto sul piano materiale dell'equipaggiamento militare.

Abbiamo già ampiamente affrontato le questioni relative a diversi livelli della "rivoluzione curda" in corso, su questo sito o in Courant Alternatif e continueremo a farlo. Perché oggi, la proposta politica del movimento curdo supera il quadro del solo Kurdistan e dei suoi conflitti interni. Comincia ad apparire - e ciò è da collocare nel contesto del bilancio, dello scacco dei processi rivoluzionari iniziati nel 2011-2012 chiamati "primavera araba", e delle questioni aperte allora da questa sequenza e rimaste senza risposta - come una proposta tangibile che riapre una prospettiva, come una risposta valida per l'insieme della macro-regione mediterranea e medio-orientale: una vera alternativa a tutti i regimi di oppressione, senza eccezione, usciti dalle divisioni territoriali dell'epoca coloniale e della prima guerra mondiale, sia gli orpelli del "nazionalismo arabo" a partito unico e alle dittature militari apparentate, le differenti varianti dell'islamismo politico, le diverse petromonarchie della penisola arabica e del golfo persico, le pseudo-democrazie delle oligarchie capitaliste/imperialiste alla moda occidentale.

Pubblichiamo qui la traduzione di un testo recentemente edito in inglese che presenta, di nuovo, i contenuti delle proposte avanzate e applicate dai movimenti della sinistra curda e li attualizza.

Va da sé che, come altri testi e documenti che pubblichiamo regolarmente, non riflette che il punto di vista del suo autore. Se ce ne assumiamo la pubblicazione, è, da una parte, perché vi ritroviamo delle problematiche e delle preoccupazioni che ci sono vicine, ma anche d'altra parte e soprattutto per quel che apporta come elementi di informazione, di comprensione e di analisi sui conflitti, sulle guerre, i processi di trasformazione sociale in corso che non ci sono estranei e che disegnano grandemente oggi una carta del mondo (geografica, sociale, politica...) che ci riguarda, semplicemente, perché ci include e ci determina.

31 agosto 2014 - XYZ / OCLibertaire

 

Il nuovo PKK ha scatenato una rivoluzione sociale nel Kurdistan

 

Rafael Taylor

 

A mano a mano che la prospettiva dell'indipendenza curda diventava sempre più imminente, il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) si è trasformato in una forza di lotta per la democrazia radicale.

curdi-1.jpg

Esclusi dai negoziati e traditi dal Trattato di Losanna del 1923 dagli Alleati della Prima Guerra mondiale che avevano loro promesso un loro proprio Stato dopo la spartizione dell'Impero ottomano, i Curdi sono la più grande minoranza senza Stato nel mondo. Ma oggi, ad eccezione di un Iran testardo, non rimangono più che pochi ostacoli all'indipendenza curda de jure nel nord dell'Iraq. La Turchia e Israele hanno promesso il loro sostegno, mentre le mani della Siria e dell'Iraq sono legate dal rapido progresso dello Stato Islamico (ISIS).

Con la bandiera al vento su tutti gli edifici ufficiali e i peshmergas [forze armate del Governo regionale del Kurdistan nel Kurdistan iracheno] ora gli islamisti alla porta del Kurdistan grazie a un aiuto militare americano atteso da molto tempo, il sud del Kurdistan (Iraq) si unisce ai loro compagni del Kurdistan occidentale (Siria) in quanto seconda regione autonoma de facto del nuovo Kurdistan. Essi hanno già iniziato a esportare il loro petrolio e hanno ripreso la regione ricca di petrolio di Kirkuk, hanno il loro proprio parlamento eletto e laico e la loro società pluralista. Hanno presentato la loro domanda di riconoscimento come Stato all'ONU e non vi è nulla che il governo iracheno possa fare - o che gli Stati Uniti vogliano fare senza il sostegno di Israele - per fermarlo

La lotta dei Curdi, tuttavia, è lungi dall'essere strettamente nazionalista. Sulle montagne sopra Erbil, nel cuore storico del Kurdistan che si snoda attraverso le frontiere della Turchia, dell'Iran, dell'Iraq e della Siria, è nata una rivoluzione sociale.

curdi-2.png

Carta attuale della Siria e dell'Iraq. In giallo nel nord della Siria le zone controllate dai Curdi di Siria, in verde nel nord dell'Iraq le zone controllate dai Curdi iracheni.

 

La teoria del confederalismo democratico

Alla svolta del secolo, quando il radicale statunitense Murray Bookchin aveva fallito nel suo tentativo di rivitalizzare il movimento anarchico contemporaneo con la sua filosofia dell'ecologia sociale, Abdullah Öcalan, il fondatore e dirigente del PKK, veniva arrestato in Kenya dalle autorità turche e condannato a morte per tradimento. Negli anni successivi, il vecchio anarchico guadagnava un improbabile adepto nel militante indurito, la cui organizzazione paramilitare - il Partito dei lavoratori del Kurdistan - è ampiamente considerata come un'organizzazione terroristica che conduce una guerra violenta di liberazione nazionale contro la Turchia.

Nei suoi anni di confino solitario - il leader del PKK si trova dietro le sbarre dopo che la sua pena è stata commutata in ergastolo - Öcalan ha adottato una forma di socialismo libertario così oscuro che ben pochi anarchici ne avevano sentito parlare: il municipalismo libertario di Bookchin. Öcalan ha in seguito modificato, attenuato e ribattezzato la visione di Bookchin con il nome di "confederalismo democratico" con il risultato che l'Unione delle Comunità del Kurdistan (Koma Civakên Kurdistan ou KCK), l'esperimento territoriale del PKK di una società libera basata sulla democrazia diretta, è rimasta a lungo un segreto per la maggior parte degli anarchici, e più ancora, per l'opinione pubblica.

Benché la conversione di Öcalan sia stato il punto decisivo, la rinascita più vasta di una letteratura della sinistra libertaria e indipendente ha iniziato a soffiare sulle montagne e a passare di mano in mano tra la base del movimento dopo l'affondamento dell'Unione sovietica negli anni 90. "(Essi) hanno analizzato dei libri e degli articoli di filosofi, di femministe, di (neo)anarchici, comunisti libertari, comunalisti ed ecologisti sociali. E' così che degli scrittori come Murray Bookchin (ed altri) hanno attirato la loro attenzione," ci dice il militante curdo Ercan Ayboga.

Öcalan si è lanciato nei suoi scritti dal carcere, in un profondo riesame e un'autocritica della terribile violenza, del dogmatismo, del culto della personalità e dell'autoritarismo che egli aveva favorito: "E' diventato chiaro che la nostra teoria, il nostro programma e la nostra prassi degli anni 70 non ha prodotto altro che un separatismo e una violenza inutili, e, quel che è ancora peggio, che il nazionalismo al quale avremmo dovuto opporci, ci ha infestato tutti. Anche se eravamo opposti tutti ai suoi principi e alla sua retorica, l'abbiamo tuttavia accettato come inevitabile". Una volta il dirigente incontestato, Öcalan ha sostenuto che il "dogmatismo prospera su delle verità astratte che diventano dei modi correnti di pensare. Non appena trasformate queste verità generali in parole, vi sentite come un sommo sacerdote al servizio del suo Dio. E' l'errore che io ho commesso".

Öcalan, ateo, ha in fin dei conti scritto come un libero pensatore, liberato dalla mitologia marxista-leninista. Ha indicato che era alla ricerca di una "alternativa al capitalismo" e di una "sostituzione del modello in rovina del... "socialismo realemente esistente" quando ha incontrato Bookchin. La sua teoria del confederalismo democratico si è sviluppata a partire da una combinazione di ispirazione intellettuale comunalista, di "movimenti come i zapatisti" e da altri fattori storici sorti dalla lotta nel nord del Kurdistan (Turchia). Öcalan ha proclamato egli stesso di essere uno studioso di Bookchin, e dopo il fallimento di una corrispondenza elettronica con il vecchio teorico, che era con suo sommo dispiacere troppo ammalato nel 2004 per seguire uno scambio espistolare dal suo letto di morte, il PKK gli ha reso omaggio dichiarando che era "uno dei più grandi ricercatori in scienze sociali del XX secolo" in occasione del secondo anniversario della sua morte.

 

La pratica del confederalismo democratico

 

Il PKK ha apparentemente seguito il suo capo, non soltanto adottando l'etichetta specifica di Bookchin dell'eco-anarchismo, ma anche interiorizzando attivamente questa nuova filosofia nella sua strategia e nella sua tattica. Il movimento ha abbandonato la sua guerra sanguinaria per la rivoluzione stalinista/maoista e i metodi del terrore che la accompagnavano, e ha iniziato ad esaminare una strategia mirante a una più vasta autonomia regionale.

Dopo dei decenni di tradimenti fratricidi, di cessate il fuoco mancati e senza futuro, 

 

 

Après des décennies de trahisons fratricides, de cesser le feu manqués et sans lendemains, de détentions arbitraires et de reprises des hostilités, le 25 avril de cette année, le PKK a annoncé un retrait immédiat de ses forces de Turquie et leur redéploiement dans le nord de l’Irak, mettant ainsi fin à un conflit de 30 ans avec l’État turc. Le gouvernement turc s’est engagé simultanément dans un processus de réforme constitutionnelle et juridique devant consacrer les droits humains et culturels de la minorité kurde à l’intérieur de ses frontières. C’est là le dernier volet d’une négociation tant attendue entre Öcalan et le Premier ministre turc Erdogan, faisant partie d’un processus de paix qui a commencé en 2012. Il n’y a pas eu de violence de la part du PKK pendant une année et des appels raisonnables ont été lancés pour que le PKK soit retiré de la liste mondiale des organisations terroristes.

Il reste, cependant, une sombre histoire attachée au PKK : des pratiques autoritaires qui ne cadrent pas avec sa nouvelle rhétorique libertaire. À divers moments, ses branches ont été accusées ou soupçonnées de collecte de fonds par le trafic d’héroïne, d’extorsion, de recrutement forcé et de racket à grande échelle. Si cela est vrai, il n’y a aucune excuse pour ce genre d’opportunisme mafieux, malgré l’ironie évidente que l’État turc génocidaire était lui-même en grande partie financé par le monopole lucratif sur l’exportation légale vers l’Occident de produits opiacés ‟médicaux” cultivés par l’État, et rendu possible par le service militaire obligatoire et par les impôts pour un énorme budget anti-terroriste et ses forces armées surdimensionnées (la Turquie possède la deuxième armée de l’OTAN après les États-Unis).

Il en est ainsi de l’hypocrisie habituelle dans la guerre contre le terrorisme : lorsque les mouvements de libération nationale imitent la brutalité de l’État, ce sont invariablement les non représentés qui sont désignés comme terroristes. Öcalan lui-même décrit cette période honteuse comme celle des « gangs au sein de notre organisation et des pratiques ouvertement de banditisme, [qui] organisaient des opérations dangereuses, inutiles, en envoyant en masse des jeunes gens à la mort ».

Pour Öcalan, le confédéralisme démocratique signifie une « société démocratique, écologique et libérée en matière de genre », ou simplement « la démocratie sans l’État ». Il oppose explicitement la « modernité capitaliste » et la « modernité démocratique », dans laquelle « les trois anciens éléments de base : le capitalisme, l’État-nation et l’industrialisme » sont remplacés par « une nation démocratique, une économie communale et une industrie écologique ». Cela implique « trois projets : un pour la république démocratique, un pour le confédéralisme démocratique et un pour l’autonomie démocratique » ;

Le concept de ‟république démocratique” se réfère essentiellement à l’obtention, longtemps niée, de la citoyenneté et des droits civils des Kurdes, y compris la capacité de parler et d’enseigner librement dans leur langue. L’autonomie démocratique et le confédéralisme démocratique font à la fois référence aux « capacités autonomes des personnes et à une forme de structure politique plus directe, moins représentative ».

Pendant ce temps, Jongerden et Akkaya soulignent que « le modèle du municipalisme libre vise à réaliser l’approche de bas en haut (‟bottom-up”) dans la conception et le fonctionnement d’un organe administratif participatif, du local au provincial ». Le « concept de citoyen libre (ozgur yarttas) [est] un point de départ » qui « comprend les libertés civiles fondamentales comme la liberté d’expression et d’organisation ». Les unités de base du modèle sont les assemblées de quartier ou ‟conseils” comme on les appelle indifféremment.

Il y une participation populaire dans les conseils, y compris de la part de personnes non-kurdes, et tandis que les assemblées de quartier sont fortes dans plusieurs provinces, « à Diyarbakir, la plus grande ville du Kurdistan turc, il y a des assemblées presque partout. » Par ailleurs, « dans les provinces d’Hakkari et de Sirnak… il y a deux autorités parallèles [le KCK et l’État], parmi lesquelles la structure confédérale démocratique est la plus puissante dans la pratique. » La KCK en Turquie « est organisé au niveau du village (köy), du quartier urbain (mahalle), du district (ilçe), de la ville (kent), et de la région (bölge), qui est appelée « Kurdistan du Nord ».

Le niveau le ‟plus élevé” de la fédération au Kurdistan du nord, le DTK (Congrès de la Société Démocratique) est un mélange de délégués de base élus par leurs pairs avec mandats révocables, qui constituent 60% de l’ensemble et des représentants de « plus de cinq cents organisations de la société civile, syndicats et partis politiques », qui composent les 40% restants, dont environ 6% sont « réservés aux représentants des minorités religieuses, des universitaires ou autres spécialistes et d’autres personnes ayant un point de vue particulier. »

La proportion au sein des 40% de ceux qui sont pareillement délégués directement des groupes de la société civile démocratique et non-étatiste comparé à ceux qui n’ont pas été élus ou sont choisis par les bureaucraties des partis politiques n’est pas claire. Le chevauchement d’individus entre mouvements kurdes indépendants et partis politiques kurdes, ainsi que l’intériorisation de nombreux aspects de la procédure de démocratie directe par ces partis, compliquent encore plus la situation. Toutefois, le consensus informel qui se dégage parmi les observateurs est que la majorité des prises de décision correspond à des procédures de démocratie directe d’une manière ou d’une autre ; que la plupart de ces décisions sont prises au niveau local ; et que les décisions sont prises à partir de la base, selon la structure fédérale.

Du fait que les assemblées et le DTK sont coordonnées par la KCK illégale, dont fait partie le PKK, ils sont désignés comme ‟terroristes” par la Turquie et la soi-disant communauté internationale (UE, États-Unis et autres). Le DTK sélectionne aussi les candidats du BDP, le parti pro-kurde (Parti pour la paix et de la démocratie), pour le Parlement turc, qui propose « l’autonomie démocratique » pour la Turquie, une combinaison de démocratie représentative et de démocratie directe. Conformément au modèle fédéral, il propose la création d’environ 20 régions qui autogouverneraient directement (selon le schéma anarchiste, pas la Suisse) « l’éducation, la santé, la culture, l’agriculture, l’industrie, les services sociaux et de sécurité, les questions des femmes, de la jeunesse et des sports », avec l’État continuant de conduire « les affaires étrangères, les finances et la défense. »

La révolution sociale prend son envol

Pendant ce temps, sur le terrain, la révolution a déjà commencé. Dans le Kurdistan turc, il y a un mouvement éducatif indépendant des ‟académies” qui organise des forums de discussion et des séminaires dans les quartiers. Dans la municipalité de Sûr à Amed [nom kurde de Diyarbakır, NdT], où une avenue s’appelle ‟Rue de la Culture”, le maire Abdullah Demirbas se félicite de la « diversité des religions et de systèmes de croyance » et déclare que « nous avons commencé à restaurer une mosquée, une église catholique chaldéo-araméenne-, une église orthodoxe arménienne et une synagogue juive ».

Jongerden et Akkaya signalent ailleurs que « les municipalités DTP ont lancé un ‟service municipal multilingue”, qui a suscité des débats houleux. Des panneaux indicateurs municipaux ont été érigés en kurde et en turc, et des commerçants locaux ont suivi le mouvement ».

La libération des femmes se poursuit par les femmes elles-mêmes à travers les initiatives du Conseil des femmes du DTK, qui établit de nouvelles règles de « quotas de femmes de quarante pour cent » dans les assemblées. Si un fonctionnaire bat sa femme, son salaire est reversé directement à la femme battue afin de maintenir sa sécurité financière et son usage comme bon lui semble. « À Gewer, si le mari prend une deuxième épouse, la moitié de sa succession ira à la première. »

Il existe des « Villages de la Paix », des communautés de coopératives, nouvelles ou transformées, appliquant leur propre programme complètement en dehors des contraintes logistiques de la guerre kurdo-turque. La première de ces communautés a été construite dans la province d’Hakkari, limitrophe de l’Irak et de l’Iran, où « plusieurs villages » ont rejoint l’expérience. Dans la province de Van, « un village écologique de femmes » est en construction pour abriter les victimes de la violence domestique, auto-suffisant « pour toute ou presque toute l’électricité nécessaire. »

La KCK tient des réunions deux fois par an dans les montagnes avec des centaines de délégués de chacun des quatre pays, avec comme priorité à son agenda, la menace de l’État islamique envers l’autonomie du Kurdistan du sud et de l’ouest. Les partis iraniens et syriens affiliés à la KCK, le PJAK (Parti pour une vie libre au Kurdistan) et le PYD (Parti de l’union démocratique) mettent en avant également le confédéralisme démocratique. Le parti irakien de la KCK, le PÇDK (Parti pour une solution démocratique du Kurdistan) est relativement peu important car le Parti démocratique du Kurdistan (PDK, centriste) au pouvoir et son chef Massoud Barzani, président du Kurdistan irakien, n’a que récemment cessé de le harceler et commencé à le tolérer.

Mais, dans les régions montagneuses du Kurdistan irakien plus au nord, là où se trouvent la plupart des guérilleros et guérilleras du PKK et du PJAK, la littérature radicale et les assemblées s’épanouissent, avec l’intégration de nombreux Kurdes de la montagne après des décennies de déplacements. Au cours des dernières semaines, ces militant-e-s sont descendus des montagnes du nord pour combattre aux côtés des peshmergas irakiens contre l’EIIL, sauvant 20 000 yézidis et chrétiens dans les montagnes de Sindjar et ont reçu la visite de Barzani dans un affichage public de gratitude et de solidarité, mais surtout pour mettre la Turquie et les États-Unis dans l’embarras.

Le PYD syrien a suivi l’exemple du Kurdistan turc dans la transformation révolutionnaire de la région autonome sous son contrôle depuis l’éclatement de la guerre civile. Après les « vagues d’arrestations » de la répression baasiste, avec « 10.000 prisonniers, dont des maires, des chefs locaux du parti, des élus, cadres et militants […] les forces du PYD kurde ont renversé le régime du parti Baas dans le nord de la Syrie, ou Kurdistan occidental, [et] des conseils locaux ont éclos partout. » Des Comités d’auto-défense ont été improvisés pour fournir « la sécurité après la chute du régime baasiste » et « la première école enseignant la langue kurde » a été établie en même temps que les conseils intervenaient dans la distribution équitable du pain et de l’essence.

Dans le Kurdistan de Turquie, de Syrie, et dans une moindre mesure dans le Kurdistan irakien, les femmes sont désormais libres de se dévoiler et fortement encouragées à participer à la vie sociale. Les anciens liens féodaux sont brisés, les gens sont libres de suivre une religion ou aucune et les minorités ethniques et religieuses coexistent pacifiquement. S’ils sont capables de contenir le nouveau califat, l’autonomie du PYD dans le Kurdistan syrien et l’influence de la KCK au Kurdistan irakien pourrait bien servir de ferment pour une explosion encore plus profonde de culture et de valeurs révolutionnaires.

Le 30 juin 2012, le Comité national de coordination pour le changement démocratique (NCB), la plus grande coalition de la gauche révolutionnaire en Syrie, dont le PYD est le groupe principal, a adopté « le projet d’autonomie démocratique et le confédéralisme démocratique comme un modèle possible pour la Syrie ».

Défendre la révolution kurde face à l’État islamique

La Turquie, quant à elle, a menacé d’envahir les régions kurdes si « des bases terroristes étaient installées en Syrie », au moment où des centaines de combattants de la KCK (y compris du PKK) de tout le Kurdistan traversaient la frontière pour défendre Rojava (l’ouest) face à l’avancée de l’État islamique. Le PYD affirme que le gouvernement islamiste modéré de la Turquie est déjà engagé dans une guerre par procuration contre eux, en facilitant le transit des djihadistes internationaux à travers la frontière pour qu’ils combattent aux côtés des islamistes.

Au Kurdistan irakien, Massoud Barzani, dont la guérilla a combattu aux côtés de la Turquie contre le PKK dans les années 1990 en échange de l’accès aux marchés occidentaux, a appelé à un « front uni kurde » en Syrie à travers une alliance avec le PYD. Barzani avait signé en 2012 avec Salih Muslim, leader du PYD, l’‟Accord d’Erbil” formant le Conseil National Kurde et reconnaissant que « toutes les parties sont sérieuses et déterminées à continuer à travailler ensemble ».

Pourtant, alors que l’étude et la pratique des idées socialistes libertaires parmi la direction et les bases de la KCK est assurément un développement positif, il reste à voir dans quelle mesure cette influence est suffisamment sérieuse pour qu’ils abandonnent leur passé autoritaire sanglant. Le combat kurde pour l’autodétermination et la souveraineté culturelle est une lueur d’espoir au milieu des sombres nuages qui s’amoncellent au-dessus de l’État Islamique et des guerres sanglantes inter-fascistes entre l’islamisme, le baasisme et le sectarisme religieux qui leur a donné naissance.

Une révolution pan-kurde socialement progressiste et laïque, avec des éléments socialistes libertaires, unifiant les Kurdes irakiens et syriens et revitalisant les luttes en Turquie et en Iran peut encore être une perspective. Pendant ce temps, ceux d’entre nous qui apprécient l’idée de civilisation doivent reconnaître leur gratitude aux Kurdes, qui combattent en première ligne jour et nuit contre les djihadistes du fascisme islamiste en Syrie et en Irak, en défendant de leur vie les valeurs de la démocratie radicale.

« Les Kurdes n’ont pas d’amis sauf les montagnes »

Proverbe kurde

 

Rafael Taylor est un militant socialiste libertaire et un journaliste indépendant résidant à Melbourne. Il est également animateur de l’émission de radio “Floodgates Of Anarchy”, membre de l’ASF-IWA (AIT) et coordinateur de l’Alliance de la gauche libertaire à Melbourne.

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

LINK al post originale:

Le nouveau PKK à declenché une révolution sociale au Kurdistan

Condividi post
Repost0
6 luglio 2014 7 06 /07 /luglio /2014 05:00

Breve storia del movimento anarchico bulgaro

I precursori


Hristo_Botev.jpgIl movimento popolare nazional-rivoluzionario che combatté contro la dominazione turca e per la liberazione ebbe un carattere fondamentalmente contadino, sensibilmente influenzato da ideali vagamente socialisti. Il grande poeta nazionale Christo Botev (1848-1876), che ebbe un ruolo di protagonista in questo movimento, aveva studiato in Russia e si ispirò chiaramente agli ideali di Bakunin che egli espresse nella sua produzione poetica e nei suoi scritti giornalistici. Ebbe rapporti diretti con l’ala anti-autoritaria dell’Internazionale. Botev e alcuni suoi compagni del movimento nazional-rivoluzionario furono i primi libertari della Bulgaria. Egli fu, in un certo qual modo, il Byron bulgaro, il Petöfi ungherese, il nostro Salvochea e soprattutto il nostro Pisacane, con una notorietà maggiore, per esempio, di quella di Garibaldi in Italia.. Generazioni intere si sono sempre ispirate alla sua azione, al suo esempio di sacrificio nelle lotte sociali e liberatrici ; e non esiste, fino ai nostri giorni, un solo bulgaro che, indipendentemente dalla sua collocazione sociale e politica, non conosca a memoria e non reciti le sue poesie rivoluzionarie, alcune di ispirazione nettamente libertaria.

Sviluppo del movimento libertario

Paraskev_Stoyanov.jpegL’entusiasmo patriottico e le lotte politiche per la conquista del potere, come in ogni simile circostanza, ebbero il sopravvento sulle lotte specificamente sociali, nei primi anni successivi alla liberazione nazionale. Così, le idee socialiste non si manifestarono che verso il 1886-1887, quando Spiro Goulaptchev (1852-1918) ritornò dalla Russia e organizzò dei gruppi di studi sociali sul modello dei circoli cospirativi dei paesi in cui aveva compiuto i suoi studi superiori. Questi primi gruppi, in cui erano presenti, almeno all’inizio, libertari e marxisti, s’espressero unicamente e pacificamente attraverso la propaganda scritta. La formazione di gruppi di tendenza nettamente libertaria inizia verso il 1890. Uno tra i primi militanti di allora fu Paraskev Stojanov (1871-1941) che, nel 1890, firma, con Merlino, a Parigi una dichiarazione antimilitarista e deve, per questa ragione, abbandonare la Francia e trasferirsi in Italia, da cui viene in seguito espulso. Egli continua e termina i suoi studi di medicina in Romania dove fonda il movimento anarchico di quel paese. Rientrato in Bulgaria, continuò le sue attività. Allievo ed amico di Reclus, amico personale di Kropotkin e Malatesta, egli mantenne con loro e con altri militanti occidentali una regolare corrispondenza fino alla fine della sua esistenza, con l’incarico di professore della Facoltà di Medicina da lui fondata e di primario chirurgo in Bulgaria.


kilifarski_var.jpgIn questo periodo, il movimento libertario bulgaro, mentre si dichiara rivoluzionario, assume l’aspetto educazionistico, di proselitismo, di diffusione pacifica degli ideali, il cui rappresentante più famoso fu Nicola Stojnov (1862-1963), uomo colto che conosceva il russo ed il francese, sebbene fosse un modesto maestro elementare. Egli esercitò una grande influenza tra gli insegnanti ed i contadini. Fu lui, primo nel paese ad aderire al sindacalismo rivoluzionario, che fondò, con alcuni socialisti, l’Unione Nazionale degli Insegnanti, e con Varban Kilifarski (1879-1923) l’Unione Professionale dei Contadini. Fu anche il primo obiettore di coscienza della Bulgaria.

stoinov_2.jpgCon l’aiuto di Stojnov, Kilifarski e di qualche indipendente e socialista, Goulaptchev organizza a Rustciuk la prima casa editrice libertaria con la sua tipografia, a base cooperativa, che pubblica un gran numero di libri e di opuscoli, per la maggior parte tradotti dal russo e dal francese. Così, Goulaptchev, sebbene fin dall’inizio della sua attività di propagandista avesse avuto un orientamento ideologico nettamente libertario, lavorando in comune con dei socialisti, dà origine ad un movimento largamente socialista ed introduce il socialismo in Bulgaria con tutte le sue tendenze. La differenziazione e la scissione in questo movimento popolare non si ebbero che in seguito al Congresso Internazionale di Londra, nel 1896, in cui gli anarchici vennero espulsi ad opera dei marxisti. Goulaptchev pubblicò un resoconto dettagliato di questo Congresso e si allontanò dai socialisti nella gestione della casa editrice cooperativa dandole un carattere nettamente libertario.

Entrata dell’anarchismo nella storia del paese

Un altro aspetto precipuo dell’anarchismo bulgaro non tardò a manifestarsi e a fargli assumere un ruolo importante nella storia del paese. Dopo la Liberazione Nazionale, i contraddittori interessi delle potenze europee - Inghilterra, Francia e Russia soprattutto - portarono alla restituzione della Macedonia alla Turchia, sebbene essa fosse stata liberata in seguito alla guerra turco-russa. Con la ricostituzione della dominazione turca in Macedonia, il movimento nazionale rivoluzionario bulgaro riprese e rafforzò le sue attività. Qualche giovane militante anarchico, tra cui Varban Kilifarski, aderì a questo movimento. Ma l'adesione degli anarchici assunse una grande ampiezza nel 1898, quando la maggior parte dei membri del gruppo di Plovdiv, che studiavano a Ginevra, costituirono un circolo rivoluzionario e decisero di trasferirsi tutti in Macedonia per combattere. Questo circolo, divenuto celebre sotto il nome di "Cenacolo di Ginevra", diffuse, lo stesso anno, due giornali: "La voce del comitato rivoluzionario macedone" e "Vendetta". Quest’ultimo è considerato il primo giornale libertario in lingua bulgara. Questi militanti seguivano l’esempio di Botev, anch’egli ispirato alla linea ed ai consigli di Bakunin, che intendeva dare ad ogni movimento rivoluzionario di liberazione nazionale un carattere sociale.

Rabotnitcheska-Missal-pensee_ouvriere.jpg 
Testata del primo numero del settimanale "Rabotnitcheska Missal", organo della FACB (Federazione Anarchica Comunista Bulgara).

 

Gli anarchici ebbero un ruolo di prim'ordine in questo movimento, sfociato in una grande insurrezione nel 1903 allorché in Tracia, in particolare, venne instaurato e durò per un mese un regime di comunismo libertario. Tra le centinaia di anarchici rivoluzionari che vi lottarono, la storia ufficiale del paese ricorda ed onora un nome, quello di Michele Guerdjikoff (1877-1947).


Dopo la repressione dell’insurrezione, Guerdjikoff, Kilifarsk, Stojnov e altri militanti attivi si resero conto che quell’attività rivoluzionaria deviava, in un certo senso, la loro attenzione dall’obiettivo principale e diretto dell’anarchismo: la creazione di un movimento sociale ben organizzato e strutturato. A questo scopo pubblicarono innanzitutto il giornale "Società libera", nel 1907 e l’anno dopo "Anarchia", fondando parallelamente una grande casa editrice dallo stesso nome. Questa editrice pubblicò, per alcuni anni, la maggior parte delle opere importanti dei nostri teorici. Il giornale "Anarchia" contribuì alla fondazione di un gran numero di gruppi e portò avanti, per quattro anni, una campagna di propaganda per la costituzione di federazioni anarchiche. Un congresso costitutivo avrebbe dovuto aver luogo, ma le guerre dei Balcani, seguite dalla grande guerra del 1914, lo impedirono. Questa iniziativa non giunse a buon esito che alla fine della guerra quando, il 15, 16, 17 giugno 1919, ebbe luogo a Sofia il congresso costitutivo della Federazione Anarco-comunista di Bulgaria (F.A.C.B.).

Questo avvenimento storico fu preceduto, accompagnato e soprattutto seguito da una intensa attività rivoluzionaria pubblica e clandestina contemporaneamente, che diedero al movimento un altro aspetto rendendolo un importante fattore rivoluzionario nella vita sociale della Bulgaria. Il movimento si sviluppò e s’estese subito, grazie a moltissimi militanti energici e convinti ed a una serie di azioni rivoluzionarie che scrollarono il paese.

Lo sviluppo del movimento

La vita movimentata, la grande devozione agli ideali anarchici, l’attività febbrile ed il supremo sacrificio di un uomo eccezionale incarnano lo spirito rivoluzionario di quest’epoca - il suo nome è Georgi Sheitanov.

Gli anarchici portarono avanti un’intensa campagna antimilitarista e allo scoppio della guerra alcuni, tra cui Varban Kilifarski, espatriarono ed altri si rifiutarono di parteciparvi dandosi alla clandestinità. Tra questi ultimi, Sheitanov si distinse in modo particolare mantenendo una dura esistenza di illegalità per sedici anni, finendo assassinato nel 1925.

L’attività dei gruppi clandestini assunse un aspetto tale che i militari furono costretti ad aprire alcuni grandi processi, tra cui uno contro quaranta militanti. L'atto d’accusa riempiva 35 pagine (30.000 parole); esso costituì un documento ufficiale che riassumeva abbastanza correttamente la storia del movimento di quel periodo. Esso precisava che gli accusati "a causa della loro attività criminale di rifiuto e di demolizione rappresentano un grande e serio pericolo per l'ordine sociale costituito e per la sicurezza dello Stato, per l’esistenza del paese, per l’attuale regime e per la società contemporanea in genere ". Aggiungeva inoltre: " La cosa più triste e significativa è che la maggior parte degli imputati, membri dei gruppi anarchici, sono figli di insegnanti, di ispettori scolastici, i pastori ecclesiastici, i sotto-prefetti... figli di buone ed oneste famiglie... ".

Fu in quel periodo che vennero pubblicate decine di libri e di opuscoli, uscirono decine di giornali, furono organizzate centinaia di riunioni e di incontri, vennero tenuti cinque congressi nazionali (il quinto dei quali, il più importante, all’inizio del 1923, fu pubblico), numerosi scioperi, tutti riusciti, spesso accompagnati da azioni terroristiche, ecc, ecc...

Il colpo di Stato pro-fascista, nel giugno del 1923, interruppe per qualche anno le attività pubbliche, ma un movimento notevole di partigiani scosse il paese. Così, la semi-clandestinità continuò, con un aumento della repressione, fino al 1944, quando il paese venne "liberato" dall’Armata Rossa, che instaurò l'attuale regime bolscevico.

L’Anarco-Sindacalismo

Il movimento anarchico bulgaro, fin dagli inizi, si mostrò favorevole al sindacalismo rivoluzionario e cercò sempre la possibilità di penetrare nelle masse lavoratrici per organizzarvi dei sindacati. Ma trovò grosse difficoltà da parte dei marxisti costituitisi in partito politico, il quale in seguito si scisse e provocò delle divisioni all’interno della classe operaia. Così, il nostro movimento non riuscì mai a recuperare il ritardo su questo piano. I sindacati di ispirazione anarchica, creati in diverse industrie e soprattutto nella manifattura tabacchi, avanzarono di pari passo con i gruppi specifici e dimostrarono una forte combattività che assicurò loro il successo in tutte le azioni rivendicative. Molto spesso, i militanti anarchici erano del pari militanti sindacalisti, ma ci fu lo stesso una certa specializzazione nelle attività. Tuttavia, l’anarco-sindacalismo non assunse mai il carattere di una tendenza, di una dottrina separata. D’altra parte, l’anarchismo bulgaro si caratterizzò principalmente per la sua tendenza anarco-comunista, secondo l’orientamento organizzatore di Bakunin, Kropotkin e Malatesta.


Manol Vassev (1898-1958), tra i militanti nelle attività sindacali, si distinse in modo particolare, rappresentando lo spirito combattivo ed organizzatore del movimento. La sua vita di autentico lavoratore e di militante coerente con una popolarità conquistata a prezzo di innumerevoli persecuzioni, sofferenze e generosità, fu ed è tuttora d’esempio a tutta la classe operaia. Egli trascorse 22 anni in clandestinità, senza lasciare il lavoro in fabbrica, sotto il suo falso nome (in realtà si chiamava Jordan Sotirov). Conobbe pure la feroce persecuzione bolscevica, i loro campi di concentramento e le loro prigioni e terminò la sua vita coraggiosa di militante operaio in prigione, avvelenato dai carcerieri il giorno prima della sua liberazione.

L'anarchismo sotto il tallone bolscevico

Una conferenza nazionale della F.A.C.B. ebbe luogo nell’ottobre 1944, subito dopo l’arrivo al potere dei comunisti. Venne decisa la pubblicazione del vecchio settimanale "Pensiero Operaio" che fu sospeso dalle autorità al suo quarto numero. Esso non ricomparve che nel 1945 e fu sospeso definitivamente dopo il sequestro del suo ottavo numero (tiratura in costante aumento: 30.000 copie).


Il regime di relativa libertà durò poco. Moltissimi gruppi vennero ricostituiti ed aprirono i loro locali. Ma la repressione non tardò. Tutti i delegati presenti ad una conferenza nazionale pubblica, iniziata il 10 marzo 1945, vennero arrestati ed internati in un campo di concentramento. Il movimento libertario si vide costretto, ancora, a prendere la via della completa clandestinità. Cominciò la pubblicazione di un bollettino ciclostilato che uscì fino al 1948. Nell’agosto del 1946, la F.A.C.B. riuscì a tenere un congresso clandestino nel pieno centro di Sofia con la partecipazione di una cinquantina di delegati in rappresentanza di 40 unioni cantonali con 400 gruppi locali.

La repressione contro i libertari raggiunse il suo culmine con alcuni processi ed arresti in massa e con l’internamento in campo di concentramento di più di 600 militanti, due giorni prima del quinto Congresso del Partito Comunista Bulgaro, nel dicembre 1948. Dopo, nessuna manifestazione pubblica fu possibile. La vita normale dell’organizzazione s’interruppe. Non rimasero che i legami personali tra i militanti ed i rapporti sempre clandestini con i militanti in esilio che, da 25 anni, pubblicano una rivista mensile ("Notre Route") ed hanno stampato una trentina di opuscoli e di libri in bulgaro, qualcuno in francese, ecc.

Nonostante la repressione, il movimento anarchico bulgaro non è morto, né all’estero, né all’interno. Le sofferenze e la resistenza di centinaia di noti militanti hanno attirato grandi simpatie verso l’anarchismo da parte delle masse popolari.

 

G. R. Balkanski

 

[A cura di Ario Libert]

LINK al post originale:

Breve storia del movimento anarchico bulgaro

Condividi post
Repost0
31 maggio 2014 6 31 /05 /maggio /2014 05:00

I situazionisti nella lotta di classe

Il movimento situazionista arricchisce la riflessione del movimento operaio rivoluzionario attraverso una critica della vita quotidiana. Ne risulta una concezione originale della lotta di classe.

 

Da Tiqqun alla Encyclopédie des Nuisances, da Philippe Sollers a Anselm Jappe, la maggior parte dei post-situazionisti respingono la lotta di classe. Ad immagine dei movimenti Dada e del Surrealismo, i situazionisti sembrano oggi inoffensivi. Di Guy Debord, gli ammiratori non ricordano che lo stile letterario. Tiqqun riproduce il tono superiore e sentenzioso dei professori di rivoluzione, e a volte l'umorismo nei suoi migliori testi, ma respinge del tutto l'analisi marxista e il comunismo dei consigli.

 

Sembra dunque importante descrivere l'attività teorica e pratica dei situazionisti nella lotta di classe. L'intervento situazionista fu breve ma intenso, per approdare sull'esplosione del Maggio 68.

 

Inversamente, gli studi storici sul Maggio 68 occultano il ruolo dell'Internazionale situazionista (IS). Anche la storiografia di estrema sinistra, rappresentata soprattutto da Kristin Ross, riduce Maggio 68 a una farandola di gruppi di estrema sinistra, maoisti in testa.

Pascal Dumontier descrive la storia dell'Internazionale situazionista per porla nel suo contesto politico e intellettuale.

[- Di cosa ti occupi esattamente?/ - Della reificazione/ -Capisco, è un lavoro molto serio, con dei grossi libri e molta carta su un grande tavolo/ - No, vado a spasso, sopratutto vado a spasso].

 

Rivoluzione sociale e critica della vita quotidiana

 

"Alla vigilia del 1968, l'Internazionale situazionista, da organizzazione artistica d'avanguardia è diventata un'organizzazione rivoluzionaria originale," sostiene Pascal Dumontier. L'IS si distingue dagli altri gruppi libertari per rinnovare il progetto rivoluzionario attraverso una critica più radicale e meno limitata. L'IS concilia la critica del capitalismo ereditata dal movimento operaio anti-burocratico e la critica della vita quotidiana derivata dalle avanguardie artistiche.

 

Potlatch_1954_1957_L8.jpgNel 1954, l'Internazionale lettrista crea la rivista Potlach. Questo movimento in rottura con i lettristi e i surrealisti, aspira a superare l'arte e l'estetica per trasformare la vita. Contro l'urbanesimo, l'Internazionale lettrista sviluppa dei comportamenti ludici per permettere un'emancipazione dei desideri e della vita. Questo movimento sviluppa anche una critica del cinema e diffonde la pratica del détournement [sviamento, dirottamento]. Insieme ai giovani lettristi, l'IS raggruppa anche il movimento Cobra e degli artisti in rottura con un surrealismo invecchiato. Contro l'arte borghese e professionale, Cobra lotta per un'arte popolare attraverso "un'espressione vitale, diretta e collettiva". Contro la cultura esistente, Cobra si fa riferimento all'arte creativa e alla sperimentazione. "Una libertà nuova nascerà per permettere agli uomini di soddisfare il loro desiderio di creare" sostiene questo movimento che fa riferimento ad una trasformazione radicale della società e della vita.

 

debord-societe-spectacle.jpg

Nel 1957, i suoi differenti movimenti si organizzano nell'Internazionale situazionista. Guy Debord sviluppa allora le sue riflessioni sul superamento dell'arte e la critica della vita quotidiana. "Ciò che caratterizza l'IS, è appunto il rifiuto di compromissione con il mondo moderno e quella volontà di rompere con la funzione d'artista, nel senso attuale del termine", evidenzia Pascal Dumontier. Ma gli artisti che respingono la rivoluzione sociale sono rapidamente esclusi dall'IS. La Critica della vita quotidiana sfocia su una riflessione globale sulla società, e l'IS aspira oramai a realizzare la teoria rivoluzionaria del suo tempo. 

Nel 1961, l'IS si avvicina a gruppi consiliaristi, soprattutto a "Socialisme et Barbarie". "La partecipazione e la creatività delle persone dipendono da un progetto collettivo che riguarda esplicitamente tutti gli aspetti del vissuto", sostiene l'IS. La critica della vita quotidiana si iscrive in una prospettiva rivoluzionaria. "Senza la critica della vita quotidiana, l'organizzazione rivoluzionaria è un ambiente separato, tanto convenzionale, ed alla fine passivo, quanto i villaggi di vacanza che sono il terreno specializzato dei suoi svaghi moderni", ricorda tuttavia l'IS. La rivoluzione deve soprattutto permettere di rendere la vita appassionante. Nel 1967 Guy Debord pubblica La société du spectacle [La società dello spettacolo] e Raoul Vaneigem presenta il suo Traité de savoir vivre à l’usage des jeunes générations [Trattato di saper vivere ad uso delle giovani generazioni]. Insieme ai movimenti dada e surrealisti, l'IS si riferisce al movimento operaio anti-autoritario, al pensiero di Marx e di Bakunin, a quello di Rosa Luxemburg e Henri Lefebvre ma soprattutto al comunismo dei consigli.

Nulla manca alla comodità della noia

 

Reinventare la rivoluzione contro l'alienazione moderna

 

La teoria situazionista si dedica a criticare le nuove forme di alienazione scaturite dalla modernità mercificata. "La comprensione di questo mondo non può fondarsi che sulla contestazione. E questa contestazione non ha verità, e realismo, se non in quanto contestazione della totalità", afferma l'IS nel 1962. La critica della modernità attualizza le correnti calde del marxismo nel contesto della società dei consumi. La società spettacolare mercantile aggiunge l'alienazione ideologica all'alienazione economica. "La logica della merce regna sull'insieme del sistema sociale, in cui gli individui, sfruttati nel loro lavoro, reificati nella loro vita quotidiana, hanno perso ogni potere e ogni controllo sulla loro propria vita", scrive Pascal Dumontier per sintetizzare la critica dell'alienazione.

La burocrazia e gli Stati impongono un modo di lavoro, di svaghi, di consumo, pianifica lo spazio con l'urbanesimo, e il tempo con la separazione tra tempo di lavoro e "tempo libero". Raoul Vaneigem descrive un "mondo in cui la garanzia di non morire di fame si scambia contro il rischio di morire di noia". Lavoro, consumo, svaghi, cultura, spazio di vita: l'alienazione colonizza tutti gli aspetti della vita. La nozione di spettacolo permette di spiegare la passività della popolazione con lo sviluppo dell'industria del divertimento e della comunicazione che rafforzano l'integrazione della classe operaia nella modernità mercificata.

 

Ma i situazionisti sviluppano anche una critica dei pseudo pensieri contestatari. Psicologi, sociologi, filosofi e altri "divi dell'Inintelligenza" sono integrati al sistema che essi pretendono di contestare. Favoriscono l'integrazione della società dello spettacolo.  Da Jean-Paul Sartre a Henri Lefebvre, passando attraverso la rivista Arguments, tutti i contemporanei dei situazionisti ricevono le loro colorite ingiurie. Le diverse correnti rivoluzionarie sono criticate.

 

I situazionisti si rifanno all'esperienza dei consigli operai, e tutte le altre forme di organizzazioni devono essere criticate. I sindacati e i partiti devono essere criticati, essi permettono l'integrazione della classe operaia nella società mercificata. Guy Debord, in La società dello spettacolostende un bilancio critico del movimento operaio e sottolinea anche alcuni limiti nel pensiero di Marx. Il determinismo storico, l'economicismo, lo scientismo e la presa del potere dello Stato sono dei limiti del marxismo già evidenziate da Karl Korsch. L'anarchismo è criticato per la sua ideologia e il suo idealismo privo di senso pratico. Il marxismo-leninismo, il bolscevismo e lo stalinismo formano un'ideologia controrivoluzionaria che si dedica a disciplinare i proletari in un'organizzazione gerarchizzata. Nel 1917, i "proprietari del proletariato" e cioè i burocrati bolscevichi hanno restaurato l'economia capitalista minacciata dal movimento dei soviet. I situazionisti, che sostengono le lotte anticoloniali, criticano tuttavia le mitologie terzomondiste. Maoismo, Fanonismo, Castro-Guevarismo, Titoismo sono tutte ideologie che giustificano la comparsa di nuovi padroni per ristrutturare l'economia e ricomporre la società dello sfruttamento.

 

"La rivoluzione è da reinventare, ecco tutto", afferma l'IS sin dal 1961. Il proletariato rimane il soggetto rivoluzionario e si definisce come l'insieme di persone che non hanno alcun potere o controllo sull'impiego della loro vita. Il progetto dei situazionisti poggia sui Consiglio operai per permettere una autogestione "estesa a tutta la produzione e a tutti gli aspetti della vita sociale". Essi si riferiscono, tra l'altro, alle esperienze storiche della Comune di Parigi del 1871, dei consigli della Germania del 1919, della rivoluzione spagnola del 1936 e dell'insurrezione di Budapest del 1956.

 

Ma il consiliarismo dei situazionisti si arricchisce con la critica della vita quotidiana. "Chi parla di lotta di classe e di rivoluzione senza riferirsi esplicitamente alla vita quotidiana, senza capire ciò che vi è di sovversivo nell'amore e di positivo nel rifiuto dei contrari, quelli hanno in bocca un cadavere", taglia corto Raoul Vaneigem. L'arte, la poesia, la creatività, il gioco devono permettere di costruire una vita appassionata. "La rivoluzione, per i situazionisti, è innanzitutto la realizzazione di un'immensa festa in cui la trasformazione del mondo si accompagna a un cambiamento radicale e totale della vita, infine realmente vissuta", sostiene Pascal Dumontier. I situazionisti si distinguono dalle ideologie rivoluzionarie per attaccare la modernità e sviluppare il pensiero più radicale.

Un'organizzazione di teorici rivoluzionari

 

La questione dell’organizzazione rimane centrale per l'Internazionale situazionista, così come per tutti i movimenti rivoluzionari, allo scopo di legare in modo coerente teoria e prassi. L'IS, malgrado un pensiero radicalmente libertario, adotta un'organizzazione centralizzata. I gruppi locali possono avere un'azione autonoma, ma al di fuori dell'IS. Nel 1966, la sezione francese è la più numerosa, con dieci membri, per un'internazionale che non comprende più di quindici membri nel mondo. Ma l'IS privilegia la coerenza teorica sulla quantità dei membri. Il deviazionista o la semplice inattività sono sanzionate attraverso una inflessibile politica di esclusione. Nel 1962, l'IS preferisce limitare l'accesso all'organizzazione piuttosto di scatenare ondate di esclusioni.

 

Per diventare situazionisti, si deve rifiutare ogni compromesso con i pensatori di Stato e accettare le condanne di personalità o correnti intellettuali contemporanee. I situazionisti criticano anche ogni forma di militanza. L'organizzazione deve favorire la partecipazione e la creatività di tutti i suoi membri. La separazione tra teoria e pratica è respinta. La specializzazione dei compiti è anche considerata come un embrione di burocrazia. Ma l'IS, che si propone di diventare "il più alto grado della coscienza rivoluzionaria", raggruppa soprattutto dei teorici e si considera come la sola vera organizzazione rivoluzionaria.

 

Dopo aver rotto con Henri Lefebvre e "Socialisme ou Barbarie", l'IS si avvicina ai gruppi rivoluzionari fuori dalla Francia come la Zengakuren in Giappone. Ma i situazionisti rifiutano di avere delle relazioni con gruppi dell'estrema sinistra che difendono il maoismo, il castrismo o praticano l'autogestione in Algeria e in Iugoslavia. Essi constatano la decadenza del movimento anarchico francese. Nel 1967, la Federazione anarchica denuncia un "complotto situazionista" al suo interno e deve allora far fronte a diverse scissioni.

L'IS si avvicina soprattutto ai gruppi consiliaristi come "Informations et correspondances ouvrières" (ICO). Malgrado delle divergenze con questo gruppo. I situazionisti sembrano influenti soprattutto attraverso la diffusione dei loro scritti. Lo sviamento (détournement) di film, di fumetti e anche di di manifesti pubblicitari permettono di diffondere le idee situazioniste. Ma, alla vigilia di Maggio 68, le numerose esclusioni hanno ridotto gli effettivi dell'IS che sembra allora limitata nella sua pratica.

Contestazione in ambiente studentesco

 

L'Internazionale situazionista vede nei movimenti studenteschi in Giappone, con i Zengakuren, e a Berkeley negli Stati Uniti, una contestazione globale della società. Le idee situazioniste si diffondono nelle università per partecipare allo scatenamento di Maggio 68. Nel 1966, degli studenti di Strasburgo stampano in gran numero, a spese dell'Unef, un sindacato studentesco, un opuscolo intitolato Della miseria in ambiente studentesco considerata sotto i suoi aspetti economico, politico, psicologico, sessuale e soprattutto intellettuale, e di alcuni mezzi per porvi rimedio [De la misère en milieu étudiant considérée sous ses aspects économique, politique, psychologique, sexuel et notamment intellectuel, et de quelques moyens pour y remédier]. Questo testo espone le idee situazioniste per denunciare l'alienazione degli studenti ridotti alla sottomissione e alla passività.

UNEF

"Lo schiavo stoico, lo studente si crede tanto più libero quanto più lo stringono le catene dell'autorità", afferma questo testo che denuncia lo Stato e la famiglia. L'Università fabbrica allora i futuri quadri della società capitalista e diffonde l'ideologia che le corrisponde. "Lo studente è un prodotto della società moderna, allo stesso titolo di Godard e Coca Cola. La sua estrema alienazione non può essere contestata che dalla contestazione dell'intera società", ironizza l'opuscolo.

 

Lo studente deve ribellarsi allo scopo di organizzarsi con le classi sfruttate per costruire un movimento rivoluzionario di critica globale della società capitalista. questo libello si iscrive in un clima in un clima di agitazione gioiosa che regna a Strasburgo. Dei corsi e delle conferenze sono disturbati con lanci di pomodori sui relatori.

 

Un fumetto deturnato, Le retour de la colonne Durruti [Il ritorno della colonna Durruti] espone in modo originale le idee situazioniste. "Le J.C.R. le inculo anch'io", proclama Lenin in questo fumetto per denunciare i giovani trotskysti. Due cow-boys a cavallo discutono della reificazione. "Cosa ti fa ridere di più a te, i fascisti, l’U.E.C., i gaullisti, le J.C.R. o gli anarchici di Monde Libertaire?" chiede uno spazzolino per denti. "Sì è vero tutte queste persone sono solidali di questo vecchio mondo contro il quale si deve ora intraprendere la lotta", risponde l'altro spazzolino per denti. I media, le autorità universitarie e delle organizzazioni politiche denunciano gli agitatori vicini ai situazionisti.

Gli Strasburghesi propongono la dissoluzione della Unef, per denunciare il suo avanguardismo, il suo sotto-riformismo e l'impostura del sindacalismo studentesco. Se la nozione è respinta, molti studenti condividono le idee situazioniste, soprattutto a Nantes, e il loro libello è di nuovo edito nel 1967. Uno studente è minacciato di esclusione dall'Università per un testo che insulta il rettore, ma raccoglie un ampio consenso anche da parte di intellettuali come Daniel Guérin. Questo studente si presenta alle elezioni della Mnef, mutua studentesca, per difendere la libertà sessuale e le idee di Wilhelm Reich. Perde le elezioni e subisce le critiche dell'IS che lo vede come un burocrate. Numerosi gruppi entrano in conflitto con l'IS ma fanno sempre riferimento alle idee dei situazionisti.

A Nanterre, degli studenti intendono occupare le città universitarie il cui regolamento vieta la circolazione dei ragazzi negli edifici delle ragazze. Dietro lo schiamazzo giovanile, si esprime una contestazione globale. "E' già l'eco dello slogan situazionista 'Vivere senza tempi morti, godere senza impedimenti'", associato alle influenza delle idee di Fourier e di Reich", sottolinea Pascal Dumontier. A Nantes gli studenti sono influenzati dalle idee situazioniste, ma anche anarco-sindacaliste. Essi occupano le città universitarie e partecipano al movimento operaio locale. Le sue diverse forme di contestazione prefigurano il Maggio 68. Gli studenti partecipano alle manifestazioni operaie per cercare di occupare il rettorato e affrontare la polizia nella strada. La repressione alimenta la radicalizzazione politica a Nantes.

Il gruppo degli Enragés (arrabbiati) partecipano alla contestazione nell'università moderna di Nanterre. La critica delle condizioni di vita, sul campus e nelle residenze, si accompagna con una denuncia dell'insegnamento. I giovani anarchici di Nanterre aperti alle nuove idee di gruppi libertari e della IS, sono esclusi dalla Fédération anarchiste (FA) per marxismo e situazionismo.

Gli Enragés condividono le idee ma anche i modi d'azione dei situazionisti, come lo scandalo. Tentano di interrompere i corsi e disturbano anche una rappresentazione di giovani poeti, qualificati come "nuova razza di sbirri". Graffiti sui muri, distribuzione di volantini, parole d'ordine di boicottaggio degli esami: gli Enragés moltiplicano gli scandali virulenti.

 

"Il godimento è il nostro scopo: TRASFORMARE IL MONDO E' CAMBIARE LA VITA" afferma un volantino che sviluppa una critica radicale del mondo moderno. La polizia, chiamata dal decano per restaurare l'ordine sull'università, deve fuggire sotto il lancio di oggetti da parte degli Enragés e altri studenti. Gli Enragés diffondono dei manifesti, dei testi e dei fumetti che oppongono gli studenti più radicali a tutte le istituzioni come i sindacati, gli insegnanti e l'amministrazione. Gli Enragés lasciano in seguito Nanterre, e il movimento 22 marzo assume la direzione della contestazione. Ma lasciano degli slogan sui muri. "Professori, siete vecchi.... e anche la vostra cultura", "I sindacati sono dei bordelli. L'U.N.E.F. è una puttana", "Non lavorare mai", "Prendete i vostri desideri per realtà", "La noia è contro-rivoluzionaria" ("Les syndicat sont des bordels. L’ U.N.E.F. est une putain"», "Ne travaillez jamais", "Prenez vos désirs pour la réalité", "L’ennui est contre-révolutionnaire"): tutti i suoi graffiti diffondono il pensiero situazionista.Gli studenti permettono di articolare questa teoria con una pratica di lotta e di contestazione.

situ6.png

 

L'esplosione di Maggio 68

 

Gli studenti occupano le università e gli operai occupano i loro luoghi di lavoro. Maggio 68, movimento di sciopero generale, permette ai situazionisti di porre in pratica la loro teoria. Gli Enragés si distinguono dagli studenti di estrema sinistra perché on si accontentano di protestare contro le riforme universitarie ma si dedicano ad una contestazione più globale della società. I situazionisti partecipano attivamente alla notte delle barricate dal 10 all'11 maggio. Partecipano all'occupazione della Sorbona la sera del 13 maggio. "Occupazione delle fabbriche - Consigli operai - Comitato Enragés-Internazionale situazionista" (Occupation des usines - Conseils ouvriers - Comité Enragés-Internationale situationiste) indica uno striscione sul frontone della "sala Jules Bonnot".

I graffiti lirici e poetici danno la parola ai muri dell'università per distinguersi dagli slogan noiosi dell'estremismo fossilizzato. L'assemblea generale che si riunisce ogni giorno diventa il solo organo di decisione per designare un Comitato di Occupazione. Assemblea generale, libertà di espressione, responsabilità e revocabilità dei rappresentanti eletti disegnano una vera democrazia diretta.

Ma le manovre delle organizzazione politiche e sindacali perturbano questo funzionamento, con la creazione di commissioni auto-proclamate. Il Comitato di Occupazione sostiene le occupazioni di fabbriche e chiama alla formazione dei consigli operai. Dei telegrammi sono inviati agli uffici politici dei partiti comunisti dell'URSS e della Cina.. "Tremate burocrati. Il potere internazionale dei Consigli Operai vi spazzerà via ben presto. L'umanità non sarà felice se non il giorno in cui l'ultimo dei burocrati non sia impiccato con le budella dell'ultimo capitalista", avverte il telegramma. Ma i situazionisti abbandonano la Sorbona sin dal 16 maggio. Essi denunciano la passività degli studenti di fronte alle manovre degli estremisti. Soprattutto, il loro messaggio consiliarista trova poca eco nell'ambiente studentesco. Essi si rivolgono allora verso il movimento operaio.

Il 17 maggio 1968 i situazionisti e quelli che condividono le loro idee fondano il Comitato per il mantenimento delle occupazioni (CMDO). Questa organizzazione consigliare tenta di creare dei legami tra i diversi luoghi di lavoro occupati. Il CMDO difende il programma di una democrazia diretta totale fondata sul potere assoluto dei Consigli Operai. Il CMDO pubblica dei testi e dei manifesti ma si distingue dagli altri gruppi consigliari che, malgrado la loro critica dei sindacati, restano tolleranti nei confronti dell'estrema sinistra. Soprattutto, il CMDO insiste sulla critica della vita quotidiana e lotta per un'autogestione generalizzata di tutti gli aspetti della vita. La trasformazione del mondo deve accompagnarsi ad un cambiamento dell avita. Il CMDO traduce i suoi testi e inscrive il Maggio 68 non soltanto in una filiazione storica ma anche nella prospettiva di una rivoluzione su scala internazionale. I situazionisti si mettono a criticare tutte le burocrazie, sindacali o politiche, staliniste o estremiste, che lungi dal "tradire" il movimento appaiono come "un meccanismo d'integrazione alla società capitalista". La firma degli accordi di Grenelle da parte della CGT per far appello alla ripresa del lavoro conferma le sue analisi. I situazionisti intervengono in questo movimento di lotta per radicalizzarlo al massimo.

 

situ7.png

Un'influenza teorica

 

Le idee situazioniste irrigano la rivolta di Maggio 68. A Strasburgo, volantini e scritte murali animano un movimento ostile ai militanti ma che sembra ristretto all'università. A Nantes, la rivolta sembra particolarmente violenta e radicale. Gli Enragés di Nantes partecipano attivamente alle azioni con gli operai in sciopero. Questa città annuncia i precedenti di una giunzione tra il movimento studentesco e il movimento operaio. Ma dei gruppi influenzati dai situazionisti esistono in molte città di Francia, come Bordeaux o Tolosa. Soprattutto, la critica della vita quotidiana e gli assi di lotta portate dall'Internazionale situazionista irradiano l'insieme del movimento di Maggio 68. L'aspirazione a vivere pienamente, senza tempi morti e senza intralci, la festa rivoluzionaria, l'importanza accordata alla creatività, al desiderio, al piacere: tutte le sue idee presenti nel Maggio 68 si inscrivono in una filiazione situazionista.

Di fronte al recupero della contestazione da parte dell'economia mercificata, i situazionisti rifiutano ogni forma di distinzione e di partecipazione a dei circoli letterari e artistici. Essi praticano l'insulto, strampalato e poetico, per rispondere a tali inviti. Ma il "situazionismo" diventa rapidamente una merce come un'altra, assimilata alla cultura pop. I situazionisti rifiutano lo spontaneismo e l'assenza di riflessione dei gruppi consiliari. Rimangono sostenitori di un'organizzazione politica c che lotta per il comunismo dei consigli.

Dei gruppi autonomi, influenzati

 

 

 

 

Des groupes autonomes, influencés par les idées de l’IS, maintiennent une agitation dans les facs et les lycées. L’émeute et la guérilla urbaine deviennent un jeu. « C’est à tous les moments de notre VIE QUOTIDIENNE que nous devons et nous pouvons nous LIBERER de tout ce qui nous opprime », affirme l’éditorial du numéro 1 du journal Vivre sans temps mort, jouir sans entraves. Grèves sauvages et auto-réductions deviennent des pratiquesqui se répandent. Mais divers groupes pro-situs prolifèrent, avec le style littéraire de l’IS dégénérescente qui perdure encore aujourd’hui. L’Internationale situationniste se désagrège jusqu’à sa dissolution en 1972.

Les idées situationnistes expriment une critique radicale du monde moderne, et le courant le plus extrémiste et révolutionnaire de la contestation généralisée en Mai 68. De nouvelles formes d’expression, artistiques ou politiques, permettent de diffuser ses idées. La révolution apparaît comme une fête. Surtout, ils participent activement à la radicalisation du mouvement de mai 68.

Mais l’Internationale situationniste demeure une organisation de théoriciens qui reste élitiste. Pourtant, tous les êtres humains doivent pouvoir s’exprimer, à travers des idées ou une sensibilité critique, dans une perspective de libération des désirs et des passions.

Le jeu, l’utopie créatrice, la révolution comme fête doivent permettre de rompre avec l’aliénation dans la vie quotidienne. Avec les situationnistes, la théorie et la pratique révolutionnaire sortent des vieilles idéologies. Ils expriment le désir de transformer le monde pour changer la vie, radicalement.

 

[Traduzione di Ario Libert]

Condividi post
Repost0
1 gennaio 2014 3 01 /01 /gennaio /2014 06:00
L'anarchismo in Cina dal 1949 al 1981
 

Wieberalski

Il movimento anarchico cinese apparve all'alba del XX secolo. È in origine un movimento puramente intellettuale, soprattutto influente tra gli studenti, particolarmente tra quelli all'estero. Il movimento parteciperà a tutte le scosse della tormentata storia della Cina di quest'epoca. Riesce ad impiantarsi tra gli operai, ma resterà marginale e debole perché non ha influenza tra i contadini, che formano la schiacciante maggioranza della popolazione del paese. Alla fine della seconda guerra mondiale, il movimento anarchico conta secondo sue proprie stime, circa 10.000 membri (gruppi di studenti, sindacati operai e cooperative). A quell'epoca già convive male con i comunisti: rifiuta di unirsi al Fronte Popolare formato e dominato dal PC ed i maoisti qualificano i sindacati anarchici come "nidi di serpenti". È in questa atmosfera che i comunisti prendono il potere nel 1949 [1].

cina--Chiang-Kai-shek.jpgPoco dopo la vittoria maoista, gli anarchici entreranno in clandestinità, dopo un breve periodo di corrispondenza con l'estero. Vi fu anche una resistenza anarchica a Changsha. Meltzer parla di due posizioni adottate a quest'epoca di fronte al nuovo regime dagli anarchici. Gli operai, già abituati alla clandestinità dal tempo della dittatura di Chiang-Kai-shek, possono continuare nella loro grande maggioranza la loro attività nelle fabbriche senza troppi problemi di adattamento. Gli intellettuali al contrario sono numerosi ad allinerasi. Questi anarchici "morbidi" (in opposizione agli altri qualificati come "duri") occupano dei posti nell'insegnamento dove non hanno bisogno di fare l'elogio al regime, che in quanto ad esso ha troppo bisogno di personale durante quest'epoca per non chiedere altra cosa che un allineamento di facciata. La rivoluzione culturale in compenso colpirà molto duramente questi anarchici "morbidi" [2].

cina--Pa-Kin.jpgIl più noto tra di loro è lo scrittore Pa Kin. Il suo caso può senz'altro riassumere tutto il loro dramma. Scrittore famoso sin dalla fine degli anni venti, Pa Kin è anche il più conosciuto dei militanti anarchici cinesi. Traduce Kropotkin, Bakunin, Malatesta e si occupa negli anni quaranta di una casa editrice anarchica. Nel 1949, dopo la vittoria maoista, cessa la sua attività militante e nessuno suo scritto viene pubblicato sulla stampa libertaria internazionale benché non fosse rara prima di questa data. Scrittore celebre e popolare, il regime lo adula: è eletto deputato del Sichuan al congresso nazionale dei popoli, appartiene a molte società letterarie o artistiche, va all'estero a rappresentare la Cina. Le sue opere complete vengono edite, si trae un'opera teatrale molto eseguita dal suo romanzo "Famiglia", e dei film vengono girati ripresi dai suoi romanzi "Famiglia", "Autunno", "Notti gelide" e "Riunione" [3].

Ma deve comunque pagare questi onori ufficiali e fare atto di fedeltà al regime. A partire da questo momento, se non dimostra di essere un maoista molto attivo, è il meno che si possa dire, non fa più nessun riferimento all'anarchismo. Nei suoi romanzi, ogni allusione a militanti anarchici come Emma Goldman e Bakunin sono cancellati, i loro scopi giudicati troppo pessimisti sono riscritti. Pa Kin non scrive d'altronde più nulla e le sue opere di quest'epoca sono minori. Victor Garcia parla a questo proposito di "suicidio letterario". [4].

Quando arriva la rivoluzione culturale, tutti gli intellettuali in alto loco o in vista dell'epoca sono travolti nella tormenta. Nell'agosto del 1966, è posto ai margini e trattato come eminentemente reazionario. Il 26 febbraio 1968, un articolo del quotidiano "Wen Hui Bao" di Shangai lo attacca violentemente: è denunciato come un tiranno letterario e come il più noto e vecchio anarchico cinese, è accusato di aver attaccato Stalin e l'Unione Sovietica nel 1930 e di voler colpire in tal modo il Partito Comunista cinese [5]. A Nanchino appaiono degli dazibao che lo trattano come traditore della patria. Le guardie rosse invadono la sua casa e distruggono i suoi oggetti d'arte cinese e la sua biblioteca che conteneva numerosi libri anarchici. Dal 1966 al 1970, è costretto a fare numerose autocritiche per scritto o alla televisione [6]. Il 20 giugno 1968, è accusato allo stadio popolare di Shangai come un nemico di Mao e un traditore e deve fare la sua autocritica in ginocchio, ripreso dalla televisione [7].

All'inizio della rivoluzione culturale diventa spazzino all'Associazione degli Scrittori, poi è spedito in un campo di rieducazione (scuola dei quadri del 7 maggio) nel 1970 dove coltiva dei legumi. Nel 1973 la sua situazione migliora e può fare delle traduzioni di autori russi (Turgeniev, Herzen). Alla caduta della banda dei Quattro, è riabilitato, torna in primo piano ed è di nuovo colmato di onori [8]. Ma deve di nuovo mostrare la sua sottomissione al regime: è nella linea del presidente Mao, ma è stato la vittima della banda dei quattro, questa è la versione del suo periodo di disgrazia, e il lato anarchico delle sue opere è sempre cancellato. In un articolo recente un giornalista sostiene anche la tesi che Pa Kin non era anarchico, ma democratico [9].

black-flag.jpgLa personalità di Pa Kin e il suo comportamento hanno suscitato delle reazioni contrastanti nel movimento anarchico internazionale. Si può separarle in due tendenze: la condanna e l'indulgenza. Coloro che condannano, come gli anarchici cinesi di Hong-Kong della rivista Minus, dicono che Pa Kin non è più anarchico e che si è definitivamente allineato al regime comunista come mostrano i suoi testi più recenti. Coloro che sono indulgenti pensano che non si può rimproverare nulla a Pa Kin perché bisogna capire ciò che ha subito. Essi pensano anche che il suo allineamento non sia che di facciata e che in fondo è sempre anarchico. Ritroviamo ad esempio, tra questi indulgenti, il giornale inglese Black Flag e Victor Garcia [10].

Tutto il dramma degli anarchici "morbidi" è riassunto nel destino di Pa Kin, che ne uscirà meglio degli altri perché è famoso. Quella rivolta teleguidata che è stata la rivoluzione culturale spazzerà via tutta l'élite intellettuale e con essa  numerosi altri anarchici "morbidi". Un altro caso ci è noto, quello del professor K. C. Hsiao, militante anarchico di lunga data inattivo dal 1949. A 80 anni, è obbligato a spingere delle carrette di letame come forma di rieducazione. Decide di suicidarsi, e lascia una lettera per spiegare il suo gesto. Scrive che non considera come degradante di dover trasportare letame, al contrario per disprezzare il trasportatore di letame, non c'è che da chiamarlo professore. Ritiene di aver trasportato abbastanza letame nelle classi, che la sua vita giunge al suo termine e che davanti a questa tirannia, non gli resta che il suicidio [11]. Un altro professore (a meno che non sia lo stesso?),  Pi Shiou Sho, si suicida per gli stessi motivi. Prima del 1949, aveva tradotto Élisée Reclus in cinese [12]. Secondo Meltzer, gli operai delle fabbriche intervennero in alcuni casi per difendere contro gli studenti e per aiutare materialmente degli intellettuali anarchici che a volte riuscivano a sopravvivere soltanto grazie ad essi [13].

Sugli anarchici "duri", nessuna informazione giunge in Occidente negli anni cinquanta e la prima metà degli anni sessanta. Per stabilire di nuovo il contatto con il movimento tradizionale, bisogna aspettare il 1965 e una lettera pubblicata in "Freedom". Essa è stata scritta da un vecchio anarchico di prima del 1949 che descrive brevemente lo stato del movimento. Distingue due gruppi: quello della "Bandiera Nera" e quello chiamato "Verso le Comuni libere". La "Bandiera Nera" è composta soprattutto da studenti. Poiché nella Cina Popolare gli studenti provengono da tutte le regioni e da tutte le classi sociali, le idee anarchiche sono anch'esse diffuse in tutto il paese, dove dei gruppi anarchici appaiono in numerose province. "Verso le Comuni libere" è un gruppo che opera all'interno dell'apparato dello Stato, soprattutto tra la Gioventù Comunista. Infatti è impossibile uscire dall'ingranaggio del partito senza diventare sospetti, e si è dunque costituita un'opposizione anarchica sotto il naso della burocrazia. È impossibile calcolare la forza effettiva di questa organizzazione. Poi questo corrispondente parla del bisogno che si fa sentire di avere una tipografia e evoca l'idea di una stamperia gestita da anarchici inglesi a Hong-Kong ma funzionante per gli anarchici della Cina Popolare. Poi parla della difficoltà di avere dei contatti con l'esterno, e cita quelli esistenti: con gli anarchici di Corea, con quelli del Giappone (raramente) ed è tutto. Questo testo firmato C. S. è stato pubblicato nel maggio del 1965 da "Freedom" ed è dunque anteriore agli sconvolgimenti della rivoluzione culturale che iniziò nel novembre di quello stesso anno [14].

Questo documento, se non sembra essere falso, è forse ampiamente esagerato. In ogni caso non è confermato che da un solo altro testo, apparentemente della stessa provenienza. È un rapporto sul movimento anarchico cinese pubblicato nel 1968 sul bollettino preparatorio al congresso anarchico internazionale di Carrara. È contemporaneo alla rivoluzione culturale. Parla della "Bandiera nera degli Anarchici", gruppo che edita dei volantini e degli opuscoli e che è composto di lavoratori e intellettuali, soprattutto medici e dal movimento "Verso le Comuni Libere" qualificato come anarco-sindacalista e che recluta tra i lavoratori del tessile. Questo movimento ha creato dei "consigli operai" contro il Partito e la polizia. Esistono altri gruppi nel paese ma non sono in relazione tra di loro perché ciò è impossibile nelle condizioni dittatoriali del regime. Infine veniamo a sapere che in molte città in cui la polizia era stata posta allo sbando dai lavoratori un settimanale , "La Bandiera Nera" era stato diffuso. Il bollettino non pubblica "per delle ragioni di sicurezza che degli estratti di questo rapporto che conteneva "altre informazioni molto importanti" [15].

Questi due testi sono autentici? Nulla permette di porre in dubbio la loro autenticità: il primo è stato scritto da un militante prima del 1949 che è andato in Inghilterra e che conosceva la redazione di "Freedom" (parla di una foto  in cui è in compagnia del gruppo "Freedom") e che è appartenuto a un gruppo di studenti anarchici che pubblicò negli anni trenta un libro, "Sommario dei principi anarchici" di Harry J. Jones, in cinese a Shanghai. Tutte queste informazioni sono tratte dalla lettera. Esse ritagliano esattamente ciò che Meltzer dice di Chen Chang, medico e anarchico cinese con il quale è in corrispondenza e che qualifica come anarchico "duro". Parla anche a suo proposito di un aneddoto (una foto pubblicata sulla stampa cinese di una manifestazione a Londra in cui si vedono diverse bandiere di anarchici dimenticate dalla censura) che si trova in questa lettera firmata C. S. (Chen Shang probabilmente) [16]. Inoltre il secondo testo ricalca molto bene il primo. Ciò che fa dubitare di questi due testi, è l'immagine che essi danno del movimento anarchico cinese: Organizzato, importante, influente, in espansione. Probabilmente sulla base di un'attività anarchica reale, c'è stata esagerazione per eccesso di ottimismo e/o per difficoltà di informarsi bene, anche sul luogo. Ad ogni modo nessuna fonte ufficiale cinese corrobora con certezza queste informazioni, e quando il regime parla di anarchici, questa parola è lungi dall'avere nella maggior parte dei casi il senso che gli diamo.

Le informazioni sul movimento anarchico tradizionale si faranno sempre più rare. Il bollettino preparatorio del congresso di Carrara annuncia la creazione di una federazione anarchica cinese in esilio con il compagno Tien Cun Jun come segretario generale di quest'organizzazione. Nella lista delle organizzazioni aderenti al congresso anarchico internazionale di Carrara del settembre 1968, troviamo il Movimento Anarchico (Cina Comunista) e la Federazione Anarchica Cinese in esilio (Hong Kong), ma nessuna delle due sarà presente [17]. Nel 1969 una lettera di Li Cheou Tao di Hong Kong informa che aveva inviato nell'estate del 1968 i bollettini preparatori del congresso e i mandati di delegati ai compagni cinesi dell'interno. Non ha ancora potuto verificare se erano loro pervenuti, e precisa che è da tanto tempo che egli non ha nessuna notizia di loro. Teme inoltre che essi siano stati vittime di un'ondata di repressione. Sono le ultime informazioni che possediamo sul movimento dell'interno [18]. Nel 1971, ci sono ancora sulle liste delle organizzazioni con l'Internazionale delle Federazioni Anarchiche, il Movimento Anarchico della Cina Comunista e il movimento Anarchico Cinese in esilio di Hong Kong, ma nei fatti gli ultimi contatti con l'esilio datano al 1969 [19]. Nel 1977, gli anarchici della rivista Minus publicata a Hong Kong scrivono che essi non devono nulla al movimento anarchico cinese tradizionale totalmente inattivo laggiù quando il loro gruppo si costituisce nel 1974, ma alle loro iniziative personali, attraverso i testi francesi e inglesi che essi hanno letto, attraverso i contatti con degli "anarchici d'oltremare" e attraverso le loro discussioni con ex guardie rosse. La rottura è fatta, almeno a Hong Kong.

Le lettere pervenute in Occidente sull'attività clandestina degli anarchici cinesi non sono state sinora confermate da nessuna fonte ufficiale, articolo di giornale, discorso, resoconto di processi facenti allusione alle due organizzazioni citate. Eppure il potere ufficiale impiega molto spesso la parola "anarchico" Ma nel politichese burocratico c'è un senso molto più ampio di quello che gli diamo, Esso ricopre semplicemente tutti gli elementi radicali che il potere disapprova e combatte, e essere radicali in rapporto a un regime così reazionario quanto il regime cinese ciò non vuol dire essere anarchico o libertario, lungi da ciò. Il termine è dunque un insulto burocratico tra gli altri e il suo impiego non ha alcun significato reale: esso può applicarsi sia a dei veri anarchici quanto a persone che hanno dei comportamenti libertari senza esserne coscienti o a persone che si oppongono semplicemente alla burocrazia, senza che si possa molto spesso distinguere con certezza davanti a quale caso ci si trova.

È con la rivoluzione culturale e le agitazioni che essa provocherà che il termine viene usato su vasta scala. Bisogna dire che questo periodo che vede numerosi burocrati spazzati via da rivolte studentesche e operaie a volte controllate, a volte incontrollate, è propizio all'apparizione di un anarchismo spontaneo. I responsabili della propaganda non si sbagliano, ed impiegheranno abbondantemente il termine. È divertente notare che la principale vittima di questa intossicazione per mezzo della propaganda sarà la stampa libertaria internazionale che alla fine degli anni sessanta prenderà come oro colato gli atti eroici degli "anarchici". Il bollettino preparatorio del congresso di Carrara ad esempio riproduce degli estratti di un articolo del Figaro, che a sua volta cita Radio-Shanghai che a sua volta riprendeva un articolo del quotidiano maoista locale "Wen Hui Bao" (come si vede, le strade dell'informazione sono molto tortuose) che dimostrano che "l'anarchia guadagna terreno a Shanghai" e che "l’anarchismo minaccia di distruggere il potere e l'autorità del Comitato Rivoluzionario di Shanghai". È ovviamente una condanna delle lotte degli operaie e degli studenti che continuano ad agitarsi e ad opporsi al nuovo potere maoista instaurato nella città da un anno. Vi erano sicuramente degli anarchici a Shanghai come si vedrà tra poco, ma erano molto meno potenti di quanto potesse lasciarlo credere il giornale. Ad ogni modo il bollettino commenta questo articolo con una sola frase: "così i nostri compagni cinesi hanno iniziato una lotta a morte contro il totalitarismo maoista" [20]. Ma questa credulità nelle affermazioni della propaganda sparisce con la rivoluzione culturale, e sin dal 1970 affermazioni di questo genere sono commentate criticamente.

Con i disordini generalizzati della rivoluzione culturale, la parola conoscerà dunque una grande popolarità e sarà molto spesso utilizzata per condannare a posteriori le esplosioni di violenza che sfuggono al potere centrale. Così nel gennaio del 1967 a Shanghai, una lotta abbastanza oscura si svolge tra i maoisti che vogliono prendere il potere ed i burocrati in carica sullo sfondo degli scioperi operai. Gli operai sono organizzati in molti gruppi di cui uno, il "Liansé" (Quarto Quartiere di collegamento), è detto "anarchico". Un giornalista francese che intervista nel 1971 un operaio di Shanghai nel gennaio 1967 (legalmente, dunque è la versione ufficiale degli avvenimenti che egli ascolta) si vede rispondere che egli appartiene all'organizzazione "Liansé" che qualifica anche come organizzazione anarchica  che rifiuta ogni autorità. Tre mesi dopo gli scioperi di gennaio essa raccoglie la maggioranza degli operai della sua fabbrica ed è abbastanza potente da impedire la sua assunzione di controllo da parte dell'esercito, che non interverrà infine che in ottobre [21].

Al termine di questa "tempesta di gennaio" secondo il termine cinese, una campagna di stampa se la prende con i disordini, una frase tra le tante del ristabilimento dell'ordine, e l'anarchismo vi ha una grande parte. Il Quotidiano del Popolo (Renmin Ribao), equivalente cinese della Pravda, dell'8 marzo 1967 denuncia in un'importante articolo la "corrente anarchica" [22]. L'editoriale di questo stesso giornale del 26 aprile si intitola "Abbasso l'anarchismo" e sostiene tra le altre cose che "l'anarchismo nasconde, dissolve gli oggetti della nostra lotta e svia il suo orientamento generale". Pubblica l'11 maggio un altro articolo intitolato "L'anarchismo è il castigo dei deviazionisti opportunisti". Gli altri giornali riprendono queste condanne amplificandole a volte. Così il "Quotidiano di Tsingtao" di questo stesso 11 maggio accusa gli anarchici di ispirarsi a Liu Shiaoqi, ex secondo di Mao e principale vittima della rivoluzione culturale, "tra cui l'individualismo degenerato che raggiunge l'anarchismo reazionario" [23]. Dopo i disordini molto violenti di Pechino nell'agosto del 1967, che culminano con l'incendio dell'ambasciata britannica, Mao li condanna mettendoli sulla lista degli "elementi malvagi" e dell'"anarchismo" [24].

All'inizio del 1968, come abbiamo visto poco sopra, il quotidiano Wen Hui Bao di Shanghai accusa anche gli anarchici di mettere in pericolo il potere ufficiale di questa città. In un articolo del 6 febbraio 1968 dello stesso giornale (forse lo stesso articolo del precedente, ripreso da Le Figaro del 7 febbraio?) intitolato De la nature réactionnaire de l’anarchisme [Della natura reazionaria dell'anarchismo], vi è una lunga condanna degli anarchici cinesi. "Essi non ascoltano alcuna consegna, non obbediscono a nessun ordine... Quando delle istruzioni provengono dal Quartiere Generale del proletariato, non li eseguono se non è di loro gradimento, se non piace loro. Essi chiamano con fierezza questo atteggiamento 'indipendenza di giudizio'. Fanno ciò che più li diverte e lavorano solo se la cosa conviene loro. Hanno anche trovato una nuova massima 'ozia senza rimorsi!'". L'autore dell'articolo cita anche uno slogan degli anarchici da loro spesso impiegato apertamente: "Abbasso lo schiavismo", e per essi la disciplina è una forma di schiavitù. La posta dei lettori dello stesso numero reca la testimonianza di una persona i cui colleghi di lavoro sono conquistati dalla "ideologia anarchica". "Essi rimproverano ai loro compagni che osservano la disciplina di avere un 'atteggiamento da schiavi'". In un giornale di Pechino Hsinhua del 25 febbraio del 1968, un certo Yen Lihsin chiama alla riscossa i grandi maestri Lenin e Mao in un articolo intitolato L'anarchismo è un cammino politico che porta alla contro-rivoluzione". Si appoggia su delle citazioni per criticare l'anarchismo piccolo borghese che rifiuta la dittatura del proletariato e che si deve dunque combattere con "odio implacabile" [25].

Questi riferimenti sono stati trovati per caso in libri che trattano della rivoluzione culturale. Essi non sono affatto esaustivi e c'è da scommettere che effettuando una ricerca sistematica tra gli articoli disponibili della stampa cinese concernente questo periodo, il raccolto sarà abbondante. E c'è da scommettere anche che questi "anarchici" insultati e combattuti non sono molto spesso che degli operai o delle guardie rosse che non sono più controllati o manipolati dalle diverse fazioni del regime. Scioperando, insorgendo, manifestando, attaccando i burocrati in carica, vecchi o nuovi, senza averne l'autorizzazione, essi pongono in questione l'autorità di ogni apparato e contrastano le sapienti manovre delle diverse fazioni che non tollerano l'azione delle "masse" come essi dicono se non teleguidate. I burocrati che trattano da anarchici i cinesi che hanno cominciato a prendere i loro affari nelle loro mani senza obbedire agli ordini dall'alto e minacciando il sistema esistente hanno la stessa reazione dei borghesi del XIX secolo che pensavano di insultare i loro operai più radicali. Ma ciò non vuol dire che questi "anarchici" facciano proprie le idee libertarie che spesso essi dovevano ignorare. La stessa sorte è stata riservata agli scioperanti polacchi del 1970, 1976 e 1980 che sono stati abbondantemente trattati come anarchici senza aver mai posto in questione lo Stato, a parole almeno.

Se non si può dunque considerare come anarchiche tutte le persone classificate come tali dal regime, perché si conterrebbero a milioni, il tono e il contenuto di alcuni articoli provano che vi erano molti operai e studenti che avevano un comportamento realmente libertario. Le lunghe diatribe contro coloro che rifiutano ogni autorità e ogni disciplina proveniente dall'alto, che non sembrano considerare il loro lavoro come una cosa sacra da compiere sono molto significative di questo punto di vista. L'articolo del "Wen Hui Bao" del 6 febbraio 1968 soprattutto lascia pensare che quest'atteggiamento era relativamente diffuso a quell'epoca a Shanghai per meritare una condanna così violenta. Anarchismo spontaneo o influenza dei militanti anarchici "duri"? È difficile rispondere alla domanda dato lo scarso numero di documenti disponibili su questo soggetto. Se le informazioni raccolte sulle organizzazioni anarchiche tradizionali sono esatte o almeno soltanto esagerate, questi articoli possono provare che effettivamente gli anarchici sono stati attivi durante la rivoluzione culturale e se essi non hanno commesso tutto ciò di cui li si accusa e con cui li si opprime, hanno ottenuto dei risultati localmente, a Shanghai ad esempio. Ma poiché i fatti narrati in questi articoli e nelle lettere giunte in Occidente non sono del tutto verificate, essi non possono confermarsi tra di loro. Tutto al più si può dire che è probabile che il movimento anarchico tradizionale era sempre attivo allora senza che si potesse misurare la sua reale influenza.

Un altro fatto può anche sostenere questa ipotesi. In un opuscolo pubblicato nel 1967 dai "ribelli rivoluzionari della sezione di filosofia e scienze sociali dell'Accademia delle Scienze di Pechino" (un'organizzazione di guardie rosse), un testo è dedicato alla condanna dell'anarchismo, a partire da parole d'ordine e rimproveri agli anarchici. Ecco i più significativi: "Noi, non riconosciamo nessuna autorità basata sulla fiducia", "Tutte le regole e tutte le costrizioni devono essere abolite", "Abbasso tutti i 'governanti', sopprimete tutto gli ostacoli", "Abbasso tutta la burocrazia, abbasso tutti i mandarini", "Negate ogni forma di potere", "Si deve realizzare l'anarchismo al più presto", "Chiunque obbedisce alle istruzioni dei dirigenti proletari ha una 'mentalità da schiavo'", "Abbasso tutti i capi", "Il mio cuore non è in pace perché la democrazia è oppressa". Essi sono in effetti chiaramente anarchici. Gli altri non citati sono vicini o più oscuri perché si rapportano a degli aspetti della situazione di allora che ci sono sconosciuti, come "Viva il sospetto verso tutto" che sembra avere a bersaglio Mao l'incriticabile. Infine alcuni slogan sono massimalisti come "Viva la parola d'ordine rivoluzionaria: ognuno a modo suo" [26]. Questi slogan sono stati trascritti con esattezza oppure deformati dai maoisti? Nulla ci permette di saperlo. In ogni caso, si può effettivamente qualificare come libertari quelli che li diffondevano, e dovevano avere un'influenza non trascurabile poiché hanno meritato quest'attacco. Ma qui ancora si pone un problema irrisolvibile, vista la mancanza di documenti: questi anarchici si ricollegano, oppure no, al movimento tradizionale? La lettera del 1965 parla del gruppo "Bandiera Nera" influente tra gli studenti, ma nulla permette di accostare i due fatti tra di loro. Ad ogni modo una cosa è certa: la rivoluzione culturale ha rivelato delle tendenze anarchiche importanti tra gli operai e gli studenti, senza che si possa conoscere la rispettiva importanza dell'apparizione spontanea e della propaganda clandestina se è esistita come si può supporlo. Il 14 ottobre 1972 il "Quotidiano del Popolo" denuncia ancora le conseguenze anarchiche della rivoluzione culturale  [27].

Dopo la rivoluzione culturale gli attacchi contro l'anarchismo e gli anarchici cessano, o per lo meno diventano molto più rari. Bisogna attendere il 1973 per ritrovarsi in presenza di un nuovo caso, molto importante, in cui interviene l'anarchismo. Nel settembre e ottobre di quell'anno dei processi hanno luogo in molte città della Cina, che pongono in causa più di 300 operai accusati di "grave vandalismo". Di fatto, si rimprovera loro di aver voluto riprendere il controllo dei loro comitati di fabbrica eleggendo liberamente i loro delegati. Questo movimento concerne soprattutto l'industria tessile. Nei processi di ottobre a Shanghai, il motivo dell'accusa è "deviazionismo anarco-sindacalista". Si legge agli operai accusati i testi marxisti-leninisti che attaccano l'anarco-sindacalismo; il Procuratore di Stato fa la lettura di Marx che denuncia Bakunin, soprattutto il passaggio in cui Marx denuncia le antinomie tra lo spirito rivoluzionario e la natura russa il che scatenò degli applausi fragorosi (i sentimenti anti-russi sono apprezzati in Cina) e la famosa "Confessione". Uno degli assistenti al processo, udendo gli attacchi contro Ba-Kou-Nin crede che è quest'ultimo ad aver tentato di impadronirsi dell'industria tessile di Shanghai e grida "La prigione è troppo poco per un tale bandito! Che lo si impicchi!". Un opuscolo su questo processo è stato anche diffuso all'estero (il suo titolo inglese è "Thus Far") ma è stato presto tolto dalla circolazione dal momento che in Occidente le condanne dell'autogestione operaia non sono comprese [28].

La pubblicità fatta intorno a questi processi mostra che essi stavano a cuore alle autorità per farne un esempio. A voler far credere che questa tendenza di volersi occupare dei loro propri affari era diffusa tra gli operai. Ad ogni modo il capo d'accusa particolare agli operai di Shanghai che facevano riferimento all'anarco-sindacalismo ha di che sorprendere. Se esso è riservato a una sola città mentre le altre ne hanno uno piuttosto banale, è perché a Shanghai i fatti hanno dovuto essere differenti. Le violente condanne di Bakunin da parte di Marx e Lenin interposte permettono di credere che un'influenza anarchica reale esistesse tra gli operai del tessile. Il rapporto giunto in Occidente nel 1968 indica che il movimento "Verso le Comuni libere" faceva proprio dei proseliti tra i lavoratori del tessile, che agiva a livello delle fabbriche e che gli anarco-sindacalisti sarebbero riusciti a creare dei consigli operai contro il partito e la polizia. Prima del 1949, Shanghai era uno dei bastioni del movimento anarchico. Anche su questo punto non vi è alcuna certezza, ma dei sospetti molto forti che dei militanti abbiano partecipato agli avvenimenti di Shanghai.

Lo spauracchio dell'anarchismo è periodicamente tirato in ballo nelle grandi campagne di propaganda. Così la rivista ufficiale diffusa all'estero "China Reconstruct" del marzo 1978 espone il caso di Fangyehlin, un operaio favorevole alla Banda dei Quattro che aveva "creato il caos, violato volontariamente la legge e l'ordine rivoluzionario, propagandato l'anarchismo e incitato le persone a combattere, a commettere dei saccheggi e a prendere tutto ciò che volevano". La storia termina bene poiché Fang, grazie all'appoggio dei suoi compagni di lavoro che lo aiutano a ravvedersi, fa la sua autocritica, "respinge l'anarchismo propagandato dalla Banda dei Quattro" e ottiene una condanna con sospensione condizionale della pena [29]. Come si può vedere, il termine è impiegato ora contro ogni verosimiglianza. Il suo carattere d'insulto si rafforza sempre più. Nel 1980 la stampa cinese effettua una campagna contro il teppismo e l'anarchia, assimilati qui come lo si fa correntemente nei paesi dell'Est [30].

 Poiché la propaganda è onnipresente in Cina, la parola è ora capita dalla maggioranza dei cinesi nel senso caricaturale in cui l'impiegavano i burocrati. Una prova flagrante di questo fatto si trova nell'impiego che fa della parola anarchico Mu Yi, un membro di "Exploration", la rivista più radicale della Primavera di Pechino. Egli risponde all'epiteto di anarchico che il potere incolla "a coloro che cercano la libertà" facendo un'analogia con il Kuomingtang che reprimeva già ogni opposizione compresa quella comunista con il pretesto di "anarchismo" (è lui a mettere le virgolette) e applicando "L'etichetta di 'anarchico' a Mao per aver posto in essere e diretto tutti questi movimenti che hanno messo in pericolo il paese (Movimento anti-destra, Grande Balzo in Avanti, Rivoluzione Culturale) così come i suoi compagnucci Lin Biao e Kang Sheng" [31]. Questi stessi redattori di "Exploration" precisano, in un testo diffuso dopo l'arresto di Wei Jingsheng, l'animatore principale di questo gruppo: "non vogliamo prendere alcun "ismo" come principio direttivo. Non ci inginocchiamo né davanti al "marxismo-leninismo-pensiero Mao Zedong" né davanti all'anarchismo" [32]. La parola anarchismo sembra sia stata profondamente sviata in Cina dalla propaganda burocratica. In ogni caso anche l'opposizione più libertaria come può esserlo "Exploration" (lo si vedrà più avanti) impiega il termine nel suo senso deformato.

 

* * * *

Dalla rivoluzione culturale, un numero abbastanza importante di testi d'opposizione sono giunti in Occidente. Questo numero è molto inferiore, ad esempio, a quello dei samizdat d'opposizione che passano quasi quotidianamente la cortina di ferro e che non hanno meno valore. Si ritrovano degli accenti libertari a volte molto pronunciati nei testi più radicali. Anche qui si ha una conferma dell'anarchismo spontaneo che impregna tutti i movimenti di opposizione cinesi da 15 anni, tuttavia con diverse gradazioni.

Verso la fine del 1967 nello Hunan, compare una nuova organizzazione di guardie rosse, sorta dalla fusione di una ventina di leghe particolarmente attive l'estate precedente. Lo "Shengwulian", abbreviazione di "Comitato d'Unione dei Rivoluzionari dello Hunan", appariva, attraverso i suoi testi che ci sono pervenuti, come la frazione della guardia rossa più estremista e più chiaroveggente in quanto alle concezioni di Mao. Il testo più violento e più pericoloso per il potere esistente è il manifesto "Dove va la Cina?".

Per lo "Shengwulian", la società cinese attuale è una società di classe, anche dopo due anni di rivoluzione culturale che avrebbe preteso di rovesciare l'antico ordine. La classe dominante è la burocrazia chiamata nuova borghesia. La sola soluzione per farla finita con questo potere marcio è la rivoluzione sociale. Il futuro potere sarà ricalcato sulla Comune di Parigi. Quest'allusione alla Comune è di Mao che l'ha lanciata come parola d'ordine all'inizio della rivoluzione culturale. Egli si ispirava sia direttamente, sia attraverso Lenin, a La guerra civile in Francia di Marx che è il suo libro più libertario. Per lo "Shengwulian", ciò significa che l'amministrazione passa tra le mani del popolo che gestisce da sé i propri affari senza dirigenti. I suoi rappresentanti sono liberamente eletti, revocabili e non hanno privilegi, come durante la Comune di Parigi.

Parlando della "tempesta di gennaio" del 1967 a Shanghai, scrive: "La società ha scoperto di colpo che senza i burocrati non soltanto essa continuava a vivere, ma che funzionava meglio, che si sviluppava più velocemente e più liberamente. Le cose non andavano come lo minacciavano i burocrati davanti agli operai prima della rivoluzione... La società si trovò in una situazione di "dittatura delle masse" analoga a quella della Comune di Parigi. La Tempesta rivoluzionaria di gennaio mostrò che la Cina si incamminava verso una società senza burocrati". Nel corso di questo mese di gennaio, il potere dei burocrati affondò sotto i colpi degli operai. "Nelle mani di chi il potere si trovò allora trasferito? Nelle mani del popolo che, animato da un entusiasmo senza limite, si era organizzato da se stesso e aveva assunto il controllo del potere politico, amministrativo, finanziario e culturale nelle municipalità, l'industria, il commercio, le comunicazioni, ecc." [33]. Se forse non è quanto accaduto realmente a Shanghai, questi passi hanno il merito di dirla lunga sulla concezione della società che volevano stabilire i membri dello "Shengwulian".

Tutto il testo è impregnato del pensiero e del linguaggio maoista. Però malgrado ciò e malgrado tutto l'apparente rispetto che tributa a Mao, lo "Shengwulian" lo critica in modo trasversale ma duramente. Di fatto riprende tutte le tesi più estremiste di Mao che quest'ultimo ha sviluppato sino a gennaio 1967, sino alla Comune di Shanghai. Dopo questa data, si allontana poco alla volta dalla sua linea estremista per sostenere il ritorno all'ordina. E il testo critica a lungo questa reazione che analizza come il ritorno al potere della classe burocratica, basandosi sui testi di Mao del 1966. Per il suo estremismo e le sue violente critiche dell'ordine stabilito, lo "Shengwulian" attirerà una violenta risposta dei burocrati che non trascureranno nulla per criticare le sue tesi: i più alti dignitari del regime come Zhou Enlai e la moglie di Mao parteciperanno attivamente alla campagna contro di esso. L'autore presunto dei testi, un liceano di Changsha di nome Yang Xiguang, è arrestato e imprigionato per molti anni. La sua personalità è poco conosciuta. Ma ecco cose ne dice in un'intervista Fang Kuo, uno dei suoi amici: "Non si può dire che Yang fosse un discepolo di Marx e di Lenin. Non si è immerso nel marxismo-leninismo. Dopo un esame dei suoi scritti, si sente che i suoi pensieri erano quelli di un anarchismo spontaneo. Non penso che capisse le condizioni reali della Comune di Parigi. Era semplicemente influenzato dallo spirito anarchico che dominava l'epoca" [34].

 

 

Nel 1974, un dazibao è affisso a Canton. Opera collettiva di tre vecchie guardie rosse unite sotto lo pseudonimo di Li Yi Zhe, fa parte della campagna anti-Lin Biao che si svolgeva all'epoca. Ma benché sia stato autorizzato ufficialmente, sarà presto ritirato e criticato per il suo estremismo. Nei fatti, sotto pretesto di criticare la cricca di Lin Biao e la politica da lui difesa, è un violento attacco della società cinese attuale e della burocrazia dominante. Anche qui, per ragioni evidenti, Mao è abbondantemente citato e adorato. Ma tutte le critiche che essi rivolgono a 

 

 

 

 

 

est copieusement cité et adoré. Mais toutes les critiques qu’ils adressent à Lin Biao s’appliquent au second degré à Mao. La critique de la classe bureaucratique est incisive. « L’essence des formes nouvelles de propriété de cette bourgeoisie n’est rien d’autre que, dans le cadre de la propriété socialiste des moyens de production, la transformation de biens publics en bien privés… Il est fréquent que certains dirigeants enflent les faveurs spéciales que le parti et le peuple leur accorde par nécessité ; ils les transforment en privilèges économiques, politiques et les étendent sans limites à leur parentèle, à leurs amis proches… De serviteurs du peuple, ils deviennent maîtres du peuple.»

 

 

Li Yi Zhe est aussi un partisan convaincu de la capacité du peuple à prendre ses affaires en mains et [pense] surtout que c’est là que réside la solution au problème de la bureaucratie : « Nos cadres ne doivent pas se prendre pour des mandarins ou des seigneurs, mais rester des serviteurs du peuple. Rien n’est plus corrupteur que le pouvoir. Il n’est pas d’occasion plus propice que la promotion d’un individu pour juger s’il œuvre pour les intérêts de la majorité ou pour ceux d’une poignée. Pour conserver l’esprit de serviteur du peuple, la vigilence personnelle est certes nécessaire, mais la surveillance révolutionnaire des masses populaires reste primordiale » [35]. Ce texte est moins dirigé contre l’État que le précédent car il est à l’origine officiel. Les trois auteurs du dazibao auront beaucoup d’ennuis et le plus radical des trois (il se réclame du marxisme révolutionnaire), Li Zhengtian, qui d’après lui a été le principal rédacteur du texte, sera jeté en prison pour plusieurs années. En 1979 peu après sa sortie, il participera activement au « Printemps de Pékin », mouvement d’opposition qui contrairement à son nom a atteint plusieurs régions de la Chine, dont Canton.

En effet fin 1978 à Pékin, puis dans toute la Chine, un vaste mouvement de contestation apparaît, profitant d’une brève période de relative tolérance de la part du pouvoir, et se développe assez rapidement avec la création de nombreuses revues. Le côté le plus spectaculaire de ce mouvement a été l’affichage libre de dazibao au « mur de la démocratie » à Pékin. Les opinions les plus diverses sont représentées dans ces revues et ces affiches : depuis le maoïsme critique jusqu’à l’antimaoïsme et l’antimarxisme les plus virulents. La revue la plus radicale est « Exploration ». Elle est fondée fin 1978 par un ouvrier électricien, Wei Jingsheng, qui sera aussi son théoricien le plus important et le plus radical. Âgé d’une trentaine d’années, ancien garde rouge et très marqué par cette expérience, il se fait connaître en affichant un dazibao qui aura un grand retentissement « La cinquième modernisation, la démocratie ». Sa thèse générale est que pour que la Chine devienne un pays moderne, il lui faut la démocratie. À partir de là il développe une analyse de la société chinoise en rejetant le marxisme et en dénonçant les méfaits sanglants de Mao et de sa pensée. Wei Jingsheng lui aussi dénonce la bureaucratie comme une classe parasite responsable de bien des malheurs du peuple chinois, et pour lui aussi la solution réside dans la prise de leurs affaires en mains par les gens eux-mêmes, directement. C’est dans ses textes que l’on trouve les accents les plus libertaires. Les extraits qui suivent sont d’ailleurs parlants. « Qu’est-ce que la démocratie ? La véritable démocratie c’est la remise de tous les pouvoirs à la collectivité des travailleurs… Qu’est-ce qu’une véritable démocratie ? C’est un système qui permet au peuple de choisir à son gré des représentants chargés d’administrer pour lui, en conformité avec ses volontés et ses intérêts. Le peuple doit en plus conserver le pouvoir de démettre et de remplacer à tout moment ces représentants pour empêcher que ceux-ci ne viennent à abuser de leurs fonctions pour se transformer en oppresseurs… Sans un tyran pour vous chevaucher l’échine, craignez-vous donc de vous envoler ? À ceux qui nourrissent ce genre d’apréhension, laissez-moi seulement dire très respectueusement ceci : nous voulons devenir maîtres de notre propre destinée… Je suis fermement convaincu de ceci : si elle est mise sous la gestion du peuple lui-même, la production ne pourra que se développer, car les producteurs produirons dans leur propre intérêt ; la vie deviendra belle et bonne car tout sera orienté vers l’amélioration des conditions d’existence des travailleurs ; la société sera plus juste car tous les droits et pouvoirs seront détenus de façon démocratique par l’ensemble des travailleurs» [36].

La société pour laquelle se bat Wei Jingsheng est tout à fait semblable à celle préconisée depuis plus d’un siècle par les anarchistes. Il y a dans son texte de fréquentes allusions aux démocraties occidentales que Wei Jingsheng prend pour modèles. Il ne faut pas croire par là qu’il ne veut qu’une simple démocratie bourgeoise : mal informé sur ce que sont réellement les démocraties de nos pays, il les croit semblables au système qu’il décrit. Wei est beaucoup plus qu’un démocrate, c’est un révolutionnaire. La classe dirigeante chinoise ne s’est pas méprise sur le danger que représentait pour elle « Exploration » et son animateur. Il est arrêté en avril 1979, et après un procès retentissant à l’automne de cette même année, il est condamné à 15 ans de prison. Son arrestation a marqué le début d’une vaste opération visant à liquider le « Printemps de Pékin ». « Exploration » a cessé de paraître depuis deux ans maintenant.

Les opposants dont nous venons de parler ont tous un point commun : ils étaient ou ils ont été gardes rouges, et cette expérience les a marqués. On peut se demander dans quelle mesure cet anarchisme spontané qui imprègne leurs textes ne vient pas thèses de Mao les plus radicales, et les plus libertaires, qui lui ont permis de soulever la jeunesse et de la lancer à l’assaut des bureaucrates qui s’opposaient à lui au début de la révolution culturelle. Ses appels à la révolte, ses discours contre la bureaucratie ont peut-être fait leur chemin dans bien des têtes, avec des résultats inattendus. Mais c’est aussi une constante dans tous les pays très autoritaires, les oppositionnels prennent souvent des attitudes très libertaires par opposition au régime qu’ils combattent.

* * * *

Ce bref panorama de l’anarchisme en Chine depuis 32 ans laisse beaucoup de questions en suspens. Le peu de documents disponibles ne permettent pas de cerner avec certitude quelle a été l’influence du mouvement traditionnel et combien de temps cette influence a survécu (avec une question annexe : est-elle encore une réalité aujourd’hui). J’ai donné mon opinion sur le sujet dans cet article, mais chacun peut s’en faire une en lisant les textes eux-mêmes, et il est fort probable qu’elles seront très diverses. Il faudrait trouver de nouveaux documents s’il en existe pour les années cinquante et le début des années soixante, bien des choses s’éclaireraient probablement. Il faudrait aussi savoir ce que cachent exactement les diverses attaques et procès contre les « anarchistes ». Mais là c’est à Pékin qu’il faut chercher la solution, et pour l’instant c’est totalement impossible. Mais les idées libertaires sont toujours vivantes en Chine, l’opposition de ces dernières années nous l’a montré. C’est d’ailleurs là que se trouve à mon sens le véritable avenir de l’anarchisme en Chine.

 

 

Wiebieralski

 

[Traduzione di Ario Libert]

NOTE

 

[1] "Origins of the Anarchist Movement in China", Albert Meltzer Cienfuegos Press Anarcist Review no4, 1978.

 [2] Meltzer, op. cit.

[3] Introduction à "Famille" de Pa Kin, éditions Flammarion 1979.

[4] "Il suicidio dell'anarchico cinese Pa Kin", Victor Garcia, Volontà de janvier 1969

[5]  Black Flag n° 19, avril 1975.

[6] Introduction à « Famille » op. cit.

[7] Black Flag n° 19, avril 1975

[8] Introduction à « Famille », op. cit et « La longue marche de Pa Kin », Agora n°3, mars 1980..

[9] « Wen-Hsueh Ping-Lun » (La Revue Littéraire) n°2, 1979, article de Li Towen, cité par la revue japonaise « Libero International, Osaka, n°5, mars 1980.

[10] Pour avoir une vue de ces deux positions, voir la revue Minus 7 de septembre-octobre 1977 qui présente deux textes récents de Pa Kin pour montrer qu’il n’est plus anarchiste, et la réponse à leur introduction dans Black Flag n°3, février 1978 qui défend Pa Kin.

[11] Meltzer, op cit.

[12] Bulletin préparatoire du congrès anarchiste de Carrare, n°8 mars 1968.

[13] Meltzer, op cit.

[14] « Lettra dalla Cina », L’Adunata dei Refrattari du 26 juin 1965, reprenant exactement, introduction à la lettre comprise, le texte paru dans Freedom du 29 mai 1965 que nous n’avons pas pu nous procurer.

[15] Bulletin préparatoire du congrès international anarchiste de Carrare, n°8, mars 1968

[16] Meltzer, op cit.

[17] Bulletin préparatoire du congrès anarchiste international de Carrare, n°10 août 1968.

[18] Bulletin préparatoire du congrès de Paris de l’Internationale des Fédérations Anarchistes (IFA), n°3 1969.

[19] Bulletin préparatoire du congrès de Paris de l’IFA n°9, 1971.

[20]  Bulletin préparatoire du congrès anarchiste international de Carrare, n°8, 1968)

[21]  Informations Rassemblées à Lyon (IRL) n°4, octobre-novembre 1974.

[22] « Les habits neufs du président Mao », Simon Leys, Bibliothèque Asiatique, Paris 1971.

[23] « « Le Parti Communiste Chinois au pouvoir », Jacques Guillermaz, Paris 1972.

[24] « Chine Rouge, Page Blanche », Pierre Illiez, Paris 1973

[25] « Pékin et la nouvelle gauche », Klaus Mehnert, Paris 1971.

[26] Menhert, op cit.

[27]  Commune Libre, revue de la CNTf, n°1, décembre 1972.

[28] Black Flag 1974 reprenant un article de l’« Anarchist Black Cross Bulletin » n°7 de janvier 1974, Chicago, intitulé « Workers on trial in China ».

[29]  Black Flag n°4 vol. 5, mai 1978.

[30]  Black Flag n°4 vol. 6, septembre 1980.

[31] « Qu’est-ce que la pensée spécifiquement chinoise, Mu Yi in « Un bol de nids d’hirondelle ne fait pas le printemps de Pékin », Bibliothèque Asiatique, Paris 1980.

[32]  Le Monde libertaire n°330novembre 1979.

[33] « Où va la Chine ? in « Révol. Cul. en Chine Pop », Bibliothèque Asiatique, Paris 1974.

[34]  Minus 7 de juin 1977.

[35] « Chinois si vous saviez… », Li Yi Zhe, Bibliothèque asiatique, Paris 1976.

[36] « La cinquième modernisation : la démocratie », Wei Jingsheng in « Un bol de nid d’hirondelle… » op cit.

 

 

 

LINK:

L'anarchisme en Chine de 1949 à 1981

Condividi post
Repost0
11 maggio 2013 6 11 /05 /maggio /2013 05:00

La purga finale dei makhnovisti 1937-1938

makhnovMonumento a Nestor Makhno nella sua città natale di Guliai Polé

 

di Nick Heath

 

Una breve esposizione della repressione che si abbatté su degli anziani membri del movimento makhnovista nel 1937-38. Gli anni 1937-38 furono un periodo terribile in unione sovietica. Stalin attaccò i nemici che egli individuava all'interno del partito Comunista, assassinando quelli organizzati all'interno dell'Opposizione Trotskista così come numerosi vecchi bolscevichi come Bucharin, Kamenev et Zinoviev.

Così i membri sopravvissuti del movimento makhnovista e anarchico non sfuggirono al massacro. Praticamente tutti i membri che non erano stati assassinati durante gli anni 1918-1922 furono arrestati e giustiziati. Uno dei primi makhnovisti ad essere arrestato fu il più vicino collaboratore di Nestor Makhno, Ivan Lepetchenko, assassinato a Mariupol il 20 ottobre 1920. Suo fratello Pavel, anch'egli anarchico-comunista, sembra essere stato ucciso nello stesso momento.

I fratelli Zadov, Lev e Daniilo, furono assassinati nel settembre del 1938 e Victor Belash morì lo stesso anno. Tra gli altri makhovisti che furono assassinati, vi fu Grigory Seregin (1884 - 1938) nato in una famiglia contadina a Kaluga e che aveva lavorato come montatore a Guliai Polé. Era stato un anarchico comunista sin dal 1906. Dal 1917 era stato membro di un comitato di fabbrica e fu attivo all'interno dei sindacati dei metallurgici. Dalla seconda metà del 1917 sino ad aprile 1918, presiedette le comunità industriali di Guliai Polé, il consiglio di approvvigionamento alimentare e fu membro dell'assemblea cantonale o zemstvo [1]. All'inizio del 1918, presiedette la sezione di approvvigionamento delle forze makhnoviste.

Fu membro del movimento makhovista a partire dall'agosto del 1918 e ebbe funzione di segretario durante il secondo Congresso del Distretto di Guliai Polé (dal 12 al 18 febbraio del 1919). Nel marzo del 1919 fu nominato capo aggiunto dell'Approviggionamento della brigada di Makhno. Al Congresso Generale dell'Esercito il primo settembre del 1919, fu eletto membro dello Stato Maggiore dei makhovisti, diventando un ispettore e più tardi il responsabile del rifornimento alimentare che egli diresse sino all'estate del 1921. Il 28 agosto 1921, con un distaccamento di Makhno, passò in Romania. Nel 1924, approfittò dell'amnistia offerta dal regime sovietico e ritornò in Ucraina. Nel 1930, lavorò come montatore ad Aleksandrovsk. Fu assassinato nel 1938.


A Guliai Polé, nel febbraio-marzo del 1938, il NKVD locale arrestò 40 persone. Si trattava di:

 

Klim A. Deniega; Efim Yakolevich Gorpinich; Gavril Danilovich Gorpinich; Roman Tikhonovich Gorpinich; Ivan Braca; Fedot Braca; David I. Braca; Grigory Ivanovich e Nikita Kuzmich Lyutyi (probabilmente entrambi in relazione con il celebre makhnovista Isidor Lyutyi); Titus Porfirievich Sapyn; Ivan Nepodya; Gerasim Vasilievich Shamray; Kuzma Timofeyevich Senenko; Yakov Pedorya; Pavel Trofimovich Martynenko; Petr S. Tishchenko; Avksenty Yemelianovich Kostoglot; Akim Efimovich Rybalchenko; Ivan Dmitrievich Pidrepny; Anton A. Tarasenko; Vasili Denisovich Lysenko; Petr G. Zabłocki; Ivan Tikhonovich Kirichenko; Alexander Franzevich Skomsky; Anton Kuzmich Ostapenko; Ivan Vovchenko; Ivan Denisovich Vovk; Alexander Stepanovich Roskaryaka; Ivan Zhovnirenko; Sergei Maximovich Hohotva (probabilmente in relazione con un altro dirigente makhnovista Pavel Hohotva); Timotei Eliseevich Pripihaylo; Iakov Artemyevitch Claus; Savelij P. Bykovskii; Nikolai Fedorovich Zhovnirenko; Dimitri Lukic Verbitsky; Luca Gavrilovich Filenko, Titus A. Podgorny; Panagia Vasili Kravchuk; Stepan Mikhailovich Ovdienko (Avdiyenko), e Nikifor Timofeyevich Sprinky (Sirenek).


Tutti gli arrestati furono accusati "di essere implicati nel Reggimento Makhnovista Militare di Giliai Polé i cui scopi sono la lotta armata e la rivolta contro il Potere Sovietico, e in qualità di membri del regimento makhnoviste contro-rivoluzionario insorto. Essi hanno condotto delle attività contro-rivoluzionarie tra la popolazione destinate a turbare le attività del Partito e delle autorità sovietiche, affermando che il sistema delle fattorie collettive non era vantaggioso, accusando il potere sovietico ed il Partito di tutte le manire contro-rivoluzionarie possibili, calunniando i suoi dirigenti, preparandosi attivamente a commettere degli atti di sabotaggio nei settori vulnerabili dello Stato e delle fattorie collettive e a commettere degli atti di sabotaggio nei settori vulnerabili dello Stato e delle fattorie collettive ed a commettere degli atti terroristici contro i beni di comunisti e di komsomol (membri della Gioventù Comunista) nel villaggio". Tutto ciò in base agli articoli 54-11, 54-10, 19, 54-8, 54-7 della legge sovietica. Skomsky, inoltre, fu accusato di essere "sino al giorno del suo arresto un agente dei servizi di spionaggio rumeno".

Per questi crimini la troika del NVKD [2] della regione di Dnipropetrovs’k condannò a morte gli accusati il 1° aprile 1938. La sentenza fu eseguita a Dnipropetrovs’k il 23 aprile 1938 (28 persone), il 25 aprile (9 persone), il 9 maggio (2 persone) e il 7 luglio (una persona). Più tardi tutte queste vittime furono riabilitate nel 1959. Per simili accuse, 2 dirigenti makhnovisti, Ivan Chuchko e Nazar Zuychenko furono assassinati a Dnipropetrovs’k rispettivamente il 26 aprile ed il 7 luglio 1938.

Imputati anch'essi di simili accuse dal NKVD di Dnipropetrovs’k, ed in quanto dirigenti del "reggimento", vi erano Vasili Mikhailovich Sharovsky et Vlas Korneyevich Sharovsky. Vasili nacque il 24 dicembre 1891 a Guliai Polé. Era il figlio del soldato Mikhail Lukyanov Sharovsky e di sua moglie Maria Radionova, entrambi ortodossi. Prestò servizio nell'esercito russo durante la prima Guerra Mondiale come ufficiale. Simpatizzava con i Socialrivoluzionari, senza che sia mai diventato membro del partito, gravitando in seguito verso l'anarco-comunismo. Nel 1917, era responsabile di una batteria di artiglieria della Guardia Nera a Guliai Polé. Da gennaio a giugno 1919, fu capo dell'artiglieria della III brigada makhnovista di Zadneprovsky. Da settembre a dicembre fu capo aggiunto dell'artiglieria dei makhnovisti, fungente da Comandante d'artiglieria. Vlas nacque anche lui a Guliai Polé nel 1886. Fu maresciallo nell'artiglieria makhovista e noto per la sua bravura. Benché vi siano numerosi riferimenti, compresa la testimonianza do Belash al NKVD, che sosteneva che i due Sharovsky erano fratelli, ciò non era il caso come indicano i loro patronimi. Belash dice che Vlas lavorava in una fabbrica della regione di Dniproropetrovs'k nel 1930 stabilendovi una rete makhovista clandestina. Fu più tardi raggiunto e aiutato da Vasili. Quest'ultimo sembra essere stato molto ben istruito, lavorando come insegnante nella regione di Kiev, applicandosi a diventare candidato allo statuto di membro candidato all'ingresso nel Partito Comunista, mentre si impegnava ad attività makhnoviste clandestine! Divenne anche membro del consiglio comunale del villaggio di Guliai Polé ed amministratore di una scuola. Vasili e Vlas furono probabilmente in relazione con tre altri Sharovskys, tutti fratelli, menzionati come degli anarchici di Guliai Polé nelle memorie di Makhno, Poitr, Grigori e Prokop. Un altro makhnovista degno di nota, Konstantin Chuprina, fu anche incolpato di queste accuse e assassinato.

Assassinati anch'essi nel 1938, furono Ignat Fedorovich Bobrakov (nato nel 1893). Era un operaio simpatizzante anarchico che si unì al movimento makhnovista nell'agosto del 1918. Durante l'autunno e l'inverno del 1919 era responsabile dell'approvigionamento dell'artiglieria makhovista. Con il ritorno dei bolscevichi in Ucraina nel gennaio del 1920, abbandonò il movimento. Durante gli anni 30 lavorò come direttore allal fabbrica "Rivoluzione d'ottobre" ad Odessa. Fu arrestato verso la fine del 1937 ed assassinato l'anno seguente.

Nella vicina regione di Zaporozhye alla fattoria di Zelyoniy Gai, 22 altri ex-makhnovisti furono arrestati dalla NKVD. Sette di loro, includenti un altro artigliere makhnovista, il Commandante aggiunto dell'artiglieria, Dimitriy Ivanovich Sipliviy, furono condannati a morte e fucilati. Sipliviy era originario di una famiglia di contadini medi da parte di Grigorevka Pologovsky. Dal 1919, era membro del gruppo anarchico di Guliai Polé e fu Commandante aggiunto nell'artiglieria makhnovista.

 

Nick Heath

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

NOTE

[1] Zemstvo. Gli zemstvo sono delle assemblee, elette a suffragio censitario, creati in origine dal regime zarista, per prendere in carica diversi incarichi amministrativi, lavori di infrastryttura e servizi pubblici di base nelle campagne. Esse avevano due livelli, un livello "cantonale" ("uyezd") e un livello "provinciale", l'assemblea provinciale era formata da delegati dei cantoni. Queste assemblee erano dominate dai proprietari terrieri e i notabili. Nel 1917, esse furono democratizzate prima di essere abolite dal nuovo regime bolscevico.

 [2] Troika del NKVD. La parola troika designa una direzione a tre membri e la sigla NKVD la polizia politica segreta del regime "sovietico" di quell'epoca, che prima era chiamata CeKa, sostituita nel 1922 da GPU trasformata infine nel 1934 in NKVD.

 

LINK al post originale:

La purge finale del makhnovistes 1937-1938

Condividi post
Repost0
5 aprile 2013 5 05 /04 /aprile /2013 18:00

La collettività agrourbana Valemás: un tentativo di autogestione libertaria e di "secessione" dal capitale

Colectividad-Valemas2

Nella regione spagnola delle Asturie, dal novembre 2012, esiste una comunità autogestita agrourbana: la Colectividad Valemás, all’interno della quale una trentina circa di compagni libertari (militanti o simpatizzanti della CNT asturiana) sta cercando di sperimentare e sviluppare delle pratiche di “secessione” (di autonomizzazione) dai meccanismi economici capitalisti.

Sulla scia della tradizione rurale iberica del Concejo abierto (antica forma di autogoverno su base municipale) e, soprattutto, della grande esperienza di massa delle collettività anarchiche del 1936-’38, i compagni asturiani tentano di autoprodurre il necessario in legami comunitari orizzontali e antiautoritari, combattendo così sia la disoccupazione e la precarietà, sia il monopolo agroalimentare e le separazioni sociali tra i vari ambiti del vivere.

Ripartendo dunque da un’autoproduzione su piccola scala, e mirando tuttavia alla più completa autosufficienza, la Colectividad Valemás si propone l’occupazione di terreni di proprietà pubblica, una messa in comune dei beni e dei servizi collettivi, l’abbandono della moneta, nonché modalità di scambio multireciproco fondate sulla gratuità, la condivisione e il baratto – anche con altre realtà omologhe.

Sui processi che hanno subordinato l'ambiente rurale spagnolo alla feroce valorizzazione capitalista degli ultimi cent'anni, si consiglia l'ottimo saggio: L'anti-machinisme rural et la mécanisation de l'agriculture sous le franquisme (1936-1970), in: Les amis de Ludd [Los Amigo de Ludd], Bulletin d’information anti-industriel – II, Éditions la Lenteur, Paris 2009, pp. 95-138. ]

I compagni della Valemás mi hanno inviato via mail un volantino di presentazione del progetto, la cui traduzione trovate qui di seguito. Un altro testo in italiano sull’esperienza asturiana è consultabile sul sito nexus Co.

Tornerò senz’altro sull’argomento non appena avrò delle buone nuove. Trovo particolarmente interessante (e stimolante) poter seguire la costruzione e lo sviluppo di progetti simili, che vanno abbastanza chiaramente nella direzione di una immediata sperimentazione della comunicazione anarchica.

 

Ciao!

Siamo la Colectividad Valemás, e ci piacerebbe condividere con te una modesta proposta, che può interessarti personalmente o che puoi trasmettere ad altri.
Il nostro obiettivo è mettere in comune le nostre risorse cercando di coordinarle per soddisfare le nostre necessità in modo autogestionario.
Ci muove il sincero intento di recuperare i sentimenti comunitari e un’identità collettiva.
La Colectividad Valemás si definisce agrourbana perché, nel bene come nel male, i confini tra campi e città ci sembrano solo sociali e spazialmente molto diffusi (per cui è possibile incontrare cittadini che coltivano orti e contadini impiegati in città). Alcuni di noi, per esempio, vivono nell’ambiente rurale, facendo affidamento su piccole fattorie, orti, allevamento minore e altre risorse della terra (anche di natura sporadica).

Il modo di funzionamento della Valemás non si differenzia molto da tutti quei gruppi i cui membri intendono praticare di fatto il mutuo appoggio.

In primo luogo, abbiamo posto in comune (in modo permanente e continuo) le risorse che siamo disposti a condividere: tanto gli “attivi” (merci e prodotti, professioni e mestieri, saperi ed esperienze, ecc.), quanto i “passivi”, ossia i nostri bisogni ed esigenze personali. In secondo luogo, valorizziamo le nostre risorse in base alla loro abbondanza e alla domanda interna alla comunità, in conformità al criterio generale di soddisfare (prima di ogni altra cosa) le necessità di base, e in modo così da raggiungere una minima sovranità alimentare, educativa, sanitaria e assistenziale. Il sistema di valorizzazione è molto semplice : una sorta di regola del tre composto che, riassunta in una formula, potrebbe essere enunciata più o meno così:

[valore collettivo (di una risorsa) = n° dei collettivisti x quantità della risorsa ± domanda effettiva : 10]

Il non impiegare nessun modello di scambio monetario è una semplice opzione collettiva. Risponde alla nostra cosciente e deliberata intenzione di allontanarci il più possibile dall’economicismo mercantile imperante, i cui valori (come ad es.: la brama di profitto) abbiamo già fin troppo interiorizzato per non pensare che debbano smettere di condizionare i nostri comportamenti individuali. Infine, in terzo luogo, cerchiamo di coordinare gli sforzi (in modo continuo e permanente) di chiunque viva, o sia disposto a vivere-viversi, nella reciprocità e nella solidarietà responsabili. Ci piacerebbe integrare in una rete (o, per usare un termine del passato, in una confederazione) tutti le individualità e i gruppi che nelle Asturie già praticano in qualsiasi misura il baratto o lo scambio multireciproco. E per far ciò – allergici come siamo a creare strutture organizzative troppo grandi o gerarchizzate, le cui esigenze non corrispondano direttamente a quelle dei loro membri -, proponiamo un metodo semplicissimo: condividere gli elenchi degli associati. Vale a dire: mettere in comune le nostre risorse e le nostre esigenze, incrociare i dati delle persone disposte a incontrarsi e a condividere, facendo sì che dalla dinamica di questa socializzazione nasca una comunità che si identifichi in se stessa come tale, al di là della forma concreta di organizzazione e di funzionamento di ogni gruppo. L’idea è che ogni collettivo, o cooperativa, o associazione, funzioni nelle Asturie come se fosse un singolo che si rapporta ad altri, fornendo come risorsa “attiva” le offerte e le necessità dei suoi membri, e come risorsa “passiva”, le attività e le azioni che decida d’intraprendere in quanto gruppo.

Tutto questo spiegato molto in sintesi e con l’augurio che la nostra proposta possa interessarti. Allegato a questo volantino di presentazione un documento che dettaglia le risorse della Valemás [mancante nella presente versione italiana; NdT]. Un cordiale saluto, e per ogni comunicazione: colectividadvalemas@gmail.com

[Traduz. di Carmine Mangone]

 LINK al testo originale

Condividi post
Repost0
19 gennaio 2011 3 19 /01 /gennaio /2011 15:38

Storia del movimento anarchico in Bulgaria

 

di Dimitrov

 

balkanski01.jpg
Gueorgui Balkanski

Gueorgui Balkanski – e un collettivo – hanno edito da poco un opuscolo in bulgaro con questo titolo a Parigi nel 1980 per le edizioni "Nas Par" (La Nostra Strada), 107 pagine. Le poche informazioni pubblicate su questo tema non può che farci accogliere con piacere quest'opuscolo che deve essere edito in francese.

L'autore traccia in 9 pagine la storia del movimento, dividendola in sette periodi: "Precurori ed iniziatori; Il movimento rivoluzionario di liberazione di Macedonia; La creazione dei primi sindacati; Inizio della propaganda anarchica; Antimilitarismo guerriglia, terrorismo; Organizzazione del movimento anarchico del paese; Organizzazione anarchica sulla base di una piattaforma; periodo dopo l'instaurazione della dittatura bolscevica sino ai nostri giorni".

Vengono in seguito una serie di biografie con dei ritratti che da un punto di vista iconografico sono di una grande rarità, 47 pagine. Poi abbiamo una descrizione della stampa libertaria dal 1898 al 1980, con la riproduzione dei titoli, 23 pagine. Infine una breve evocazione delle edizioni di libri e opuscoli dal 1889 ai nostri giorni, 5 pagine. Infine, l'opera termina con 13 pagine che insistono più sul sindacalismo, il movimento di liberazione nazionale e rivoluzionario, l'azione cooperativistica, le attività culturali, pedagogiche e teatrali, il movimento non statale, la lotta contro la monarchia e la geurra, la guerriglia, e una parte intitolata: "Di fronte all'alternativa storica: il fascismo o la rivoluzione" divisi in una sezione generale poi "La lotta studentesca contro il professore Tsankov", "La rivoluzione spagnola" e "Insegnamenti per noi e gli altri". Quest'ultima parte sottolinea l'importanza dell'organizzazione del movimento anarchico ed il fatto che se la Bulgaria è il solo Paese dell'Est in cui l'anarchia non sia stato annientato, questo è dovuto agli stretti rapporti con il popolo. L'organizzazione anarchica per la rivoluzione sociale è "estranea all'individualismo e all'irresponsabilità delle persone per cui le idee sono uno sport innocente ed un oggetto di agio intellettuale e estetico o di speculazione puramente filosofica. Speriamo che queste lezioni siano rafforzate dall'esperienza!".

bulgaria-monumento-1923.jpg
Monumento sovietico dedicato agli eventi del colpo di Stato del 1923.

Quest'opuscolo è edito da membri dell'UAB che rappresenta il ramo in esilio della Federazione Anarchica Comunista della Bulgaria (FACB). Evidenziamo che come tutte le organizzazioni di esiliati, i rapporti esilio-compagni dell'interno sono molto difficili e che con il tempo dei punti di vista diversi possono formarsi su alcune questioni. Per di più in esilio anche, delle pubblicazioni diverse nascono che, pur essendo libertarie, affrontano degli aspetti distinti della propaganda: così "Nas Pat" (La Nostra Strada") si vuole più dottrinaria e "Itzok" (in bulgaro) affronta varie tematiche.

È d'altronde un peccato che un'organizzazione non dica quasi nulla sulla sua attività contro il regime marxista-leninista dal 1944, a parte l'aiuto agli internati anarchici all'inizio del regime, un congresso clandestino  nell'agosto del 1946 con 50 delegati rappresentante circa 400 gruppi. Si cercherebbe invano una visione precisa del numero di compagni di questa o quell'epoca o nei sindacati libertari o i cooperativi. Tranne il numero dei volontari in Spagna, le cifre mancano. Non possiamo che rammaricarci anche nelle biografie l'assenza di alcuni compagni come Stefan Manov, Bogdan Stefanov, Miliou Ivanov sui quali torneremo attraverso una procedura "dialettica" [2].

Nessuno è più qualificato di un marxista bulgaro per giudicare del pericolo dell'anarchismo bulgaro. Lo studio datato di Dontcho Daskalov pubblicato a scopo di propaganda antianarchica contiene tuttavia un materiale interessante. Si tratta di L’anarchisme en Bulgarie et la lutte du parti contre lui [L'anarchismo in Bulgaria e la lotta del partito contro di esso], scritto in lingua bulgara, (Sofia, Partizdat, 1973, 224 pagine, tiratura di 1.300 copie (ufficialmente, ma il libro è stato ritirato dalla vendita dopo pochi giorni) [3].

Vassil-Ikonomov.jpgIl primo capitolo riprende la posizione marxista-leninista sull'anarchismo per 69 pagine. Il secondo afrronta l'anarchismo bulgaro come una creazione degli anarchici stranieri per lottare contro la rivoluzione russa del 1917. Questa procedura è non soltanto debole storicamente ma falsa da un punto di vista marxista poiché già nel 1906 il futuro fondatore del PC bulgaro, Dimitar Blagoev si lamenta della visione proudhoniana ed utopista del fondatore spirituale dello Stato bulgaro, Khristo Botev [4]. Malgrado la debolezza storica di partenza, questo capitolo di 138 pagine dà delle informazioni interessanti: il congresso anarchico di Yambol nel marzo del 1923 radunò 104 delegati di 89 organizzazioni (attaccato dall'esercito che uccise 26 compagni); secondo la polizia verso il 1924 vi erano 848 militanti anarchici e 2500 simpatizzanti (si era in piena repressione ed attività di guerriglia).

L'autore riporta anche una citazione di Tsola Drogoytcheva, una specie di Maurice Thorez bulgaro: "Nella nostra regione, i partigiani anarchici agiscono sulla montagna di Koprivtchitsa. E la verità obbliga a riconoscere che essi agiscono con un coraggio folle, infliggendo al nemico dei colpi dolorosi, dipo i quali essi spariscono velocemente e nessuna battuta del nemico era in grado di ritrovare le loro tracce, raggiungerli e distruggerli. Le due dirigenti di questo gruppo illegale, Vassil Ikonomov e Vassil l'eroe, sono diventati quesi leggendari per la lloro intrepidezza nella lotta e per il sangue freddo di fronte alla morte".

Il secondo capitolo di 44 pagine tratta del periodo 1925-1944 ed evidenzia un rinnovamento dell'anarchismo a livello della propaganda che culmina negli anni dal 1931 al 1934 grazie ad una liberalizzazione che coinvolse l'intera sinistra, con la pubblicazione  di 60 titoli anarchici e diverse riviste. Si nota uno sviluppo dell'anarco-sindacalismo come conseguenza del rinnovamento della CNT in Spagna a partire dal 1930. Ma esistono due posizioni: una propaganda con la sinistra compresi i comunisti- atteggiamento che si manifesta già durante la guerriglia degli anni 1923-25- ed all'opposto una tendenza che esclude questo riavvicinamento. In quanto agli anarco-comunisti, essi sono criticati dai sindacalisti delle due tendenze perché troppo intellettuali.

Bisogna riferirsi all'articolo di P. Svobodin pubblicato in spagnolo durante la guerra di Spagna per avere una visione chiara [5]. Tra l'altro, Svobodin indica che durante gli anni tra il 1920 ed 1923, il settimanale  "Rabotnitcheska Missal" (Il Pensiero dei Lavoratori) aveva una tiratura di 12.000 copie e la rivista teorica mensile "Svobodno Obchtestvo" (Società Libera) aveva 4500 abbonati. Nel settembre del 1933, il 7, 8, e 9, la Federazione Anarco-Comunista Bulgara (FACB) fu creata con 5 regionali e dei raggruppamenti contadini, delle cooperative di produzione e di consumo, delle comunità libertarie, delle organizzazioni culturali... Come si può constatare, l'"intellettualismo" secondo il comunista Daskalov degli anarco-comunisti è da sfumare.

Gli anni compresi tra il 1936-1939 furono centrati sull aguerra di Spagna, motore della propaganda degli anarchici e dei comunisti, e riflette delle polemiche tra la tattica libertaria e la tattica autoritaria. Il PC bulgaro inviò, più esattamente obbligò, una parte dei suoi quadri emigrati in Francia a Partecipare alla guerra nelle Brigate Internazionali e dei "tecnici" bulgari formati da alcuni anni alla lotta armata in URSS furono inviati laggiù, come sovietici. La Spagna stava per diventare un punto scottante della lotta tra anarchici e marxisti in Bulgaria nel 1944.

Nel 1939-1940, un certo numero di compagni, tra cui alcuni ritornati dalla Spagna, proposero ad un congresso clandestino soprattutto di lanciare dei partigiani contro il governo filo nazista. Non furono seguiti [6]. E nel 1941, i comunisti presero l'iniziativa della guerriglia con la rottura del Patto Hitler-Stalin. Per Daskalov, gli anarchici furono isolati durante gli anni 1941-1944, tranne durante la partecipazione di una cinquantina di compagni (secondo i numeri di Daskalov). Non si trovano che poche cose in Balkanski su questo periodo.

Per il periodo 1944-1953, possiamo appoggiarci su Daskalov che gli dedica il suo quarto ed ultimo capitolo, 23 pagine, completate con le informazioni pubblicate in Francia dagli emigrati. In tutta semplicità il capitolo in qustione si intitola "L'opposizione anarchica dopo il 9 settembre e la sua liquidazione".

Secondo l'autore, gli anarchici, benché poco numerosi, avevano dei "gruppi molto attivi" che diffondevano propaganda libertaria, libri, volantini contro il regime, contro il terrore nella Spagna franchista, per la libertà di stamp. Essi non accettavano assolutamente lo Stato proletario. Difendevano il terzo fronte contro la borghesia ed il partito comunista. Nel febbraio del 1946, un membro del Comitato Centrale, Dimitar Ganev dichiara che bisogna limitare gli anarchici, "svelare la loro miseria ideologica... perché non vi sono teorie più rivoluzionarie del marxismo-leninismo" Nelle città enei villaggi in cui gli anarchici sono radicati, vengono organizzate delle riunioni pubbliche. Come a Dupnitsa (secondo Stanke Dimitrov) a Pavel Bania, a Sofia, a Kilifarevo "e altrove". A questo proposito, Daskalov sottolinea che a Pavel Bania l'organizzatore della riunione aveva partecipato alla guerra di Spagna e che "per replicargli gli anarchici avevano chiamato da Sofia uno dei libertari più noti, originario di questo villaggio". Possiamo aggiungere che era Ivan Ivanov Radtchev  che il marxista non era altri che un ex ufficiale sovietico e importante membro del regime Ruben Levi, che rifece la sua conferenza diverse volte e che si ritrovò con lo stesso incarico nel maggio 1937, le collettivizzazioni, ecc...

Durante i primi sei mesi del 1947, vista l'intensificazione della propaganda anarchica contro lo Stato comunista e gli appelli all'"azione diretta", il governo "prese delle misure sociali contro di essa. A sofia, Doupnitsa, Sliven, Nova Zagora ed altrove ebbero luogo arresti di anarchici". Gli anarchici liberi, lanciano gli slogan "alla lotta arditamente", "appello contro il nemico", "contro le atrocità dei padroni e dei sostenitori dello Stato sulle spalle dei lavoratori". Allora il Comitato Centarle del PC decide di liquidare l'opposizione borghese e gli anarchici "i più noti e di spedirli nei campi di rieducazione" (trudovoizpravitelni lagueri); altri emigrano. Infatti, gli anarchici ottenevano dei risultati. Alla fine del 1947 e del 1948, si ha conoscenza di due scioperi nell'industria del tabacco, a Plovdiv e a Hascovo. Nel caso dello sciopero di Plovdiv, gli anarchici non vi hanno partecipato particolarmente ma essi erano presenti. Lo sciopero fu vittorioso ed il capo della Polizia lo attribuì nel suo rapporto agli anarchici. Ad Hascovo, lo sciopero fu nettamente influenzato dagli anarchici [7].

Nel 1953, Daskalov menziona un gruppo di partigiani paracadutati dalla CIA nella regione di Pavel Bania, provincia di Kazanlak, con una radio-trasmottente che emette per alcuni mesi. Possiamo aggiungere che quest'azione consisteva a servirsi del materiale e del potenziale della CIA per la propaganda anarchica. Del resto, non appena gli americani capirono che non potevano manovrare i partigiani, non fornirono loro più nessun aiuto. Questi compagni erano tre: Bogdan Stefanov, Miliou Ivanov ed un altro fecero per sei mesi la loro azione anarchica da settembre a marzo 1954 quando un'offensiva dell'esercito li obbligò a fuggire. I primi due si sacrificarono affinché il terzo e la sua fidanzata sfuggissero all'accerchiamento, poi attarverso alcune conoscenze, essi riuscirono  a passare la frontiera, il che comportò molti arresti. Quest'attività divise l'emigrazione ma oggi essa resta ancora nella memoria come esempio di lotta armata contro il regime, per la libera organizzazione delle masse.
Nel 1956, il 5 novembre per la precisione, cioè nel momento del secondo intervento russo in Ungheria, la polizia opera degli arresti di massa, soprattutto negli ambienti anarchici, per prevenire ogni contagio [8]. Infine, nel 1962, Daskalov cita un gruppo nella provincia di Stara Zagora, formato da un anarchico liberato recentemente dalla prigione. "Egli riuscì ad influenzare 7 persone della città e 6 altri di un villaggio vicino, dei vecchi anarchici, degli oppositori, dei giovani vittime di abusi. Essi diedero un programma "di unione" che aveva come compito quello di unire "tutti gli anticomunisti" nella lotta contro lo Stato con tutti i mezzi". Il gruppo si munì di armi, fucili , pistole, bombe e ciclostili. Essi tentarono di entrare in contatto con gli anarchici di Hascovo e Velingrad" Non sappiamo sino a qual punto  questi fatti siano autentici, ma un dettaglio è sfuggito a Daskalov: la forza dell'influenza di un anarchico, anche dopo l'imprigionamento, anche solo... Siamo a conoscenza di un documento che data allo stesso anno  che mostra anche che l'influenza anarchica è sempre vivace a questa data: si tratta della scheda di polizia dell'anarchico Alexandre Metodiev Nakov. A quest'epoca si unì con alcuni anarchici della sua regione e approfitta delle sue vacanze per fare un giro in Bulgaria con il treno il che gli permette di incontrare altri anarchici: a Sandantski, a Debeletz, a Kneja, a Kolovgrad e a Varna dove incontra "tre anarchici attivi". Il suo gruppo comprendeva sette persone [9]. 

Nel 1967, la Sicurezza dello Stato scopre un gruppo cospirativo. L'anarchico Taniou Ivanov Garnev fa parte di questo gruppo ed è condannato a 15 anni di carcere [10]. Nel novembre del 1969, sette studenti sono arrestati per attività antisocialista e distribuzione di volantini. Uno di loro, Germinal Tchivikov, figlio di un militante anarchico, possedeva il libro di Gaby e Dany Cohn-Bendit "Le gauchisme, remède à la maladie sénile du communisme" [L'estremismo, rimedio alla malattia senile del comunismo]. Essi vengono condannati a pene pesanti e Christo Kolev Jordanov, un vecchio militante libertario molto noto, è in questa stessa occasione anch'egli coinvolto [11]. Nel dicembre 1974, abbiamo trasmesso l'informazione sull'arresto di numerosi anarchici, tra cui Christo Kolev Jordanov e Alexandre Metodiev Nakov già citati, a Kustendil, Pernik, Stanke Dimitrov, Sofia, Stara Zagora, Hascovo, Plovdiv, Varna e in villaggi ed il sequestro di opuscoli editi trenta e quarant'anni prima. Venticinque compagni erano stati interrogati e sei compagni furono condannati a cinque anni di deportazione sotto stretta sorveglianza. Altri furono obbligati di compilare delle dichiarazioni in cui si impegnavano a non fare propaganda anarchica [12]. 

Nel 1978, un compagno spiegava in una lettera: "dopo ogni arresto ognuno è sottoposto alle stesse domande stereotipe: "Siete anarchico? Chi sono gli anarchici della vostra città, provincia e regione in generale? Quali sono secondo voi le condizioni favorevoli allo svilupoo dell'anarchismo in Bulgaria? Cosa pensate della distensione? Quale tipo di contatto avete con gli stranieri? [13]. Nel 1979, una settimana prima di un aumento dei prezzi, una trentina di anarchici sono arrestati poi liberati dopo dieci giorni di detenzione. Il potere ha sempre paura degli anarchici, anche se ciò ci fa presumere la loro influenza presente [14].

Non è ragionevole parlare della situazione attuale ma constatiamo che il movimento anarchico bulgaro ha delle solide radici di lotta contro l'oppressione fascista e lo Stato marxista-leninista. Ed è un movimento che ha conosciuto degli episodi che meritano di essere conosciuti dai compagni degli altri paesi.

Dimitrov

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 


NOTE

[1] Vedere anche Iztok in bulgaro.

[2] Si può consultare questo libro alla Bibliothèque de Documentation Internationale Contemporaine di Nanterre.

[3] Vedere la riproduzione di un testo inedito di Christo Kakaktchiev "Dimitar Blagoev et le parti des socialistes étroits", Sofia, 1979 in bulgaro.

[4] "Timon" di Barcellona, n°5, novembre 1938.

[5] Testimonianza orale di Stefan Manov.

[6] "Il movimento libertario bulgaro" [Le mouvement libertaire bulgare] di G. Balkansli, conferenza dattilografata disponibile al CIRA di Ginevra, 1958.

[7] "Le Monde Libertaire", febbraio 1957.

[8] Bollettino della CRIFA n° 28, febbraio 1980.

[9] Volantino stampato in Francia nel 1979 in occasione di un processo di diritto comune intentatogli nel 1977.

[10] Vedere la biografia di Jordanov nell'opuscolo "La repressione in Bulgaria" [La répression en Bulgarie] di Kiril Yanatchkov.

[11] Volantino di informazione stampato in Francia su questo caso.

[12] "Industrial Defense Bulletin" del sindacato degli IWW di Toronto, 1978.

[13] Bollettino della CRIFA n° 29 Marzo-Aprile.

 

LINK al post originale:

Histoire du mouvement anarchique en Bulgarie

 

LINK ad un saggio tradotto tratto dalla rivista Itzok:

Resistenze anarchiche in URSS negli anni 20 e 30, da: "Iztok" n° 1

 


LINK in lingua italiana pertinenti all'argomento:

Breve storia del movimento anarchico bulgaro

Orientamento di massa dei comunisti anarchici bulgari

Piattaforma della Federazione dei comunisti anarchici della Bulgaria

Biografia di Georgi Sheitanov

Biografia di Georgi Balkanski

Condividi post
Repost0
10 marzo 2010 3 10 /03 /marzo /2010 08:00
Gli anarchici mistici russi
anarchiste.jpgKarelin (1863-1926), Solonovitch (1887-1937) e sua moglie Agnia (1888-1937) e Vassili Nalimov

di Vladimir Bagrianski


Conoscete la storia dell'incredibile rete pacifista che osò sfidare Stalin? Le loro radici erano chiaramente libertarie. Ma a differenza degli altri  anarchici russi, essi avevano concluso  dalle loro esperienze che il fine non giustifica i mezzi, che la violenza sociale non porta a nulla e che la vera rivoluzione è interiore. Stranamente, è nell'antica tradizione cavalleresca che essi andarono ad attingere le loro più belle ispirazioni. Uno dei rari sopravvissuti della rete, il matematico Vassili Nalimov, che riuscì a sopravvivere a 18 anni di gulag (e di cui le éditions du Rocher hanno pubblicato la prima traduzione in francese), testimonia nel 1996, all'età di 86 anni (sei mesi prima della morte), in compagnia della sua sposa, il poeta Janna Dragalina.

kropotkin_gr.jpgTutti credono di conoscere, almeno vagamente, l'anarchismo russo- questi primi fanatici bombaroli, questi illuminati Dostoevskiani che sognavano di far saltare gli zar e qualche volta vi riuscirono- e si pensa a Michail Bakunin, che affrontò Marx all'interno della I Internazionale o al principe naturalista ed esploratore Pëtr Alekseevič Kropotkin. I più famosi di questi anarchici sono tradizionalmente associati ad un ateismo virulento e ad un'attività rivoluzionaria eventualmente vicina- per lo meno agli inizi- ai bolscevichi.

Lev_Tolstoi.jpgImmagini semplificatrici. In realtà, il movimento anarchico russo degli inizi del XX secolo era molto più variegato, estendendosi dalle comunità tolstoiane (neocristiane e totalmente non violente) al radicalismo ultra guerriero dei sostenitori di Makhno, passando per gli "amici della natura e del sole" che manifestavano nudi a Mosca portando su dei cartelli le parole "Abbasso la vergogna!" Certo, tutti gli uomini e tutte le donne sostenevano (teoricamente) l'idea di base dell'anarchia: l'uomo detiene, per la sua stessa natura, un'aspirazione alla libertà che nessun scopo, anche il più grande o il più seducente, potrebbe meritare che  gli si attenti. Tutti avrebbero normalmente dovuto sottoscrivere la massima del Principe Kropotkin: "La mia libertà è nella gioia e nella libertà degli altri!".

makhno_nestor.jpgSin dal 1920, lo stesso Kropotkin, terribilmente deluso dai bolscevichi, si mette a scrivere ciò che sarà la sua ultima e certamente più grande opera L'Etica (che non sarà pubblicata in Russia che nel 1991), in cui riuscì a spingere più avanti alcune idee già esposte in Il Mutuo soccorso come fattore dell'evoluzione, libro in cui egli aveva iniziato a riferirsi all'evoluzionismo darwiniano. Con sorpresa di alcuni dei suoi amici anarchici duri, L'Etica si sarebbe rivelata di ispirazione essenzialmente cristiana. Così agendo, "il principe dalla bandiera nera" non faceva che congiungersi ad una corrente molto vasta benché molto poco conosciuta: l'anarchismo mistico.

Qualcuno si domanderà forse come tali termini possano ritrovarsi congiunti.  Nei fatti, quest'anarchismo si era evoluto naturalmente, passando da un movimento puramente politico, di carattere giovanile ed aggressivo, verso un rifiuto progressivo di ogni esercizio di potere per sfociare verso un impegno sociale essenzialmente sociale etico ed anche, infine, su una via filosofica esplicitamente spirituale e mistica. Formidabile sfida al marxismo trionfante dei bolscevichi e più generalmente all'insieme del positivismo scientifico dell'epoca, ma anche all'ortodossia cristiana tradizionale. Si può legittimamente parlare della creazione, all'epoca, in Russia, di un movimento olistico (per usare un vocabolario del nostro fine secolo) baasato sull'idea che una libertà totale deve risolutamente abbracciare tutte le manifestazioni della cultura umana.

Nascita di un movimento

anarmist--Chulkov_Petrovykh_Akhmatova_Mandelstam.jpgIl primo manifesto dell'anarchismo mistico fu pubblicato in Russia nel 1906. Si trattava di un opuscolo di un certo Georges Tchulkov, egli stesso influenzato dal filosofo Vladimir Soloviov e dallo scrittore Dostoevskij. Tchulkov scriveva ad esempio: "La lotta contro il dogmatismo nella religione, nella filosofia, la morale e la politica, ecco lo slogan dell'anarchia mistica. La lotta per l'ideale anarchico non ci conduce al caos indifferente ma al mondi trasfigurato, ad una condizione: che attraverso questa lotta per tutte le liberazioni, partecipiamo all'esperienza mistica, attraverso l'arte, l'amore religioso e le musiche. Chiamo musica non soltanto l'arte che ci apre all'armonia dei suoni, ma tutte le creatività fondate sui ritmi che ci fanno scoprire il lato noumenico (spirituale) del mondo".

La pubblicazione di questo manifesto fece immediatamente scandalo nella società avanguardista russa. Tchulkov fu attaccato da ogni parte ed ebbe grandi difficoltà nel resistere alla pressione. Prima della sua morte, negli anni venti, scrisse una lettera in cui diceva  di dispiacersi per alcuni dei suoi articoli di questo manifesto , giungendo sino a rinnegare l'essenza estrema della sua mistica. Ma il movimento espresso da Tchulkov lo superava ampiamente. Colui che fece realmente entrare l'anarchia mistica nella pratica sociale e politica russa fu il professore Apollon
Andrevitch Karelin Giurista di formazione, Karelin, nato nel 1863, partecipò al movimento rivoluzionario russo quando era ancora molto giovane. Arrestato in seguito dell'assassinio dello zar Alessandro II, soggiornò alla fortezza di Pietro e Paolo di san Pietroburgo. Alla sua liberazione, fu esiliato in Siberia due volte. Dopo la rivoluzione del 1905, emigrò in Francia dove organizzò una serie di conferenze e pubblicò molti articoli. È allora che egli fu iniziato in una confraternita dei Templari da cui ricevette la missione di creare un ramo orientale (vedremo il senso di questo strano legame).

Gulag_work.jpeg
Karelin ritornò in Russia al momento della rivoluzione di febbraio 1917 con entusiasmo. Verso la fine degli anni venti, il dilemma divenne sfortunatamente chiaro: ossia continuare a partecipare alla costruzione di una nuova società sulla base del bolscevismo, ed in questo caso una dittatura di tipo materialista era inevitabile oppure mirare prioritariamente all'allargamento della coscienza personale e lo sviluppo spirituale- in questo caso, la rottura con il nuovo regime era immediato. Praticare ed evocare l'esperienza spirituale si rivelava in effetti molto più pericoloso del previsto, i bolscevichi utilizzavano la parola "mistica" come un'ingiuria e tutta l'atmosfera intellettuale russa passava gradualmente sotto il dominio dei sociologi  razionalisti volgari.

anarmist--Nikolai-Goumilev.jpgEminenti membri dell'intellighenzia russa aperta alle idee più moderniste, gli anarchici mistici avevano tuttavia considerato la rivoluzione come un avvenimento naturale ed inevitabile, una rivolta legittima contro la violenza multisecolare che reggeva tutta la società slava. Ma valutavano che la rivoluzione non avrebbe avuto nessun senso se non avesse cambiato la natura profonda dell'uomo, il suo fondo spirituale. In un processo un po' comparabile a quella dei liberi-massoni che avevano preparato la Rivoluzione francese, benché in modo molto più romantico, questi intellettuali avevano nutrito immense speranze per lunghi decenni. Tutto crollò in pochi anni. La "dittatura del proletariato" rivelò ben presto il suo vero volto grottesco. Il movimento verso la libertà portava al caos sanguinario ben noto.
Come la maggior parte degli anarchici russi, Apollon Karelin aveva sperato che il colpo di Stato d'ottobre 1917 sarebbe stato l'inizio di una grande rivoluzione sociale. Se lo storico americano Paul Avrich ha potuto scrivere che Karelin divenne allora l'"anarchico ufficiale dei Sovietici", è perché, per qualche tempo, diresse un piccolo gruppo di "osservatori" in seno al Soviet Supremo dell'Unione Sovietica. Lo scopo di questo gruppo era l'umanizzazione del potere statale, la lotta contro la pena di morte e contro il terrore in generale. Probabilmente a causa dell'esistenza di questo gruppo, i comunisti tollerarono gli anarchici mistici un po' più a lungo di quelli politici. Tuttavia, sin dal 1920, tutte le illusioni di Karelin erano sfumate. In piena ascesa del "Terrore Rosso", quando i socialisti e gli anarchici cominciavano a riempire di nuovo le prigioni dell'impero, scrisse coraggiosamente un articolo contro la pena di morte in cui osò proclamare che la rivoluzione era stata "annientata" dai Bolscevichi e che il suo proprio umanesimo era nutrito di ideali cristiani. Per lui, si trattava di fondare sull'etica cristiana una nuova forma di organizzazione della città, di superare l'intolleranza tra religioni e di aprirsi alle scienze per dare ad ognuno la possibilità di una percezione personale del mondo.

Le nuove catacombe

Karelin diceva spesso ai suoi allievi: "In esilio, ho visto la terribile ignoranza dei popoli ed ho capito che le immense forze di tenebra che sostengono il potere si appoggiano su questa ignoranza". Con lo sviluppo vertiginoso della tecnica, il potere statale era diventato mostruoso. Lo scopo concreto dell'anarchismo mistico era chiaramente di preparare l'umano alla libertà ed alla responsabilità di una nuova cultura non statale. Per questo, Karelin pensava che la questione veramente urgente era di approfondire il cristianesimo fuori da ogni istituzione religiosa ritornando alle origini. Ed infatti, gli anarchici mistici sarebbero stati costretti a ritrovarsi nella clandestinità delle catacombe.

Il-santo-Graal.jpgDurante gli anni venti, si vedono a volte ancora in pubblico. Questi insegnanti, questi uomini di scienza, questi artisti costituivano una rete che raggiunge molte grandi città della Russia.  I loro contatti con ogni genere di movimenti culturali e spirituali non confessionali sono numerosi. Se fanno regolarmente delle conferenze, scrivono degli articoli, il loro mezzo di espressione favorito è il teatro. Scrivono e recitano dei lavori che costituiscono delle specie di Misteri medievali, adattati al mondo moderno. A partire dagli anni trenta, tutto il movimento è diventato fuorilegge, per cui i "Misteri" in questione si svolgono in totale clandestinità. Quanto sono? Non lo si saprà senz'altro mai; la paura (ahimè fondata) di essere infiltrati dagli agenti del GPU poi della NKVD, antenati del KGB, li obbliga infatti presto ad utilizzare diversi nomi per designare il loro movimento e ad imbrogliare le piste in modo tanto più indecifrabile per noi oggi, che la maggior parte dei membri attivi della rete furono eliminati fisicamente o si spensero nei campi di concentramento.

La-spada-nella-roccia.jpgCosa fanno? Le loro attività sono varie ma si nutrono tutte di questo rituale comune: il "Mistero". Puramente orale, sia per precauzione di fronte alla polizia che per tradizione didattica, l'insegnamento spirituale di questi anarchici mistici era elargito durante le riunioni che si svolgevano negli appartamenti privati e non contavano mai più di dieci persone. Questo insegnamento poggiava essenzialmente sulla narrazione di racconti e leggende.

Una certa idea della cavalleria

Hunt--La-Luce-del-Mondo.jpgKarelin stesso conosceva più di cento leggende. Dopo la sua morte, nel 1926, non si ritroverà il minimo frammento manoscritto nei suoi effetti personali. Si trattava soprattutto di non cristallizare l'insegnamento, ma di conservare gli spiriti in costante movimento creativo. "Nessuna base scritta! Il pensiero anarchico deve restare libero e non lasciarsi incatenare in nessun dogma!". Se una di queste leggende fosse caduta tra le mani di non-iniziati ciò non avrebbe rappresentato un grande "pericolo" (tranne che a titolo di prova per la polizia)- la loro comprensione sottile non era possibile che nell'atmosfera creata attraverso la meditazione... Le riunioni si svolgevano in quattro tempi:

- Gli animatori cominciavano con il raccontare un'antica leggenda generalmente tratta dalla tradizione gnostica.

- poi si teneva una riunione di meditazione- il cui protocollo, solo testo letto ai partecipanti, era distrutto immediatamente dopo la lettura.

- dopo di che, ognuno poteva declamare le proprie creazioni.

- la riunione terminava con una libera discussione.


 

Rossetti--Ecce-Ancilla-Domini.jpgL’essenziale era dato dal fatto che ognuno era totalmente libero di interpretare i testi e leggende a modo suo ed integrarli secondo la sua volontà, come altrettanti impulsi al suo sviluppo personale. I racconti erano considerati come delle metafore di nuove concezioni del mondo. Il compito creativo dell'allievo consisteva nel far emergere dall'antico testo la sua propria nuova visione, adattata alla nuova situazione- vecchio principio gnostico, che sottintende tutta la trasmissione orale nell'antico cristianesimo. Il fatto che queste visioni e queste leggende siano trasmesse oralmente comportava un dinamismo particolare. Il narratore poteva ad esempio metamorfizzare il testo intero semplicemente con la sua intonazione. L'attenzione più importante era accordata alle domande dei partecipanti.

Archer--La-morte-di-Re-Artu.jpgMolte leggende si riferivano ai tempi della cavalleria- da quella di re Artù a tutte quelle che le crociate riportarono con il loro contatto con l'esoterismo orientale. Karelin, come dicevamo poco sopra, era stato iniziato allo gnosticismo in seno ad un Ordine Templare durante il suo esilio in Francia, alcuni anni prima della Prima Guerra mondiale- in un'epoca in cui, per la prima volta, delle donne erano ammesse all'interno di questa molto antica confraternità.

Vista dalla Francia del 1996, questa alleanza tra anarchismo e tradizione templare può sembrarci strana, per non dire francamente antinomica. La nostra visione è deformata da cupe degenerazione tanto dal lato templare che di quello anarchico. I veri anarchici sono evidentemente fedeli all'ideale cavalleresco! Allo scopo di rendere un'idea del tipo d'impegno che la sua iniziazione aveva implicato in lui, ecco secondo quali criteri Karelin definiva un'autentica appartenenza alla cavalleria:


- Non accettare nessun aggiornamento né compromesso dell'etica cristiana.

- Sviluppare un'alta padronanza di sé, fisica e morale, così come una coscienza chiara della propria dignità.

- Sapere sviluppare una visione mistica del mondo, per essere coscienti della natura spirituale di ogni manifestazione della realtà.

- Attivare la propria sete profonda di ritrovare le origini dell'universo.

Due particolarità dello gnosticismo: abbraccia tutte le eredità archetipe dell'umanità senza limiti dogmatici, volendosi il sistema filosofico più libero che ci sia: è fondamentalmente non violento.

 

La forza della non-violenza

Rene-guenon--1925.jpgRené Guenon, il famoso ricercatore sufi, fi a volte chiamato "il Templare del XX secolo"- anch'egli era stato iniziato all'interno di questo ordine, di cui era un imminente rappresentante del ramo occidentale. Troviamo che l'insegnamento di Guénon giustifica in diversi luoghi l'uso della violenza. Per gli anarchici russi, ciò rendeva i suoi insegnamenti inaccettabili. I rappresentanti del ramo orientale consideravano in effetti che la lotta per la libertà dell'individuo non poteva in alcun caso giustificare la minima violenza organizzata. Studiando lo sviluppo del bolscevismo in Russia, del fascismo in Italia, del nazismo in Germania, era loro facile constatare che, ogni volta, l'asservimento più avilente era partito da una sapiente giustificazione della violenza "per il bene dell'individuo e della società". La violenza rappresentava, per gli anarchici mistici, il pericolo di tutte  le  forme del potere. Ora, nessuna rivoluzione era sfuggita alla tentazione del potere. In quanto ai Templari che accettavano la violenza, si sa che se ne trovarono persino tra i fondatori del nazismo.

anarmist--Ritratto-di--Anna-Akhmatova--di-Petrov-Vodkin--19.jpgDopo la morte di Karelin, il suo allievo  Alexi Solonovitch, matematico e filosofo, divenne uno dei principali animatori dei circoli anarchici mistici. Contrariamente al suo maestro, Solonovitch lasciò alcune tracce scritte- che il suo allievo, Vassili Nalimov, ha recentemente ritrovati negli archivi del KGB. Scorrendo dei manoscritti intitolati Il Cristo ed il cristianesimo, L'Anarchismo mistico, o ancora Un culto di due millenni dietro Mikail Bakunin, si scopre una problematica molto articolata sulla non-violenza, molto ben riassunta dalla seguente citazione: "Il principio della non-violenza è, nell'essenziale, il principio della più grande forza, perché una forza gigantesca è necessaria per agire nella non-violenza. È per questo che gli anarchici vogliono la forza ma non il potere né la violenza".

Solonovitch scriveva anche: "Bisogna saper comprendere ogni uomo mettendosi nella sua pelle. Questa comprensione è una via di co-esperienza, di gioia condivisa e di passione". O: "La libertà è la sola forma accettabile nella quale si può pensare Dio". O ancoea: "I più grandi ideali etici si sono manifestati in tre grandi religioni a carattere universale: quella del Buddha, quella di Krishna e quella del Cristo. Bisogna semplicemente ripulire queste religioni dalle interferenze e parassiti apportati dai loro fedeli, sincero o non...".

Arrestato una terza volta nel 1930, Solonovitch morì in prigione, nel 1937, in seguito ad un terribile sciopero della fame. Dopo il suo arresto, è sua moglie Agnia, matematica, che lo sostituì in seno al movimento anarchico. È lei che iniziò Vassili Nalimov- l'uomo che ci riporta questa stupefacente saga. Agnia fu arrestata a sua volta nel 1936 e fucilata un anno più tardi, in seguito ad una parodia di processo che durò, orologio alla mano, due minuti.

Nel  Vangelo apocrifo di Filippo, troviamo questa frase: "Finché la sua radice è nascosta, il male è forte". Gli anarchici mistici volevano mettere a nudo questa radice, smontando soprattutto l'inganno di una dittatura sanguinaria che si sosteneva di voler servire il bene sociale ed il mondo. La pagarono cara. Accusati di "terrorismo", otto altri dirigenti anarchici mistici furono arrestati insieme ad Agnia Solonovitch e giudicati da un'istanza militare dell'Alta Corte dell'URSS- inutile insistere sull'inezia dell'accusa. Si ignora quanti altri membri del loro circolo furono arrestati durante la stessa epoca. Si sa soltanto che un gruppo importante fu condannato al Gulag; tra di loro figurava Vassili Nalimov, che ebbe la "fortuna" di essere riabilitato dopo diciotto anni di campo di lavori forzati. Sessanta anni più tardi, è quello che cerca di passarci il testimone.

Il consegnatore di testimone Nalimov cominciò a frequentare i circoli anarchici mistici all'età di diciasette anni. Durante tutta la sua infanzia, aveva avuto sotto gli occhi un modello di anarchismo profondamente naturale: quello di suo padre, professore di antropologia all'università di Mosca. L'anarchismo di quest'ultimo si manifestava nel rispetto assoluto dell'altro, caratteristica probabilmente legata alle sue origini: era figlio di uno sciamano di un piccolo popolo del Nord della Russia, i Komi. Dopo un conflitto personale con Stalin, Vassili Nalimov padre fu arrestato, accusato di attività contro-rivoluzionarie ed assassinato nel 1939.

Popolo-Komi.jpg

Vassili Nalimov figlio non fu riabilitato lui stesso che nel 1957, dopo diciotto anni di prigionia. Per tutto questo tempo riuscì a conservare intatta la sua passione per le matematiche, ad un livello superiore in cui esse potevano trasformarsi in ricerca spirituale. Malgrado il suo isolamento, bisogna credere che il prigioniero era dotato: il suo "approccio probabilista della coscienza" integra delle forti convergenze con la teoria del caos e quella delle strutture dissipative- con l'importante differenza che si colloca sempre in una prospettiva trascendentale. Lasciamo dunque la conclusione a questo raro sopravvissuto di una delle più grandi saghe spirituali del secolo.

 "In questi tempi difficili e complessi, in cui molta gente ha l'impressione che la filosofia si è fermata, mi sforzo di creare una corrente di pensiero filosofico che potremmo chiamare 'Visione del mondo probabilisticamente orientata'. Questo tentativo è molto naturale ai nostri giorni, nella misura in cui il paradigma concettuale contemporaneo ha cominciato ad allontanarsi dal determinismo duro in direzione di una comprensione probabilistica del mondo".

 

"Un tratto particolare del mio approccio è un'aspirazione all'integralità. Cerco di fondare la mia speculazione su tutta la diversità della cultura contemporanea, senza perdere di vista le grandi culture del passato. Per questo, faccio appello: da una parte a numerosi settori della scienza (le matematiche, la fisica teorica, la linguistica, lo studio delle religioni comparate), dall'altra ai processi irrazionali profondi della nostra coscienza, di cui l'esperienza mistica, soprattutto la mia. Queste idee molto diverse si rifrattano attraverso i prima del pensiero filosofico, e questo da tempi di Platone".

"Se si può parlare di una 'idea russa' realmente originale nei tempi moderni, non è il messianismo leninista che bisogna evocare, ma l'anarchismo mistico, i cui rappresentanti furono soprattutto: Razin ed il padre Abakan, Lermontov e Tolstoi, Karelin e Solonovitch, Sakarov e Nalimov, mio padre. Penso che nessuna "riforma" possa salvare la Russia dalla crisi. Lo spirito russo ha bisogno di vivere all'aria aperta. Il comunismo distruggendo questa libertà ha distrutto l'uomo stesso. Che fare oggi? Ci piacerebbe pensare che il movimento ecumenico ci condurrà verso una religione universale che permetterebbe l'espressione di tutte le teologie personali".

"La pietra che ha fatto vacillare il cristianesimo fu la tentazione del potere, poiché due millenni sono trascorsi nella violenza nel nome del Cristo- eppure Gesù aveva rinnegato il potere. Oggi, le tecniche sono diventate tali strumenti di violenza che minacciano di distruggere l'umanità, la natura, la terra stessa. La cultura del XXI secolo non può essere che una cultura della non-violenza".

 

Da leggere:

 

Quest'articolo si ispira a molte interviste con Vassili Nalimov e la lettura di tre dei suoi libri non tradotti  dal russo: Sono un cristiano? in Revue annuelle n° 3, éd. Péligrim, 1995; Il trattato d'amore, in La Montagne sacrée n° 3 éd. Péligrim, 1995, così che di L’Anarchisme insulté [L'anarchismo insultato], di Janna Drogalina, in Le Pouvoir de l’Esprit n° 2, Moscou, 1996.

Paul Avrich, The Russian Anarchism [L'anarchismo russo], éd. Norton, New York, 1978.

Kropotkine Piotr, L’Éthique [L'Etica] (in russo), éd. Politizdat. Moscou, 1991. L’Aide réciproque comme facteur de l’évolution (in russo), [Il mutuo soccorso come fattore dell'evoluzione] Saint-Petersbourg, 1904.

Tchulkov Georg, On Mystical Anarchism (in russo), in: Russian Titles for Specialists, n° 16, Lethworth (GB), 1971.

 

 

[Traduzione di Ario Libert]


Link al post originale:

Les anarchistes mystiques russes

Condividi post
Repost0

Presentazione

  • : La Tradizione Libertaria
  • : Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.
  • Contatti

Link