Pubblichiamo, la traduzione di una breve presentazione del movimento del Comunismo dei consigli di Marcel van der Linden, storico dei movimenti sociali all'Università di Amsterdam. La versione inglese di questo saggio è apparsa nella rivista “Historical Materialism” vol. 12: 4 nel 2004, disponibile sul sito Kurasje.
Il Comunismo dei consigli, a volte chiamato anche sinistra comunista o ultra sinistra- con qualche sfumatura di senso-, è la dimenticata della storia ufficiale del secolo precedente. I motivi di questa rimozione appaiono in modo evidente quando si capisce che è stato, sin dalla sua origine, irriducibile ad ogni integrazione riformista, sinonimo di disintegrazione del progetto rivoluzionario, e critico sin dalla prima ora del capitalismo burocratico della malfamata Unione Sovietica.
La presentazione che segue è chiara e concisa. Essa non è completa evidentemente, ma ci sembra una buona introduzione. Rimane un documento elaborato da un professore accademico, con ciò che comporta di obliquo nella stessa procedura. Soprattutto una certa sterilizzazione del movimento trasformandolo in oggetto. Ciò appare chiaramente dalla non conoscenza da parte dell'autore dell'attualità delle forze e dei gruppi eredi del pensiero e delle pratiche del movimento Comunista dei consigli.
A proposito della prima parte storica, dobbiamo anche sottolineare che van der Linden passa sotto silenzio il ruolo, nel divorzio tra Comunisti dei consigli e Bolscevichi, degli echi diretti e indiretti denuncianti la controrivoluzione, intorno al 1920 che represse i soviet in Russia, di cui il massacro dei marinai di Kronstadt diretto da Trotzki fu l'apogeo.
Non chiarisce nemmeno l'esistenza del movimento precedente a questo scontro. Menziona, appena che la Sinistra comunista era vicina ai Bolscevichi prima del 1917. Era soprattutto per la loro critica comune del riformismo parlamentare ed il loro rifiuto all'adesione della "sinistra" guerrafondaia, illustrata dalla conferenza di Zimmerwald. Né lo stretto legame tra i principali attori del movimento ed il tentativo di rivoluzione tedesca detta Spartachista. Ancor più sorprendente, lo storico passa sotto silenzio le insurrezioni consiliari in Germania dell'Est del 1953 ed in Ungheria nel 1956.
La seconda parte del testo presenta alcune delle polemiche che hanno animato il movimento consiliare sulla base del suo rifiuto del riformismo, compreso del capitalismo centralizzato russo. Una delle questioni presentate è la portata della famosa caduta tendenziale del tasso di profitto, sottolineata da Marx in Il Capitale, e le conseguenze che si devono trarre per analizzare il capitalismo. Un tema sempre di attualità, nel momento in cui il sistema di sfruttamento si ritrova in crisi, e che molto 'critici' si attardano ad una denuncia del capitale finanziario, senza afferrare che dietro questo fumo molto denso, il fuoco cova nei luoghi fondamentali della produzione capitalista.
Un altro tema, declinato in alcune questioni, concerne le condizioni favorevoli alla rivoluzione, sia sotto l'angolazione della coscienza soggettiva, la spontaneità sia dell'azione isolata. Infine, questione raramente affrontata frontalmente, van der Linden evoca la riflessione effettuata per immaginare dei principi di un modo di produzione comunista nel movimento. Le polemiche brevemente presentate qui non sono morte e si sono evolute, mischiandosi ad altre correnti di pensiero, e si ritrova oggi, ad esempio e tra altri, nel concetto pratico della socializzazione. Mostrando sullo sfondo, se ve ne è bisogno, che l'aspirazione comunista rimane ben viva, sotto forma di discussioni e di lotte.
SUL COMUNISMO DEI CONSIGLI
Marcel van der Linden
Ascesa e declino
Poiché la società Russa rivoluzionaria diventava sempre più dura nella sua nuova forma durante gli anni successivi al 1918 ed il potere politico era sempre più accentrato - ciò in parte per la violenza della guerra e della crisi economica- nelle mani di una elite burocratica, i movimenti di opposizione sono emersi di continuo, contemporaneamente all'interno della Russia ed all'esterno, cercando di invertire il senso della marea [1]. Karl Korsch in Germania, Amadeo Bordiga in Italia e Timofei Sapronov in Russia hanno tentato e fallito nel formare una nuova internazionale nel 1926, ad esempio [2]. Durante il 1930, l'opposizione "Bucharinista" (Heinrich Brandler, Jay Lovestone, M. N. Roy ed altri) ha effettuato un tentativo simile. L'opposizione della sinistra internazionale di Trotsky, che si forma nel 1930, che avrebbe portato in seguito alla base della Quarta Internazionale nel 1938, è diventata il più conosciuto di questi progetti.
Una protesta contro le tendenze in Russia si è espressa molto presto in Olanda ed in Germania da parte di vecchi simpatizzanti dei Bolscevichi che diventeranno più tardi noti con il nome di "comunisti dei consigli" - un termine che è stato probabilmente utilizzato a partire del 1921 [3]. I più carismatici oratori di questa protesta erano l'educatore tedesco Otto Rühle (1874-1943) e due Olandesi; il poeta classico Herman Gorter (1864-1927) e l'astronomo Anton(ie) Pannekoek (1873-1960). Questi intellettuali erano stati inizialmente degli ammiratori entusiasti degli sviluppi in Russia. Gorter, ad esempio, ha dedicato il suo opuscolo del 1918 La rivoluzione mondiale "a Lenin", il rivoluzionario che, "si è elevato al di sopra di tutti gli altri condottieri del proletariato" e secondo cui "Marx è il solo pari". Un anno dopo, Pannekoek affermava sempre, "In Russia, il comunismo è stato messo in pratica da due anni" [4].
Ma la loro opinione è rapidamente cambiata. Il motivo più importante del loro cambiamento è stato lo sforzo dell'Internazionale Comunista fondata nel 1919 per promuovere l'esempio Bolscevico come modello internazionale. Nel 1920, Pannekoek pubblica il suo opuscolo La rivoluzione mondiale e le tattiche comuniste, in cui sostiene che i rivoluzionari in Europa occidentale dovrebbero impiegare una tattica molto differente rispetto ai loro compagni di Russia. In Europa occidentale, l'influenza di una vecchia e sperimentata borghesia ha incatenato ogni livello della società. In Russia e nell'Europa dell'Est, in compenso, la borghesia era ancora giovane e relativamente debole. Per questa ragione, gli operai dell'Europa dell'est subivano pochi pregiudizi ideologici ed erano più ricettivi alle idee marxiste. Di conseguenza, la lotta contro le istituzioni borghesi come i parlamenti ed i sindacati dovevano essere centrali in Occidente.
Nel suo libello L'Estremismo, malattia infantile del comunismo, Lenin ha rifiutato le posizioni delle ali sinistre comuniste olandesi e tedesche [5]. Ha considerato che Pannekoek (alias K. Horner) ed i pensatori vicino a lui creavano confusione. Mentre riconosceva che c'era una "enorme differenza" tra "la Russia arretrata" e "i paesi avanzati dell'Europa occidentale", ha considerato il significato universale dell'esperienza russa ben più importante: "È il modello russo che indica a tutti i paesi qualcosa- e qualcosa di altamente significativo- sul loro futuro prossimo ed inevitabile" [6]. Focalizzando in modo centrale, "la validità internazionale" di "alcuni dispositivi fondamentali della nostra rivoluzione", Lenin ha accentuato le contraddizioni fondamentali all'interno del movimento comunista internazionale. Delle discussioni intense sono sorte all'interno dei partiti comunisti dell'Europa occidentale.
Nel partito comunista tedesco (KPD), questo conflitto è stato aggravato da un altro sviluppo. La gestione dell'organizzazione, diretta da Paul Levi, un associato di lunga data della recentemente assassinata Rosa Luxemburg, prende la decisione al suo congresso di ottobre del 1919, che tutti i membri devono partecipare alle elezioni parlamentari e combattere la burocrazia dei sindacati dall'interno dei sindacati. Questa nuova linea equivaleva, in pratica, a dichiarare una scissione, perché l'ala sinistra non poteva in alcun modo accettarla. Il risultato, in ogni caso, è stato che il KPD ha perso circa la metà dei suoi centomila membri in pochi mesi. In alcune zone, come Berlino, il Nord-Ovest (Amburgo e Brema), la Bassa Sassonia (Hannover) e l'Est Sassonia (Dresda), l'organizzazione è stata quasi del tutto eliminata.
All'inizio, l'opposizione espulsa non ha voluto fondare un nuovo partito da sé. Ma, quando la direzione del KPD ha agito in modo esitante nei primi tempi del tentativo di putch dell'estrema destra di Kapp nel marzo del 1920, ed è sembrata isolata nelle sezioni militanti della classe operaia, la decisione di istituire un'organizzazione rivale, è stata presa. I giorni 4 e 5 del mese di aprile del 1920, il Partito degli operai comunisti di Germania (KAPD) è stato di conseguenza fondato. Al suo inizio, aveva 38.000 membri. Dal febbraio 1920, il Sindacato Generale Operaio (AAUD) veniva fondato, un'organizzazione che possiede in una certa misura la stessa struttura dell'Industrial Workers of the World (IWW) degli USA, che molti hanno visto come una federazione sindacale legata al KAPD. Il KAPD è svanito velocemente. Il suo apogeo si situa probabilmente nel agosto del 1920, quando ebbe circa 40.000 membri [7].
Da allora, il partito è stato decimato da una serie di scissioni e di gruppi dissidenti. Il colpo di grazia è venuto nel marzo del 1922, con la divisione tra la "corrente di Berlino" ed una "corrente di Essen" [8]. Verso la fine del 1924, i due gruppi insieme non avevano più che 27.000 membri. Il KAPD ha funzionato all'inizio sulla pretesa che il movimento comunista internazionale poteva ancora essere riformato. Ma, quando i tentativi della delegazione del KAPD al terzo congresso del Comintern a Mosca (giugno-luglio 1921) di formare un'opposizione di sinistra internazionale sono falliti, è stata immediatamente presa la decisione di costruire una nuova Internazionale degli operai comunisti (KAI, a volte designata con il nome di quarta internazionale), benché una grande tendenza nel partito (che diventerà più tardi la "corrente di Berlino") abbia considerato questa iniziativa prematura. A livello programmatico, la KAI ha preso come punto di partenza le affermazioni di Herman Gorter nelle sua recente Lettera aperta al compagno Lenin, che era, di fatto, principalmente una ripetizione degli argomenti di Pannekoek. Fuori della Germania, la KAI è stata soprattutto sostenuta da gruppi politici molto ristretti, come l'organizzazione sorella olandese KAPN, un gruppo britannico intorno a Sylvia Pankhurst ed il Partito operaio comunista Bulgaro intorno al giornale "Rabotchnik Iskra".
Nel movimento comunista dei consigli - che si è un po' alla volta diversificato in ragione della disintegrazione del KAPD- la critica della Russia è diventata rapidamente più intensa. Il rappresentante della Sassonia orientale, Otto Rühle fu forse il primo a concludere che i Bolscevichi non stavano edificando il socialismo. Rühle era stato un delegato del KAPD al secondo congresso del Comintern nelle metà del 1920, ma l'aveva abbandonato protestando prima ancora che il congresso fosse cominciato. Una volta di ritorno in Germania, aveva consegnato la sua costernazione. I Bolscevichi tentavano di saltare un'intera epoca con un balzo diretto dal feudalesimo al socialismo. L'aggiornamento della rivoluzione mondiale aveva condannato questo tentativo ad uno scacco. I risultati erano stati "una delusione spaventosa" [10]. I Bolscevichi avevano istituito un ultra-centralismo che corrispondeva completamente al carattere borghese della loro rivoluzione.
"Il centralismo è il principio di organizzazione dell'epoca borghese capitalista. Con questi mezzi, uno stato borghese ed un'economia capitalista possono essere costruiti. Uno stato proletario e un'economia socialista non possono tuttavia esserlo. Essi richiedono il sistema dei consigli", Otto Rühle [11].
In poco tempo, quest'opinione di Rühle era generalmente accettata nei circoli del KAPD. Nel corso del 1921, il movimento comunista dei consigli ha così cominciato a differenziarsi chiaramente dal comunismo ufficiale. I punti di partenza del movimento possono essere ricapitolati semplicemente. In primo luogo, il capitalismo è in regressione e dovrebbe essere soppresso immediatamente. In secondo luogo, la sola alternativa al capitalismo è una democrazia dei consigli operai, basata su un'economia controllata dalla classe operaia. In terzo luogo, la borghesia ed i suoi alleati socialdemocratici tentano di salvare il capitalismo dal suo destino per mezzo della manipolazione "democratica" della classe operaia. In quarto luogo, allo scopo di accelerare l'instaurazione di una democrazia dei consigli, è necessario resistere in modo consistente a questa manipolazione. Il che significa, da una parte, boicottare tutte le elezioni parlamentari e, dall'altra, sistematicamente lottare contro i vecchi sindacati (che sono degli organi di gestione comune del capitalismo). In conclusione, le società di tipo sovietico non sono un'alternativa al capitalismo ma, piuttosto, una nuova forma di capitalismo.
Questi cinque punti di partenza sono i parametri dentro i quali le discussioni hanno avuto luogo tra i comunisti dei consigli nel corso degli ultimi 80 anni. Vi è un posto notevole per delle divergenze di vedute fondamentali dentro questi parametri. Le differenze sono state anche sostenute dal continuo declino del movimento, che ha portato i comunisti dei consigli rimanenti a dei piccoli gruppi. In questi gruppi, la discussione teorica interna è stata spesso più importante del lavoro politico pratico.
Il comunismo dei consigli organizzato è sparito dalla scena in Germania dopo la presa del potere di Hitler nel 1933, benché i gruppi siano rimasti attivi durante la resistenza [12]. In Olanda, alcuni piccoli gruppi si sono sviluppati, uno di essi, il Gruppo dei comunisti internazionali (GIC), ha continuato a servire da centro coordinato alle discussioni internazionali sino alla fine degli anni 30 e, tra le altre cose, ha pubblicato un giornale (Rätekorrespondenz, 1934-7) sino alla sua scomparsa. Alcuni testi, apparsi nei primi numeri di questo periodico, hanno funto più tardi più o meno come piattaforma sostanziale del movimento internazionale. Il primo di questi testi era "L'esordio di un nuovo movimento del lavoro" dell'educatore olandese Henk Canne-Meijer (1890-1962), che può essere visto a giusto titolo come "l'anima" del GIC [13]. Canne Meijer ha spiegato che il ruolo storico della totalità del vecchio movimento del lavoro (composto dai partiti, dai sindacati e dalle cooperative) si è esaurito e che un nuovo movimento del lavoro stava sorgendo nel presente, basato interamente su un'attività proletaria autonoma [14].
Un secondo testo importante è stato Tesi sul Bolscevismo del giornalista e professore tedesco Helmut Wagner (1904-89). Wagner ha caratterizzato l'Unione Sovietica come un capitalismo di Stato senza borghesia, oscillante costantemente tra gli interessi degli operai e dei contadini. I piani quinquennali e la collettivizzazione obbligatoria non erano nient'altro che dei tentativi di conservare la contraddizione tra queste due classi sotto i controllo della forza [15]. Wagner supponeva sempre che i Bolscevichi avevano seguito delle politiche sbagliate nello sforzo di stabilire il socialismo. Anton Pannekoek è giunto alcuni anni dopo ad una conclusione diversa, quella secondo cui i Bolscevichi avevano effettuato una rivoluzione borghese, di modo che, invece di seguire delle politiche sbagliate, essi avevano seguito le sole politiche possibili. Il loro solo "errore" era stato di immaginare che esse erano il socialismo concreto invece del capitalismo.
Un vecchio membro del KAPD, emigrato negli Stati Uniti nel 1926, l'operaio metalmeccmatanico Paul Mattick (1904-81), ha cominciato a costituire delle iniziative da solo a Chicago all'inizio degli anni 30 [16]. Fu, tra l'altro, il promotore del giornale "International Council Correspondence" [17]. In Australia, J. A. Dawson (1889-1958) pubblica il " Southern Advocate of Workers' Councils" per molti anni sin dopo la seconda guerra mondiale [18], mentre Diez pubblica i testi dei comunisti dei consigli in Cile. Ogni tanto, un pensatore marxista indipendente si volge in direzione del comunismo dei consigli, sull'esempio del giurista e filosofo ex comunista Karl Korsch (1886-1961) a partire dagli anni 30.
Il comunismo dei consigli ha beneficiato per qualche anno delle luci della ribalta durante il fervido movimento studentesco degli anni 60, in particolare in Germania, Italia e Francia. Dei testi classici sono stati ripubblicati ed i "veterani" come Mattick ed il giornalista olandese Cajo Brendel (nato nel 1915 e forse l'ultimo vero discepolo di Pannekoek) erano degli oratori e degli autori popolari. Il "vecchio" comunismo dei consigli è stato spesso integrato in modo più o meno eclettico in una "nuova" teoria o visione del mondo. Era evidente nel libro di Daniel e Gabriel Cohn-Bendit, L'estremismo: rimedio alla malattia senile del comunismo [19]. Con il declino dei "movimenti del 68", il comunismo dei consigli sparì ancora in gran parte un'altra volta, benché dei gruppi siano sempre in attività in diversi luoghi dell'Europa occidentale e nell'America del Nord [20].
Discussioni
Vi sono state numerose discussioni interne tra i comunisti dei consigli dopo gli anni 20. Qui, mi limito ad un accenno delle polemiche più importanti.
1. Caratterizzazione del periodo storico
Cosa significa esattamente l'affermazione che il capitalismo è in regresso? Negli anni 20 e 30, molti marxisti (dei comunisti dei consigli ed altri) hanno pensato che il capitalismo era molto vicino alla fine della sua era. Quest'opinione è stata spesso sostenuta con dei riferimenti alla teoria di Rosa Luxemburg secondo la quale, avendo conquistato l'intero pianeta, il capitalismo aveva raggiunto il suo limite storico. Verso la fine degli anni 20, una seconda teoria è stata aggiunta all'argomento, basata sul libro di Henryk Grossman Il crollo del capitalismo [21]. Grossman ha impiegato gli schemi di riproduzione di Marx per provare che il rialzo della composizione organica del capitale conduce automaticamente all'arresto del processo di accumulazione, e che il capitalismo ha dunque un limite interno oggettivo. L'opinione di Grossman era il soggetto di discussioni feroci tra i comunisti dei consigli all'inizio degli anni 30. Korsch e Pannekoek, tra gli altri, respingevano Grossmann, mentre Mattick difendeva i suoi punti chiave [22].
Pannekoek ha dedotto da ciò che il socialismo sarebbe sorto, non perché il capitalismo sarebbe crollato costringendo in tal modo gli operai a formare nuove organizzazioni, ma, piuttosto, perché il capitalismo sarebbe diventato sempre più insopportabile per gli operai e li avrebbe incitati così a formare le nuove organizzazioni che avrebbero affondato il capitalismo. Mattick, in compenso, ha stimato che l'argomentazione di Pannekoek era un sofisma, perché il crollo capitalismo e la lotta di classe rivoluzionaria sono due facce della stessa medaglia: la concentrazione continua del capitale condurrebbe alla miseria prolungata per gli operai, trasformando la loro lotta economica in lotta rivoluzionaria. Dire che il crollo del capitalismo era inevitabile era così identico a dire che la rivoluzione era inevitabile.
Tali discussioni sono naturalmente sembrate molto meno pressanti durante il lungo boom del secondo dopoguerra mondiale. A quest'epoca, la questione centrale è diventata come interpretare il boom. Nessun comunista dei consigli ha creduto che il capitalismo avesse trovato infine un modo di tenere le proprie contraddizioni fondamentali sotto controllo. Erano tutti convinti, invece, che "gli anni d'oro" significavano soltanto un aggiornamento della resa dei conti. La sfida teorica e politica era soprattutto di analizzare il boom come un fenomeno provvisorio, Paul Mattick, in particolare, si è assunto questo compito. Sin dagli anni 30, ha cominciato a sviluppare una critica di John Maynard Keynes, sfociante nel 1969 nel suo magnum opus Marx e Keynes. Secondo Mattick, Marx non aveva previsto che si sarebbe verificato un periodo keynesiano di intervento economico dello Stato (tuttavia la teoria di Marx non ha affatto eliminato una tale possibilità). Il keynesismo "ha silenziosamente accettato" l'opinione di Marx a proposito delle crisi immanenti del capitalismo, e, allo stesso tempo, ha offerto un rimedio sotto forma di interferenza cosciente con il meccanismo di mercato [23].
Questo rimedio non può probabilmente risolvere il problema strutturale dell'accumulazione del capitale, tuttavia, perché l'accresciuto intervento dello Stato ha condotto ad una produzione più inutile (armi e così via) e a dei lavori pubblici. Anche se nuovi mercati sono stati creati per il capitale in questo modo, "i prodotti finiti della produzione indotta dal governo, risultando da una lunga catena di processi di fabbricazione intermediarie, non hanno la forma di un prodotto che potrebbe essere venduto con profitto sul mercato" [24]. La spesa del deficit pubblico è dunque "non una parte della domanda globale reale, ma una politica deliberata di produzione al di là di essa" [25]. Questa politica, basata su un aumento continuo del debito nazionale (e, di conseguenza, un deprezzamento regolare dei redditi e dei debiti), è costretta a raggiungere un vicolo cieco ad un certo punto. Malgrado la lunga durata delle condizioni piuttosto "prospere" nei paesi industriali avanzati, non vi è nessun terreno per pretendere che la produzione capitalista ha superato le sue contraddizioni interne attraverso gli interventi dello Stato nell'economia [26].
Mattick era anche attento ad alcune conseguenze non economiche possibili del capitalismo del dopoguerra, per via dell'attenzione che ha dedicato, molto prima di tanti altri autori marxisti, alle questioni ecologiche. Nel 1976, ha dedicato un saggio alla "distruzione continua dell'ambiente". Egli ha arguito dal fatto che le minacce per l'habitat umano non erano il risultato dello sviluppo delle forze produttive, ma piuttosto, delle relazioni capitaliste di produzione e del loro "mostruoso spreco della forza lavoro umana e delle risorse naturali". Allo stesso tempo, Mattick non ha escluso la possibilità che il capitalismo trova una soluzione a questa minaccia da se stesso: "Per il modo in cui la marcia del mondo è determinata dal profitto, i capitalisti stessi possono finire con il preoccuparsi dei problemi ecologici, nient'altro che perché hanno un impatto sui benefici. I capitalisti non hanno alcun interesse particolare a distruggere il mondo; se si verifica che preservare il mondo può anche generare dei profitti, allora la protezione del mondo diventerà anche un business" [27].
2. Intervento rivoluzionario nelle lotte degli operai
La differenza più importante tra i comunisti dei consigli riguarda probabilmente l'intervento rivoluzionario nelle lotte degli operai. I partiti politici del "vecchio" movimento operaio avevano fallito. Quando è stato possibile migliorare le condizioni degli operai nel quadro del capitalismo, il movimento operaio, dapprima radicale, si è trasformato in istituzione che fornisce un appoggio addizionale allo status quo sociale [28]. Questa cooptazione del "vecchio" movimento significava anche che il concetto stesso di partito operaio rivoluzionario era diventato obsoleto? Un partito rivoluzionario può mostrarsi utile istruendo il proletariato per l'attività autonoma, o tutti i partiti politici senza eccezione erano delle organizzazioni borghesi che dovevano essere combattute?
Durante gli anni 20, tre posizioni diverse si sono gradualmente cristallizzate. Dapprima, vi erano dei comunisti dei consigli che hanno creduto che il "vecchio" movimento operaio aveva soltanto gettato discredito su un certo tipo di partito, ma non l'idea di partito in sé. Il nuovo partito rivoluzionario non sarebbe dovuto essere separato dalla classe operaia, ma doveva dialetticamente fondersi con essa. Questa posizione è stata difesa, soprattutto da Herman Gorter, che ha ricapitolato l'argomentazione vigorosamente in tre punti. Innanzitutto, il raggruppamento di tutti gli operai, della grande maggioranza del proletariato nel sindacato [rivoluzionario]; in secondo luogo, il raggruppamento degli operai più coscienti in partito; in terzo luogo, unità del sindacato e del partito [29].
I difensori delle "organizzazioni unitarie" hanno avuto una seconda posizione. Il teorico più importante di questa posizione intermedia era Otto Rühle, che aveva già dichiarato nel 1920 che la rivoluzione non è affare di partito [Die Revolution ist keine Parteisache]. Agli occhi di Rühle, la ripartizione dei compiti tra partito e sindacato era un eredità del capitalismo. L'organizzazione unitaria, che gli operai potevano utilizzare per difendere i loro interessi su tutti i fronti e promuovere la democrazia dei consigli, dovrebbe sostituirli entrambi. Il punto di partenza dell'addestramento rivoluzionario degli operai si trovava dove essi producevano il plusvalore, e cioè, il luogo di lavoro. Là dovevano organizzare la loro lotta essi stessi. Attraverso la lotta economica, si sarebbero istruiti e avrebbero raggiunto una coscienza più elevata e politica. Questi addestramenti avrebbero trovato la loro espressione organizzativa nelle federazioni delle organizzazioni del luogo di lavoro, che avrebbero condotto simultaneamente la lotta economica e politica. Questo punto di vista era praticamente identico al sindacalismo rivoluzionario [30].
I comunisti dei consigli più radicali erano coloro che si sono categoricamente rifiutati di intervenire nel movimento operaio. Anton Pannekoek, benché non essendone il creatore, era il rappresentante più avanzato di questo punto di vista. Egli presenta la sua logica nelle sue memorie: "[Sotto l'influenza di Henk Canne Meijer e di altri] nuovi principi sono diventati poco alla volta più chiari. Quest'ultimo in particolare: le masse lavoratrici devono esse stesse prendere le decisioni riguardanti le loro lotte, ed esse stesse effettuarle e condurle. Ciò sembra un assurdità banale; ma significa che non c'è alcun posto per dei capi in quanto tali. Mi ricordo aver una volta riflettuto durante una grande sciopero su ciò che gli operai avrebbero dovuto fare, e non potevo rappresentarmi quali dei due diversi comportamenti doveva essere preso; e cosa dire se si deve dare il proprio parere o dei consigli in un articolo o un giornale? Alla fine, grazie ad un articolo di Henk, ho visto di colpo la semplice soluzione: non me la devo rappresentare; gli operai devono rappresentarsela essi stessi ed essi stessi se ne assumono la piena responsabilità" [31].
Il compito dei comunisti dei consigli, secondo quest'approccio, era esclusivamente di studiare ed analizzare il capitalismo e le lotte degli operai. Questo punto di vista, che è ancora sostenuto oggi da Cajo Brendel ed alcuni associati, ha valso ai suoi difensori l'appellativo di "monaci di clausura del marxismo" [32].
3. Fattori soggettivi
Le polemiche sulla costruzione del partito sono legate ad un'altra discussione. Se in effetti, "le condizioni oggettive" nei paesi capitalisti avanzati sono mature per la rivoluzione, quali sono "i fattori soggettivi" che impediscono alla classe operaia di fondare una nuova società? Rühle è giunto alla conclusione, intorno al 1920, che la causa più profonda della sconfitta della rivoluzione tedesca del 1918-19 si origina non negli errori di questa o quella organizzazione rivoluzionaria, ma, piuttosto, nella mentalità della classe operaia. La rivoluzione sarebbe possibile soltanto nei paesi industrializzati quando la classe operaia ha abbastanza fiducia in se stessa e volontà per assumere il controllo dei veri luoghi del potere, i luoghi di lavoro, e porre nelle mani delle organizzazioni unitarie il potere politico ed economico. Il fatto che la classe operaia non abbia agito nel 1918-19 era il risultato della sua mentalità subalterna. Rühle scrive nel 1925: "Ciò che oggi è più necessario è lo smantellamento progressivo dell'autorità presso le persone stesse, nel loro modo di attività psichica, nella pratica generale e quotidiana della vita nella società. Lo smantellamento dell'autorità nell'apparato organizzativo è importante. Il suo smantellamento nella teoria e nella tattica della lotta di classe è più importante ancora. Ma la cosa di tutte la più importante è lo smantellamento dell'autorità nell'anima umana, perché senza quest'ultima è impossibile sopprimere l'autorità nell'organizzazione o la tattica e la teoria" [33].
Mentre Rühle preconizzava così un ampio approccio pedagogico rivoluzionario, la maggior parte dei comunisti dei consigli hanno considerato che non era necessario cambiare completamente la psicologia della classe operaia, ma lottare soltanto contro le idee politiche sbagliate. La loro pretesa fondamentale era che l'ideologia borghese degli operai ha loro impedito di stabilire una democrazia dei consigli. Come disse Pannekoek: "Ciò che ostacola [gli operai] è soprattutto la potenza delle idee ereditate ed infuse, la potenza spirituale formidabile del mondo della classe media, che avvolge i loro spiriti in una spessa nube di credenza e ideologia, dividendoli, e rendendoli incerti e confusi. Il processo di comprensione, di chiarire e di vincere questo mondo di vecchie idee e di ideologie è il processo essenziale per stabilire il potere della classe operaia, è il progresso della rivoluzione" [34].
La filosofia marxista ha avuto un ruolo centrale nello spiegare e nel combattere “la densa nube della credenza e delle ideologie”. È per questo che Pannekoek, in particolare, ha passato un tempo considerevole nel criticare ciò che egli ha considerato come il pensiero borghese all'interno del movimento operaio. Nel 1938, egli pubblica una critica di Lenin, soprattutto del suo libro Materialismo ed Empiriocriticismo del 1909 [35].
Pannekoek ha tentato di dimostrare che Lenin ha fallito nella sua critica dei discepoli machiani russi Bogdanov e Lunacharsky e di Ernst Mach stesso e di essere tornato al materialismo dell'età dei Lumi del XVIII secolo. Lenin ha ricondotto la “materia” alla materia fisica, mentre il materialismo storico ha un concetto molto più ampio della materia, e cioè il concetto di “realtà oggettiva”, o “dell'intera realtà osservata”, compreso “lo spirito e le fantasie” (Eugen Dietzgen) [36]. Lenin ha condiviso la sua tendenza verso il “materialismo della classe media”, secondo Pannekoek, con il suo mentore filosofico Gregorii Plekhanov. Il loro pensiero era in entrambi i casi il prodotto “delle condizioni sociali russe”:
In Russia... la lotta contro lo Zarismo era analoga all'antica lotta contro l'assolutismo in Europa. Anche in Russia, la chiesa e la religione erano i sostegni più forti del sistema governativo. La lotta contro la religione era qui una necessità sociale fondamentale... Così la lotta della classe proletaria in Russia era allo stesso tempo una lotta contro l'assolutismo zarista, sotto la bandiera del socialismo. Così il marxismo in Russia... ha necessariamente assunto un altro carattere che nell'Europa occidentale. Era sempre la teoria di una classe operaia di lotta; ma questa classe ha dovuto lottare in primo luogo per ciò che nell'Europa occidentale era stata la funzione della borghesia, con gli intellettuali in quanto suoi associati. Così gli intellettuali russi, adattando questa teoria a questo compito locale, hanno dovuto trovare una forma di marxismo nella quale la critica della religione è stata posta in primo piano. Essi l'hanno trovata in un accostamento delle forme più antiche del materialismo, e nei primi scritti di Marx [37].
Secondo Pannekoek, Lenin portava avanti una battaglia già persa in Europa occidentale. Le idee di Lenin erano inutili per le persone che vivevano sotto il capitalismo sviluppato, e rendevano soltanto l'auto-emancipazione della classe operaia più difficile [38].
4. Il ruolo delle azioni individuali
Un'altra polemica, sul ruolo delle diverse azioni, era anch'esso legato alla discussione sul partito. I comunisti dei consigli coscienti dovevano effettuare “delle azioni esemplari” allo scopo di far uscire il proletariato dal suo letargo? O era assolutamente la cosa da non fare, perché distraevano le masse dalla loro auto-emancipazione? Questa non era in alcun modo una questione puramente scolastica.
I comunisti dei Consigli con delle posizioni "attiviste" hanno cercato di agire in modo “esemplare” diverse volte durante gli anni 20 e gli anni 30. Negli anni tempestosi della rivoluzione tedesca, dapprima l'agrimensore Max Hölz (1899-1933) e, un po' più tardi, il vecchio tornitore diventato invalido Karl Plättner (1893-1945) hanno costituito dei gruppi armati, che, tra l'altro, hanno svaligiato delle banche e saccheggiato case di campagna allo scopo di distribuire il bottino tra i poveri. Essi speravano in tal modo di mostrare la vulnerabilità delle istituzioni esistenti e ispirare altri operai in simili azioni [39].
Un altro difensore dell'azione esemplare, comunista dei consigli, l'operaio edilizio olandese portatore di handicap Marinus van der Lubbe (1909-34), ha ottenuto una fama mondiale dopo aver incendiato il Reichstag di Berlino il 27 febbraio 1933, perché, come egli dichiarò più tardi alla polizia: "Ho visto che gli operai non facevano nulla da sé [contro il nazionalsocialismo]". Van der Lubbe era stato un membro in Olanda dell'opposizione di sinistra degli operai di Eduard Sirach (1895-1937), un gruppo comunista dei consigli di Rotterdam [40].
Le diverse reazioni dei comunisti dei consigli all'atto di Van der Lubbe hanno dimostrato la diversità di opinioni a proposito dell'azione esemplare. Anton Pannekoek (che era vicino agli 'anti-attivisti' del Gruppo dei comunisti internazionalisti (GIC) ha criticato con forza l'azione di Van der Lubbe e l'ha giudicato "senza alcun valore". Eduard Sirach, in compenso, ha pubblicato un opuscolo che terminava con le seguenti considerazioni: "Appiccare il fuoco all'edificio del Reichstag era l'atto di un rivoluzionario proletario... Mentre il fumo si sollevava da questa casa della delusione democratica, nella quale le masse tedesche sono state vendute al capitalismo per quindici anni, le illusioni nella Democrazia Parlamentare che avevano mantenuto gli operai tedeschi incatenati al capitalismo sono andate in fumo anch'esse. La sete di azione e lo spirito di devozione che ha ispirato Van der Lubbe deve ispirare anche le masse lavoratrici se consistono nel voler porre un termine al capitalismo criminale!! È per questo che siamo solidali con lui!" [41].
5. L'economia post-capitalista
Sotto l'impatto degli avvenimenti in Russia / Unione Sovietica, soprattutto degli autori filo-liberisti (Ludwig von Mises ed altri) avevano arguito, negli anni dopo il 1917, che un'economia a pianificazione centralizzata era impossibile per principio. Soltanto alcuni socialisti radicali avevano accettato la sfida allora per cercare di provare il contrario. Le eccezioni positive più importanti erano probabilmente l'Austro-marxista Otto Leichter e Karl Polanyi, che è stato ispirato dalle idee del “socialismo corporativo” [42].
L'operaio metallurgico tedesco Jan Appel (1890-1985), che aveva rappresentato il KAPD al secondo e terzo congresso del Comintern ed era emigrato illegalmente in Olanda nel 1926, ha cercato di sviluppare un'alternativa comunista dei consigli al capitalismo. Il suo punto di partenza era che una società comunista sviluppata non avrebbe alcun mercato, nessuna concorrenza, nessun denaro e nessun prezzo. Non vi sarebbe così soltanto che un'economia naturale, nella quale la produzione e la distribuzione sarebbero regolate democraticamente.
Appel ha contrastato la critica di Von Mises e dei suoi co-pensatori che un'economia ragionevole era impensabile in tali circostanze data la mancanza di un'unità di contabilità (come il valore) proponendo il tempo di lavoro socialmente necessario come base per una tale unità di contabilità. Appel ha lavorato su quest'idea in un manoscritto che è stato discusso e sviluppato successivamente nei gruppi comunisti internazionali. Il risultato è stato pubblicato nel 1930 come “lavoro collettivo” con il titolo Principi fondamentali della produzione e della distribuzione comunista [43]. Il testo sarebbe rimasto argomento di discussione e subire una serie di revisioni gli anni successivi [44].
I Principi fondamentali contengono abbondanti analisi, affrontando un ventaglio di problemi di organizzazione economica comunista: il ruolo dei piccoli e medi contadini, ad esempio, e di priorità per l'impiego delle risorse in differenti fasi di sviluppo. Ma il centro della sua analisi è la questione dei meccanismi di distribuzione. I Principi dividono l'economia comunista in due settori: da una parte “Gli stabilimenti produttivi” che forniscono i beni ed i servizi per i quali essi ricevono le loro retribuzioni, e d'altra parte “gli stabilimenti di utilità sociale generale” (GSU), che non sono retribuiti per i loro prodotti. Una fabbrica di calzature, ad esempio, è uno stabilimento produttivo, un ospedale uno stabilimento di GSU. I due settori si compongono di unità autonome nelle quali gli occupati hanno la libertà completa di decisione. “Il coordinamento orizzontale” tra le diverse unità risulta dal flusso dei prodotti tra di loro (sotto forma di mezzi di produzione e beni di consumo) [45].
Il principio “secondo i bisogni” è realizzato dal settore di GSU, ma non nell'altro settore. In altri termini, il consumo totale da parte della popolazione può essere diviso in parti individuali (prodotti del settore produttivi) e parti collettive (prodotti del settore di GSU). In entrambi, i mezzi di produzione fissi e circolanti (P) sono trattati attraverso il lavoro (L) allo scopo di fabbricare dei prodotti. Tutte le componenti del processo di fabbricazione contengono delle quantità specifiche di tempi di produzione sociale media. Dei produttori sono ricompensati per i loro sforzi con dei certificati di lavoro, in valore ad esempio “un'ora di tempo di produzione sociale medio” [46]. Ma le ore lavorate non sono tutte convertite in certificati di lavoro. Un esempio può chiarire questo punto. Lasciateci supporre che tutti gli stabilimenti produttivi in generale in un dato paese dato consumino 700 milioni di ore di lavoro di P e 600 milioni di ore di lavoro di L, e fabbricano dei prodotti per un valore di 1.300 milioni di ore di lavoro. Allora, i bisogni produttivi del settore (P) ha bisogno di 700 milioni di ore di lavoro allo scopo di riprodursi, lasciando 600 milioni di ore di lavoro per il resto della società. Lasciateci supporre ancora, che il settore di GSU consumi 58 milioni di ore di P e 50 milioni di ore di lavoro di L (con un risultato di 108 milioni di ore di lavoro), di modo che questo settore abbia bisogno di 58 milioni di ore di lavoro (P) per riprodursi. Ciò significa che l'entrata totale sotto forma di lavoro (L) nella società è di 650 milioni, mentre 600-58= 542 milioni di ore di lavoro sono lasciate per il consumo individuale. Il cosiddetto “fattore di remunerazione” o il “fattore del consumo individuale” (FIC) è allora 542/650= 0.83. Se un operaio lavora 40 ore alla settimana, riceve così soltanto i certificati di lavoro equivalenti a 0.83x40= 33.2 ore di lavoro [47].
Durante lo sviluppo della società comunista, la parte relativa del settore di GSU aumenta, di modo che, in seguito, dei settori come gli approvvigionamenti alimentari, il trasporto, l'alloggio, ecc. sono anch'essi incorporati ad essi [48]. Malgrado questa tendenza verso la crescita, tuttavia, il settore di GSU non potrà mai includere la società intera, ed il FIC non sarà mai ridotto a zero.
Soltanto quegli stabilimenti produttivi che assicurano il soddisfacimento dei bisogni generali di beni saranno trasformabili in stabilimenti del tipo di GSU. Una piccola riflessione rivelerà che non sarà mai possibile includere nel sistema la totalità della distribuzione socializzata, agli articoli e beni numerosi e variegati che riflettono i gusti speciali dettati da diversi interessi umani in modo speciale [49].
L’idea centrale dei Principi è sembrata ricevere il potente appoggio dei Grundrisse di Marx alla loro pubblicazione nel 1939, soprattutto in questo passaggio: "L'economia del tempo, è a ciò che tutta l'economia si riduce infine... Così, l'economia del tempo, con la distribuzione pianificata del tempo di lavoro tra i diversi settori produttivi, rimane la prima legge economica sulla base della produzione comune. Ciò diventa legge, qui, a un grado ancora più elevato. Tuttavia, è essenzialmente diverso da una misura dei valori di scambio (lavoro o prodotti) attraverso il tempo di lavoro” [50].
I Principi fondamentali hanno svolto un ruolo nel corso delle discussioni dei comunisti dei consigli sino agli 70, ma la maggior parte delle volte come testo di fondo, poiché gli autori gli hanno [emprunté] delle idee senza menzionare la loro fonte [51].
Ricerca erudita
Lo studio della storia, della teoria e della pratica del comunismo dei consigli si è sviluppata in modo molto ineguale [52]. I ricercatori hanno mostrato dell'interesse soprattutto per gli scritti e le biografie dei teorici che hanno svolto un ruolo nel comunismo dei consigli. Abbiamo almeno tre monografia su Anton Pannekoek, più una tesi di laurea non pubblicata [53]. Herman Gorter è stato oggetto prima di una biografia parziale e poi completa [54]. Nessuno ha ancora scritto sulla vita di Otto Rühle, ma esistono tre studi che analizzano bene il suo sviluppo politico e teorico [55]. Dei lavori sono stati anche pubblicati su alcuni comunisti dei consigli meno di recente (come quelli di Sylvia Pankhurst e Jim Dawson). Tuttavia, non vi è ancora nessuna monografia completa su Mattick [56]. Alcune antologie di scritti di teorici comunisti dei Consigli, in particolare di Pannekoek e Gorter, ma anche di Rühle, Mattick e Willi Huhn, sono state edite sin dalla fine degli anni 60 [57]. Anche le ampie memorie di Pannekoek sono disponibili sotto forma di libro [58], mentre più recenti comunisti dei consigli scrivono le loro memorie o sono soggetti di lunghe interviste [59]. Dei lavori di Appel, Gorter, Pannekoek e altri sono stati ristampati. Un'edizione completa degli scritti e della corrispondenza di Karl Korsch, che attribuisce una considerevole attenzione alle sue tendenze comuniste dei consigli, è a uno stadio avanzato [60]. Delle buove vedute d'insieme bibliografiche sono state complilate per un certo numero importante dei comunisti dei consigli [61].
Ad oggi, siamo ben provvisti di lavori di storia descrittiva del comunismo dei consigli come movimento. La storia delle delle organizzazioni tedesche è stata studiata da Hans Manfred Bock, che ha non soltanto scritto un'opera di riferimento dei tumultuosi avvenimenti del 1918-23 [62], ma ha anche ricostruito l'ultimo sviluppo del movimento sino agli inizi degli anni 70 [63]. Philippe Bourrinet ha descritto dettagliatamente lo sviluppo del movimento olandese (e della sua interazione con il movimento tedesco) [64]. Mark Shipway ha studiato l'influenza comunista dei consigli in Gran Bretagna (Sylvia Pankhurst, Guy Aldred e altri) [65].
Mentre oggi è conosciuto un buon numero di studi riguardo al comunismo dei consigli, vi è sempre una penuria di analisi complete. Una certa attenzione è stata prestata alle opinioni dei comunisti dei consigli sulla crisi capitalista e il sistema dei consigli, ma i loro contributi teorici meritano uno studio più serio [66]. I Principi fondamentali, ad esempio, sono stati sinora appena oggetto di una qualche discussione. In secondo luogo, l'analisi materialista storica della corrente è ancora alla sua fase iniziale. L'applicazione dell'analisi marxista al marxismo stesso, già preconizzata da Karl Korsch, è troppo sottosviluippato a questo riguardo. Anche i blocchi funzionali di base per un'analisi mancano ancora. Non c'è, ad esempio, ancora nessuna buona veduta d'insieme della storia del KAPD dalla sua creazione alla sua scomparsa. Su questo punto, dobbiamo accontentarci di frammenti [67]. Praticamente nulla è noto a proposito del funzionamento pratico e dell'organizzazione del KAPD, delle sue organizzazioni sorelle e dei suoi successori. Sappiamo anche poco a riguardo del suo radicamente sociale e della sociologia dei suoi difensori [68]. La mia impressione è, ad esempio, che i disoccupati sono stati surrapresentanti tra i comunisti dei consigli degli anni 20 e degli anni 30, ma non c'è nessun mezzo per valutare questa ipotesi empiricamente. Uno studio storico comparativo che spieghi perché il comunismo dei consigli è diventato influente soprattutto in Germania, mentre gli intellettuali olandesi che erano marginali nel loro proprio paese acquistavano un peso politico così sproporzionato nel movimento, è anch'esso in attesa.
Risultati
I discepoli stretti delle dottrine comuniste dei consigli sono poco numerosi oggi. È difficile elaborare un bilancio. Il comunismo dei consigli è stato per breve tempo un fenomeno di massa agli inizi degli anni 20, e ha veramente assunto la sua propria identità distintiva soltanto quando il KAPD era già in regresso- lo si potrebbe considerare come un prodotto della sconfitta della rivoluzione tedesca. L'esordio del nazismo è stato il colpo di grazia per un movimento già molto debole. Dopo la seconda guerra mondiale, il comunismo dei consilgli è rimasto una corrente molto marginale tra gli intellettuali di sinistra per numerosi anni, benché abbia acquisito una certa influenza nei movimenti di protesta internazionali della fine degli anni 60 e degli anni 70.
L'influenza durevole del comunismo dei consigli mi sembra essere indiretta. Da una parte, il movimento ha apportato un vero contributo a partire da una prospettiva non-anarchica al sospetto sistematico contro tutti i “burocrati” nel movimento operaio. D'altra parte, ha mostrato il modo sistematico che forme autonome e organizzate di resistenza degli operai si manifestano continuamente. La sua influenza è stata evidente, ad esempio, nel gruppo Socialisme ou Barbarie di Cornelius Castoriadis, Claude Lefort e altri, e anche nelle correnti che non hanno avuto una valutazione positiva del pensiero orientato consiliarista, come l'operaismo di Sergio Bologna, Antonio Negri, Karl Heinz Roth e altri.
Ciò che resta del comunismo dei consigli concretamente sono soprattutto i testi - dei testi che sembrano spesso dogmatici e unilaterali, con una polarizzazione maschile definita e un fulcro eurocentrico. Malgrado ciò questi testi contengono tuttavia dei chiarimenti e degli avvertimenti che non dovremmo dimenticare [69].
Marcel van der Linden
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Sur le communisme des conseils
[Traduzione di Ario Libert]
NOTE
[1] Ringraziamenti a Cajo Brendel, Götz Langkau e ai redattori di questo giornale per i loro commenti per le versioni precedenti di questo documento.
[2] Vedere Riechers 1973, Montaldi 1975, Prat 1984.
[3] Kool 1970, p. 575.
[4] Horner 1919, p. 495.
[5] Herman Gorter ha risposto a Lenin nella sua Lettera aperta al compagno Lenin (Gorter 1989 [1920]). Vedere anche De Liagre Böhl 1978.
[6] Lenin, L'Estremismo, malattia infantile del comunismo , 1920.
[7] Bock 1993, p. 239.
[8] La questione delle rivendicazioni salariali ha svolto un ruolo centrale nella scissione. La corrente di Essen ha concluso dal fatto che era contro-rivoluzionario continuare ad esigere dei salari più elevati. Poiché il capitalismo era sul suo letto di morte, le domande economiche potrebbero soltanto ritardare la fine della vecchia sociatrà, era tempo di lottare per una conquista completa del potere, per il controllo della società nel suo insieme. La corrente di Berlino ha continuato, in compenso, a sottolineare l'importanza delle rivendicazioni salariali, perché gli operaio avevano bisogno di salari più elevati in un momento di forte inflazione.
[9] Bock 1993, pp. 319-20.
[10] Rühle 1920a.
[11] Rühle 1920b.
[12] Vedere Ihlau 1969.
[13] Brendel 1974, p. 259.
[14] Canne Meijer 1934; [Tr. it: L'ascesa del nuovo movimento operaio].
[15] Wagner 1934. Nel 1936-37, in esilio in Svizzera, Wagner ha aumentato le sue “tesi” in un manoscritto non pubblicato “Le basi delle politiche della forza armata Bolscevica: Un contributo a una sociologia del Bolscevismo”. Ha pubblicato delle parti del suo manoscritto con lo pseudonimo di Rudolf Sprenger. Vedere, ad esempio, Sprenger 1940.
[16] Bonacchi 1977, Dingel 1981.
[17] Questa pubblicazione ha iniziato nel 1934, in origina principalmente versione in lingua inglese della rivista Rätekorrespondenz del GIC. È stata reintitolata Living marxism nel 1938 ppo New Essays nel 1942. La sua pubblicazione ha cessato nel 1943. Nel 1970, Greenwood press ha pubblicato una ristampa in facsimile.
[18] Wright 1980.
[19] Edito a Parigi da Seuil nel 1968.
[20] Il comunista veterano dei consigli olandesi Cajo Brendel mi ha scritto (il 12 dicembre del 2001): “Questi cinque ultimi anni, sono stato testimone della comparsa di gruppi di consigli con i loro propri giornali a Berlino, Lubecca, Amburgo, Friburgo, Salzungen, Colonia, Duisburg e a Oberhausen.... Inoltre, vi sono anche dei gruppi comunisti consiliaristi in Francia, negli USA e in Canada. Senza contare la Spagna, l'Italia e la Grecia”. Inoltre, dovrei menzionare Courant Communiste International [Corrente Comunista Internazionale], una tendenza internazionale molto piccola di origine francese, che non è propriamente parlando comunista consiliare, ma che ha un'ampia affiliazione.
[21] Grossman 1929.
[22] Bonacchi 1977, pp. 57-64.
[23] Mattick 1969, p. 130.
[24] Mattick 1969, p. 154 ; vedere anche p. 118.
[25] Mattick 1969, p. 160.
[26] Mattick 1976, pp. 232-3.
[27] Mattick 1976, p. 237.
[28] Mattick 1969, p. 131.
[29] Gorter 1978, p. 170.
[30] Bock 1990.
[31] Pannekoek 1982, p. 215.
[32] Kool 1978. L'espressione ha iniziato con il leader sindacalista e parlamentare olandese Henk Sneevliet (1883-1942).
[33] Rühle 1975, p. 141. In parte in ragione dell'influenza di sua moglie Alice Gerstel, Rühle ha visto un legame logico tra il marxismo pedagogico che ha divulgato e Individualpsychologie di Alfred Adler, in cui la ricerca per la coscienza integrale dell'individuo era anch'essa centrale. Rühle ha dedicato una gran parte del resto della sua vita a sviluppare quest'idea. Vedere Kutz 1991 e Schoch 1995. Molti comunisti dei consigli hanno avuto poca considerazione per l'orientamento pedagogico di Rühle. Il giudizio di Mattick era: “Questa parte dell'attività di Rühle, se si valuta francamente o negativamente, ha ben poco, se nulla, a che fare con i problemi che riguardano il proletariato tedesco” (Mattick 1978, pp. 110-11).
[34] Pannekoek 1948, p. 77.
[35] Il libro di Lenin era stato pubblicato nel 1909 in russo. La prima traduzione in tedesco è stata pubblicata nel 1927.
[36] Pannekoek 1948, p. 61. Gorter e Pannekoek hanno visto il libro Das Wesen der menschlichen Kopfarbeit (1869) del filosofo tratto dalla classe operaia tedesca Eugen Dietzgen (1818-88) come un contributo cruciale allo sviluppo della teoria marxista. Brendel 1970, pp. 140-2; Bock 1992; De Liagre Böhl 1996, pp. 252-4.
[37] Pannekoek 1948, pp. 68-9.
[38] Korsch (1938) era più o meno vicino a Pannekoek. Una reazione critica (che prende di mira tra l'altro 'il legame meccanico' che Pannekoek fa tra la filosofia materialista e la pratica rivoluzionaria) può essere trovata presso lui [Bourrinet 2001, pp. 256-65].
[39] Hölz è stato arrestato nel 1921, Plättner all'inizio del 1922. Hölz ha presto raggiunto il comunismo “ortodosso”; è morto nel 1933 in Unione Sovietica in circostanze che destano sospetti. Plättner è morto in un campo di concentramento tedesco poco prima che gli alleati lo liberassero. Bock 1993, pp. 308-18 e pp. 328-33, Gebhardt 1983, Giersich e Kramer 2000, Ullrich 2000, Berghauer 2001.
[40] Karasek 1980, Jassies 2000.
[41] Sirach 1933, p. 16.
[42] Leichter 1923, Polänyi 1922.
[43] Appel 1990. Sulla biografia di Appel, vedere Van den Berg 2001.
[44] Non tutti i comunisti dei consigli erano entusiasti a proposito dei "Principi fondamentali". Anton Pannekoek lo trovava “piuttosto utopista, irreale” (Pannekoek, 1982, p. 215).
[45] Appel 1990, p. 147.
[46] I Principi tengono conto della possibilità che “nei primi tempi della società comunista, può forse dapprima essere necessario che alcuni mestieri intellettuali siano remunerati a un livello più alto; ad esempio , che 40 ore di lavoro diano diritto a 80 o 120 ore di prodotto. All'inizio della forma comunista della società, ciò potrebbe infatti essere una misura giusta, se ad esempio i mezzi di una educazione più elevata non fossero disponibili ad ognuno gratuitamente, perché la società non ha ancora organizzato sufficientemente la nuova base in modo completo. Non appena, tuttavia, queste questioni saranno regolate, non potrà più essere questione di dare alle professioni intellettuali una più grande parte del prodotto sociale”, Appel 1990, pp. 56-7.
[47] Appel 1990, pp. 94-5.
[48] Appel 1990, pp. 97-8.
[49] Appel 1990, p. 100.
[50] Marx 1973, p. 173.
[51] Vedere, ad esempio, Mattick 1968, nel capitolo “Valore e socialismo”, o Castoriadis 1984, p. 330: "[Il calcolo economico in una società autonoma] deve essere effettuato sulla base del funzionamento speso attraverso il tempo". Castoriadis ha difeso questa posizione sin dal 1957, dopo che era stato in contatto con i comunisti dei consigli olandesi per un certo numero di anni. Vedere anche Seifert 1983.
[52] Degli archivi della maggior parte dei comunisti dei consigli importanti possono essere trovati all'Istituto internazionale di storia sociale ad Amsterdam, compresi, soprattutto, le carte di Canne Meijer, Huhn, Korsch, Mattick, Pannekoek, Pankhurst e Rühle.
[53] Brendel 1970, Malandrino 1987, Gerber 1989, Boekelman 1980.
[54] Di Liagre Böhl 1973, 1996.
[55] Franck 1951, Herrmann 1972-3, Mergner 1973, Jacoby e Herbst 1985.
[56] Su Dawson, vedere Wright 1980. Molto è stato scritto a proposito dei cambiamenti e delle svolte nella vita di Pankhurst. I lavori più utili per i nostri scopi sembrano essere Franchini 1980, Winslow 1996.
[57] Bock 1969, Bricianer 1969/1978, Huhn 1973, Kool 1970, Mattick 1978, Mergner 1971, Rademakers 1970, Pannekoek 1972, Rühle 1971a, 1971b, Smart 1978. Molti testi sono ora anche disponibili su Internet.
[58] Pannekoek 1976.
[59] Brendel 1974b, Jacoby 1982, Buckmiller 1976.
[60] Korsch 1980ff.
[61] Buckmiller 1973, 1981; Provedi 1978; Boekelman 1980, pp. 368-484; Herbst e Klemm 1986.
[62] Bock 1993.
[63] Bock 1976.
[64] Bourrinet 2001. D'altronde, questa edizione pirata del libro contiene molti errori e inesattezze minori. Una nuova edizione “autorizzata” corretta e aggiornata è stata edita nel 2005 nella serie Historical Materialism book della Brill Academic Press.
[65] Shipway 1988.
[66] Marramao 1975-6, 1976, Pelino 1976, Villari 1977. Vedere anche Glaser 1997.
[67] Reichenbach 1928, 1994, Rutigliano 1974, Bock 1977.
[68] Ma vedere Bock 1976, pp. 93-8.
[69] Oltre alla letteratura già citata, vorrei riferirmi ad esempio, alle pubblicazioni di Willi Huhn a proposito del movimento operaio tedesco (Huhn 1952) e a quelle di Cajo Brendel L'Espagne des années 30 aux années 70 [La Spagna dagli anni 30 agli anni 70] e Des luttes de classe autonomes en Angleterre, 1945-1972 [Delle lotte di classe autonome in Inghilterra, 1945-1972], Brendel 1974a, 1977.
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