Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.
Maximilien Rubel
Maximilien Rubel è morto il 28 febbraio 1996. Era un comunista libero e iconoclasta, che conosceva perfettamente i testi di Karl Marx - di cui ha curato una gran parte in quattro volumi per La Bibliothèque de La Pléiade.
Sostenitore, come Marx, della auto-emancipazione, è stato durante il corso della sua vita stravolto dalla politica antimarxista di numerosi "marxisti" (in realtà dei leninisti). Si era impegnato nel ricercare, sotto le deformazioni e falsificazioni, il pensiero originale di Marx. E' per questo che passò dei decenni a pubblicare i testi di Marx basandosi sui manoscritti originali. Rubel considerava che "In Marx, l'adesione al comunismo, è innanzitutto l'adesione alla causa dell'emancipazione dei lavoratori che si identifica con la causa umana universale" [1].
In quanto comunista, Maximilien Rubel combatteva tutte le forme di alienazione. Ciò lo portava naturalmente a combattere il regime dell'URSS, che analizzava come "un'economia che si ritrova, secondo la teoria marxiana, al primo stadio dell'accumulazione capitalista" [2]. Per un sostenitore del socialismo e del comunismo, la condanna era doppia: da una parte perché era come tutti gli altri regimi mondiali una società in cui il potere era detenuto da una infima minoranza (al contrario dei principi della democrazia che implicano il potere al popolo stesso) e in cui regnava lo sfruttamento attraverso il salariato, da un'altra parte perché l'URSS viveva su di una mistificazione, una menzogna permanente che assimilava l'oppressione capitalista al... socialismo! Rubel scriveva così nel 1965: "Non vi è socialismo nel mondo attuale. Ciò che si chiama così, per abuso di linguaggio, non è in realtà che una nuova forma dello sfruttamento e dell'oppressione dell'uomo sull'uomo [...]; lo si dovrebbe chiamare: capitalismo di Stato" [3]. Maximilien Rubel aveva già sviluppato quest'analisi in un articolo del 1957: La Croissance du capital en URSS [Lo sviluppo del capitale in URSS), ripubblicato in Marx critique du marxisme [Marx critico del marxismo] articolo fondamentale in cui Rubel segnala che i principi di Marx hanno già condotto dei teorici marxisti a identificare il carattere capitalistico dell'URSS (Anton Pannekoek, Cornelius Castoriadis [4], Otto Rühle…).
Rubel ha così fatto parte dei comunisti che, nel corso del XX secolo, hanno semplicemente riaffermato che uno Stato capitalista e poliziesco era per forza l'opposto dei valori del movimento democratico ed egualitario come lo è il comunismo. Si ritrovava così una delle tesi del pensiero di Marx: non è il tipo di capitalismo crea l'alienazione e lo sfruttamento, ma il capitalismo stesso, l'organizzazione capitalista e gerarchica del lavoro e dei rapporti sociali.
Gli scritti di Rubel, soprattutto Marx critique du marxisme (raccolta edita nel 1974), sono degli appelli viventi e argomentati per l'autoemancipazione degli esseri umani, che necessita di abolire il capitalismo e le sue fondamenta (sfruttamento attraverso il salariato; culto del denaro, della competizione e della forma merce) così come di tutte le forme di dominio (e soprattutto gli Stati).
[Traduzione di Ario Libert]
NOTE
[1] Maximilien Rubel, Marx critique du marxisme, Payot, 1974 (2000), p. 355; tr. it. Marx critico del marxismo, Cappelli, 1981).
[2] Marx critique du marxisme, p. 323.
[3] Marx critique du marxisme, p. 415.
[4] Citato con lo pseudonimo dell'epoca, Pierre Chaulieu.
Article publié par Démocratie communiste (luxemburgiste) Maximilien Rubel est mort il y a 10 ans, le 28 février 1996. Il était un communiste libre et iconoclaste, qui connaissait parfaitement l...
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