Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.
Conclusioni
Devo ancora dire qualcosa a proposito del vostro ultimo capitolo Conclusioni finali, che è forse il più importante del vostro libro. L'ho letto di nuovo rievocando con entusiasmo la rivoluzione russa.
Ma a ogni brano e senza interruzione ho dovuto ripetermi: «Questa tattica, cosi brillante in Russia, non vale nulla qui; porta alla disfatta».
Voi spiegate a questo, punto, compagno, che a un dato stadio dello sviluppo, dobbiamo conquistare le masse a milioni e a decine di milioni. Allora la propaganda per il comunismo «puro» che ha raggruppato ed educato l'avanguardia diventa insufficiente. Ormai si tratta... — ed ecco che a questo punto riappaiono i vostri metodi opportunisti già combattuti prima — di utilizzare le - divisioni -, gli elementi piccolo borghesi, ecc...
Compagno, anche questo capitolo è sbagliato nel suo insieme. Ragionate da russo, non da comunista internazionale che conosce il vero capitalismo, il capitalismo occidentale.
Quasi ogni parola di questo capitolo, ammirevole per la conoscenza della vostra rivoluzione, cade in errore quando è in questione il capitalismo altamente sviluppato, il capitalismo dei trust e dei monopoli. E’ quello che voglio ora dimostrare. Innanzitutto nelle piccole cose.
Voi scrivete a proposito del comunismo nell'Europa occidentale: «L'avanguardia del proletariato occidentale è già conquistata». Ecco una cosa sbagliata, compagno! «E’ finito il tempo della propaganda»: altra controverità! «L'élite proletaria è conquistata alle nostre idee»: errore completo, compagno, e che ha la stessa natura di quell'altro prodotto di recente da Bucharin: «Il capitalismo inglese ha fatto bancarotta». Ho trovato anche in Radek simili fantasmi che nascono nel mondo
dell'astrologia ma non in quello dell'astronomia. Nulla di tutto ciò è vero; salvo in Germania, non esiste da nessuna parte una vera avanguardia. Non esiste in ogni caso in Inghilterra, né in Francia, né in Belgio, né in Olanda, né — se devo credere alle informazioni di cui dispongo — nella maggior parte dei paesi scandinavi. Esistono soltanto alcuni esploratori ancora in disaccordo sulla via da seguire. E un'illusione fatale quella di credere che «il tempo della propaganda è passato».
No, compagno, questo tempo comincia appena nell'Europa occidentale. Ovunque ci manca un nucleo solido.
E quello di cui abbiamo ora abbisogno è proprio un nucleo resistente come l'acciaio, come il cristallo anche. Ed è da qui che occorre iniziare, è su questa base che si deve costruire una grande organizzazione. Da questo punto di vista siamo qui allo stesso stadio in cui voialtri eravate nel 1903 e forse anche un po' prima, nel periodo dell'«Iskra». Compagno, la situazione, le condizioni oggettive sono molto più mature del nostro movimento; una ragione di più per non lasciarci trascinare senza assicurare quello che è indispensabile.
Se noi dell'Europa occidentale, partiti comunisti d'Inghilterra, di Francia, Belgio, Olanda, paesi scandinavi, Italia ecc., e anche Partito comunista operaio di Germania, abbiamo il dovere di consolidarci per un po' di tempo con un piccolo numero, non è perché proviamo per questa situazione una particolare predilezione, ma perché dobbiamo attraversare questa fase per diventare forti.
Una setta, allora? dirà il Comitato esecutivo... precisamente una setta, se intendete con questa parola il nucleo iniziale di un movimento che pretende di conquistate il mondo!
Compagno, il vostro movimento bolscevico è stato, un tempo, una cosetta da niente. E proprio perché era piccolo, perché era ristretto e voleva esserlo, si è conservato puro durante un periodo di tempo abbastanza lungo. A questa condizione, a questa sola condizione, è diventato potente, è quello che anche noi vogliamo fare.
Tocchiamo qui una questione estremamente importante, dalla quale dipende non soltanto la rivoluzione europeo-occidentale, ma anche la rivoluzione russa. Siate prudente, compagno!
Sapete che Napoleone, quando ha tentato di diffondere il capitalismo moderno per l'Europa, si è infine rotto il muso e ha dovuto lasciare il campo alla reazione, perché era arrivato al punto in cui non soltanto aveva a che fare con troppo Medioevo ma, soprattutto, con troppo poco capitalismo ancora.
Anche le vostre affermazioni secondarie, sopra citate, sono sbagliate.
Mi occuperò ora di quelle più importanti, della cosa più importante di tutte. Secondo voi è giunto il momento di abbandonare la propaganda per il comunismo «puro» e di marciare alla conquista delle masse con la tattica opportunista che avete descritto. Compagno, anche se voi aveste ragione nelle affermazioni secondarie e se i partiti comunisti fossero veramente pervenuti qui ad avere una forza sufficiente, non resterebbe men vero che quest'ultima pretesa è sbagliata dalla A alla Z.
La propaganda puramente comunista, per un comunismo rinnovato, è qui una cosa indispensabile — come ho già più volte ripetuto — dall'inizio alla fine della rivoluzione. Nell'Europa occidentale sono gli operai, gli operai soltanto che devono introdurre il comunismo. Essi non hanno nulla da aspettarsi (nulla d'importante) da nessun'altra classe fino alla fine della rivoluzione.
Voi dite: il momento della rivoluzione è giunto non appena è stata conquistata l'avanguardia e si sono realizzate le seguenti condizioni: 1) tutte le forze di classe che ci sono ostili sono sufficientemente colpite, trascinate in divisioni intestine e indebolite in una lotta. che supera le loro forze; 2) tutti gli elementi intermedi, vacillanti, in ceti cioè piccolo-borghesi, democratici piccolo borghesi ecc., sono stati sufficientemente smascherati davanti al popolo, sono stati messi abbastanza a nudo dalla loro bancarotta.
Ma, compagno, tutto questo è russo! Nello sfasciamento dell'apparato statale russo, queste erano le condizioni della rivoluzione. Ma negli stati moderni del vero capitalismo maturo, le condizioni sono radicalmente diverse. Di fronte al comunismo i partiti della grande borghesia faranno blocco (invece di entrare in conflitto) e la democrazia dei piccolo borghesi si metterà a rimorchio.
Non sarà cosi in modo assoluto, ma abbastanza generalizzato perché la nostra tattica ne sia condizionata.
Dobbiamo aspettarci nell'Europa occidentale una rivoluzione che sarà, da entrambe le parti, una lotta fermamente risoluta, e particolarmente ben organizzata da parte della borghesia e della piccola borghesia. Ciò mi è dimostrato dalla pesantezza delle formidabili organizzazioni in cui sono inquadrati il capitalismo e gli operai.
Ciò dimostra che anche noi, da parte nostra dobbiamo ricorrere alle armi migliori, alle migliori forme di organizzazione, alle più forti, e non alle più insinuanti!
E qui, non in Russia, che avrà luogo il vero duello tra il capitale e il lavoro. Perché è qui che si trova il vero capitale.
Compagno, se pensate che esagero (senza dubbio per mania di chiarezza teorica), osservate dunque la Germania.
Là si trova uno Stato totalmente destinato alla bancarotta, privato di ogni speranza. Ma al tempo stesso tutte le classi, grandi e piccolo-borghesi, contadini ricchi e poveri, resistono tutti insieme contro il comunismo. Da queste parti sarà la stessa cosa dappertutto.
Certamente, alla fine dello sviluppo rivoluzionario, quando la crisi imperverserà nel modo più terribile, quando saremo molto vicini alla vittoria, allora forse sarà spezzata l'unità delle classi borghesi e vedremo qualche frazione della piccola borghesia e dei contadini poveri venire al nostro fianco. Ma a che serve pensare a questo ora? E poiché si può vincere soltanto nel modo che diciamo noi, la propaganda del comunismo «puro», al contrario di ciò che è vero per la Russia, è qui necessaria fino alla fine...
Senza questa propaganda dove, andrebbe il proletariato europeo-occidentale e, di conseguenza, il proletariato russo? Alla sua sconfitta.
Chi, dunque, vuole, qui, nell'Europa occidentale, realizzare, cosi come fate voi, dei compromessi, delle alleanze con elementi borghesi e i piccolo-borghesi; chi, in altri termini, vuole l'opportunismo, qui, nell'Europa occidentale, è uno che persegue illusioni invece di realtà, è uno che inganna il proletariato, è (mi servo della stessa parola che avete usata contro il Bureau di Amsterdam) un traditore del proletariato.
E la stessa cosa vale per tutto l'esecutivo di Mosca.
Mentre scrivevo queste ultime pagine, ho ricevuto la notizia che l'Internazionale ha adottato la vostra tattica e quella dell'esecutivo. I delegati dell'Europa occidentale si sono lasciati accecare dal fulgore della rivoluzione russa. Ebbene, ci prenderemo l'incarico di condurre la lotta anche nella Terza Internazionale.
Compagni, noialtri, cioè i vostri vecchi amici Pannekoek, Roland-Holst, Rutgers e io stesso — e non potreste averne di più sinceri — ci siamo chiesti, quando abbiamo conosciuto la vostra tattica per l'Europa occidentale, che cosa poteva averla determinata. Ci sono state opinioni diverse. Uno diceva: la situazione economica della Russia è cosi cattiva che Lenin ha bisogno della pace prima di ogni altra cosa; per questo motivo il compagno Lenin vuole riunire in Europa la più grande forza possibile: indipendenti, Labour Party, ecc..., per essere aiutato nella conquista della pace. Un altro diceva: egli vuole accelerare la rivoluzione generale in Europa; ha quindi bisogno dell'immediata partecipazione di milioni di uomini. Da qui il suo opportunismo.
Quanto a me, io credo, come ho detto, che voi non conoscete la situazione europea.
Sia come sia, quali che siano i motivi che vi hanno indotto ad adottare una simile tattica, voi andrete incontro alla più terribile delle disfatte, e porterete il proletariato alla più terribile delle disfatte se non abbandonerete questa tattica.
Perché se quello che voi volete è in realtà la salvezza della Russia e della rivoluzione russa, al tempo stesso, con la vostra tattica, riunite gli elementi non comunisti, li fondete con noi, i veri comunisti, quando noi non abbiamo neanche un nucleo consolidato? Ed è con queste cianfrusaglie dei sindacati mummificati, uniti a una massa di semicomunisti e di comunisti al 20, al 10 e allo zero per cento, nella quale non abbiamo neanche un buon. nucleo, che pretendete di combattere contro il capitale più altamente organizzato del mondo, al quale sono alleate tutte le classi non proletarie?
E’ ovvio che non appena comincia la battaglia, le cianfrusaglie vanno in pezzi e la grande massa piega le ginocchia.
Cercate di capire, compagno, che una disfatta folgorante del proletariato tedesco, per esempio, è il
segnale per un attacco generale contro la Russia.
Se il vostro scopo è quello di fare qui la rivoluzione, vi avviso che con questo intruglio di Labour Party, indipendenti, centro francese, partito italiano, ecc... — e con i sindacati — non si potrà avere che una disfatta.
I governi non avranno paura, nemmeno una volta, di questo ammasso di opportunisti.
Se invece costituite dei raggruppamenti radicalmente comunisti, interiormente solidi, solidi anche nel loro piccolo numero, questi gruppi metteranno paura ai governi perché essi soli sono capaci di trascinare le masse a grandi azioni in periodo rivoluzionario; così ha dimostrato la Lega di Spartaco ai suoi esordi. Partiti di questo genere obbligheranno i governi a lasciare tranquilla la Russia, e alla fine, quando si saranno formidabilmente sviluppati alla maniera «pura», verrà la vittoria.
Questa tattica, la nostra tattica «di sinistra» è per la Russia come per noi, non soltanto la migliore, ma la sola via di salvezza.
Qui, in Europa occidentale, c'è una sola tattica: quella della sinistra che dice la verità al proletariato e non fa balenare davanti ad esso delle illusioni. Quella che, anche se tale lavoro dovesse durare molto tempo, saprà fornirgli le armi più forti, o piuttosto le sole armi valide: le organizzazioni di fabbrica (e la loro unione in una sola organizzazione), e i nuclei — inizialmente ristretti, ma sempre puri e solidi — dei partiti comunisti. Quella che, quando sarà giunto il momento, saprà estendere queste due organizzazioni a tutto il proletariato.
Deve essere cosi non perché noi lo desideriamo, ma perché le condizioni della produzione, i rapporti di classe, lo esigono.
Giunto alla fine delle mie considerazioni, voglio riassumerle in alcune formule d'assieme, in qualche sintesi capace di essere colta con un solo sguardo, affinché gli operai vedano tutto più chiaramente con i loro occhi.
Si può trarre, credo, un quadro chiaro dei motivi della nostra tattica e della tattica stessa: il capitale finanziario domina il mondo occidentale. Mantiene ideologicamente e materialmente un proletariato gigantesco nella schiavitù più profonda, e realizza l'unione di tutte le classi, la grande e la piccola borghesia. Da qui scaturisce la necessità per queste masse gigantesche di saper fare da sole. Una cosa del genere è possibile soltanto attraverso le organizzazioni di fabbrica e la soppressione del parlamentarismo in un periodo rivoluzionario.
In secondo luogo confronterò qui alcune frasi della tattica della sinistra con alcune di quelle della Terza Internazionale, affinché la differenza tra l'una e l'altra emerga con assoluta chiarezza, e affinché gli operai non si scoraggino se la vostra tattica — come è molto probabile — li condurrà alle peggiori disfatte, ma scoprano piuttosto che ne esiste una diversa.
La Terza Internazionale crede che la rivoluzione nell'Occidente seguirà le leggi e la tattica della rivoluzione russa.
La sinistra crede che la rivoluzione nell'Europa occidentale produrrà e seguirà le sue leggi specifiche.
La Terza Internazionale crede che la rivoluzione europeo-occidentale potrà concludere dei compromessi e delle alleanze con i partiti piccolo-borghesi e dei contadini poveri, e perfino della grande borghesia.
La sinistra crede che ciò sia impossibile. La Terza Internazionale crede che si verificheranno, nell'Europa occidentale, durante la rivoluzione, delle –divisioni- e delle scissioni tra i borghesi, piccolo-borghesi e contadini poveri.
La sinistra crede che i borghesi e i piccolo-borghesi formeranno un fronte unico praticamente fino alla fine della rivoluzione.
La Terza Internazionale sottovaluta la potenza del capitale europeo-occidentale e nord-americano.
La sinistra assume questa grande potenza come base per la sua tattica.
La Terza Internazionale non riconosce nel grande capitale, nel capitale finanziario, la potenza unificatrice di tutte le classi borghesi.
La sinistra assume questa potenza unificatrice come base per la sua tattica.
Poiché non crede all'isolamento del proletariato in Occidente, la Terza Internazionale trascura lo sviluppo della coscienza del proletariato — che tuttavia vive ancora profondamente sotto l'influenza dell'ideologia borghese in tutti i campi — e adotta una tattica che comporta il mantenimento della schiavitù e della subordinazione davanti alle idee della borghesia.
La sinistra sceglie la sua tattica in modo tale da far maturare innanzitutto lo spirito del proletariato.
La Terza Internazionale, poiché non basa la sua tattica sulla necessità di elevare le coscienze, né sull'unità di tutti i partiti borghesi e piccolo-borghesi, ma invece su prospettive di compromesso e di «divisioni», lascia sussistere i vecchi sindacati e cerca di farli entrare nella Terza Internazionale.
La sinistra, poiché vuole come prima cosa la elevazione delle coscienze e crede nell'unità dei borghesi, sa che i sindacati devono essere distrutti e che il proletariato ha bisogno di armi migliori.
Per le stesse ragioni, la Terza Internazionale lascia sopravvivere il parlamentarismo.
La sinistra, per le ragioni già esposte, sopprime il parlamentarismo.
La Terza Internazionale conserva la schiavitù delle masse nella situazione in cui era al tempo della Seconda.
La sinistra vuole rovesciarla da cima a fondo. Essa distrugge il male alle radici.
La Terza Internazionale, poiché non crede alla necessità prioritaria di elevare le coscienze in Occidente, né all'unità di tutti i borghesi davanti alla rivoluzione, raccoglie le masse attorno a se stessa, senza cercare i veri comunisti, e senza scegliere una tattica atta a crearne, ma si contenta solo di avere delle masse.
La sinistra vuole formare in tutti i paesi dei partiti composti soltanto da comunisti e determina la sua tattica su questa base. Con l'esempio di simili partiti, per quanto possano essere piccoli all'inizio, essa vuoi fare della maggior parte dei proletari, e cioè delle masse, dei comunisti.
La Terza Internazionale prende dunque le masse come mezzo. La sinistra come fine. Attraverso la sua tattica (che era molto giusta in Russia) la Terza Internazionale conduce una politica da capi.
La sinistra fa una politica da masse. Mediante la sua tattica, la Terza Internazionale conduce la rivoluzione nell'Europa occidentale e, in primo luogo, la rivoluzione russa alla sconfitta. Mentre la sinistra conduce il proletariato mondiale alla vittoria.
Per concludere, allo scopo di esprimere i miei giudizi nella forma più sintetica possibile davanti agli occhi degli operai i quali devono acquisire una concezione chiara della tattica, li riassumerò in alcune tesi:
1) la tattica della rivoluzione occidentale deve essere completamente diversa da quella della
rivoluzione russa;
2) perché il proletariato qui è completamente solo;
3) il proletariato, qui, deve fare da solo la rivoluzione contro tutte le classi;
4) l'importanza delle masse proletarie è dunque relativamente maggiore, quella dei capi minore, rispetto alla Russia;
5) e il proletariato, qui, deve avere tutte le armi migliori per la rivoluzione;
6) poiché i sindacati sono armi difettose, occorre sopprimerli o trasformarli radicalmente, e sostituirli con organizzazioni di fabbrica riuniti in un'organizzazione generale;
7) poiché il proletariato deve fare da solo la rivoluzione, e non dispone di alcun aiuto, deve elevare molto in alto la sua coscienza e il suo coraggio. Ed è preferibile, in periodo rivoluzionario, l'abbandono del parlamentarismo.
Fraterni saluti
Hermann Gorter
[A cura di Ario Libert]