Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.
Karl Marx e il socialismo populista russo
Maximilien Rubel
I. Storia di una dimenticanza storica
II. Abbozzo di una teoria dello sviluppo storico della Russia
Su quattro, tre sono molto più lunghe della lettera definitiva stessa, una, quella che reca la stessa data della lettera, è più corta di quest'ultima. Sulle tre copie di prova di grandi dimensioni, una è circa undici volte più lunga, e le due altre sono circa cinque volte più lunghe della lettera propriamente detta, contando le numerose ripetizioni [9].
Cerchiamo di evidenziare dall'insieme di questi abbozzi di una teoria sociologica dello sviluppo della Russia le principali tesi esposte da Marx in risposta alle domande formulate nella lettera di Vera Zasulich.
1.- La genesi del capitalismo ed il problema dello sviluppo economico della Russia.
Alla base della genesi del modo di produzione capitalista, c'è, ricorda Marx citando il Capitale, "la separazione del produttore dai mezzi di produzione" e, più particolarmente, "l'espropriazione dei coltivatori". Questo processo si è compiuto sino ad ora, nel modo più radicale in Inghilterra, ma "tutti gli altri paesi dell'Europa occidentale percorreranno lo stesso movimento".
Marx sottolinea con particolare insistenza il fatto di aver "espressamente" ristretto la "fatalità storica" di questo movimento ai paesi dell'Europa occidentale [10].
Già nella sua replica a Nikolai Michajovskij, che egli redasse in francese nel 1877, e che si astenne a rendere pubblica - essa fu scoperta dopo la sua morte e pubblicata nel 1884- Marx si era opposto contro il tentativo dei suoi interpreti di presentare il suo abbozzo sulla genesi del capitalismo nell'Europa occidentale come una "teoria storico-filosofica del cammino generale, fatalmente imposto a tutti i popoli, qualunque siano le circostanze storiche in cui essi si trovino posti". Per confondere questi esegeti troppo zelanti, Marx aveva richiamato alcuni passaggi del Capitale che trattavano le sorti dei plebei dell'antica Roma. "Erano originariamente dei contadini liberi, che coltivavano, ognuno per proprio conto, le loro piccole particelle. Nel corso della storia romana, essi furono espropriati. Lo stesso movimento che li separò dai loro mezzi di produzione e di sussistenza implicò non soltanto la formazione di grandi proprietà fondiarie, ma anche quella di grandi capitali monetari. Così un bel mattino c'erano da una parte, degli uomini liberi denudati di tutto tranne che della loro forza lavoro, e dall'altra, per sfruttare questo lavoro, i detentori di tutte le riccezze acquisite. Cosa accadde? I proletari romani divennero, non dei lavoratori salariati, ma un mob fannullone più abietto degli odierni poor white dei paesi meridionali degli Stati Uniti; ed accando ad essi si dispiegò un modo di produzione non capitalista, ma schiavistico. Dunque, degli avvenimenti di un'analogia notevole, ma che avvengono in ambienti storici differenti, portarono a dei risultati del tutto disparati. Studiando ognuna di queste evoluzioni a parte, e comparandole in seguito, troveremo facilmente la chiave di questi fenomeni, ma non vi riusciremmo mai con il passe-partout di una teoria storico-filosofica la cui suprema virtù consiste nell'essere sovrastorica" [11].
È dunque nei paesi industrializzati, ed in nessuna altra parte, che la trasformazione dei mezzi di produzione individuali in mezzi di produzione "socialmente concentrati" e la sostituzione della proprietà privata capitalista alla proprietà privata fondata sul lavoro personale assumendo l'aspetto di un'implacabile legge storica.
In quanto alla Russia, non si pone la questione di una simile sostituzione, per la semplice ragione che l aterra posseduta dai contadini russi "non è e non è mai stata la proprietà privata del coltivatore" [12]. Di conseguenza, se esiste una necessità storica della dissoluzione del Mir, essa è indipende dalle leggi dello sviluppo economico in Europa occidentale. Affinché il capitalismo divenga anche il destino della Russia, bisognerà che la proprietà comune si trasformi in proprietà privata.
In quasi tutte le copie di prova, Marx fa allusione ai diversi tipi arcaici della comune rurale ai quali aveva sempre dedicato una particolare attenzione, le sue vedite a questo proposito evolvevano a mano a mano che studiava le opere degli specialisti in questa materia, come Haxthausen, Maurer, Henry Maine, Morgan, ecc. E così, egli ancor prima di aver letto questi autori, parla con poca simpatia del sistema di villaggio dell'India, vedendovi il fondamento del dispotismo orientale [13], mentre, in seguito, rimase ammirato davanti alla tenace vitalità di queste comunità di villaggio che offrivano, al contrario del caos della divisione sociale del lavoro ed al dispotismo della divisione manifatturiera del lavoro sotto il regime capitalita, "l'immagine di un'organizzazione del lavoro sociale conformemente ad un paino e ad un'autorità" [14].
È soprattutto dopo aver letto l'opera di Georg Ludwig von Maurer sulla comune tedesca che Marx concepì l'idea estremamente favorevole di questa istituzione arcaica, giungendo a vedervi la prefigurazione della futura forma dell'organizzazione economica e sociale. Questa svolta del suo pensiero si verifica nella sua corrispondenza con Engels, che egli mette a corrente sull'impressione lasciatagli dalla lettura di Maurer. Marx vi trovava una conferma delle sue proprie tesi, soprattutto che la proprietà privata è posteriore al comunismo primitivo; le forme di proprietà asiatiche ed indiane sono le prime in Europa. "In quanto ai Russi, l'ultima traccia di una pretesa of originality sparisce egualmente, anche in this line. Ciò che resta loro, è di conservare ancor oggi delle forme che i loro vicini hanno da lungo abbandonato" [15] (14 marzo 1868).
Poi, sempre a proposito dell'opera di Maurer: "Avviene per la storia umana quanto accade per la paleontologia. A causa di un certo judicial blindness, le migliori teste non si accorgono, per principio, delle cose che si trovano davanti al loro naso. Più tardi, giunto il momento, ci si accorge che i fatti non percepiti rivelano ovunque ancora le loro tracce. La prima reazione contro la rivoluzione francese ed i lumi che essa apportava fu naturalmente di giudicare tutto da un punto di vista medievale, romantico... La seconda reazione - quella che corrisponde all'orientamento socialista, benché i suoi rappresentanti eruditi non ne abbiano affatto coscienza- consiste nel guardare, oltre il medioevo, verso i tempi primitivi di ogni popolo. Questi ricercatori sono allora sorpresi di scoprire nei fenomeni più antichi i fatti più nuovi..." (25 marzo 1868).
Negli abbozzi delle sue lettere a Vera Zasulich, Marx insiste sulle idee di Maurer, e cita Lewis Henry Morgan in appoggio della tesi secondo la quale la comune russa sia fattibile. Infatti, una delle circostanze favorevoli alla sua conversione è, secondo Marx, che il sistema capitalista occidentale- a cui essa ha avuto la fortuna di sopravvivere, quando era intatto- si trova- si trova oramai in stato di crisi permanente, crisi che non potrà finire che con la sparizione del sistema capitalista e con un ritorno delle società moderne al tipo "arcaico" della proprietà comune, forma in cui- come dice un autore americano [16], tutt'altro che sospetto in quanto a tendenze rivoluzionarie... - "il nuovo sistema" a cui la società moderna tende "sarà una rinascita (a revival) in una forma superiore (in a superior form), di un tipo sociale arcaico". E Marx aggiunge: "Dunque, non bisogna lasciarsi troppo spaventare dalla parola arcaico".
Così la posizione teorica di Marx nei confronti delle forme primitive del comunismo agrario, contrassegnata innanzitutto dall'apprezzamento negativo della loro importanza e delle loro virtualità, è evoluto, grazie ad una migliore conoscenza della letteratura concernente specialmente questa materia, verso una concezione nettamente positiva del loro ruolo nello sviluppo storico delle società umane. Questa evoluzione del pensiero di Marx si esprime chiaramente in una frase di uno dei suoi abbozzi in cui egli sostiene che "i popoli presso i quali (la produzione capitalista) ha avuto il suo maggiore esordio in Europa e negli Stati Uniti d'America non aspirano che a spezzare le loro catene sostituendo la produzione capitalista con la produzione cooperativa e la proprietà capitalista con una forma superiore di tipo arcaico della proprietà, e cioè la proprietà comunista" [17].
Mentre si apprestava a rispondere a Vera Zasulich, Marx possedeva delle conoscenze estese sulla situazione economica e sociale della Russia. N. F. Danielson, uno dei principali teorici populisti- pubblicava i suoi articoli ed opere con lo pseudonimo di Nicoali-in- Traduttore di Il Capitale, era in Russia, il suo corrispondente più fedele e gli inviava regolarmente dei documenti- articoli di stampa, materiali, statistiche, opere, ecc. - che Marx aveva intenzione di utilizzare ampiamente per lo studio che pensava di dedicare alla teoria della rendita fondiaria, nei successivi volumi del suo Il Capitale [18] Tutti questi materiali erano in russo, e Marx si era messo a studiare questa lingua sin dal 1869, con un accanimento molto pregiudizievole per la sua salute, già molto compromessa [19]. A partire dal 1873, seguì attentamente le discussioni tra liberali e populisti a proposito dell'obscina e, a proposito di una polemica che aveva portato allo scontro, nel 1856, il filosofo liberale Georgij Vasil'jevič Čičerin ed il giurista slavofilo Bielïayev, Marx scrisse a Danielson: "Il modo in cui questa forma di proprietà si è creata (storicamente) in Russia è, naturalmente, una questione di second'ordine e non inficia in nulla l'importanza di questa istituzione... Inoltre, ogni analogia parla contro Čičerin. Come è possibile che in Russia quest'istituzione sia stata introdotta come una misura puramente fiscale, come un fenomeno accessorio della servitù, mentre ovunque è nata naturalmente ed ha formato una fase necessaria dello sviluppo dei popoli liberi?" [20].
Preparando la sua risposta ai rivoluzionari russi rifugiati a Ginevra, Marx notava con una singolare applicazione tutti gli argomenti favorevoli alle speranze ed attese dei populisti, non senza segnalare i pericoli che minacciavano la sopravvivenza della comune contadina russa. Quest'ultima, grazie ad un concorso unico di circostanze, è stabilita su scala nazionale e potrebbe svilupparsi direttamente come elemento della produzione collettiva nazionale, mettendo a profitto le conquiste economiche, tecniche e sociali dell'Europa occidentale. "Essa si trova così posta in un ambiente storico in cui la contemporaneità della produzione capitalista le presta tutte le condizioni del lavoro collettivo. È in grado anche di incorporare le acquisizioni positive elaborate dal sistema capitalista senza passare attraverso le sue forche caudine", e ciò tanto più facilmente in quanto in quanto possiede l'esperienza secolare del contratto dell'artel [21] suscettibile di affrettare la transizione dal lavoro parcellare al lavoro cooperativo. Molti caratteri specifici distinguono inoltre la comune russa dai tipi di comunità anteriori: non poggia come quest'ultime, sulla parentela naturale dei suoi membri; è dunque più capace di adattarsi e di estendersi al contatto con degli estranei. Poi, ogni coltivatore possiede la sua casa ed il suo cortile individuali. Infine, la terra arabile, pur restando proprietà comunale, si divide periodicamente tra i membri della comune contadina. Questi ultimi "ammettono uno sviluppo dell'individualità, incompatibile con le condizioni delle comunità più primitive".
Tuttavia, questo dualismo inerente alla natura della comune contadina russa - da una parte: la proprietà comune del suolo, dall'altra: la proprietà (casa e cortile) esclusivo della famiglia individuale e l'appropriazione dei frutti - racchiude dei germi della sua decomposizione. Infatti, l'accumulazione progressiva della ricchezza mobiliare dovuta al lavoro parcellare "introduce degli elementi eterogenei provocanti all'interno della comune dei conflitti di interesse e delle passioni adatte innanzitutto a erodere la proprietà comune delle terre arabili, in seguito quella delle foreste, dei pascoli, terre marginali, ecc., le quali, una volta convertite in annessioni della proprietà privata, alla lunga le soccomberanno".
A tutto ciò viene ad aggiungersi l'influenza nefasta di un ambiente storico sempre più ostile allo sviluppo spontaneo della comune rurale, influenza in grado di poter precipitare la disgregazione di questa istituzione plurisecolare. Lo Stato russo opprime, dopo la cosiddetta emancipazione dei servi, questa comune da ogni specie di esazioni, cercando di acclimatare in Russia "come in una serra" le forme più sviluppate del sistema capitalista, a spese dei contadini.
4. - Un'alternativa fatale
Abbiamo visto che, nella sua replica a Mikhailovsky, rimasta inedita mentre era vivo, Marx si era opposto ad un'interpretazione abusiva della sua analisi del capitalismo occidentale e contro la tendenza a trasformare le sue teorie in una dottrina storico-filosofica universalmente valida. Da allora, aveva riassunto il risultato delle sue ricerche effettuate "durante molti anni" nella seguente formula lapidaria: "Se la Russia continua a proseguire lungo il sentiero seguito dal 1861, essa perderà la più bella occasione che la storia abbia mai offerto ad un popolo, per subire tutte le peripezie del regime capitalista". E poco dopo, aveva espresso questo ragionamento ipotetico nei seguenti termini: "Se la Russia tende a diventare una nazione capitalista sul modello delle nazioni dell'Europa occidentale- e durante gli ultimi anni si è data da fare molto in questo senso - non riuscirà senza aver preventivamente trasformato una buona parte dei suoi contadini in proletari; e dopo di ciò, condotta nel girone del regime capitalista, ne subirà le spietate leggi come altre nazioni profane" [22].
Nei suoi appunti per la risposta ai populisti, Marx presenta questa ipotesi sotto forma di un'alternativa, derivante dal carattere dal carattere dualistico "innato" della comune rurale: o "il suo elemento di proprietà prevarrà sul suo elemento collettivo, o questo si impone su quello. Tutto "dipende dall'ambiente storico nel quale essa si trova". Esiste dunque non una "fatalità storica" né in un senso né in quello opposto: né la dissoluzione della comune rurale né la sua sopravvivenza sono fatali, considerate isolatamente. Soltanto quest'alternativa lo è.
Ora, per decidere del probabile futuro della comune, Marx, fedele ai principi etici così come li aveva enunciati nelle sue Tesi su Feuerbach, sposta il problema dal campo della teoria in quello della pratica,- della pratica rivoluzionaria: "Qui non si tratta più, egli sottolinea, di un problema da risolvere; si tratta del tutto semplicemente di un nemico da battere. Non è più dunque un problema teorico... Per salvare la comune russa, occorre una Rivoluzione russa... Se la rivoluzione si fa al momento opportuno, se essa concentra tutte le sue forze, per assicurare il libero sviluppo della comune rurale, quest'ultima si svilupperà presto come elemento rigeneratore della società russa e come elemento di superiorità sui paesi asserviti dal regime capitalista". Una volta assicurate le sue nuove assise, la comune rurale russa "può diventare il punto di partenza diretto del sistema economico al quale tende la società moderna e cambiare pelle senza cominciare dal suo suicidio".
1947-05 Karl Marx et le socialisme populiste russe [Rubel]
Article de Maximilien Rubel paru dans la Revue socialiste n°11 en mai 1947 (disponible au format pdf sur le site du collectif Smolny ). Première mise en ligne sur le site www.plusloin.org. I. His...