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Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.

SACCO e VANZETTI. Ronald Creagh, Sacco e Vanzetti o le passioni militanti, da: "Le Monde Libertaire", giovedì 18 dicembre 1997.

Sacco e Vanzetti o le passioni militanti

di Ronald Creagh

 

In un paese così implacabilmente procedurale come gli Stati Uniti, i grandi processi hanno un posto non trascurabile nell'universo mediatico. La tragedia di Nicola Sacco e di Bartolomeo Vanzetti, due anarchici accusati di crimini che essi negarono sempre di aver commesso, tracima dal quadro stesso della politica interna per la sua risonanza internazionale, comparabile all'affare Dreyfus in Francia.

 

IL DRAMMA

 

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti non erano anarchici quando giunsero sul suolo americano: lo divennero negli Stati Uniti. Sacco era operaio fresatore in una fabbrica di calzature; Vanzetti, licenziato da una fabbrica per la sua azione nel corso di uno sciopero, si guadagnava da vivere come venditore ambulante di pesce. I loro compatrioti italiani erano al gradino più basso della scala sociale. Rari erano coloro che, come Sacco, erano riusciti a mettere da parte il denaro per il "ritorno al paese". Lui stesso d'altronde scriveva a sua figlia di non dimenticare quanto "l'incubo delle classi più basse attristi il cuore di tuo padre".

 

Due fatti stavano per segnare il destino dei due protagonisti. La vigilia di Natale del 1919, a Bridgewater nel Massachusetts, un furgone che trasportava un'importante somma di denaro venne attaccato da una vettura ma riuscì a fuggire. Il 15 aprile 1920, nella città industriale di South Braintree, ad una ventina di chilometri da Boston, un furto sanguinario e riuscito in una fabbrica di calzature sfocia nel furto dei salari degli impiegati, sedicimila dollari in totale, che non saranno mai ritrovati.

Vanzetti è accusato del primo attentato, condannato, poi presentato al secondo processo, su ritrova così nella posizione di sospettato. Mentre si era assunto per la sua difesa un avvocato "classico", si decide di ricorrere, per il crimine di South Braintree ad un avvocato politicamente impegnato. Il risultato, nel luglio del 1921, è disastroso: Sacco e Vanzetti sono condannati alla pena di morte.

Le richieste per un nuovo processo si succedono. Esaminate ogni volta dallo stesso giudice che aveva sentenziato nei casi precedenti, esso vengono colpo su colpo da lui respinte, le decisioni si faranno attendere a volte anche più di un anno.

Nel 1925, un gangster, Celestino Madeiros, confessa il crimine di South Braintree. Nuovo appello davanti alla Corte suprema del Massachusetts, che lo rinvia al giudice precedente. Quest'ultimo rifiuta di tener conto del nuovo fatto. Una seconda richiesta davanti alla Corte suprema, nel 1927, approda allo stesso risultato negativo. Come ultimo espediente, una petizione è presentata al governatore dello Stato che però respinge la grazia. Eppure, i due anarchici hanno sempre negato ogni partecipazione ai crimini per i quali sono accusati.


Le ripercussioni ed i suoi interpreti

Dopo sette anni di prigione, il 23 agosto 1927, a mezzanotte, Sacco e Vanzetti vengono giustiziati sulla sedia elettrica. Quel giorno, l'America intera è mobilitata in un ultima attesa. A Boston, ad esempio, tutto quel che il paese ha in fatto di scrittori di talento manifesta sulla pubblica piazza. A Detroit, nel Michigan, 25.000 persone partecipano ad una manifestazione. A New York, una popolazione immensa si ritrova ad Union Square, il grande luogo dei raduni operai. Un testimone ci ha raccontato che dopo la notizia dell'esecuzione, vide gli uomini strapparsi realmente i capelli in segno di disperazione, le donne lacerarsi i vestiti. In tutti i quartieri popolari, da ogni finestra aperta, si sentiva il sordo lamento del popolo di New York.

L'eco favorevole che gli accusati ricevevano presso un segmento dell'opinione è l'effetto di diversi fattori, la tenacità del Comitato di difesa, che riuscì a mobilitare qualche giornalista; i Civil Liberties Committees; la forte impressione suscitata nel mondo operaio; il ruolo notevole di alcune grandi borghesi bostoniane. È anche la risultante dell'eccezionale durata dell'attesa prima dell'esecuzione sulla sedia elettrica- sette anni, dalle proteste d'innocenza degli accusati, infine e soprattutto dalla loro personalità di una tempra eccezionale. Gli storici hanno molto parlato di alcune comunità, soprattutto rappresentative: i comunisti, i cattolici, gli intellettuali, Tuttavia, con rare eccezioni, questi gruppi non sono intervenuti che alla fine della crisi.

I Sammaritani dell'ultima ora

I comunisti americani non entrarono in lizza che all'ultima ora, nel 1927. La loro strategia è essenzialmente orientata a presentarsi come i gestori dell'operazione. Al di là delle loro spacconate, essi utilizzano il processo e le sue vittime come marciapiede della loro propaganda.

Gli anarchici, di cui un numero importante è stato espulso dal paese, non possono che agire cautamente: presso i loro compatrioti italiani, ai quali riescono a far passare un'informazione fidabile, ma anche presso gli intellettuali, che occuperanno le posizioni più visibili.

È un fatto nuovo. Il debole interesse degli anarchici negli ambienti letterari ed artistici appare all'esame delle opere ispirate da quest'avvenimento: pochi libri di qualità come Boston di Upton Sinclair e U.S.A. di John Dos Passos; Sul piano artistico, non si possono non citare che i quadri di Ben Shahn o le caricature di Robert Minor.

 

Bisogna dire che tra gli intellettuali la situazione è eminentemente confusa. Essi hanno sostenuto il presidente Wilson, al momento dell'entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1916, per timore del militarismo tedesco. Il loro entusiasmo per la Rivoluzione russa precipita velocemente. Il loro radicalismo è più formale che di fondo e preferiscono agli anarchici i socialisti, affascinati come essi dai giochi di potere.

Il loro allineamento alla causa di Sacco e Vanzetti è innanzitutto un affare di cuore. Coloro che si impegnano nella difesa lo fanno tardivamente, ma con molta generosità. I più lucidi vedono soprattutto nel processo una prova dell'inadeguatezza del sistema giudiziario americano ai principi della democrazia, se non della giustizia. Nella stampa a grande tiratura, la tendenza è piuttosto verso la riservatezza. A parte la New Repubblic, giornale destinato ad educare le elite, che copre l'affare da un punto di vista relativamente aperto ma sempre prudente, la maggior parte dei giornalisti valutano nel loro foro interiore che il processo è condotto in modo molto poco equo, ma nessuno si azzarda a dirlo. Bisogna aspettare il 1927 perché infine le critiche esplodano, soprattutto quando il giudice rifiuta una richiesta di riesame fondata su un fatto nuovo, la confessione del gangster Madeiros.

 

Tuttavia, molti giornalisti e scrittori, con la loro tendenza ad erigere ogni situazione in avvenimenti esemplari, simbolici, hanno ampiamente contribuito a scuotere il consenso svelando quel che oggi è chiamato pudicamente "un problema sociale". Lo svolgimento del caso scuote la loro fede negli Stati Uniti e l'esecuzione di Sacco e Vanzetti incita un certo numero, tra i più grandi, ad esiliarsi volontariamente in Europa.

 

Paradossalmente, uno dei primissimi sostegni proviene da un Americano che non è di sinistra, Henry L. Mencken, che interviene nel 1924; e l'appoggio più solido è fornito da un professore di diritto di Harvard, Felix Frankfurter, un'autorità in materia, di cui un articolo di grande risonanza, pubblicato nel 1927, rimette seriamente in causa gli atteggiamenti del tribunale nel corso dei processi precedenti. Il sistema giudiziario americano comincia inoltre ad vacillare sotto la penna di avvocati o uomini di legge, che dopo il 1926 si dedicano ad un severo riesame delle procedure e prendono posizione in un senso o nell'altro.


I movimenti di sostegno

La popolazione italiana è, molto logicamente, la prima a mobilitarsi ed a ricercare delle informazioni oneste. Contribuisce generosamente, durante questi sette anni, alla difesa degli accusati. Inoltre i conflitti tra fascisti ed antifascisti si stanno moltiplicando durante la campagna di difesa degli accusati. Gli Stati Uniti e l'Italia di Mussolini cooperano ad alto livello per la repressione degli "agitatori", ma, senza dubbio a causa dei pregiudizi contro questa comunità, la polizia dei diversi Stati mostra poca sollecitudine a soddisfare le richieste dei consoli. Quest'insieme di circostanze particolarmente ambigue segnala che la lotta contro la giustizia del posto necessita di altri appoggi.

 

Le interpretazioni: due ideologie

La ricezione degli avvenimenti da parte della popolazione americana oscilla tra due interpretazioni. Una pone il problema nel quadro delle istituzioni americane incaricate di rendere giustizia. L'altra la pone nella prospettiva della lotta di classe. Queste due posizioni sono estranee l'una all'altra, perché derivano da premesse differenti.

 

Durante il suo primo processo, Vanzetti si attenne al quadro strettamente legale; questa posizione gli varrà la sua prima condanna. Molti difensori adottano lo stesso atteggiamento, essi considerano che le prove dell'accusa sono molto fragili, che la giustizia è serena.

Questa versione "legalista" pone il problema nei termini di innocenza o di colpevolezza. Gli accusati devono essere giudicati su questo solo punto, senza mischiare al dibattito delle considerazioni estranee. Questa posizione appariva nei discorsi e scritti che si attengono agli aspetti giuridici e polizieschi, accreditando la tesi che non si tratta che si una questione criminale.

È evidente che i suoi principali enunciatori appartengono ai poteri pubblici, al collegio degli avvocati o alla magistratura. Sarà sostenuta dall'Accusa e da una parte dei difensori. Rappresenta una ideologia dominante perché la vediamo penetrare ogni classe sociale.


Con delle divergenze, poiché la magistratura è posta al centro di critiche ed accuse e comparata all'ideale di giustizia che ciascun gruppo si dà, due atteggiamenti sono possibili. Uno, riduttivo, non mette in causa che le autorità del Massachusetts, l'altro l'insieme del sistema giudiziario americano, opinione che può comportare una crisi ideologica.


Intorno alla posizione legalitaria appaiono altre varianti. Alcuni, per delle ragioni umanitarie, condannano il principio della pena di morte. Il maggior numero, tra gli ultimi a mobilitarsi, valutarono che sette anni di prigione per degli uomini di cui tutto evidenziava l'integrità sono un prezzo alto. Altri mettono l'accento sugli aspetti sociali: I pregiudizi nei confronti degli Italiani o più in generale, verso le persone di modeste condizioni. Il campo rimane non di meno legalitario, perché si tratta di difendere o di attaccare l'apparato giudiziario americano.

 

Un'altra lettura, che chiameremo "classista", è stata anch'essa propagata, soprattutto dalle istituzioni che pretendevano di rappresentare il mondo operaio, in particolare il partito comunista americano. In quest'ottica, l'affare Sacco-Vanzetti illustra la guerra di classe in America, poiché si tratta di arrestare dei militanti operai.

 

Questa posizione, condivisa dagli anarchici italiani influenzati da Galleani. È quella di Sacco e Vanzetti, dopo l'esito del loro primo processo, poiché non hanno più illusioni sulla sorte che li attende.

Sembrava loro evidente che essi erano perseguitati in quanto anarchici e che i dadi erano truccati. Bisogna dunque allineare l'opinione pubblica, sopratutto la massa operaia, ricorrendo ad un avvocato suscettibile di porre il problema in questi termini. Perché la loro cautela coincide con l'obiettivo del movimento internazionale anarchico che non consiste nel difendere una tesi ma a salvare delle persone.


Questa lettura politica della lotta di classe ha egualmente allineato una parte degli ambienti operai. È inoltre una tattica tipica del patronato criminalizzare i dirigenti sindacali, ad esempio nascondendo delle bombe non lontano dalla loro sede. Non si conta il numero di azioni legali intentate contro i sindacati nei decenni precedenti.

 

Due ideologie sono dunque in conflitto. Quella della regolazione sociale, che pone il problema tanto in termini di legalità quanto di tolleranza, insistendo in questo caso sul non rispetto dello spirito di giustizia. Quella della lotta di classe, che oppone ricchi e poveri, capitalisti e operai. C'è dunque rottura del consenso americano.

Un certo numero di fattori sono dunque entrati in gioco: la xenofobia, i pregiudizi dei Bostoniani, le brutalità poliziesche, la disperazione dei poveri che li incitano alla violenza; a questi dati psicologici si aggiungono degli elementi strutturali: la lotta di classe, le inadeguatezze del sistema giudiziario. Quindi, questi fenomeni relativamente stabili non spiegano perché il caso sia scoppiato precisamente in quel momento.


La macchia cieca delle ideologie

In anni recenti, dei nuovi dati sono venuti alla luce i quali pongono in evidenza un elemento che gli storici più lucidi non avevano sino ad allora sospettato: il ruolo cruciale del ministero della Giustizia in tutte le fasi del caso.

Le antenne del Department of Justice si sono estese. Esso raggruppa la polizia, i servizi segreti, soprattutto il Bureau of Investigation, antenato del F.B.I. Essi intervengono nei processi attraverso l'intromissione dei Procuratori generali, ma anche attraverso dei molteplici tentativi per influenzare i giudici. Questo ministero non avendo ottenuto dal Congresso i finanziamento richiesti, fece moltiplicare le voci, le prove di pericolo ed i segni di efficienza. Inoltre, il suo dirigente, A. Mitchell, ambiva alla Casa Bianca.

Le istituzioni che incarnano la legittimità americana sono tutte in stato di guerra contro il "nemico interno". A partire del 7 novembre 1919 si inaugura la nuova caccia alle streghe, organizzata da Palmer. L'irruzione più importante avrà luogo il 2 gennaio 1920, con l'arresto di 2500 sospettati in trentatré città, che non saranno legalizzate che a posteriori.

Sul processo di Sacco e Vanzetti alleggia il sospetto di un regolamento di conti: il Bureau of Investigation non essendo riuscito a dimostrare la loro partecipazione a queste azioni vuole fargliela pagare imputando loro un crimine su cui hanno forse delle informazioni ma a cui non hanno partecipato.

 



Se la vera posta è il funzionamento della giustizia americana ed il suo carattere di classe, il fatto nuovo è l'espansione dell'apparato repressivo dello Stato federale, che si prolungherà nel F.B.I. Gli anni Venti segnano l'ingresso delle grandi burocrazie, pubbliche e private, come agenti della storia sociale, che decidono in nome della democrazia, oramai pudicamente battezzata "democrazia industriale". Un mondo è scomparso. Pochissimi americani hanno percepito questo sviluppo e vi si sono opposti. L'epoca non mette affatto in causa i poteri dell'Esecutivo in materia di polizia interna.

Negli Stati Uniti, il processo Sacco e Vanzetti segna la fine dell'era delle repressioni selvagge. Un altro universo sorge, due sistemi massicci oramai si completano: il mondo dei decisori e quello degli amministratori. Il primo è una struttura complessa di ricorsi e di negoziazioni collettive e pubbliche che la Repubblica americana è una delle primissime nazioni a sovrapporre ai conflitti sociali. Il secondo è una macchina anonima e formidabile di gestione amministrativa e burocratica, diretta contro il popolino, escluso da queste negoziazioni o esterne ai cosiddetti sistemi di equilibrio delle forze. Oramai, l'individuo isolato non potrà lottare che entrando in coalizioni destinate e preservare i suoi interessi.

Più che una pagina nera della storia americana, l'affare Sacco e Vanzetti è la reazione coerente di istituzioni americane sostenute dai conservatori, ma anche dai liberali. Era in effetti una tragedia, il cui senso sfuggì alla maggior parte dei suoi partecipanti: se invece di definire i loro nemici in termini troppo generali, essi avessero preso di mira un bersaglio ben delimitato, il Bureau of Investigation, la partita avrebbe forse avuto un esito diverso.

 

RONALD CREAGH

 

[Traduzione di Ario Libert]


Ronald Creagh è autore di "L’Affaire Sacco et Vanzetti" edito da Éditions de Paris, 2004, 264 pagine.



LINK al post originale:

Sacco et Vanzetti ou les passions militantes



LINK interni:
Fred Ellis, Il caso di Sacco e Vanzetti, "The Daily Worker", 20 luglio 1927

SACCO e VANZETTI. da: "Le Drapeau noir"

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