Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.
Il laboratorio popolare e i manifesti di maggio 68
Nei manuali scolastici, sulle riviste o nei numerosi libri pubblicati sugli avvenimenti, si trovano dei manifesti in cui il rosso e il nero dominano. La maggior parte sono delle serigrafie uscite dall'Atelier populaire (Laboratorio popolare) e cioè la scuola delle Belle Arti di Parigi, esse riprendono gli slogan della strada, diffondono le idee del maggio 68...
Questi manifesti sono in qualche modo i documenti che testimoniano il meglio dell'effervescenza libertaria di questo momento storico. Chi sono gli artisti che hanno realizzato questi manifesti? Come funzionava l'Atelier populaire? Quali sono le tecniche impiegate?
La Scuola delle Belle Arti, la saggia, l'addormentata è investita dagli studenti il 14 maggio 68. Per due giorni, delle assemblee generali riorganizzano la scuola che assume il nome di Atelier populaire. Contrariamente alle idee ricevute, questo periodo è caratterizzato da una reale organizzazione, necessaria alla produzione in massa di manifesti. Le prime assemblee definiscono i nuovi orientamenti dell'istituzione: riorganizzare il sistema educativo, stabilire un legame con gli scioperanti e utilizzare l'arte come uno strumento di propaganda.
Si decide di affiggere all'ingresso della scuola il seguente testo: "Lavorare nell'Atelier populaire, è sostenere concretamente il grande movimento dei lavoratori in sciopero che occupano le loro officine contro il governo gaullista anti-popolare. Mettendo tutte le sue capacità al servizio della lotta dei lavoratori, ognuno in questo Atelier lavora per essa, perché si apre attraverso la pratica al potere educatore delle masse popolari".
Il primo manifesto è una litografia intitolata: U sines - U niversités - U nion (Fabbriche, Università, Unione).
La litografia, vecchia procedura di riproduzione non permetteva tuttavia di produrre rapidamente e con un alto numero di copie dei manifesti. Durante l'asssemblea del 14 maggio, l'artista Guy de Rougemont propone di utilizzare la serigrafia. Quasi del tutto sconosciuta in Francia, questa tecnica non era considerata abbastanza nobile e precisa da numerosi artisti che preferivano la litografia o l'incisione.
In cosa consiste la serigrafia?
Il libro Atelier populaire, présenté par lui-même pubblicato da UUU nel 1968 spiega concretamente le diverse tappe allo scopo senz'altro di diffonderne la tecnica al maggior numero possibile.
Per semplificare il discorso, la serigrafia si ispira allo stencil. Consiste nel coprire le parti che non si vogliono stampare di una seta (in origine durante il magio 68 si utilizzava il nylon molto meno costoso). La seta si tende su un telaio di legno e un raschietto serve a stendere l'inchiostro che attraversa e si spande nei luoghi non otturati. I Manifesti di maggio 68 avrebbero quasi tutti utilizzato questa tecnica contraddistinta dalla sua semplicità: assenza di sfumature, mono o bicromia (la maggior parte delle volte)... impomgono un'estetica un pò ingenua alla produzione. Si hanno molti manifesti che non sono altro di fatto che del testo... il che li imparenta ai graffiti che si moltiplicano sui muri di Parigi durante questo periodo.
Molto rapidamente i laboratori producono molte migliaia di manifesti al giorno.
Come sono riusciti gli studenti a produrre così tanti manifesti?
L'Atelier populaire si compone di fatto di un laboratorio in cui si concepiscono i manifesti e molti altri in cui li si realizzano: laboratori di serigrafia (il più importante), di litografia, di stencil e una camera oscura.
Un'assemblea generale composta da militanti e artisti si riunisce quotidianamente. Durante quest'assemblea generale, si scelgono i progetti democraticamente dopo dibattito.
I progetti di manifesti sono generalmente fatti in comune dopo un'analisi della situazione politica e degli avvenimenti della giornata o dopo delle discussioni alle porte delle fabbriche. Due domande sono poste in genere: l'idea politica è giusta? ll manifesto tramette bene quest'idea?
Poi i progetti accettati sono realizzati dai gruppi degli Atelier che si riuniscono notte e giorno. Si sono anche costituite decine di gruppi di affissatori, a cui si devono aggiungere quelli dei comitati d'azione di quartiere e dei comitati di sciopero delle fabbriche.
Le responsabilità all'interno dei laboratori non doveva essere che provvisoria e dunque variabile a secondo della necessità. Così l'Atelier populaire divenne un'istituzione aperta e democratica che attirò più di 300 artisti e migliaia di studenti che davano una mano più o meno puntualmente.
(Foto tratte dal libro Mai 68, les mouvements étudiants en France e dans le monde, BDIC,1988)
Chi sono gli attori di questa formidabile produzione?
E' difficile citare dei nomi poiché la maggior parte dei manifesti non sono firmati. Questa cosa non era nello spirito dei tempi. Sventura all'artista che avesse avuto la tracotanza di firmare la sua opera. Citeremo alcuni artisti che più tardi hanno attestato la loro partecipazione in questa esperienza abbastanza unica:Gérard Fromanger, Guy de Rougemont, Julio le Parc (membro del GRAV: groupe de recherche et d'art visuel)...
Degli artisti cechi parteciperanno anch'essi a questi laboratori... essi saranno secondo, secondo Fromanger) all'origine dei manifesti che denunciarono l'invasione sovietica nell'agosto 1968.
Esiste un'estetica peculiare ai manifesti di maggio 1968?
Come abbiamo già detto, i limiti tecnici della serigrafia avevano influenzato profondamente la forma di questi manifesti.
Eppure, emerge da questa produzione concentrata in un luogo, in un tempo e da un gruppo di artisti (che discutono molto), una specie di vera e propeia unità originale.
I manifesti sono per la maggior parte delle volte testuali e manoscritti. Gli slogan, i messaggi che sono ritrascritti sono caratterizzati da una profonda spontaneità scaturita indubbiamente in parte dagli slogan scanditi per le strade. Fromanger racconta anche che gli operai, gli studenti venivano agli AG per proporre o far valutare le loro idee. I manifesti afferrano così la freschezza del movimento e diffondono rapidamente le parole d'ordine così come le tematiche: De Gaulle, i CRS e la loro violenza, la libertà, gli scioperi nelle fabbriche, ecc...
Analizzando la maggior parte dei manifesti, si constatano dunque delle ricorrenze: un'immagine che colpisce accoppiata ad un testo breve e vigoroso. Si gioca con delle forme, dei disegni semplici con colori uniformi. Il testo si trova in alto o in basso all'immagine. L'aspetto elementare della realizzazione, e l'umorismo o la ferocità degli slogan contribuiscono a dare un'impressione di forza e di efficacia dei messaggi veicolati. In tal modo i manifesti hanno svolto un ruolo nella mobilitazione e nella diffusione delle idee risolutamente libertarie di quelle settimane.
Quelle immagini efficaci e belle oggi pullulano non più sui muri delle nostre città ma sui siti e i blog della rete. Non dubitiamo che di qui a poco il marchandising vi ficcherà il naso con la costruzione di tazze, magliette, cartelle scolastiche per i nostri liceali alla ricerca di icone e messaggi un po' sovversivi ma non troppo!
Depuis quelques semaines, les revues et journaux succombent à la tentation commémorative. Mai 68 a quarante ans et les discours hostiles de Sarkozy pendant la campagne électorale de 2007 n'ont p...
http://lire-ecouter-voir.blogspot.it/2008/02/latelier-populaire-et-les-affiches-de.html