Storia e documentazione di movimenti, figure e teorie critiche dell'esistente storico e sociale che con le loro azioni e le loro analisi della realtà storico-politica hanno contribuito a denunciare l'oppressione sociale sollevando il velo di ideologie giustificanti l'oppressione e tentato di aprirsi una strada verso una società autenticamente libera.
È qui che tutto è iniziato... La domenica del 16 settembre 1872 si è aperta nel borgo svizzero di Saint-Imier un congresso internazionale di cui si può dire, a posteriori, che segnò la nascita del movimento anarchico organizzato. Ma non fu un congresso anarchico.
Convocato in tutta fretta, dopo la scissione avvenuta alcuni giorni prima al quinto congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori (A.I.T) all'Aia, esso raccoglie una quindicina di delegati spagnoli, svizzeri, italiani e francesi, quest'ultimi residenti in Svizzera. Molti dei partecipanti provengono dall'Aia, dove insieme a Belgi e Olandesi hanno difeso la “dichiarazione della minoranza” a favore dell'autonomia e del federalismo. Son passati per Amsterdam e Bruxelles, accolti calorosamente dalle sezioni operaie di queste città, poi per Zurigo dove hanno tenuto una riunione con Bakunin, la sezione slava della città e alcuni Italiani.
Quest'ultimi avevano costituito una federazione dell'Internazionale, un mese prima, che aveva dichiarato immediatamente di rompere “ogni solidarietà con il Consiglio generale di Londra, affermando ancor più la sua solidarietà economica con tutti i lavoratori” e proponendo lo svolgimento di un “congresso generale anti-auroritario” in Svizzera. I Giurassiani avrebbero preferito un'Internazionale che raggruppasse i lavoratori di tutti i paesi e di tutte le tendenze; ma la maggioranza del congresso dell'Aia aveva espulso James Guillaume e cercò di espellere Adhémar Schwitzguébel: non restava che andare avanti separatamente.
Già l'anno precedente, la Federazione giurassiana aveva affermato la sua autonomia al congresso di Sonvilier (un villaggio vicino a Saint-Imier), che dichiarava che “la società futura non deve essere nient'altro che l'universalizzazione dell'organizzazione che l'Internazionale si sarà data” [1]. Malgrado questo riconoscimento del grande compito della AIT, ciò le varrà i fulmini di Marx e dei suoi amici del comitato centrale di Londra.
Max Nettlau [2] distingue in questo momento tre tendenze, o per meglio dire, tre sfumature tra gli anti-autoritari: “Cafiero e i suoi compagni volevano innanzitutto l'affermazione, la propaganda e la realizzazione delle idee anarchiche attraverso l'azione rivoluzionaria e non si preoccupavano affatto di coloro che professavano delle idee meno avanzate.
James Guillaume e i Giurassiani volevano la solidarietà di tutte le federazioni dell'Internazionale nella lotta contro il capitale e il padronato e l'autonomia di ognuna nella scelta delle idee e della tattica da seguire.
A Bakunin la propaganda e l'azione nel senso delle idee anarchiche erano care innanzitutto, ma si allineò alla tattica di non isolarsi dal resto, o piuttosto dal gran numero, dagli operai, purché la libertà di ciascuno fosse rispettata” [3].
Nettlau aggiunge che “dalle discussioni di Zurigo e del Congresso internazionale di Saint-Imier risultarono due organizzazioni internazionali, una pubblica, tra federazioni dell'Internazionale, che aveva come base la solidarietà economica e l'autonomia in fatto di idee e di tattica; l'altro segreto, tra le federazioni nettamente anti-autoritarie o anarchiche, o, più esattamente, tra quelle di quelle federazioni che erano già in relazioni private con Bakunin e i suoi compagni”.
Le risoluzioni adottate a Saint-Imier sono note: la prima riafferma i principi di autonomia e di federalismo, “prima condizione dell'emancipazione dei lavoratori”; la seconda conclude un “patto di amicizia, di solidarietà e di mutuo sostegno” tra le organizzazioni rappresentate; la terza dichiara fieramente “che la distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato” [4].
La quarta risoluzione è citata meno spesso: “la libertà e il lavoro sono la base della morale, della forza, della vita e della ricchezza dell'avvenire... Tuttavia il lavoro non può esercitarsi liberamente senza la proprietà delle materie prime e di tutto il capitale sociale, e non può organizzarsi se l'operaio, emancipandosi dalla tirannia politica ed economica, non conquista il diritto di svilupparsi completamente in tutte le sue facoltà. Ogni Stato, e cioè ogni governo ed ogni amministrazione delle masse popolari, dall'alto in basso, essendo necessariamente fondato sulla burocrazia, sugli eserciti, sullo spionaggio, sul clero, non potrà mai instaurare la società organizzata sul lavoro e sulla giustizia, poiché per la natura stessa del suo organismo è spinto fatalmente ad opprimere il primo e a negare la seconda […].
L'organizzazione libera e spontanea del lavoro dovendo essere quella che si deve sostituire all'organismo privilegiato e autoritario dello Stato politico, sarà, una volta stabilita, la garanzia permanente del mantenimento dell'organismo economico contro l'organismo politico... Lo sciopero è per noi un mezzo prezioso di lotta, ma non ci facciamo alcuna illusione sui suoi risultati economici. L'accettiamo come un prodotto dell'antagonismo tra il Lavoro e il Capitale, avente necessariamente come conseguenza di rendere gli operai sempre più coscienti dell'abisso esistente tra la Borghesia e il Proletariato, di rafforzare l'organizzazione dei lavoratori e di preparare, per mezzo delle semplici lotte economiche, il Proletariato alla grande lotta rivoluzionaria e definitiva che, distruggendo ogni privilegio e ogni distinzione di classe, darà all'operaio il diritto di godere del prodotto integrale del suo lavoro, e attraverso ciò i mezzi di sviluppare nella collettività tutta la sua forza intellettuale, materiale e morale.
La commissione propone al Congresso di nominare una Commissione che dovrà presentare al prossimo Congresso un progetto di organizzazione universale della resistenza,e dei quadri completi della statistica del lavoro nei quali questa lotta attingerà la sua luce”.
Un anno più tardi, sarà uno dei temi importanti del congresso “federalista” di Ginevra, vero congresso operaio. Belgi, Olandesi, Spagnoli, addirittura alcuni Inglesi si aggiungono al nucleo iniziale, relazionano sui conflitti e i successi nei loro paesi, evocano la possibilità dello “sciopero universale”, mentre Guillaume, applaude, pensa che la statistica saprà sostituire la scienza del governo.
Per cinque anni, avente come unico principio un patto di solidarietà e di autonomia, come solo organo un ufficio di corrispondenza, le sezioni di mestiere e le federazioni si scambieranno delle informazioni, si sosteranno reciprocamente, affronteranno senza astio né preoccupazione di egemonia le questioni dell'organizzazione futura della società, della partecipazione o non alla politica, della propaganda e dell'azione, affrontare la repressione e le crisi economiche.
Il Le Bulletin de la Fédération jurassienne, [Bollettino della Federazione giurassiana] da quattro a otto pagine redatte spesso da operai orologiai, pubblicate in 600 copie nel villaggio di Sonvilier, diffonde delle corrispondenze dell'Europa e delle Americhe, la meta delle copie sono spedite all'estero; centinaia di lettere testimoniano la permanenza della sua attività [5].
Allo stesso tempo, parallelamente, l'idea di un movimento anarchico prende corpo. La parola circolava sia tra i suoi sostenitori sia tra i suoi avversari, l'Utopia faceva parte degli obiettivi di molti gruppi.
Nel settembre del 1871, la Federazione spagnola dell'Internazionale dichiarava “che la vera repubblica democratica federale è la proprietà collettiva, l'anarchia e la federazione economica, e cioè la libera e universale federazione delle libere associazioni di operai agricoli e industriali” [6].
Nella primavera del 1873, sono gli Italiani che affermano che “l'anarchia, per noi, è il solo mezzo affinché la Rivoluzione sociale sia un fatto, affinché la liquidazione sociale sia completa, […] affinché le passioni e bisogni naturali, riprendano il loro stato di libertà, compiendo la riorganizzazione dell'umanità sulle basi della giustizia” [7].
Vecchi compagni in compenso, come Benoît Malon, affermano l'impossibilità del “programma anarchico”. Ma Guillaume svi si oppongono fermamente: non vi è teoria anarchica, c'è una teoria collettivista, egli sostiene. Le federazioni del Belgio e dei Paesi Bassi abbondano in questo senso.
In Svizzera...
Nel febbraio del 1876, in un testo edito a Ginevra, François Dumartheray annuncia la prossima uscita di un “libello che tratta di comunismo anarchico”. È la prima volta che apparirva questo termine.
Il 3 marzo 1877, Élisée Reclus dà a Saint-Imier una conferenza sull'anarchia e lo Stato: dopo aver ridotto al loro reale valore le menzogne borghesi sulla parola “anarchia”, spiega il significato scientifico di questa parola, e come dobbiamo rapportarvici. Ha passato in rassegna le diverse forme di Stato – lo Stato teocratico, monarchico, aristocratico e infino lo Stato popolare -, e ha dimnostrato come quest'ultimo, “volendo il governo del popolo per il popolo, sfociasse nelel sue conseguenze logiche, se fosse stato realmente praticato, nell'anarchia […], quell'orizzonte di libertà che desideriamo per la società umana”.
Eccoci qua: anarchici, e fieri di esserlo [8]. In cinque anni, dal settembre del 1872 all'estate del 1877, il movimento anarchico ha assunto la sua identità e una vita propria. Qualificare come anarchici dei movimenti o dei militanti anteriormente a quet'ultima data è dunque un anacronismo.
Tutto è accaduto in Svizzera, grazie anche all'accoglienza di stranieri e di rifugiati politici nel paese: una situazione che, ahimè, è molto cambiata nel corso del tempo, e non soltanto nei confronti degli anarchici.
L'Associazione internazionale dei lavoratori, in quanto a esse, è moribonda. Il ramo “centralista” ha tenuto un ultimo congresso fantasma a Filadelfia, nel 1876; il ramo “federalista”, dopo un tentativo di riunire l'insieme del movimento operaio a Gand, nel 1877, si stanca dei congressi e delle corrispondenze.
Questi anni vedono anche la formazione dei partiti socialisti di tutte le sfumature e dei sindacati riformisti, il ripiegamento sulle organizzazioni nazionali, il passaggio di militanti da una corrente all'altra.
In quanto agli anarchici, fieri di esserlo, danno la priorità ai loro gruppi, al loro movimento dove tutto resta da inventare. Alche qui, occorrerà una lunga gestazione e molti tentativi.
Che senso ha oggi ricordare tutto ciò? Se non vi fosse stato il congresso di Saint-Imier nel settembre del 1872, non ci sarebbe stata la riunione internazionale anarchica che si sarebbe svolta in questo stesso villaggio, non ci sarebbe stata la cooperativa Espace noir (Spazio nero) per accoglierci. Anche se il movimento attuale non un granché a vedere con quello di più di un secolo fa: Schwitzguébel, che predicava la temperanza, sarebbe stato infastidito dalla quantità di birra che vi è stata consumata; Malatesta, che organizzava delle insurrezioni, sarebbe stato deluso nel vedere cos'è diventata l'ideologia “insurrezionalista”; Max Nettlau vi avrebbe trovato più speranza? Egli scriveva nel 1922: “Se si vuole cercare di trarre profitto dagli insegnamenti di Saint-Imier nel 1872, si potrebbe cercare di ristabilire una vera Internazionale su questa base:
solidarietà nella lotta economica contro il capitalismo;
solidarietà nella lotta contro l'autorità, lo Stato;
solidarietà nel rifiuto assoluto della guerra e delle oppressioni nazionaliste;
autonomia completa sul terreno delle idee e della tattica, il che implica il non intervento negli affari degli altri e il rifiuto di ogni monopolio e di ogni dittatura”.
Marianne Enckell (Centro internazionale di ricerche sull'anarchismo, Losanna).
1864: Conferenza di Londra, adozione del Preambolo.
1866: Primo congresso a Ginevra, adozione degli statuti.
1867: Congresso della Lega per la pace e la libertà, poi 2° congresso a Losanna.
1868: 3° congresso a Bruxelles.
1869: 4° congresso a Basilea.
1870: Nessun congresso per via della guerra tra Francia e Prussia.
1871: Nessun congresso per via della repressione seguita alla Comune di Parigi; conferenza a Londra.
1872: 1-8 settembre, 5° congresso all'Aia in Olanda; 15-16 settembre, Congresso anti-autoritario a Saint-Imier (Svizzera).
1873: Due congressi a Ginevra, quello del ramo anti-autoritario seguito da quello del ramo detto centralista.
1876: Ultimo congresso del ramo centralista a Filadelfia.
1877 Ultimo congresso del ramo anti-autoritario a Verviers.
1922: Il 15 settembre, commemorazione del cinquantesimo anniversario del congresso di Saint-Imier. A dicembre, un congresso a Berlino rifonda l'Associazione internazionale dei lavoratori, anarco-sindicalista.
NOTE
[1] Circolare a tutte le federazioni dell'Internazionale, La Révolution sociale, Ginevra, 14 dicembre 1871.
[2] Max Nettlau (1865-1944), militante anarchico austriaco e storico dell'anarchismo.
[3] Max Nettlau, “Les Origines de l’Internationale anti-autoritaire”, Le Réveil anarchiste, Ginevra, 16 settembre 1922 (anno XXII, n° 597). Il giornale sarà presto accessibile in rete sul sito del Cira.
[4] Bulletin de la Fédération jurassienne n° 17-18, 15 settembre 1872 (di fatto, 1° ottobre 1872).
[5] Gli archivi della Federazione giurassiana sono soprattutto conservati ad Amsterdam (Istituto internazionale di storia sociale), e in parte anche a Neuchâtel (Fondi James Guillaume, Archivi dello Stato di Neuchâtel).
[6] Citato da Mathieu Léonard, L’Emancipation des travailleurs, [L'emancipazione dei lavoratori], Parigi, 2011, p. 293.
[7] Bulletin de la Fédération jurassienne, 1° aprile 1873.
[8] Amedeo Bertolo, “Venezia e dintorni”, Volontà, 3/1984.
1872 : Saint-Imier, berceau de l'anarchisme
C'est ici que tout a commencé... Le dimanche 16 septembre 1872 s'est ouvert dans la bourgade suisse de Saint-Imier un congrès international dont on peut dire, a posteriori, qu'il marque la naissance
http://www.alternativelibertaire.org/?1872-Saint-Imier-berceau-de-l