Allo scopo di far conoscere Zo d'Axa, un interessante esponente della grande famiglia libertaria di orientamento anarchico, presentiamo tre articoli tratti dal suo celebre giornale La Feuille che il giornalista, anzi polemista, francese scrisse in occasione delle elezioni legislative del 1898 in pieno caso Dreyfus.
Elevando la Provocazione ad arte, Zo d'Axa, propose attraverso il suo organo di informazione di candidare un asinello bianco degno di apparire nel consenso parlamentare come collega dei legislatori nazionali. La proposta, come si può leggere negli articoli presentati ebbe un grandissimo successo e fu al centro di una grande agitazione che d'Axa seppe gestire magnificamente evitando incidenti, accontentandosi di dissacrare un rito già all'epoca percepito come osceno ed esso stesso provocatorio.
L'asino fu chiamato, molto astutamente, Nul, e cioè Nullo, di modo che i suoi sostenitori invitando a votare per lui invitavano in realtà ad annullare le schede, cioè invitavano all'annullo della scheda elettorale, in francese: annulle omofono di asino Nullo: âne Nul.
La campagna conobbe un successo enorme tanto da rimanere celebre a distanza di decenni. Gli opuscoli contenenti questi tre articoli di Zo d'Axa furono continuamente ristampati ed oggi sono facilmente reperibili in rete presso vari siti. Noi abbiamo attinto al materiale reso disponibile dall'Istituto Internazione di Storia Sociale di Amsterdam per i testi e per le illustrazioni dal blog Caricatures & caricature. Le note sono nostre e dovrebbero aiutare ad afferrare un po' meglio il contesto storico. I disegni sono di Léandre. Questo primo articolo uscì sul su La Feuille in data 8 aprile 1898.
Il Candidato di “la feuille”.
Disegno originale di Léandre per il numero di Il candidato di La Feuille del 1898.
Il numero di La Feuille del 1898 in cui era proposto quale candidato NUL.
ALLE URNE!
Il periodo elettorale è aperto: corse campestri, concerti, frasi e fraseggiatori- il periodo!- periodo roboante in cui scorrono tutti i motivetti ben noti.
Le note gravi dei contrabbassi opportunisti, la voce dei pifferi socialisti, il cappello cinese dei radicali che si suona con piedi e mani, dirigono l’accattivante frastuono che fa rinnovare i mandati.
È il preludio alla grande orchestra- canto e ricatti, frottole… Si suonano il Triangolo e la Croce.
Tutte le promesse suonano in campo ed il tamburo batte per la città. La pelle d’asino antisemita riunisce i figli della patria: figli di truppa e figli da coro.
Nei collegi elettorali, carillon, conservatori, l’accordo è più sconcertante: quando Marcel Sembat dà il La, André Vervoort lancia il Do.
Benché turbati, gli elettori si apprestano a riprendere il ritornello. Sotto la bacchetta dei direttori d’orchestra tutti i votaioli si metteranno a cantare. Pazienza se non cantano bene, Candidati! Ai vostri tromboni. Popolo sovrano! Attenzione… Rinnoveremo il parlamento. Uno, due! Uno, due! Popolo! Alle urne!... Sinistra, destra! È per la Repubblica! Uno, due! Sinistra, destra! A misura…
E voi, gli astensionisti! Quelli che non marciano al passo, al dito, con gli sguardacci e con il bastone- fate attenzione! La misura non vale nulla…
Semplici Riserve
Avevo sempre creduto che l’astensione era il linguaggio muto che conveniva servirsi per indicare il proprio disprezzo per le leggi e i loro creatori.
Votare, mi dicevo, è rendersi complici. Ci si assume la propria parte per le decisioni prese. Le si ratifica anticipatamente. Si fa parte della banda e della truppa.
Come rifiutarsi di inchinarsi davanti alla Cosa legiferata se si accetta il principio della legge brutale del numero?
Non votando, al contrario, sembra perfettamente logico non sottomettersi mai, resistere, vivere in rivolta.
Non si è firmato il contratto.
Non votando, si resta se stessi. Si vive come un uomo che nessun Pinco Pallino deve vantarsi di rappresentare.
Si disdegna Tortallacrema.
Soltanto così si è sovrani, perché non si è cancellato il proprio diritto, perché non si è delegato nessuno. Si è padroni del proprio pensiero, coscienti di un’azione diretta.
Si possono disdegnare le chiacchiere.
Si evita l’idiozia di far affermare il parlamentarismo e di eleggere, allo stesso tempo, i membri del parlamento.
Evito di insistere. Si perde fede nel popolo stesso: gli ultimi elettori sghignazzano.
Il contadino rinuncia a implorare. L’operaio sogna ad altri mezzi…
Nulla di buono è uscito dall’Urna.
Mai, a causa della miseria, vi sono stati così tanti suicidi. Cosa si è fatto contro la disoccupazione? Cosa non si è fatto contro il pensiero? Leggi eccezionali, leggi scellerate…
Presto, più del suffragio, sarà lo schifo ad essere universale.
Considero prudente decretare presto il famoso voto obbligatorio. Senza ciò, nel ventesimo secolo, presumo che i funzionari sarebbero i soli a risultare come elettori.
Voterebbe, in ordine, lo stato maggiore.
Voterebbero anche i magistrati, gli assistenti e gli agenti di polizia.
L’Urna, da cui nulla di buono esce, diverrebbe il vaso di Pandora- il gendarme.
Candidature e Candidature
Queste osservazioni correnti e qualche altra ancora erano bastate, sinora, ad allontanarmi dal piattino dell’elemosina in cui gli eletti trovano venticinque franchi. Non avevo fatto ad alcun candidato l’elemosina richiesta di una scheda elettorale.
Avevo torto.
Ecco che si parla, molto a proposito, delle candidature dette di protesta.
Non si tratta più di nominare dei politici; i filosofi entrano in lizza [1]. L’orizzonte si apre verso il pane gratuito. Si manifesta per l’amnistia. Ci si pronuncia contro gli ebrei, si plebiscita per Dreyfus.
Eccole, le idee generali!
È finito il tempo dei programmi. Millerand mostra delle piattaforme. Non è più questione di trespoli…
La verità è in marcia. Se è stanca, prima del traguardo è bene offrirle una sedia.
Sembra che si stia per eleggere un deputato; ma è l’Idea che sta per sedersi.
Il Dovere dei Buoni Francesi
Arriva un momento in cui si capisce l’opera che potrebbe compiere un parlamento veramente democratico.
Un’ora risuonante- in genere quella in cui si pone la propria candidatura- un’ora risuonante, argentina, in cui si avverte l’urgenza della politica alla camera dei deputati. Vi sono sicuramente molte cosa da fare in seno alla camera- quel seno che non si sapeva vedere.
Dall’alto della tribuna parlamentare, le parole acquisiscono in portata. Si ripercuotono sin nei più piccoli borghi del paese.
Si commentano all’estero.
Gli stranieri spiano. Non dimentichiamolo. I buoni Francesi hanno un dovere:
Eleggere un parlamento degno di essi.
Degli Uomini
Allora si agita il problema di una rappresentanza veramente nazionale. Ma quali uomini vi sono qualificati? Quali cittadini bisogna scegliere?
Cerco tra i più grandi.
Millevoye, Dérouléde esitano… E Rochefort, meno avena selvatica, si dedica alla vita di famiglia.
C’è malgrado tutto Edouard Drumond, inflessibile come ai giovani tempi; ma il Maestro ci è sottratto da dei Cabili che non votano. Cosa è rimasto a Marsiglia in cui cantavano per lui i poeti:
I tuoi discepoli formati alla scuola del Maestro,
Non ignorano la devozione;
Su di essi nessun neo potrà mai nascere:
L’hanno promesso in un giuramento.
Ah! Questa promessa… ah! Questi nei… Drumond è partito lo stesso verso inquietanti Casbah.
Già l’Africa acclama il Maestro di cui tutte le donne baciano la mano. Ma sarà deputato di Algeri? È in arabo che si acclama, in spagnolo, in maltese. Vi sono dei brindisi italiani. Ve ne sono altri in maccheronico. Non si sa ancora esattamente cosa pensano gli elettori.
Tuttavia si può sperare. Il tempo è bello. La fisionomia del Maestro, la sua figura caratteristica, impressiona favorevolmente gli antisemiti chiaroveggenti. Sin dal suo primo apparire si solleva un clamore: Morte agli Ebrei!...
L’eco risponde: Viva Drumond!
Non sono che rose e fiori, banchetti in onore del Maestro. I marabutti, familiarmente, lo chiamano Sidi Cuscus.
Il più degno
La conquista di alcuni feudi elettorali da questi o quei capi di partito sarebbe d’altronde insufficiente per modificare la situazione. Si sogna piuttosto una specie di boulangismo che permetterebbe alle persone oneste di manifestare nel contempo, e senza la minima ambiguità, su tutta la superficie del paese. Si vorrebbe che un grido popolare riassumesse le aspirazioni, le rabbie, o, almeno, il disprezzo di una nazione di cui ci si è troppo beffati…
È impregnato di questo pensiero che siamo andati, nel suo rifugio, a far visita ad un Maestro a cui nessuno avrebbe mai pensato, un modesto a cui nessuno negherà il suo esatto significato.
Oggi, ho l’onore di presentare questo maestro al popolo.
Lo si chiama Mastro Aliboron [2]. Tutto ciò sia preso in considerazione. L’asino per cui sollecito il suffragio dei miei concittadini è un compare dei più graditi, un asino leale e ben ferrato. Pelo curato e fine garretto, bella voce.
Un asino, vi dico- quattro zampe e due grandi orecchie. Un asino che raglia e deve pensare, vedendo brulicare i bipedi,
… i giudici, gli ufficiali giudiziari,
I clericali, i procuratori, i sergenti, i cancellieri:
Parola mia, non più di noi, l’uomo non è che una bestia!
Un asino non troppo intelligente, un saggio che non beve che acqua e indietreggerebbe di fronte ad un calice di vino.
A parte questo, il tipo compiuto di un deputato maggioritario.
Votate per lui!
Non mi piace adulare il popolo. Ecco il candidato che si merita. A Roma, ai tempi della decadenza, la plebe acclamava un cavallo come console.
L’asinello deve trionfare nella repubblica opportunista.
Non ho parlato di boulangismo? In bene! Sì, un boulangismo, ma senza generale con il pennacchio, senza cavallo nero decorativo:
È un asino, un asino, un asino,
È un asino che ci occorre.
E l’asino è pronto. Sta per correre alle riunioni. Lo si vedrà per le strade di Parigi. I suoi amici spiegheranno il suo programma e gli astensionisti stessi, per una volta, andranno a votare.
È un asino bianco.
Si chiama Nullo.
Le schede bianche, le schede annullate, conteranno infine- e saranno contate…
Da subito grandi manifesti illustreranno sui muri il manifesto del candidato.
Un comitato si costituisce: degli scrittori, degli artisti, qualche oratore dei club. Preziose collaborazioni sono state acquisite. Che i Filistei diffidino: l’Asino trotta verso palazzo Borbone.
Votate per Lui!!
Un regime si sotterra con allegria.
Sarebbe ingannarsi, in parte, credere ad uno scherzo, a qualche burla di Montmartre.
Reazionari, conservatori, socialisti disingannati, tutti gli scoraggiati di questa repubblica costituiscono una maggioranza che può, sorridendo, esprimersi.
Bisogna votare per l’asino Nullo [3].
Non facciamoci illusioni: si tenterà di impedire al nostro eletto di raggiungere la scuderia del quai d’Orsay [4]. Lo si perseguiterà forse. Il deposito comunale lo aspetta sicuramente.
Ma vedremo l’autorità di cui gode di cui godrà la nuova Camera, quando, all’oratore in preda all’effetto da tribuna, qualcuno dalle gallerie griderà:
-Basta! Chiedo la parola per il vostro collega l’Asino bianco.
NOTE:
[1] In Francese la parola lice, oltre al significato di lizza può significare anche cagna da caccia, (sarà un caso?).
[2] Aliboron è il nome che la tradizione letteraria francese associa all'asino ed è stato reso celebre dalle favole di Jean de la Fontaine
[3] L'âne nul, omofoneticamente suona allo stesso modo di annulle, cioè annullamento. L'asino bianco, quindi, era un invito ad andare a votare ed annullare le schede, visto che, giustamente, come ogni persona onesta sa, dopo ogni elezione le cose rimangono tali e quali se non peggio in quanto esse mostrano la docilità del gregge elettorale a farsi prenderer in giro ed obedire compatto.
[4] Si tratta ovviamente della celebre "stalla del Parlamento" parigina.
Link al sito dell'Istituto Internazionale di Storia Sociale:
http://www.iisg.nl/collections/zodaxa/feuilles109.php
Link al sito di Le Grenier ses Insoumis contenente l'immagine utilizzata:
http://pagesperso-orange.fr/Tresors.Oublies/LaFeuille/DAxa-Candidat.htm
AGLI ELETTORI

AGLI ELETTORI
ELETTORI,
presentandomi ai vostri suffragi, vi devo alcune parole. Eccole:
Di vecchia famiglia francese, oso dirlo, sono un asino di razza, un asino nel buon senso della parola- quattro zampe e pelo dappertutto.
Mi chiamo Nullo, come lo sono i miei concorrenti candidati.
Sono bianco, come lo sono molte delle schede elettorali che cu si ostinava a non contare e che, ora, torneranno a me.
La mia elezione è assicurata.
Comprenderete che parlo franco.
CITTADINI,
Vi si inganna. Vi si dice che l’ultima Camera composta da imbecilli e truffatori non rappresentava la maggioranza degli elettori. È falso.
Una Camera composta da deputati babbei e da deputati truccatori rappresenta, al contrario a meraviglia, gli Elettori che siete. Non protestate: una nazione ha i delegati che si merita.
Perché li avete nominati?
Non disturbatevi tra di voi, per convenire che più cambia più è la stessa cosa, che i vostri eletti si burlano di voi e non pensano che ai loro interessi, alla vanagloria o al denaro.
Perché dovreste rieleggerli domani?
Sapete molto bene che tutto un blocco di coloro che invierete a sedere in Parlamento venderanno i loro voti contro un assegno e faranno commercio di cariche, funzioni e tabaccherie.
Ma per chi l tabaccherie, i posti, le sinecure se non per i Comitati di elettori che si pagano in tal modo?
Gli addestratori dei Comitati sono meno ingenui della truppa.
La Camera rappresenta l’insieme.
Occorrono degli stupidi e dei furbacchioni, occorre un Parlamento di imbecilli e di Robert Macaire per personificare allo stesso tempo tutti i votaioli professionisti ed i proletari depressi.
E questo, siete voi!
Vi si inganna, buoni elettori, vi si beffa, vi si adula quando vi si dice che siete belli, che siete la giustizia, il diritto, la sovranità nazionale, il popolo-re, degli uomini liberi. Si raccolgono i vostri Voti ed è tutto. Non siete che dei frutti… delle Pere.
Vi si inganna ancora. Vi si dice che la Francia è sempre la Francia. Non è vero.
La Francia perde, giorno dopo giorno, ogni significato nel mondo- ogni significato liberale. Non è più il popolo coraggioso, che corre dei rischi, seminatore di idee, distruttore del culto. È una Marianna inginocchiata di fronte al trono degli autocrati. È l’autoritarismo rinascente più ipocrita che in Germania - una tonsura sotto il berretto militare.
Vi si inganna, vi si inganna incessantemente. Vi si parla di fraternità e mai la lotta per il pane è stata più aspra e mortale.
Vi si parla di patriottismo, di patrimonio sacro- a voi che non possedete nulla.
Vi si parla di probità; e sono i pirati della stampa, dei giornalisti pronti a tutto, maestri disonesti o maestri incantatori, che cantano l’onore nazionale. I sostenitori della Repubblica, i piccolo borghesi, i signorotti sono più duri verso i pezzenti dei padroni degli antichi regimi. Viviamo sotto il controllo dei caposquadra.
Gli operai debilitati, i produttori che non consumano, si accontentano di rosicchiare pazientemente l’osso senza midollo che è stato loro gettato, l’osso del suffragio universale. Ed è per delle frottole, per delle discussioni elettorali che essi muovono ancora la mandibola- la mandibola che non sa più mordere.
Quando a volte dei figli del popolo scuotono il loro torpore, essi si trovano, come a Fourmies, di fronte al nostro vigile esercito… Ed il ragionamento dei fucili mette loro del piombo in testa.
La giustizia è eguale per tutti. Gli onorevoli pieni di mazzette di Panama viaggiano in carrozza e non conoscono il calesse. Ma le manette stringono i polsi dei vecchi operai infermi che si arrestano come vagabondi!
L’ignominia dell’ora presente è tale che nessun candidato osa difendere questa Società. I politici imborghesiti, reazionari o allineati, maschere o nasi finti repubblicani, vi gridano che votando per essi, le cose andranno meglio, andranno bene. Coloro che vi hanno già preso tutto vi chiedono ancora qualcosa:
date i vostri voti, cittadini!
Gli accattoni, i candidati, i ladruncoli, i galoppini hanno tutti un modo speciale di fare e rifare il Bene pubblico.
Ascoltate i bravi operai, i medicastri del partito: vogliono conquistare il potere… allo scopo di meglio sopprimerli.
Altri invocano la Rivoluzione, e costoro si ingannano ingannandovi. Non saranno mai degli elettori che faranno la Rivoluzione. Il suffragio universale è stato creato appositamente per impedire l’azione virile. Il buffone si diverte a votare…
E poi anche se qualche evento facesse precipitare degli uomini in strada, anche con un colpo di forza, una minoranza agirebbe, cosa aspettarsi poi e cosa sperare dalla massa che vediamo brulicare- la massa vile e senza pensiero.
Andate! Andate, gente della massa! Andate elettori! Alle urne… E non lamentatevi più. Basta. Non cercate di impietosire sul destino che vi siete costruito. Non insultate, successivamente, i Padroni che vi siete dati.
Questi padroni ve li meritate, se vi rubano. Essi valgono indubbiamente di più; valgono venticinque franchi al giorno, senza contare i piccoli profitti. E va bene così:
L’Elettore non è che un candidato fallito.
Al popolo dai calzerotti lanosi, piccoli risparmi, piccole speranza, piccoli commercianti rapaci, pesante populo addomesticato, ci vuole un Parlamento mediocre che svende e che sintetizza tutta la bassezza nazionale.
Votate elettori! Votate! Il Parlamento promana da voi. Una cosa è in quanto deve esistere, perché non può essere altrimenti. Fate la Camera a vostra immagine. Il cane ritorna sul suo vomito- voi fate ritorno sui vostri deputati…
CARI ELETTORI,
Facciamola finita. Votate per loro. Votate per me.
Sono la Bestia che occorre alla Bella Democrazia.
Votate tutti per l’asino bianco Nullo, i cui calci sono più francesi dei ragliamenti patrio tardi.
I mattacchioni, i falsi brav’uomini, il giovane partito della vecchia guardia: Vervoort, Millvoye, Drumont, Thiébaud, fior fiore di letamaio elettorale, cresceranno meglio sotto il mio escremento.
Votate per loro, votate per me!
Il Pubblico Affissatore: Zo d’Axa (3 maggio 1898).

Ascoltate l’edificante storia di un grazioso asinello bianco, candidato alla Capitale. Non è un racconto di Mamma Oca né una storia di Il Giornalino. È una storia vera per i vecchi ragazzi che ancora votano:
Un burricco, figlio del paese di La Fontaine e di Rabelais, un asino così bianco che il Signor Vervoot ne ha mangiato ghiottamente, tramava al gioco elettorale un mandato di legislatore. Giunto il giorno delle elezioni, questo burricco, candidato-tipo, rispondente al nome chiaro di Nullo, fece una manovra dell’ultima ora.
In una calda domenica di maggio in cui il popolo correva alle urne, l’asino bianco, il candidato Nullo, aggiogato ad un carro trionfale e trainato dagli elettori, attraversò Parigi, la sua buona città.
Ritto sulle zampe, orecchie al vento, erigendosi fiero dal veicolo tappezzato dai suoi manifesti- dal veicolo a forma d’urna! La testa alta tra il bicchiere d’acqua e il campanello presidenziale, egli passò tra le indignazioni e gli applausi ed le battute…
L’Asino vide Parigi che lo guardava.
Parigi! La Parigi che vota, la calca, il popolo sovrano ogni quattro anni… Il popolo abbastanza allocco da credere che la sovranità consista nel nominare dei padroni.
Come parcheggiati davanti ai Comuni, stavano branchi di elettori, degli inebetiti, dei feticisti che reggevano la scheda elettorale con cui dicevano: abdico.
Il Signor Tal dei Tali li rappresenterà. Li rappresenterà tanto meglio in quanto non rappresenta nessuna idea. E ci riuscirà! Si faranno delle leggi, si pareggeranno dei conti. Le leggi saranno delle catene in più, i bilanci, delle nuove imposte…
Lentamente, l’Asino percorre le strade.
Al suo passaggio, i muri si ricoprono di manifesti che membri del suo comitato aveva affisso, mentre altri distribuivano i suoi proclami alla folla:
“Riflettete, cari cittadini. Sapete che i vostri eletti vi ingannano, vi hanno ingannato e vi inganneranno- e malgrado tutto andate a votare… Votate dunque per me! Eleggete l’Asino!... Non sono più bestia di voi tutti”.
Questa franchezza, un po’ brutale, non piaceva a tutti.
-Ci insultano, urlavano gli uni.
-Si ridicolizza il suffragio universale, gridavano gli altri più giustamente.
-Lurido Ebreo!
Ma delle risate echeggiavano sonore. Si acclamava il candidato. Valorosamente l’elettore si burlava e di se stesso e dei suoi eletti. I cappelli si agitavano e così i bastoni da passeggio. Delle donne gettavano dei fiori…
L’Asino passava.
Scendeva dall’alto di Montmartre recandosi verso il Quartiere Latino. Attraversò i grandi boulevards, i grandi viali alberati, il Croissant dove si cucinano, senza sale, le notizie ordinarie vendute nei giornali. Vide le Halles, i mercati coperti, dove dei morti di fame, degli uomini del Popolo-Sovrano, frugano in cumuli di rifiuti; i Quais, i lungofiume dove degli Elettori eleggono i ponti come alloggi…
Cuore e cervello!... Era Parigi. Era questa la Democrazia!
Siamo tutti fratelli, vecchi vagabondi! Compatite il borghese” Ha la gotta… ed è vostro fratello, gente senza pane, uomo senza lavoro e madre stanca che, questa sera, rientrerete a casa vostra per morire con i figli…
Siamo tutti fratelli, giovano coscritti! È fratello tuo, l’ufficiale, laggiù, bustino da donna e fronte bassa. Saluta! Attenti! La mano nella fila… Il Codice ti spia- il Codice militare. Dodici pallottole sulla pelle per un gesto. È la tariffa Repubblicana. [1]
L’Asino arrivava davanti al Senato.
Costeggiò il Palazzo da cui il veicolò uscì tra la calca; seguì esteriormente, ahimè! i giardini troppo verdi. Poi fu la volta del boulevard Saint-Michel. Alla terrazza dei caffè, dei ragazzi battevano allegramente le mani. La folla in continua crescita si contendeva i proclami. Degli studenti si aggiogavano al carro, un professore spingeva le ruote…
Verso le tre comparvero dei poliziotti.
Dalle dieci del mattino, da ogni stazione di polizia al commissariato, il telegrafo ed il telefono segnalavano lo strano passaggio dell’animale sovversivo. L’ordine di comparizione era stato emesso: Arrestate l’Asino! E, ora, gli agenti di polizia di guardia sbarravano la strada al candidato.
Vicino a piazza Saint-Michel, il fedele comitato di Nul fu intimato dalla forza armata di ricondurre il suo cliente al commissariato più vicino. Naturalmente il Comitato passò oltre- attraversò la Senna. E presto il carro sostava davanti la Palais de Justice.
Più numerosi, gli agenti circondarono l’asino bianco, impassibile. Il Candidato era arrestato alla porta di questo Palazzo di Giustizia da cui i deputati, i corrotti, tutti i grandi ladri uscivano liberi.
Nella marea popolare, il carro era scosso da movimenti di rollio. Gli agenti, brigadieri in testa, avevano afferrato le stanghe e si erano passati la seccatura. Il Comitato non insisteva più: si era messo a bardare gli agenti…
Così fu lasciato l’asino bianco dai suoi più accesi sostenitori. Come un volgare politico, l’animale aveva voltato gabbana. La polizia lo scortava, l’Autorità guidava il suo Cammino… sin da quell’istante. Nullo non era che un candidato ufficiale! I suoi amici non lo riconoscevano più. La porta della Prefettura apriva i suoi largi battenti- e l’asino entro come se fosse casa sua.
…Oggi se ne parliamo è per far notare al popolo, popolo di Parigi e delle Campagne, operai, contadini, borghesi, fieri Cittadini, cari Signori, è per rendere noto a tutti che l’asino bianco Nullo è stato eletto. È stato eletto a Parigi. È stato eletto in Provincia. Sommate le schede bianche e contate le schede nulle, aggiungetevi le astensioni, voti e silenzi che normalmente si riuniscono per significare o il disgusto o il disprezzo. Un po’ di statistica per piacere e constaterete facilmente che, in tutte le circoscrizioni, il signore proclamato fraudolentemente deputato non ha un quarto del suffragio. Da lì, per i bisogni della causa, questa locuzione imbecille: Maggioranza relativa- tanto varrebbe dire che, la notte fa relativamente giorno.
Così l’incoerente, il brutale Suffragio Universale che non si appoggia che sul numero- e non ha nemmeno per se stesso il numero- perirà nel ridicolo. A proposito delle elezioni di Francia, i giornali del mondo intero hanno, senza malizia, accostato i due fatti salienti della giornata:
“Sin dal mattino, verso le nove, il Signor Félix Faure andava a votare. Nel primo pomeriggio, verso le tre, l’Asino bianco era stato arrestato”.
Ho letto questa cosa in trecento giornali. L’Argus ed il Courrier de la Presse mi hanno sovraccaricato con i loro ritagli. Ce n’erano in inglese, in valacco, in spagnolo; sempre comunque capivo. –Ogni volta che leggevo Félix ero sicuro che si parlava dell’asino.

NOTE
[1] Zo d’Axa si riferisce all’episodio di insubordinazione di cui lui stesso trattò nel n° 4 del 17 dicembre del 1897 del suo giornale La Feuille e di cui si rese protagonista il giovane soldato Charles Hatier di stanza ad Algeri condannato al plotone di esecuzione per aver dato uno spintone ad un suo superiore [N. d. T.]

Immagine tratta dal Blog Caricatures & caricature.
Documentazione relativa ai tre scritti politico-satirici scritti da Zo d'Axa per le elezioni legislative del 1898.
Il primo è una nota editoriale all'edizione della raccolta di alcuni articoli di La Feuille in volume e risale al 1900. Il secondo invece è l'introduzione ad una riedizione di un gruppo anarchico chiamato Groupe Maurice-Joyeux e risale al 2003 e consisterebbe nella ristampa di un opuscolo del 1936 che oltre a raccogliere i tre articoli di Zo d'Axa scritti per le elezioni legislative del 1898, comprendevano anche uno scritto antielettoralistico del 1878, intitolato Testa di Legno e Orecchie d'asino, dotato di due splendide illustrazioni e che presto traduremo e collocheremo in rete, scritto da un gruppo anarchico di Bel-Air, nello stesso spirito che era stato quello di Zo d'Axa.
[1° documento]
Nota dell’Editore.- Durante il periodo elettorale il manifesto programmatico fu realmente incollato sui muri e il giorno dello scrutino il candidato satirico attraversò realmente Parigi, da Montmartre al Quartiere Latino, fendendo la folla entusiasta o scandalizzata che manifestava rumorosamente. Viale del Palazzo, l’asino fu dovutamente arrestato dalla polizia che si sentì in obbligo di trainare il suo carro per condurlo al canile e se non vi fu allora scontri tra i sostenitori dell’Asino ed i rappresentanti dell’Ordine è per via del fatto che, come raccontarono i giornali dell’epoca, grazie al direttore di La Feuille che gridò: Non insistiamo, ora è un candidato ufficiale!
[2° documento]
Introduzione dell’edizione Maurice-Joyeux del 2003, riproposizione di un opuscolo del 1936.
Qualche parola…
I testi che proponiamo in extenso per il lettore nelle pagine che seguono, sono state pubblicate nell’aprile del 1936 nel n° 160 di La Brochure mensuelle diretto dal nostro compagno Bidault.
Questo grande libellista, quel “rivoltoso per temperamento”, che fu Zo d’Axa, redasse i tre primi: Le candidat di la feuille, Aux Électeurs, Il est élu, in occasione delle elezioni legislative del 1898 che si svolsero in pieno caso Dreyfus e altri scandali politico-finanziari!
Li fece apparire in La Feuille- pubblicazione di cui egli assicurava la redazione e l’apparizione “ad ogni occasione”- con la collaborazione amichevole di grandi disegnatori dell’epoca: Steinlen, Luce, Anquetin, Willette, Hermann-Paul, Léandre e Couturier.
Testi, sempre di attualità, si tratta di una vigorosa denuncia della monumentale truffa costituita dal suffragio universale. Da qui la derisione e le risate in occasione di una memorabile campagna elettorale a Parigi, orchestrata da Zo d’Axa stesso, in favore di un candidato: un asino bianco, chiamato Nullo a giusta causa!
Quest’ultimo, simbolo dell’astensione e del rifiuto della farsa elettorale, fu portato in processione su un carro di trionfo a Parigi, da Montmartre al boulevard Saint-Michel, il giorno delle elezioni in mezzo alle risate e le battute della folla! L’arrivo degli sbirri pose fine a questa manifestazione antipatriottica del miglio gusto!
In quanto al quarto testo- Testa di Legno e Orecchie d’Asino- Fu pubblicato sotto forma di un opuscolo nel 1883 dal gruppo anarchico “Le drapeau noir de Bel-Air” [La bandiera nera di Bel-Air]. Un documento dunque… di un’epoca che nessuno qualificherebbe come eroica”.
Gruppo Maurice-Joyeux
[3° documento]

Copertina di La Brochure mensuelle [L'opuscolo mensile], n° 160, edito nell’aprile del 1936, in cui furono riproposti i tre scritti di Zo d'axa, più un altro del 1878, Testa di Legno e Orecchie d'Asino, del Gruppo anarchico di Bel-Air.
[Traduzione di Ario Libert]
Link all'articolo presente presso l'Istituto Internazionale di storia sociale di Amsterdam:
Zo d'Axa
Considerazioni marginali del curatore del presente blog in relazione ai tre scritti di Zo d'Axa.

La fotografia rappresenta Frédéric Gérard, detto père Frédé con il suo asinello Lolo e cioè in un certo senso Aliboron, cioè il nome popolare che si dà in Francia a qualsiasi asino, come noi chiamiamo un gatto qualsiasi micio. Il simpatico vecchietto era gestore del famosissimo Lapin Agile, il cabaret posto sul colle di Montmartre, cioè di uno dei tanti punti d'incontro della Bohème parigina della Belle Epoque. Insieme al suo asinello, père Frédé aveva girovagato per anni per i quartieri di Montmartre vendendo frutta e verdure di stagione. Divenne in seguito il proprietario di un altro famoso locale Bohémien Le Zut, chiuso a causa di una mega rissa che durò un'intera notte. Diventato gestore del Lapin Agile, Frédé si dedicava anche alla vendita di pesce con il suo asinello quale fonte di integrazione dei propri guadagni. Questa pittoresca figura intratteneva la clientela cantando canzoni popolari e suonando la chitarra o il violino. Si meritò soprattutto la gratitudine dei bohémien chiudendo molto spesso più di un occhio sui loro debiti accontentandosi a mo' di saldo del debito del loro canto di accompagnamento o di qualche loro poesia, disegno o quadro.
Tornando al presente post ci chiediamo: è Lolo, l'asinello bianco descritto da Zo d'Axa nel suo scritto Il candidato di La Feuille, ad essere stato trasportato a bordo di un carro trionfale dalla collina di Montmartre sino al Boulevard Saint-Michel tra l'ilarità di una grande folla obbligando la polizia ad intervenire per ristabilire "l'ordine"? Chissà? Anche se Lolo non era bianco... ma il colore gli venne probabilmente attribuito perché appunto le schede annullate, cioè l'annulle (foneticamente: L'âne nul) era di solito una scheda elettorale su cui l'elettore non aveva apposto alcun segno.
Zo d'Axa, naturalmente, come altre centinaia di artisti versanti in cattive acque ma pieni di idee innovative, era un frequentatore del locale. Uno dei tanti quindi tra gli avventori socialisti rivoluzionari, anarchici, prostitute e ladruncoli di varia taglia e foggia. Non è assolutamente da escludersi che il popolarissimo asinello Lolo a cui gli avventori non potevano che voler bene, in parte perché ne era una loro effige sotto forma animale ed in parte perché non potendo non stimare il suo generoso proprietario non potevano non volergliene anche perché gli era d'aiuto a sbarcare il lunario.

Detto ciò passiamo ora ad un altro avvenimento di cui fu protagonista sempre Aliboron, cioè Lolo, questa volta con un vero e proprio nome d'arte di Boronali, e cioè dell'anagramma del nomignolo popolare con cui si designa l'asino in Francia da secoli.
Tramonto del sole sull'Adriatico, è il titolo del quadro riportato qui sopra e appunto "dipinto" dall'asinello Aliboron ed esposto al Salon des Indépendants nel 1910. Altro celebre scherzo quindi di cui fu protagonista l'asinello di père Frédé, grazie allo spirito iconoclasta della bohème di Montmartre. La composizione attirò da una parte la disapprovazione di molti esaminatori ma anche l'approvazione di alcuni, fin ché lo scrittore Dorgèles non ne rivelò la vera origine e provenienza e cioè che il quadro era stato ottenuto attaccando un pennello alla coda di Lolo, alias Boronali, testimoni Warnod e Depaquit, il risultato fu appunto Coucher de soleil sur l'Adriatique. Il quadro fu infine venduto per la somma di 30 luigi e devoluta poi in beneficenza ad un orfanotrofio. Fine del nostro colto gossip.

Lolo in azione! Foto documento dello scherzo perpetrato dai Bohémiens di Montmartre alla critica artistica. Come si può vedere sul lato destro della foro, il tizio che dà da mangiare a Lolo è chiaramente il buon vecchio père Frédé. L'asinello è legato ad un albero, un pennello gli è stato legato alla coda si può vedere chiaramente. Il neo artista non può che scodinzolare dalla gioia sia per l'attenzione e l'affetto tributatogli da tutta quella gente sia sopratutto per gli abbondanti bocconcini che sta ricevendo dai suoi numerosi mecenati.
[Note esplicative e traduzione di Ario Libert]
Link all'opera originale tratta dal sito dell'Istituto di Storia sociale di Amsterdam:
Nota biografica su
Zo d'Axa; scritta da sua nipote Béatrice Arnac d'Axa e presente sul sito dell'Istituto di Storia Sociale di Amsterdam